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Autore: masked_lady    28/05/2008    5 recensioni
Una riflessione di Sirius ambientata durante il quinto libro. A me è piaciuto scriverla e mi sono immedesimata molto. Spero che vi piaccia e SE VORRETE LASCIARE QUALCHE COMMENTO LO APPREZZERò.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tempo e Rimpianti

Tempo e Rimpianti

Il tempo passa. Mi guardo allo specchio e mi vedo. Ma sono veramente io questo che ricambia il mio sguardo dalla fredda superficie dello specchio? Dovrei dire di no, che quello non sono veramente io…ma so che purtroppo è così.

La mia giovinezza è scomparsa. Oramai ho trentasei anni. Chiunque direbbe che trentasei anni non sono nulla, che ho tutta una vita davanti, ma non è così. La mia vita è ormai tutta indietro, alle mie spalle e mi è stata portata via. Mi è stata strappata la mia vita dalle mani, dall’anima, ma non dal cuore. No. Il mio cuore rimarrà sempre lo stesso di quando avevo diciassette anni, o anche venti. Quanto era spensierata la mia vita allora!

Avevo i miei amici, Remus, James, Lily, Peter. Si, anche lui. Per quanto sia grato di avere infine scoperto la verità a volte pagherei oro per poter tornare a quel periodo e poter avere di nuovo l’illusione della sua amicizia sincera.

Avevo tutto: migliori amici che mi amavano, una vita serena, nonostante il mestiere di auror fosse abbastanza impegnativo. Avevo bellezza, fascino e cultura. A scuola ero considerato il massimo, insieme a James. Avevo milioni di ammiratrici, alcune delle quali scopro di non avere mai notato. Ero spensierato.

Poi sono cominciati i guai. Sono stato accusato, condannato e imprigionato per un crimine che non ho commesso. Ho trascorso dodici anni in un luogo che nessuna mente umana dovrebbe mai affrontare. Mi è stata tolta la vita il giorno che mi portarono ad Azkaban. Nemmeno i miei ricordi lieti mi hanno lasciato. Ho dovuto vivere per giorni e giorni, anni interi con la consapevolezza di essere stato privato di tutto ciò che avevo. Con la consapevolezza che mai si sarebbe saputa la verità.

Alla fine Harry l’ha saputa… e questo, in un certo senso, mi basta, ma come potrà il mondo intero sapere che la mia colpa è stata solo quella di essere stato troppo ingenuo, troppo incline a fidarmi di un essere debole e con il tradimento nel sangue come Peter Minus.

Il tempo intanto passa. Passa ed io mi rendo conto sempre di più di come io sia stato sfortunato. Mi guardo ancora allo specchio e vedo un uomo di trentasei anni che ancora reclama i dodici anni di vita che non potrà più avere. Vedo l riflesso di un uomo alto, magro, dai lunghi capelli neri e gli occhi blu scuro, che sembra appena l’ombra del bel ragazzo che è stato. Eppure avrei potuto essere bello. Non lo saprò mai, alla fine, ma so che avrei potuto esserlo.

Avrei potuto avere una famiglia, trovare una donna che mi amasse veramente. Che amasse me, Sirius Black, non l’attraente ragazzo di diciassette anni che giocava a fare lo sbruffone per dimostrare a tutti di valere qualcosa. Per quanto parte di me, quel passato è qualcosa che non rendeva visibile la mia anima.

Avrei potuto giocare insieme al mio figlioccio Harry, magari anche con i miei figli, vederlo crescere, discutere con Remus e James per ore intere sui problemi di lavoro. Forse avrei persino passato il tempo a lamentarmi della mia vita. Fatto sta, che è questo ciò che più desidero al mondo.

Ma il tempo passa. Il tempo passa e rimpiango di aver giocato a fare l’indifferente…quello che voleva solo avventure con le donne, niente di più. Ma come avrei potuto pensare che il mio destino sarebbe stato questo?

Passo il tempo da solo, nella tenuta dei Black, camminando per dei corridoi che non ho mai amato. Sono uscito da Azkaban solo per entrare in un’altra prigione. Vedo Harry, Remus e molti altri. Li invidio per la loro vita normale. Mi chiamano irresponsabile perché a volte sono voluto uscire, rischiando, certo, ma assaporando la vita per almeno un istante. Vorrei vedere loro al mio posto! Ma non me la prendo: so che quando mi rimproverano lo fanno per me.

Parlo con Fierobecco, il mio unico conforto quando passo le giornate in solitudine. Lui a volte, a modo suo mi risponde. O forse sono io che sto impazzendo. In effetti è probabile. Rido. È probabile che io stia impazzendo, perché a volte mi sembra che, quando passo, anche le pareti mi sussurrino frasi. Non parlo dei ritratti…no. Parlo delle pareti in sé e per sé. Ma il loro bisbigliare dura solo pochi istanti, poi smette.

Il tempo passa, però e io non avrò indietro gli anni che ho perduto. E ne sto perdendo ancora! Non c’è nulla da fare. La mia vita è finita, anche se cerco di illudermi che non è così.

Mi guardo allo specchio, spesso. Mi guardo e vedo la traccia di un uomo ancora affascinante a modo suo…ma che con sé porta il riflesso di tutto il dolore e le sofferenze che ha dovuto patire. I suoi occhi sono duri. La sua risata si è spenta.

Mi guardo allo specchio. Mi guardo e, più mi osservo, più mi convinco che, se la vita fosse stata giusta, questo che vedo non avrei dovuto essere io.

  
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