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Autore: indiceindaco    08/01/2014    2 recensioni
Ricordi di parole gelate, una storia semplice per raccontare un rapporto ingarbugliato.
"E quando alla fine hai capito e hai colto il perché delle tue azioni, è stato troppo tardi.
Ti sei innamorato di Theodore Nott."
Questo è uno Spin-off di "Les choix", ma non è necessario averla letta, ai fini della storia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Theodore Nott | Coppie: Draco/Theodore
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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 DND: Doverose Note Dolenti.
 
Mi è stato chiesto di far debuttare sul “palco” il nostro discussissimo Theo. Beh, eccovelo qui. Spiegare tutto questo nella trama originale di “Les choix” mi avrebbe portato troppo fuori strada, quindi mi sono lasciato fulminare da un’idea geniale…questa storiella senza pretese è volta a far un po’ di chiarezza nel panorama della long, dato che quest’ultima è stata densa di riferimenti al caro Nott. Per farvi compagnia, in attesa del prossimo capitolo ;)
 
Per chiunque sia qui e non abbia capito la metà delle cose dette sopra, vogliate scusarmi per lo sproloquio. Fate come se niente fosse e godetevi la storia!
 
14 dicembre.
 
Il modo tuo d'amare è lasciare che io ti ami.
Il sì con cui ti abbandoni è il silenzio.
I tuoi baci sono offrirmi le labbra perché io le baci.
Mai parole o abbracci mi diranno che esistevi e mi hai amato: mai.
 
Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi; tu, no.
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
 
Non debba mai scoprire con domande, con carezze,
quella solitudine immensa d'amarti solo io.
 
La voce a te dovuta, 
Pedro Salinas. 


È successo per caso, magari per sbaglio.
Hai rivissuto quel momento milioni di volte, nella tua testa.
Ed ogni volta c’è qualcosa di diverso, qualcosa che, nel ricordo, sembra essersi nascosto fino ad allora.
 
È il 14 dicembre del tuo quinto anno.
Stai uscendo dagli spogliatoi, dopo una meritata doccia.
Fra tue labbra, ancora inebriate dall’adrenalina, c’è il sapore della vittoria.
Un’inaspettata vittoria contro i Tassorosso.
Inaspettata perché quell’anno, anche se non lo avresti mai ammesso, il cercatore dei Tassi era bravo. Ma bravo davvero. Forse perché si sentiva in dovere, dato che il suo posto in squadra era l’amara eredità lasciata da Diggory.
Tra le dita della mano sinistra senti ancora il dibattersi aureo del boccino, la sua calda consistenza di liscio e glaciale metallo.
 
Il freddo dell’inverno, ormai alle porte, fa rabbrividire la tua pelle, ancora tiepida dello scrosciare dell’acqua e della schiuma.
Ti stringi nel mantello, aumentando il ritmo del tuo impaziente andare.
Quella sera, nei dormitori verde argento, si sarebbe abbandonata la sottile atmosfera formale, per concedersi ai festeggiamenti.
Ancora una partita e avrebbero vinto la coppa.
Un moto d’orgoglio ti scosse il cuore, portandoti a sorridere soddisfatto.
È tutto merito tuo, lo sai tu e lo sanno i tuoi compagni. Immagini le loro facce ammirate, adoranti, e non puoi far a meno di bearti di quel pensiero.
Questo pensiero ti porta ad allungare il passo.
 
È successo perché doveva succedere, ti avrebbe detto Blaise, tempo dopo. O forse perché, come le lamentele di Pansy avrebbero concordato, il mondo è sempre un po’ bastardo.
Una figura, ignori chi possa essere, ti sta venendo in contro.
Rallenti, cercando di indovinare chi sia.
Ma la realtà, per una volta, è la migliore fra le aspettive.
 
***
 
Il suo modo di fare, freddo, distaccato, ti ha sempre ipnotizzato inspiegabilmente.
È stato quel suo alzare lo sguardo di soppiatto, quando crede che nessuno lo stia guardando.
O forse sono state le sue espressioni assorte, i movimenti delle sue mani, il suo non far rumore, come fosse avvolto dal velluto.
Sono stati i suoi silenzi, più delle sue parole. Il suo alzarsi silenzioso, più che il suo rimanere imponendo la sua presenza. Il suo fascino inafferrabile, più che una bellezza stoica.
I suoi capelli scuri che fanno risaltare la carnagione lattea, e quella piega severa delle labbra rosee, come per dispetto.
I suoi occhi che sono capaci di trapassarti, oceani incastonati su un viso inflessibile. La sua voce profonda, calda eppure così rigorosa, esigente, intransigente, assoluta.
E poi il suo odore.
 
Più di una volta ti sei sorpreso a guardarlo, credendo di non essere visto a tua volta.
Ti capitava di perderti nel suono della sua voce quando rispondeva agli insegnanti.
E hai preso a passare più tempo in camera, da quando hai capito che rifuggiva la compagnia di chiunque altro non fosse se stesso.
E quando alla fine hai capito e hai colto il perché delle tue azioni, è stato troppo tardi.
Ti sei innamorato di Theodore Nott.
 
***
 
È il 14 dicembre.
Theodore Nott è di fronte a te.
Siete da soli, nel bel mezzo del sentiero che dal campo porta al castello.
Ti pietrifichi sotto quello sguardo terribilmente inespressivo.
Cerchi di abbozzare un sorriso, ma riesci solo a schiudere le labbra secche e a deglutire.
 
-Non sono quel genere di persona.
La sua voce giunge in mezzo al petto, come lama affilata, prima di raggiungere le orecchie.
Lui sa.
Quel pensiero si dipinge sul fondo delle tue iridi, e lui ne è il solo spettatore.
Lui sa. Ma prima che qualsiasi altro pensiero possa formularsi coerentemente, senti un panico cieco e glaciale assalirti.
Negare, ti dici, basta solo negare.
-Non sono il genere di persona che si vorrebbe accanto - aveva continuato.
Stai in silenzio, un’acrobazia del cuore a sentire quelle parole. Continui a guardarlo cercando di indovinare come possa continuare quel suo discorso, con quella sua voce profonda e melodiosa.
Ma non ha detto altro, non prima di raggiungerti, fronteggiarti e dirti sulle guance:
-Non sarei qui, voglio tu lo sappia…Non sarei qui, se non fossi sicuro di quel che sto facendo.- poi  affonda i suoi occhi nei tuoi.
In apnea, ti chiedi come riuscirai a respirare di nuovo, se da quegli oceani non vuoi più emergere.
Cerchi di dire qualcosa, qualsiasi cosa, e ti maledici perché non un suono sembra voler frapporsi tra di voi.
Theodore scava nei tuoi occhi d’inverno, cercando qualcosa.
Poi sembra trovarlo, quel disperato “sì” intrappolato in gola.
Ti tremano le labbra. Il viso, tutto, e Theodore deve aver pensato che tu senta freddo. Così intrappola, con la sua bocca di seta, la tua.
 
È il 14 dicembre, quando arriva la prima neve dell’anno ad Hogwarts.
 
***
 
Non hai mai pensato fosse il caso, né uno sbaglio.
Doveva succedere, come aveva detto Blaise.
Certo che il mondo è proprio un dannato bastardo, concordi con Pansy.
 
Theodore entra nel tuo letto, in silenzio, come ogni volta.
Si abbandona contro il tuo corpo, stringendoti le mani. Ti copre la bocca con le labbra livide di rancore, si appropria dei tuoi fianchi, trafigge alla cieca, come lava bruciante. Incurante delle scottature.
Con calcolata e atterrita freddezza prende tutto ciò che può, ti svuota e ti lascia lì, dandoti le spalle, come ogni volta.
Non una parola.
Nel buio di quella stanzetta, dimenticata in uno dei tanti corridoi del Manor, puoi scorgere un groviglio cupo sul pavimento.
La luce fioca della candela, consumata come te, illumina quell’ammasso deforme: i suoi vestiti.
Distogli lo sguardo, perché la verità è che non vuoi riconoscere il sangue che ristagna in quelle macchie scure.
E quando alla fine hai capito dov’è che sparisce Theodore ogni notte, quando il marchio brucia, ed è stato troppo tardi.
Ti sei innamorato di un assassino.
 
Fuori, fioca fiocca l’ultima timida neve di febbraio. 

 
  
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