Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Nenia357    08/01/2014    4 recensioni
Dean/human!Impala
"Ma dovevi proprio rimettere quei dannatissimi Lego giù per la mia bocchetta dell'aria? Stavo per soffocare, cazzo! Nel bel mezzo di un parcheggio, alle 3 di notte! Sarei potuta MORIRE!" urlò lei, improvvisamente di nuovo arrabbiata, tirando fuori da una tasca una manciata di mattoncini Lego e tirandoglieli dietro.
"LEGO GIU' PER LA TUA BOCCHETTA DELL'ARIA? SEI COMPLETAMENTE FUORI DI TESTA?"
"Dio, non capisco come fai ad essere ancora vivo. SONO IO LA TUA CAZZO DI IMPALA!"
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Dean Winchester, Impala, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Almeno potrò mettere nel curriculum ‘babysitter’

Jean guardò la torta di fronte a lei come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto per poi di attaccarla con gioia. Era troppo impegnata a gustare ogni forchettata di quella delizia– dio, il cioccolato era una cosa fenomenale! - per ascoltare Sam e Dean, ma del resto non le importava molto: anche se avevano deciso in di portarla con loro ad indagare sul killer che aveva colpito in zona lei non era per nulla preoccupata. Sapeva bene come difendersi e si fidava ciecamente di Sam e Dean. Loro l’avrebbero protetta.

Portò alla bocca l’ultimo boccone di torta, alzò lo sguardo e provò a seguire la conversazione, ma ben presto si trovò a fissare un raggio di sole che colpiva i capelli di Dean.

“…Jean?” chiese Sam, guardandola con fare interrogativo. “Tutto a posto? Sembri un po’ persa.”

Dean le si avvicinò preoccupato. “Hai la febbre? Ti senti bene?”

Jean rifletté. “In effetti mi sento un po’ strana...”

Dean le mise una mano sulla fronte, e Jean chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo. L’aroma di caffè, salsiccia e una leggerissima traccia del profumo di Dean le riempìrono le narici. 

Il mondo era così pieno di profumi, gusti, sensazioni, colori ora che lo vedeva letteralmente con occhi diversi che non sapeva come avrebbe potuto riabituarsi alla sua vecchia vita una volta tornata normale. 

La temperatura era nella norma, constatò Dean tra sé e sé; passò un braccio dietro Jean appoggiandolo sullo schienale della panca e riprese la conversazione con Sam. 

Lei cercò nuovamente di seguire ciò che stavano dicendo, ma il cuore le martellava nelle orecchie e non riusciva a concentrarsi. Cosa diavolo le stava succedendo? 

Sam doveva aver notato che si sentiva ancora sottosopra, perché mentre continuava a parlare le fece cenno di porgerle il braccio e le tastò il polso. Finì la frase e poi dichiarò ai suoi due compagni che Jean aveva il battito accelerato. 

Subito Dean propose di riportarla al motel, ma Sam e Jean si opposero.

Non lo disse apertamente, ma Sam aveva paura che potesse dare fuoco all’intero motel con sé stessa dentro visto il livello di familiaritò che aveva con tecnologia umana. Tecnologia umana non dotata di motore, s'intende.

Dal canto suo Jean, beh... Jean semplicemente non aveva nessuna intenzione di restare chiusa da sola in una stanza per una giornata intera quando c’erano più cose da vedere e da fare di quanto mai lei potesse mai sperare di riuscire a provare. Sapeva che molto presto sarebbe tornata al suo amatissimo asfalto, ma voleva godersi ogni singolo istante di quella inaspettata e inaspettatamente piacevole avventura, e non sarebbe stata qualche stupida palpitazione a fermarla.

“Sto bene, mi basterà rinfrescarmi un poco e sarò come nuova.” 

Scivolò fuori dal tavolo e si diresse verso il bagno. 

Una volta dentro lo stanzino buio mise sotto il getto d’acqua ghiacciata polsi e viso. Chiuse gli occhi. Respira, si disse. Si guardò allo specchio, e accigliandosi notò di essere stata subito meglio. “Vedi di sistemarti” sgridò il suo riflesso. Gettò la salvietta umida nel cestino e tornò al tavolo.

In quel momento incrociò Dean che usciva dal tavolo, e quando lui la urtò per mancanza di spazio il suo battito accelerò nuovamente. Osservò il suo prodilo dall'altra parte del locale, vicino alla cassa, dove stava conversando con il proprietario del più e del meno mentre pagava il conto. Per essere assolutamente Dean non la sentisse Jean mormorò “Sam, è possibile che la macchia stia ricominciando a darmi problemi? In bagno stavo bene, ma ora che ho toccato Dean mi sento di nuovo strana.”

Sam la squadrò, soppesando la sua teoria. “Sì, è possibile. Vuoi stargli lontana per oggi?” 

Se c’era il rischio di farle perdere conoscenza un'altra mezza giornata con non si sa bene quali conseguenze forse la possibilità del motel in fiamme era il minore dei mali.

“No, no, sono sicura che non è niente. Voglio venire con voi.”

Sam rifletté un secondo ed estrasse una bottiglietta. “Tieni, prendine un paio di gocce; è valeriana. Se ti senti male, avvisa subito. Non fare l’eroina.”

“Ho detto no alle droghe” rispose lei con un sorriso sghembo, e lui si domandò quanti danni cerebrali poteva averle fatto la vicinanza con Dean, anche senza bisogno della macchia, per farle dire battute del genere.


Dean osservò Jean mentre si sistemava davanti allo specchio, e si ritrovo a constatare che l’abito magari non faceva il monaco, ma di certo aiutava. Con i capelli ben pettinati e il tailleur che Sam le aveva fatto acquistare il giorno prima sembrava una vera donna in carriera. Non avevano un badge FBI anche per lei, quindi avevano scelto di fingersi tutti e tre giornalisti. A pensarci bene non aveva comunque senso dire di essere agenti dell’FBI alla fiera dei nerd: far finta di interessarsi ai loro fumetti preferiti e farci scivolare in mezzo alla conversazione qualche casuale domanda riguardo il caso avrebbe dato molti più frutti.

Quando tutti furono finalmente pronti scesero in parcheggio, e con un sospiro Dean tirò fuori le chiavi dell’anonima station wagon grigia che gli avevano rifilato all’autonoleggio. Dio, gli mancava la sua baby, il che era decisamente bizzarro visto che non le era mai stato tanto vicino. 

La scenetta di Sam e Jean che si litigavano il posto davanti però lo rimise subito di buon umore.

“Saaaaammy, ti prego!”

“No! Il posto davanti è mio da sempre!”

“Per piaceeeeeeeeeeere. Non mi piace dietro, è assurdo che io non possa vedere la strada...”

“Non è la fine del mondo, puoi guardarla anche dal finestrino dietro.”

“Ma non  è la stessa cosa!”

“Sì che lo è.”

“Beh allora stacci tu.”

“No! E poi è meglio che tu stia lontana da Dean. Non vorrai stare ancora male…”

Se Jean avesse potuto incenerirlo con lo sguardo lo avrebbe fatto. Dean li guardò con fare sospettoso. “Cosa non mi state dicendo?” 

Sam con molta nonchalance sviò il discorso “Niente. Intendevo che è meglio lasciarla riprendere da ieri sera.” Jean assecondò la sua storia e Dean decise di far finta di bersela, ma la ragazza si vendicò di Sam sedendoglisi dietro e pizzicandogli collo e fianchi più forte che poteva durante il viaggio, per poi godersi i ‘Diavolo Sam, smettila di lagnarti, sei un cacciatore grande e grosso!’ di Dean quando lui si lamentava.

Scesi dall’auto Jean notò con soddisfazione il collo arrossato di Sam, ma il suo ghigno si trasformò in una espressione di puro stupore quando varcarono la soglia dell’Ama-con. Un uomo corpulento sulla quarantina vestito da Spider Man, una ragazza lentigginosa con una parrucca bianca da Tempesta, un ragazzo di circa 16 anni vestito da Loki con tanto di scettro fatto in casa: Jean sarebbe rimasta lì impalata a fissare con meraviglia tutti quei costumi per chissà quanto se qualcuno dietro di lei non l’avesse urtata. Uscita dalle sue fantasticherie, si accorse che Sam e Dean erano parecchi passi davanti a lei e si affrettò a raggiungerli. I ragazzi erano già al lavoro, e stavano domandando al gestore di una bancarella informazioni sui prodotti che vendeva.

Andò tutto come previsto fino a quando Dean chiese “Ho saputo dell’omicidio che c’è stato due giorni fa. Roba da pazzi!”

“Sì, veramente! La polizia avrebbe voluto annullare l’evento, ma chi aveva anticipato il denaro si è rifiutato, quindi hanno portato via tutto quello che poteva essere usato come prova e ci hanno lasciato fare.”

“Che tipo di oggetti hanno sequestrato?”

“Beh, cose da nulla, tipo- ehi, aspetta! Mi pareva foste familiari! State LARPando!!! State interpretando i personaggi di quella serie, come si chiamava? Paranormal? No,  qualcosa con Super… Super...”

“Supernatural” grugnì Sam alzando gli occhi al cielo.

“Sì, ma certo! Tu sei Dean, e tu sei Sam, e tu sei… Charlie?”

“No, io veramente sono l’Impala.”

“Beh, ragazza, potevi impegnarti un po’ di più col costume.”

Dean non fece in tempo ad intervenire: si diede una manata sulla fronte guardando Jean arrabbiarsi e insultare il proprietario della bancarella. La prese per le spalle e la trascinò via con l'aiuto del fratello mentre si dimenava e continuava a gridare ingiurie all'uomo, che li cacciò dallo stand strepitando che non aveva tempo da perdere con dei cosplayer che facevano finte interviste.


Dopo un’ora circa i tre varcarono nuovamente la soglia del comic-con. Jean era più determinata che mai, mentre Sam e Dean si guardavano sconsolati e si domandavano come avevano fatto a farsi trascinare in quella situazione. Sam aveva fatto l’errore di rispondere alle domande di Jean e spiegare perché tutta quella gente fosse travestita: quando più tardi i due ragazzi si erano consultati per cercare di capire come rientrare senza destare sospetti Jean si era illuminata e aveva strillato “Facciamo del cosplay anche noi!” Li aveva poi costretti a tornare al motel, dove si era infilata i vestiti della prima sera (Gliela faccio vedere io a quello chi non assomiglia all’Impala!), e aveva insistito così tanto perché si travestissero anche loro che alla fine avevano ceduto. Del resto la sua logica non faceva una piega, e loro non avevano idee migliori.

Fu così che, dopo una veloce tappa ad un  specializzato in costumi poco distante dall'Ama-con, Sam si stava grattando la testa sotto il suo casco da Thor e Dean non faceva che tirare il suo costume in lycra da Batman. Inutile specificare che i costumi li aveva scelti Jean, e che loro avevano ceduto solo a patto che stesse buona per tutta la giornata e che non combinasse guai durante gli interrogatori – ma specialmente che non tornasse a litigare con un certo venditore in particolare...

L’idea era oggettivamente molto buona, perché riuscirono a mescolarsi nella folla molto più facilmente. Jean però ancora non riusciva a stare ferma con tutto quello che c’era da vedere, e Dean ebbe pietà di lei e si propose di farle da scorta in mezzo a quella confusione mentre Sam portava avanti il caso. Il minore all’inizio non voleva lasciarla da sola con lui visto quello che le aveva confidato quella mattina, ma lei sembrava stare bene, e per quanto Dean facesse il duro e brontolasse per il costume si vedeva che si stava divertendo un mondo. 

Fece loro un cenno di saluto con testa mentre li guardava allontanarsi, e non appena i due girarono l’angolo ne approfittò per togliersi elmo e martello e buttarli in un cestino lì vicino.

Jean, per l'incredulità di Dean, si comportò abbastanza bene, anche se ci fu un piccolo diverbio con un ragazzo vestito da Magneto quando lei si scontrò con la sua ragazza, seguiti da un paio di calci affibbiatigli da Jean quando lui si domandò ad alta voce come potesse ‘una figa del genere stare con quel nerd.’

Prima che se ne accorgessero, il pomeriggio volse al termine e gli altoparlanti cominciarono ad annunciare che l’Ama-con era terminato, 'arrivederci al prossimo anno!' Le indagini di Sam non avevano dato nessun frutto e continuavano a non avere piste, ma per quel giorno non c'era piùniente che potessero fare, quindi l’unica cosa che restava loro era tornare al motel, cambiarsi e cenare. 

Dean non riusciva a credere di aver finalmente trovato qualcuno che non voleva mangiare solo cibo da conigli, quindi quella sera decise di far provare allaa ragazza la pizza. Una volta che Jean l’ebbe assaggiata il difficile fu convincerla a non mangiarne fino a vomitare, e spiegarle che no, birra e pizza non potevano essere la sua colazione il giorno dopo. Dean riuscì ad evitare che si incatenasse ad un tavolo solo spiegandole cosa fosse un mojito e dicendole che gliene avrebbe fatti provare quanti voleva.

“Dean, pensi davvero sia una buona idea?” chiese Sam.

“Andiamo! E’ fatta di metallo, e andava a benzina! Scommetto che terrà l’alcol senza problemi... Che senso avrebbe per lei questa esperienza se non prova le cose belle della vita?”

“Sì, Sam, non fare il guastafeste!” cinguettò Jean, e gli fece una linguaccia. 

Fu così che Sam varcò rassegnato la soglia del pub che Dean aveva scelto. Quando lui si diresse verso un tavolo con una buona visuale sul resto della sala Sam ebbe la conferma che quella notte suo fratello era a caccia di esseri tutt'altro che sovrannaturali - esseri con labbra carnose e quarta di reggiseno più che altro. 

Osservando i bicchieri vuoti dove prima c'erano stati un tequila sunrise, un mojito e una caipiroska alla fragola scolati da Jean Sam notò che no, le auto non sono immuni all’alcol. Aveva le guance rosse e rideva a crepapelle alle storielle di Dean, che era al suo quarto Jack Daniels ed era lanciatissimo. Con un sorrisetto Sam pensò Al diavolo, finché si divertono e basta! Era contento che Dean non avesse più fatto caso alle ragazze e si fosse limitato a godersi la loro compagnia. E per l'eccesso di alcol...O così o niente, supponeva.

I bicchieri vuoti sul tavolo però continuarono ad aumentare, e i due si fecero sempre più vicini. Quando Dean cominciò a passare le labbra sul collo di Jean Sam decise che era il caso di intervenire.

“Dean! Dean, sei ubriaco, smettila.” 

Nel frattempo le labbra di Dean si era spostato dal collo alla bocca di Jean. “Perché? Le piace! Non è vero, baby?” Jean buttò la testa indietro e ridacchiò.

“Dean, davvero, smettila. E' ubriaca fradicia! Non sei tipo da approfittarti di una ragazza di due giorni che non sa neanche cosa sta facendo.”

Dean finalmente lasciò stare Jean e si girò verso di lui. Gli punto il dito contro e con un “Fanculo!” si tolse dal collo le braccia di Jean si diresse verso una ragazza bruna molto carina che beveva da sola al bancone del bar. 

Jean sembrò non capire bene cosa stava succedendo, ma aveva davanti un bicchiere mezzo pieno e allungò la mano per afferrarlo.

“Oh ...no!” Sam fu più veloce. Lei seguì  con lo sguardo il tragitto del bicchiere fino alla bocca di Sam, che lo svuotò in un solo sorso, sempre col braccio teso e con lo sguardo di un neonato cui fosse stata tolta la ciuccia.

“Jean, torniamo a casa.”

“No, voglio un’altro drink!”

“Jean, basta bere. Domani sarà già abbastanza dura così, fidati.”

“Noooo… Cameriera!”

“Jean…”

Lei non gli rispose neppure mentre cercava di attirare l'attenzione della cameriera agitando un braccio in aria. 

Sam sospirò. “Non mi lasci altra scelta.” Spostò la sedia di Jean da sotto la tavola, la afferrò per la vita e se la mise in spalla. Lei cominciò a lamentarsi, dargli pugni sulla schiena e scalciare. Parecchie persone nel locale si girarono e un tizio nerboruto si avvicinò: “Ragazzina, tutto bene?”

Sam la precedette “E’ mia sorella. E' ubriaca fradicia, la riporto a casa.”

“Sam, ho quasi cinquant’anni, potrei essere tua madre! Mettimi giuuuuuù!”

Sam fece un segno con la mano come a dire ‘Vedi? Non c’è con la testa’ e il tipo si allontanò, ma seguitò a osservarlo con fare sospettoso. Sam si avvicinò a Dean e alla bionda con cui stava parlando ora. 

“Dean, dammi le chiavi.”

“Col cavolo!”

“Dean, hai bevuto, non puoi guidare e io devo portare a casa Jean.”

“Ma si può sapere che hai stasera? Dannazione! Sono nella giacca, sulla sedia. Prenditele, rompipalle. Dicevamo, bellezza?”

Sempre con Jean in spalla, Sam si girò su sé stesso di 180° per guardare nella giacca e Jean si trovò di fronte Dean e la ragazza.

“Dean!” disse ridacchiando “Ecco dov’eri!” prese il bicchiere dalle mani della biondina. “Grazie!" L'amichetta di Dean sembrò non aver mai ricevuto un affronto simile e spalancò la bocca incredula.

Jean non la degnò della minima attenzione. "Deeeeean, perché te ne sei andato così?”

“E questa chi è?”

“Non è nessuno, splendore. Lasciami offrirti un altro drink...” 

Jean ridacchiò "Non è vero, sono la tua baby. Diglielo, Dean!"

La ragazza gli lanciò un’occhiataccia, e senza dire una parola prese la propria borsetta e se ne andò.

“Grandioso, veramente grandioso! Ma voi due avete deciso che dovete rendermi la vita un inferno? Grazie tante! Io torno a casa a piedi.”

Sam lo guardò sbalordito uscire dalla porta senza neanche prendere la propria giacca. Ancora leggermente sotto shock afferrò la sudetta giacca, da cui aveva nel frattempo tirato fuori le chiavi, e uscì dal locale con Jean ancora in spalla.

“Fa freddo!” si lamentò lei.

“Prometti di non combinare casini se ti metto giù?”

“Io non combino casini.” brontolò.

Sam la appoggiò a terra e le mise sulle spalle la giacca di Dean. Poi notò che aveva ancora in mano il bicchiere della bionda, e alzando gli occhi al cielo lo prese e lo appoggiò accanto a uno dei vari posacenere strapieni lì attorno. “Riesci a camminare?”

“Certo!” *hic* Con un singhiozzo Jean si incamminò verso la macchina prestando estrema attenzione alle proprie gambe. Uno... Due... Al terzo passo cominciò a barcollare pericolosamente verso sinistra e Sam fece uno scatto in avanti e le mise un braccio attorno alla vita. Lei gli appoggiò la testa sulla spalla, o almeno quella era l’idea perché la sua testa gli arrivava a metà bicipite. 

“Sei così alto... Come fai ad essere così alto?”

“Non lo so, genetica?”

“Ma Dean non è così alto. Dean è alto il giusto.”

Erano arrivati all'auto; Sam le aprì la portiera e le mise la cintura, e lei gli afferrò un braccio.
“Dean è arrabbiato” disse con una vocina piccola piccola,
improvvisamente triste. “Ho fatto qualcosa che non va?”

Lui la fissò per un istante, poi fece il giro dell’auto e si sedette nel posto di fianco al suo. Le accarezzò la fronte “Non ce l’ha con te, Jean.”

“Ha detto che non sono nessuno.”

“E’ solo che ha bevuto.”

“Anch’io ho bevuto.”

“Sì, ma tu non ragioni col cazzo.”

Scoppiò in una risata fragorosa che si spense quasi subito. Ci fu un istante di silenzio in cui ognuno si perse nei suoi pensieri, quando ad un certo punto lei sussultò e si portò una mano alla guancia.

“Sam!” esclamò agitata “Sam! Perdo!” Lei alzò un dito e nella poca luce Sam vide una goccia sul suo dito. Preoccupato, accese la luce dell’auto e la guardò in viso.

Con un sorriso amaro raccolse un’altra goccia e la portò alla bocca. “E’ solo una lacrima, Jean. Stai piangendo.”

“Non mi piace piangere. Non mi sento per niente bene

“Lo so, Jean.”

‘Poveretta,’ pensò, ‘quell’idiota di mio fratello domani farà i conti con-’

…e Jean gli vomitò su una spalla. Più veloce che poté aprì il finestrino e le resse la testa fuori finché non finirono i conati. Smontò dall’auto, si tolse la giacca gettandola nei posti dietro e fece spostare Jean nei posti davanti. Con tutte le emozioni della giornata, l’alcol e la stanchezza dovuta ai conati la ragazza si addormentò appena appoggiò la testa sul sedile.

Sam lasciò i finestrini dietro aperti e girò la chiave nel quadro d'accensione. Uscì dal parcheggio a tutta velocità con un gran ruggito del motore, ben deciso ad andare a letto il prima possibile per riposare e cancellare quella serata dalla mente. 

Quando a metà del tragitto dal bar al motel i fari dell’auto illuminarono Dean che camminava sul ciglio della strada pensò per un istante di fermarsi, ma la stanchezza e la voglia di fargliela pagare ebbero la meglio. 'Camminare gli farà bene' pensò sfrecciandogli a fianco. Gli sarebbe passata la sbronza, l’arrabbiatura… e magari anche un po’ di stronzaggine.

Arrivato al motel contemplò l'idea di pulire quel casino, ma era troppo stanco e lo posticipò al giorno dopo. Anzi, l’avrebbe lascato a Dean visto che la fantastica idea di far bere Jean era stata sua. 

Prese in braccio la ragazza ancora addormentata e la portò su per le scale fino alla loro stanza. Per non si sa bene quale miracolo riuscì ad aprire la porta, e dopo aver dato un’occhiata ai vestiti che indossava e aver constato che non era sporca di vomito, adagiò l'Impala sul proprio letto, ancora completamente vestita. Richiuse la porta a chiave – anche da ubriaco Dean avrebbe forzato la serratura ad occhi chiusi, ed era un'altra piccola vendetta per essere stato un idiota.

Sconsolato per le condizioni di entrambe le persone a lui più care poggiò la testa alla porta. Aveva urgentemente bisogno di almeno sei ore di sonno.

Facendo ben attenzione a non svegliarla o a non spingerla giù dal letto accidentalmente si distese a fianco di Jean (anche lui ancora completamente vestito, a parte le scarpe). Ricordandosi quanto avesse bisogno di contatto umano le passò un braccio attorno. Sospirò.

Il suo ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi e addormentarsi di botto fu Se mai dovessi smettere di fare il cacciatore almeno potrò mettere nel curriculum ‘babysitter’


Buongiorno! Passato delle buone vacanze?

Mi sono documentata: l’Ama-con dura un solo giorno, ma per fini narrativi ho deciso di estenderli a tre. Beh, per fini narrativi intendo che era un crimine farli andare ad un comic-con e non fargli fare un po’ di cosplay, e per citare la bozza di questa storia “ho deciso che dura tre giorni e non me ne frega un accidenti.” A proposito della mia bozza - un misto di italiano e inglese probabilmente indecifrabile al genere umano - mi ricorda il problema di traduzione: ci sono vari termini (bitch/jerk, son of a bitch, bitchface, ecc) che non ho idea di come siano stati tradotti in italiano e anzi, ora che sto guardando qualche puntata su Rai4 mi rendo conto che alcuni dei loro tormentoni sono stati bellamente ignorati in italiano. Non so se voi abbiate seguito la serie in lingua originale o no, quindi cercherò di riportare al meglio le frasi caratteristiche sperando che si capisca cosa sto facendo.

NOTA BENE: so bene che sto facendo dire a Dean una serie di battute e cliché sessisti. Lo faccio solo perché credo sia "in character" e mi dissocio altamente. A furia di menarlo Jean lo addomesticherà un pochetto, promesso.

Ehm, okay, quindi… volevo dire… sì, insomma… spero il capitolo non sia stato troppo noioso e di scriverne un altro presto. Byeeeeeeeeeeeee!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Nenia357