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Autore: Magica Emy    08/01/2014    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sono passate due settimane da quando Christian è partito, e da quando ha saputo di Laly il suo atteggiamento nei miei confronti è completamente cambiato. Sembra distratto, assente, e ogni volta che gli chiedo di provare a parlarmi di ciò che prova, di tutto quello che sente riguardo a questa difficile situazione cerca sempre di tergiversare e, in un modo o nell’altro, finisce per cambiare completamente argomento oppure trova una scusa per chiudere in fretta la comunicazione. Come se all’improvviso non volesse più confidarsi con me, e forse è proprio così. Insomma, durante il giorno riesco a parlargli si e no per cinque minuti appena e devo sempre essere io a chiamarlo altrimenti lui non si fa vivo, a parte qualche breve sms che mi manda ogni tanto per sapere come stanno i bambini…che altro dovrei pensare? Che sta cercando in tutti i modi di evitarmi, forse? Che in clinica sia successo qualcosa di preoccupante, qualcosa di cui non vuole parlarmi? Io…io non lo so, non so più che cosa credere. L’unica cosa di cui sono convinta, però, è che se continuo ad arrovellarmi su questa situazione ancora a lungo finirò per morire divorata dall’ansia. Ragion per cui mi conviene tenere la mente il più possibile impegnata, ed è proprio quello che sto cercando di fare quando, sabato pomeriggio, approfittando del mio giorno libero decido di andare in garage per sistemare la mia auto, come già da un po’ mi ero ripromessa di fare. Cosa non proprio semplice da realizzare visto che Josè continua a tempestarmi di domande su Charles, impedendomi così di concentrarmi come vorrei e riparare finalmente questa stupida ferraglia che mi da sempre problemi.

- Si può sapere perché improvvisamente ti interessi così tanto del mio vicino di casa? Hai per caso qualche strana tendenza di cui dovrei essere a conoscenza?

Lo punzecchio, scoppiando in una fragorosa risata quando mi accorgo che mi incenerisce con lo sguardo e probabilmente vorrebbe replicare qualcosa, ma il piccolo Adam glielo impedisce. Approfittando del momento di distrazione del padre, infatti, si allontana da lui per correre verso la spiaggia costringendolo così a recuperarlo in tutta fretta, prendendolo in braccio e fulminandolo con un’occhiata di ammonimento che invece di spaventarlo però lo fa sorridere, divertito da quella marachella che stava per mettere in atto.

- Non ti azzardare mai più a rifarlo, piccolo demonietto che non sei altro! E vedi di fare attenzione a non sporcarti la maglietta, o tua madre mi farà a pezzi!

Lo rimprovera con scarsa convinzione e per tutta risposta il bambino gli getta le braccia al collo, stampandogli un sonoro bacio sulla guancia che lo fa sciogliere all’istante, e io non posso fare a meno di guardarli con tenerezza. Josè è davvero un padre meraviglioso, un po’ troppo permissivo forse ma adora suo figlio, e questa è la cosa più importante.

- Ahah spiritosa – aggiunge poi sarcastico, rivolgendosi a me – mi sto veramente sbellicando dalle risate! E comunque mi sembra che quel tipo da un po’ di tempo abbia preso l’abitudine di ronzarti intorno molto più di quanto sia necessario, oppure mi sbaglio?

- È solo gentile – replico, un po’ infastidita dalla piega che sta prendendo questa conversazione. Si può sapere dove vuole arrivare? – e di tanto in tanto cerca di aiutarmi. Tutto qui.

Lo vedo fissarmi stranito, strabuzzando gli occhi.

- Di tanto in tanto? Ma se è sempre tra i piedi! Christian è al corrente di questo ammiratore che ti sbava dietro?

Scherza e io gli lancio un asciugamano sporco di grasso, colpendolo in pieno viso e facendolo imprecare infastidito mentre scoppio a ridere, godendomi lo spettacolo.

- Invece di impicciarti degli affari miei e giungere a conclusioni assurde potresti almeno darmi una mano, che ne dici? Entra in macchina e prova a mettere in moto, forza!

Sbuffa, cercando di pulirsi la faccia come meglio può dai residui di grasso, poi prova a fare quello che gli ho chiesto e il rombo del motore riempie immediatamente la piccola stanza, facendomi esultare dalla gioia.

- Si, è partita! Cavolo ci sono riuscita, sono un genio!

Esclamo saltellando da una parte all’altra sotto gli occhi divertiti di Adam e quelli allibiti del mio amico, che continua a scuotere la testa con aria di finto compatimento.

- Smettila di darti tante arie – dice – è stata solo pura fortuna. Quante probabilità avevi di scovare il problema di questo catorcio? Avresti fatto meglio a portarla da un meccanico invece di tentare la sorte, e poi guarda come ti sei ridotta! Sembri uno spazzacamino, sei ridicola!

E giù a ridere come un matto mentre abbasso lo sguardo sulla mia tuta da lavoro, completamente ricoperta di grasso e mi esamino le braccia con aria critica, trovandomi perfettamente d’accordo con lui. Accipicchia sono uno spavento, ma questo non lo autorizza certo a ridere di me in questo modo perciò, punta sul vivo, mi avvicino furtiva e con un movimento fulmineo mi pulisco le mani sulla sua camicia immacolata e perfettamente stirata prima ancora che abbia il tempo di rendersene conto, mandandolo così su tutte le furie mentre esclamo ridendo: - Ecco fatto, ora siamo pari!

- Ma cosa…maledizione Johanna, guarda cos’hai combinato! Io l’ho sempre detto che sei completamente pazza, e adesso ne ho la conferma! Come diavolo faccio adesso a tornare a casa in queste condizioni, cosa penserà Benedicte? Giuro che se ti metto le mani addosso…

Ma non riesce a continuare la frase perché viene improvvisamente distratto da Grace e Logan che, già di ritorno, ci osservano con aria sbalordita.

- Mamma, come sei buffa!

Esclama mio figlio, ridendo e battendo le manine mentre Grace scuote lentamente la testa, contrariata dalla strana situazione che si è trovata davanti.

- Cioè, fammi capire…mi hai spedita all’asilo a riprendere questo nano piagnucoloso solo per poterti ridurre così? Non avrai intenzione di preparare la cena conciata a quel modo, spero!

Si lamenta, facendomi sbuffare.

- Ho riparato la macchina – replico – e poi, mia cara miss perfettina, non c’è niente che non si possa risolvere con una doccia rigenerante, perciò sarò da voi fra qualche minuto. Rientrate in casa adesso, su!

- Sarà meglio, perché sono stanca di fare la baby sitter!

Risponde acida, lasciando me e Josè a bocca aperta prima di voltarci le spalle e incamminarsi verso casa insieme a Logan, che piagnucola con voce lamentosa: - Si, sbrigati mammina, io ho tanta fame…e voglio anche il mio papà! Uffa, perché ancora non torna?

Il suo visetto imbronciato mi spezza il cuore e vorrei tanto potergli dire qualcosa, trovare le parole giuste per rassicurarlo e farlo sentire meglio ma la voce di mia figlia mi batte sul tempo, lasciandomi completamente spiazzata e ferendomi come mai avrei creduto possibile.

- Credimi Logan, è molto meglio che papà non torni più a casa.

Quella sera, dopo aver messo il bambino a letto ed essermi trattenuta un po’ con lui per rassicurarlo che suo padre sarebbe presto tornato a casa e per leggergli una favola, decido di raggiungere Grace nella sua stanza. Mi evita già da troppo tempo e questa storia deve finire, così spingo lentamente la sua porta socchiusa e mi avvicino, cauta, mentre lei abbassa gli occhi sulla coperta che sta nervosamente pieghettando, tentando così di sfuggire al mio sguardo inquisitore mentre le siedo vicino, cercando le parole giuste per trovare un possibile punto d’incontro con lei. Anche se non sarà facile, e io non sono affatto sicura di potercela fare. Ma devo, so che devo farlo. Scruto il suo viso, pallido e serio come forse non lo avevo mai visto, prima di fare un respiro profondo e cominciare finalmente a parlare.

- Grace – dico così a voce bassa, sperando di attirare la sua attenzione – perché hai spaventato tuo fratello dicendo quelle brutte cose oggi, non le pensavi veramente, giusto? Sei così strana tesoro, così fredda e sfuggente da un po’ di tempo, quasi non mi rivolgi la parola. Quando la smetterai di comportarti in questo modo, si può sapere?

- Quando tu la smetterai di nascondermi le cose – ribatte inaspettatamente, incrociando stavolta il mio sguardo – e di trattarmi ancora come una bambina. So tutto mamma, ti ho sentita l’altra volta, stavi parlando con Hèlene di una comunità di recupero per tossicodipendenti! È lì che si trova, non è vero? Papà è…uno di loro?

La sua voce si fa piccola piccola, trasformandosi via via in un flebile sussurro prima che i suoi occhi si riempiano di lacrime e la vedo lottare, stringendo spasmodicamente le labbra per combatterle e sollevando il mento, tentando disperatamente di ostentare una sicurezza che invece non prova affatto. So che sta soffrendo molto più di quanto voglia far credere, e vederla così mi fa un male inspopportabile. Io…non credevo che sapesse, non pensavo che avesse capito. Mi sporgo verso di lei, coprendole una mano con la mia come a cercare di calmarla, di rassicurarla in qualche modo ma le sue dita sgusciano via dalle mie prima ancora che me ne renda conto, tornando ben presto a tormentare la coperta colorata nella quale è avvolta, desiderando probabilmente di sprofondarci dentro.

- Grace – comincio, e mi accorgo che la mia voce trema – tuo padre sta attraversando un momento difficile, forse il più difficile della sua vita, e ha tanto bisogno di noi in questo momento. Ha bisogno di sapere che la sua famiglia gli è vicina, che gli vogliamo bene e che mai, per nulla al mondo gli volteremmo le spalle. Solo così potrà riprendersi e tornare finalmente qui, a casa sua, tra le persone che ama.

La vedo storcere la bocca mentre il suo viso si contrae in una smorfia dolorosa, e stavolta non fa nulla per nascondere le lacrime che, copiose, inondano le sue guance accaldate, provocandomi una violenta stretta al cuore che faccio davvero fatica a ignorare.

- Non permettergli di farlo, mamma – mi supplica, singhiozzando disperata – non permettergli di tornare e rovinarci di nuovo la vita, ti prego, io…io non voglio che ci faccia di nuovo del male. Non voglio che ritorni qui…  Non stavamo bene insieme, io e te da sole? Abbiamo vissuto per anni senza di lui, perché non possiamo lasciare che tutto torni com’era prima, perché non può andarsene via e lasciarci finalmente in pace? Non voglio più vederlo, per favore mamma, non voglio più vederlo!

La stringo a me, cercando di placare la sua disperazione e baciandola più volte sulla testa mentre sento che le lacrime prendono il sopravvento anche su di me, senza che riesca a controllarle.

- Tesoro mio non parlare così, ti prego, smettila di dire queste cose…

Continuo a ripetere, cullandola dolcemente e accarezzandole piano i capelli mentre le nostre lacrime si fondono insieme, e le sue braccia mi stringono più forte.

   
 
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