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Autore: Heart_ShapedBox    08/01/2014    1 recensioni
Cosa può succedere quando, per caso, ci si trova ad una festa di compleanno di cui si conosce soltanto la festeggiata? Fu così che iniziò l'avventura di Sara. Qualcuno di voi, cari lettori, si aspetterebbe che in questa storia i due protagonisti, un ragazzo ed un ragazza, si incontrino ad una festa e si innamorino entrambi al primo sguardo. In effetti no, questa è un'avventura diversa dalle altre, dove non tutto va come dovrebbe andare ma, invece, il tempo se la prende comoda e Cupido decide di aspettare a scoccare la seconda freccia...
*CARI LETTORI, non spaventatevi se troverete tanti capitoli da leggere, sono molto corti e potrete sempre leggere il tutto con calma, quando ne avrete voglia, io non ho nessuna fretta e non darò mai e poi mai degli obblighi a chi legge; ma vi prego di non rinunciare a dare un occhiata alle storie, soltanto perché hanno un "tot. numero di capitoli", perché, a parer mio, è una stupidaggine. Siete daccordo? :)*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 17 – Palle di tutti i tipi
 
Ero preparata? No. Lo immaginavo? No. Ci avevo già pensato? Si. Forse fu per quello che non piansi; forse fu per quello che non caddi immediatamente dalla panchina; forse, fu perché conoscevo Alessia abbastanza da sapere che poteva scherzare. E poteva ferire le persone anche senza accorgersene.
Quella sera ci sarebbe stata la festa in discoteca, ma non avevo voglia di ballare. Per niente. Magari si, avrebbe potuto distrarmi, ma se c’era una cosa che odiavo sentirmi dire era proprio << devi distrarti e non pensare a lui >>, cosa che mi era appena stata detta da Livia.
- Diavolo! Ma mi spiegate come faccio a non pensare ad Alessandro dopo una notizia del genere! Credete sia così tanto facile dimenticarsi di un deficiente di cui fino ad un’ora prima ero invaghita? No perché, tanto per informarvi, non lo è affatto! -.
Proprio in quel momento lo vidi rientrare dall’ennesima scappatoia al bar: quante bottigliette di coca-cola aveva bevuto? Cinque? Basta, dovevo smetterla di pensare a lui. Quello che faceva non dovevano essere affari miei.
Eppure era una cosa inevitabile.. continuavo a seguire tutti i suoi movimenti, cercando di interpretare un qualunque segno fosse venuto in mio favore, per rassicurarmi, ma niente. Probabilmente doveva essere davvero innamorato di Laura, altrimenti non sarebbero tornati insieme; sospirai a quel pensiero e chiesi a Ilenia se le andava di accompagnarmi a fare un giro nei negozi lì intorno, o almeno, nelle uniche cartolerie ancora aperte. Tina, ovviamente, ci seguì a ruota. Entrammo in un negozietto di oggetti per la casa, mentre un professore ci aspettava sull’uscio peggio di un cane da guardia. Decisi di prendere una specie di souvenir per mia madre: il problema però era che tra tantissime cose non sapevo proprio quale scegliere. C’erano presine, posate, mestoli in legno, pentole, servizi per il tè, barattoli di ogni genere e tipo, guantoni di stoffa, vassoi, e chi più ne ha più ne metta. In un angolino remoto del negozio c’era qualcosa di luccicante; mi avvicinai incuriosita e scoprii una piccola palla con la neve il cui interno era occupato da una specie di chiesetta del tutto somigliante al nostro hotel. Volevo un vero souvenir? Lo avevo trovato. Dopotutto dovevo pur prendere qualcosa anche per me (lasciando perdere lo schifo successo in quei giorni), no?
Alla fine, consigliata dalle mie compagne di classe, puntai ai contenitori per le spezie e per mia madre ne scelsi tre a forma di gatto, anche se io avrei preferito quelli a forma di testa con il coperchio, così quando lei lo avesse aperto sarebbe sembrato che stesse prendendo il cervello dal capo di qualcuno, un po’ come uno zombie; ma dubito che mia mamma sarebbe stata d’accordo. Feci per avviarmi dalla proprietaria del negozio per chiederle quanto costassero entrambi, quando sentii una mano picchiettarmi sulla spalla. Mi voltai, e per poco non mollai la presa sui due barattoli. Laura era lì:
<< Sara, chi te l’ha detto? >> mi chiese. Rimasi un po’ interdetta per la domanda, anche se avevo benissimo capito a cosa si riferiva, purtroppo. Le risposi rassegnata:
<< Non importa che cerchi scuse, non devi scusarti di niente.. Se voi due vi piacete, va bene così >>. Mi guardò nello stesso modo alieno che usava mia madre per farmi capire quando stavo dicendo cose insensate.
<< Ma io non sto con lui! >> Okay, iniziavo seriamente a non capirci più niente << Non so chi ti abbia detto questa cavolata assurda, ma sappi che non è vera.. Io ho chiuso con lui tempo fa, adesso siamo soltanto amici ma non mi sognerei mai di tornare la sua ragazza, ho ben altre prospettive a cui guardare >>. Probabilmente doveva aver notato la mia espressione sconvolta, perciò mi salutò e tornò verso la discoteca, lasciandomi insieme a Tina e Ilenia, nel caos più totale.
Mi ci vollero una buona decina di minuti per riprendermi dal colpo; nel frattempo Ilenia aveva pagato i barattoli e li teneva in una busta di plastica che mi consegnò una volta in albergo.
Mentre anche noi tornavamo in direzione del “casinò”, finalmente una delle tre si decise ad aprir bocca e rompere il silenzio:
<< Quindi, se Laura e Alessandro non stanno davvero insieme.. significa che puoi ancora tentare di conquistarlo >> azzardò Tina.
<< E che Alessia mi ha mentito, tanto per cambiare >> conclusi, ripensando a quella vipera che non era altro e avvicinandomi alla discoteca.
A quel punto notai Livia che ci aspettava sulla soglia, domandandoci dove fossimo state per tutto quel tempo, così le raccontai dell’accaduto e lei partì immediatamente alla ricerca della Pieraccioli, evidentemente molto più arrabbiata di me.
<< Tu! Bastarda che non sei altro! Perché invece di prendere per il culo la gente non ti fai gli affaracci tuoi e la smetti di ingannare la mia amica?! >> la vipera fece il suo solito sguardo innocente e rispose incurante
<< Volevo soltanto fare uno scherzo a Sara! Non credevo se la sarebbe presa così a male. Dopotutto una risata ci sta sempre, non credi anche tu? >> Puntualmente rise, come a confermare che pensava ciò che aveva detto. Vidi Marco sopraggiungere dal bancone del bar e si fermò ad ascoltare << e non credevo neanche che avrebbe avuto una guardia del corpo pronta a difenderla.. cavolo, debolina la ragazza! >> continuò.
<< Non ti azzardare a chiamare così Sara o sennò.. >> Alessia la interruppe mentre stava ancora parlando, e si rivolse a me:
<< A proposito, ho chiesto al Ricci se gli piaci ma ha risposto di no. Peccato, vi avrei visti bene come coppia.. >>
Livia bolliva peggio di una pentola con il coperchio e, prima che potesse ribattere, il mio migliore amico la spinse di lato e parlò al suo posto.
<< Stammi a sentire, se c’è una cosa che non sopporto è che gente come te si metta a prendere in giro e ad offendere i miei amici; perciò tu ora lasci stare Sara e vai a farti una vita al posto di rovinare quella degli altri, chiaro? >>.
<< Oh-oh, è arrivato il cavaliere a salvare la povera principessa indifesa.. mi dispiace deluderti, Edward Cullen, ma i tuoi sentimenti sono riposti nella persona sbagliata: la tua Bella Swan è tragicamente innamorata di un altro! >>.
<< Beh, perlomeno ci hai provato >> fece un mezzo sorrisetto divertito, lo stesso che avevo io quando sentii la frase, << dispiace a me deludere le tue aspettative, ma so già tutto, e forse l’unica qui presente che non dovrebbe saperlo sei proprio tu. E adesso smamma! >>. Se fossi stata un’altra persona, probabilmente sarei saltata addosso a Marco stritolandolo per la gioia: aveva zittito Alessia senza nemmeno conoscerla! Come aveva fatto a cogliere così nel segno senza sapere nulla?
– Mah. “I misteri del mio migliore amico”.. ehi, potrei farci un libro! D’accordo no. Ma che cavolo sto pensando? –.
La vipera sparì finalmente dalla mia vista, poi arrivò Greta, completamente fradicia, e, insieme ai miei due migliori amici, mi buttai in mezzo alla pista. Non volevo più sapere niente, per quella sera.
 
 
_ _ Another point of view _ _
 
A furia di stare lì dentro mi si stavano letteralmente spaccando i timpani; in più Alessia faceva di tutto pur di perseguitarmi e non mi lasciava in pace un secondo, così ero costretto a fuggire fuori ogni volta che si avvicinava. In quel momento la vidi virare, per l’ennesima volta, nella mia direzione e sbuffai talmente forte che Leo, accanto a me, mi sentì nonostante il volume della musica:
<< Ti prego non dirmi che dobbiamo uscire un’altra volta! >>.
<< Ma se quella è appiccicosa io che cazzo ci posso fare! >> cominciai a ticchettare il piede sul pavimento per il nervosismo. Avevo i nervi che sarebbero potuti diventare pappetta per zombie da un momento all’altro. L’unica cosa che volevo era starmene tranquillo da una parte senza che quella rompiscatole mi si attaccasse tutte le volte e cercasse di portarmi a ballare: chiedevo forse troppo?!
<< Tu non la cagare e se insiste la mandi a fanculo, dov’è il problema? >> rispose il mio amico, ma probabilmente non doveva saperne proprio nulla di “ragazze in calore”.. puoi dire loro che non le vuoi anche mille volte, tanto non gliene frega niente! Quelle lì non si arrendono mai!
<< Chi ha voglia di un’altra coca? >> chiese Pietro.
Ecco uno dei tanti motivi per cui amo la Coca Cola: salva la gente da insaziabili ragazze innamorate che non lasciano neanche il tempo per respirare e ti saltano addosso peggio delle cavallette. Feci per avviarmi verso il bar quando lei mi raggiunse
<< Eccoti! Si può sapere dove ti eri cacciato? E’ da mezz’ora che ti cerco. >>
<< 5 minuti >> ribattei svogliato.
<< Ah. Beh, noi stiamo andando al bar a prendere qualcosa, scommetto che anche tu hai sete, vieni che ti pago l’estathé >> mi prese per un braccio e mi trascinò insieme alla sua amica sconosciuta fino al banco della discoteca. – Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Datemi un’insulina, un calmante, qualcosa! Ma levatemi di dosso questa cazzo di seppia insopportabile (senza alcuna offesa per le seppie)! –.
<< Forza Ale, vai a scegliere il gusto, tanto il distributore è laggiù >> indicò la macchinetta praticamente vuota in fondo al bar, io feci finta di avvicinarmi per scegliere la bevanda e, non appena qualcuno aprì la porta che dava sul retro, sgattaiolai fuori senza essere visto.
Se i professori avessero saputo dov’ero, probabilmente sarei stato rispedito subito a casa. Me ne andavo a spasso per le viuzzole lì intorno, da solo. Tanto agli altri sarebbe importato poco e nulla di quello che stavo facendo: avrebbero pensato solo a divertirsi, che io fossi stato con loro o no, non avrebbe fatto differenza.
Entrai in un negozio di oggetti per la casa, ma non avevo intenzione di comprare niente; così, quando mi avvicinai al primo scaffale, la proprietaria mi chiese se avessi bisogno di qualcosa, negai e continuai a gironzolare tra i mobili.
Improvvisamente qualcosa catturò la mia attenzione: una piccola palla di vetro, una di quelle con la neve dentro e una chiesetta. La presi e la osservai meglio da vicino – certo che assomiglia un bel po’ a.. ma si, all’hotel dell’altra classe! – riflettei e la rimisi al suo posto, sussurrando tra me e me
<< Non devo più pensarci. Stanno succedendo troppe cose con lei, e in fondo non è neanche il mio tipo.. >> sentii qualcuno strillare fuori dal negozio e mi nascosi troppo tardi quando capii che si trattava di Alessia, di nuovo.
<< Alessandroo! Esci di lì, ti ho visto, non fare il furbetto! >> Lasciai il mio giaciglio improvvisato e mi diressi verso di lei. Notai che Pietro l’aveva accompagnata e lo strattonai fino all’angolo più vicino
<< Ti dico che mi sta sui coglioni e te la porti a giro per starmi alle calcagna!? >>
<< Non è colpa mia, Ale! Mi stressava da 20 minuti, la prof. ti cercava e tu sembravi esserti volatilizzato, che cazzo dovevo fare!? >>
<< Ah grazie tante, “amico”, per avermi scaricato la peggior rompipalle ostinata della scuola. Come se non l’avessi sopportata abbastanza per stasera! >>
<< Minchia, non ti molla proprio, eh? >> sghignazzò.
<< A quanto pare >> la sentimmo gridare i nostri nomi spaventata << maremma che pisciasotto! >>. Lui la ignorò e continuò:
<< Beh, guarda il lato positivo: almeno Sara non ti fa la gomma da masticare. Forse dovresti riprendere in considerazione l’idea di piacergli.. magari te la porti a giro una volta e fai pratica a letto >> fece il gesto tipico di un pompino e gli rifilai una gomitata nello stomaco, accompagnata da una grassa risata. La Pieraccioli ci sentì e raggiunse il nostro angolo indispettita, mandandoci gentilmente a quel paese per averla lasciata sola.
Ma io dico: perché le ragazze devono sempre trattenersi con le parolacce? Io se devo esprimere il concetto di “mi hai rotto le palle”, non posso dire “mi hai rotto le scatole” o “mi hai spaccato i maroni”, perché si, ok, la forma sarà anche più galante, ma non c’è storia: “mi hai rotto le palle” resta “mi hai rotto le palle”.
E quella sera, Alessia me le aveva proprio frantumate.
 













*Terra chiama autrice! Terra chiama Sara!*
D’accordo, so di essere parecchio in ritardo con il nuovo capitolo di questa storia e mi scuso di non averla aggiornata prima ma non ne ho avuto ne tempo ne voglia. Scusate ancora.
Dunque, a vederlo così il titolo fa un po’ schifo, lo ammetto.. soprattutto per il discorso finale tra Alessandro e Pietro, ma loro sono maschi e gli adolescenti maschi ragionano così. Punto. Insomma, dopotutto chi non ha mai sentito un ragazzo avere le sue “idee perverse”? ;) Inoltre, per scrivere meglio, sto uscendo di più col mio migliore amico e i suoi compagni di classe, li sento ragionare di un sacco di cose ed è molto utile per capire la loro mentalità (se a qualcuno può servire un consiglio di questo genere) ^-^
Bene, detto questo spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e direi..
Arrivederci a non so quando! :) Sappiate che spero ancora in qualche recensione, perciò se avete un pochino di pietà per una povera ragazza massacrata dai compiti e dai professori della nuova scuola.. scrivete ♥ I love you guys ♥
  
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