Film > The Phantom of the Opera
Segui la storia  |       
Autore: Alkimia    29/05/2008    1 recensioni
Una mia personalissima idea di come potrebbe continuare la storia del Fantasma dell'Opera, la fanfic comincia dove il film si interrompe, la sera del Don Juan. Erik è in fuga dopo l'addio di Christine ma alcuni incontri imprevisti gli mostreranno la prospettiva di una nuova esistenza, perchè anche il Figlio del Diavolo ha diritto a una vita normale...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO PRIMO

Fuoco, fumo che toglieva il respiro, urla, paura, gente che correva. L'incendio distruggeva i velluti delle tende e lo stucco delle decorazioni barocche del lussuoso teatro dell'Opera...
Ma alla donna non importava cosa fosse successo e perché. E non le importava nemmeno di salvarsi dall'incendio che stava per devastare la sala.
Aveva appena assistito a una scena del tutto surreale, era andata a teatro per la rappresentazione di un'opera in musica, il “Don Juan Trionfante” di un autore anonimo. La rappresentazione era partita bene, Christine Daae, la graziosa soprano, aveva dato prova di una grande bravura, nonché di grandi capacità interpretative nella parte di Aminta, nel bel mezzo della prima scena lei e l'uomo che interpretava don Juan si erano lanciati in un duetto talmente sensuale che aveva messo in imbarazzo i ricchi e raffinati signori del pubblico. A lei, a Diane de Valois, quel ballo e quella musica erano piaciuti, non era una donnina subdola e maliziosa, anzi ne sapeva fin troppo poco della passione per poter immedesimarsi nei personaggi che avevano preso vita sul palco, ma forse fu per questo che quelle scene portarono particolarmente in alto i suoi sogni quella sera. Del resto era per questo che lei andava a teatro.
Ma all'improvviso la soprano aveva smascherato il suo compagno, sotto la maschera nera era apparso un volto deformato da una grossa piaga che si stendeva su tutto il lato destro del viso. Quello spettacolo aveva avuto l'effetto di strappare dalla platea un'esclamazione collettiva di disgusto che si era tramutato in vero e proprio terrore quando l'uomo aveva tagliato una corda e il grosso lampadario che illuminava il teatro era crollato ai piedi del palco provocando un incendio che aveva preso piede con la stessa rapidità con cui l'uomo e la ragazza erano spariti...
La gente aveva preso a scappare in ogni direzione, sul palco la Daae e l'uomo erano scoparsi inghiottiti da una botola, il visconte de Chagny era corso dietro le quinte con aria concitata, alcune persone si erano unite ai poliziotti e si scambiavano proposte sul come trovare “il mostruoso carnefice”...
Ma di tutto questo a Diane importava ben poco in quel momento.
Era venuta a teatro con Vivianne, sua figlia. La bambina aveva solo sei anni e quando aveva visto la madre uscire di casa aveva insistito per andare con lei, così Diane l'aveva portata con sé a teatro, quando la gente aveva cominciato a correre via la bambina era stata trascinata dalla folla e sua madre l'aveva persa di vista.
A costo di bruciare insieme al teatro, Diane non si sarebbe mossa di lì fino a quando non avesse avuto la certezza che la piccola era in salvo.
“Venite via madame!- disse una voce spaventata -Signora marchesa, venite via, vi prego!”
Diane continuava a guardarsi intorno cercando di scorgere tra il fumo e gli sbuffi di cenere il volto di sua figlia. Due mani forti e ruvide l'afferrarono indelicatamente per le spalle e la trascinarono via.

*

La donna non voleva sapere, adesso si voleva concedere il lusso di avere paura ed essere debole, comunque sarebbe andata a finire... e sarebbe finita presto, in un modo o nell'altro.
Eloise Giry sapeva che il palcoscenico non è l'unico luogo dove la gente recita, dove nasce la finzione... lei aveva recitato la parte della donna assennata per una vita intera, ma il fuoco che stava devastando il teatro era una prova evidente di quanto poco senno ci fosse in ciò che aveva fatto.
Si poggiò con le spalle contro la parete del corridoio e sospirò. Era evidente che aveva sbagliato qualcosa... aveva sbagliato a proteggere lui o a non riuscire a proteggere gli altri?
Ma tra LUI e gli altri non aveva mai saputo scegliere... e forse era questa la sua colpa più grande.
Un senso gelido e pungente di angoscia le attanagliò lo stomaco, tanto che desiderò che il suo cuore bruciasse insieme con il teatro per non dover più sentire niente. Eppure, anche lì da sola, in quel corridoio buio che portava alle sue stanze madame Eloise riuscì a trovare il contegno necessario ad evitare le lacrime. Tra le mani stringeva la maschera nera del Don Juan, l'aveva raccolta dal palcoscenico prima che fosse sommerso dalle fiamme. Parigi intera avrebbe potuto continuare a reputarlo un mostro, ma il ricordo che lei avrebbe conservato di Erik sarebbe stato il ricordo di una persona a cui aveva voluto bene. Anche se ora non voleva saperlo... non voleva sapere cosa ne era stato di lui... di Christine Daae che considerava una seconda figlia, di Raoul de Chagny...
Continuò a camminare poggiandosi al muro, nel buio vide un'ombra proprio davanti alla porta della sua stanza. Sobbalzò,
“Sei tu?...” disse con un filo di voce
l'ombra non rispose
“Erik?...” domandò ancora la donna sicura di non essersi ingannata, lei aveva imparato a riconoscerlo persino dal silenzio delle sue apparizioni furtive,
l'uomo venne avanti, fu come se la sua figura emergesse dal buio mentre raggiungeva il cono di fioca luce proiettato dalla luna che filtrava attraverso una piccola finestra, il volto continuò a restare in ombra, madame Giry pensò che nemmeno lei lo aveva più visto senza maschera dalla notte in cui lo aveva portato con sé all'Opera.
“Odiami anche tu, così potrò andarmene senza rimpianti” sibilò la voce di Erik priva di emozione,
“Non ti odio... e in questa faccenda non sei il solo ad avere delle colpe, ho colpe anche io” rispose la donna,
lui non disse niente, lei gli porse la maschera
“Pensavo di conservarla, ma forse ne hai bisogno” aggiunse. Per l'uomo fu quasi un sollievo poterla indossare di nuovo, quando l'ebbe allacciata dietro la nuca permise alla pallida luce di illuminargli anche il volto mascherato,
“Potrei lasciarmi prendere, e sarebbe tutto finito, sarei morto nelle loro mani prima di domattina” disse
“E di me, cosa ne sarebbe?- rispose la donna spaventata da quelle parole- i miei sensi di colpa sono già abbastanza grandi, non sopporterei l'idea di non saperti in salvo”
“Hai passato la vita a proteggermi, all'insaputa di tutti, perfino di tuo marito, ma non sono più un ragazzino impaurito, Eloise”
“Ho passato la vita a prendermi cura di te, è vero... e l'unica cosa che puoi fare per ripagarmi di quello che ho fatto per te ora è metterti in salvo”
Erik annuì
“Addio, Eloise” mormorò, e prima che la donna avesse tempo di rispondergli sparì inghiottito dal buio, proprio come un fantasma.

*

Il braccio di Raoul sanguinava ancora mentre sul suo collo si stava illividendo un solco violaceo in corrispondenza del punto in cui il cappio lo aveva stretto, come le impronte delle dita della morte passate sulla sua gola.
Con l'altro braccio il giovane uomo cingeva le spalle della ragazza... finalmente solo sua, finalmente libera, finalmente in salvo.
Sarà per sempre in me...” pensò di nuovo Christine premuta contro il velluto del sedile della carrozza che saettava nella fresca sera parigina.
Il silenzio dopo la musica lascia sempre l'opaca sensazione del risveglio da un sogno. E ora si che non ci sarebbe stato nient'altro che silenzio.
Lei scrutò il viso di Raoul, la tensione che si stava allentando rendeva le palpebre pesanti, gli occhi bruciavano.
Era strano come la sensazione di sicurezza si confondesse con l'angoscia. L'Angelo della Musica l'aveva lasciata andare.
Christine era giovane e inesperta, ma non abbastanza da non sapere che ogni scelta comportava sempre una rinuncia. Lei aveva scelto ma sapeva che il ricordo della persona a cui aveva rinunciato non le avrebbe mai lasciato pace. Dopotutto la scelta le era sembrata facile... era la rinuncia che le avrebbe pesato con l'andare del tempo, non si può pensare di fare a meno di un pezzo della propria anima.
Christine ti amo...” glielo aveva detto cantando, e l'idea che il suono di quella voce d'angelo si perdesse nella memoria le faceva intravedere la prospettiva di una vita diversa, più serena e radiosa ma più vuota... più silenziosa.
Non avrebbe dovuto voltarsi verso di lui prima di andare via, ora sapeva che il ricordo di quelle lacrime non le avrebbe mai lasciato tregua se mai si fosse trovata sola con i suoi pensieri. Nell'angolo più remoto della sua mente si augurò che il Fantasma dell'Opera fosse morto. Quell'uomo non avrebbe mai avuto pace su questa terra, e lei preferiva saperlo morto e in pace, che in vita e dannato... dannato a causa sua.

*

Dietro le macchie nere lasciate dalla cenere il volto di Diane era pallido,
“Vivianne... bambina mia...” singhiozzava, ripetendo ossessivamente il nome di sua figlia con la voce ormai ridotta a un rantolo confuso.
L'avevano portata via dal teatro e l'avevano condotta fuori, all'aperto. Sul piazzale dinnanzi all'Opera si era riversata tutta Parigi, gente volenterosa di aiutare a placare l'incendio o semplicemente curiosi richiamati dalle fiamme. I cavalli erano imbizzarriti e i cocchieri faticavano a calmarli. I passeggeri delle carrozze chiedevano di affrettarsi a domarli e di tornare a casa al più presto per poter dimenticare una serata fin troppo movimentata.
Tutta Parigi... e nessuno a cui interessasse di quella madre che piangeva per sua figlia. Se qualcuno dei presenti chiedeva delle sorti di qualcun'altro era solo per sapere del Fantasma dell'Opera:
“L'hanno preso dunque quel mostro?”
“Quell'assassino... spero abbia avuto la sorte che meritava e che sia morto nella sua fogna”
“Spero che lo prendano, voglio vedere la sua testa in mano al boia, sempre che non lo ammazzino di botte prima...”
affermazioni come queste serpeggiavano tra la gente accorsa nella piazza.
Ma Diane non prestava ascolto a nient'altro che non fosse la sua angoscia. Ogni boccata d'aria che respirava le sembrava un furto commesso ai danni del destino... se il cielo quella sera aveva ancora bisogno di reclamare qualcuno doveva essere lei, non la sua piccola Vivianne.

Quando scorse la figura di sua figlia per mano a quella donna, in cima alle scale del teatro, per un attimo pensò che si trattasse di un'allucinazione, invece la bambina lasciò andare la mano della sua accompagnatrice e corse incontro alla madre.
“Vivianne, piccola mia!” esclamò Diane sollevando la bimba tra le braccia e baciandole il viso delicato,
lei si strinse contro la donna
“Mamma... scusa se ti ho fatto preoccupare... io non volevo, ho avuto paura e sono scappata” singhiozzò,
“Non importa amore mio, non importa- rispose la madre accarezzandola, poi guardò la donna che l'aveva accompagnata- grazie madame per avermela riportata”
“L'ho trovata nelle mie stanze, signora marchesa, evidentemente era scappata lì per proteggersi dall'incendio” spiegò madame Giry
“No, ero scappata fuori, nelle stalle- spiegò Vivianne con premura- ho trovato un signore che mi ha portato dentro...”
madame Giry aveva intuito che doveva essere stato Erik a portare al chiuso la piccola, ma preferì non dire niente, se si fosse saputo i suoi inseguitori avrebbero intuito che lui era ancora nei paraggi, che era ancora vivo. La marchesa non prestò troppa attenzione al racconto di sua figlia, sollevata com'era dall'averla ritrovata sana e salva.
“Grazie ancora, signora” disse Diane guardando madame Giry con un sorriso cordiale offuscato dalle lacrime che scendevano piano portandosi via un po' delle fuliggine che le macchiava il viso,
“Non ringraziatemi, madame, sono una madre anche io” rispose l'altra donna sforzandosi di ricambiare il sorriso... tutta Parigi lì fuori e nessuno che immaginasse minimamente la pena che lei stava provando in quel momento.

*

E' finita ora, la musica della notte...”, la musica aveva lasciato il posto a un silenzio e quell'assenza di suono aveva per lui un'aria innaturale, lui che aveva il grande dono di trasformare ogni silenzio in melodia semplicemente sedendosi al suo organo o imbracciando il suo violino.
Il cavallo correva come un fulmine per le strade di campagna, come se il tormento dell'uomo che portava in groppa fosse anche il suo, il buio lo proteggeva dagli occhi di Parigi, dagli sguardi della folla che avrebbero fatto male più delle bastonate che avrebbe certamente ricevuto se lo avessero preso. Erik sperava che il vento che gli soffiava violentemente contro avrebbe portato via un po' del suo dolore. Anche se in quel momento non riusciva a pensare a niente... voleva solo scappare. Scappare dal suo teatro che aveva distrutto con le proprie mani, scappare dal male che aveva fatto e da quello che aveva ricevuto.

Si fermò nei pressi di un ruscello per lasciare che il cavallo si abbeverasse e riprendesse fiato.
L'istinto di sopravvivenza è un lato strano della natura umana, ti costringe a lottare per metterti in salvo anche quando non hai nessun motivo per andare avanti. Ed Erik di motivi davvero non ne aveva, e nemmeno sapeva dove cercarli.
Gli tornò in mente la bambina che aveva incontrato, lei gli aveva chiesto aiuto, per la prima volta in vita sua Erik aveva ricevuto un ringraziamento per qualcosa di buono che aveva fatto.
L'istinto di sopravvivenza... forse è semplicemente una dimostrazione del fatto che il cuore di ogni uomo conserva anche nei momenti peggiori una manciata di speranza.
E l'ultima impercettibile scintilla di speranza per lui si era accesa nello sguardo dolce di quella bambina, più che nelle ultime parole che aveva scambiato con Madame Giry.
O forse preferì pensare solo alla bambina per non pensare a lei, a Christine. In tasca aveva l'anello che lei gli aveva reso prima di andarsene, lo prese e ne fissò il luccichio facendolo saltare sul palmo della mano,
“Malgrado tutto, Christine ci apparterremo sempre” mormorò stringendo il gioiello nel pugno, poi spronò di nuovo il cavallo e ripartì, incitando la bestia a correre più che poteva.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Phantom of the Opera / Vai alla pagina dell'autore: Alkimia