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Autore: PandoraSutcliff    09/01/2014    1 recensioni
"La bambina cominciò ad urlare a pieni polmoni nel cuore della notte, per la millesima volta.
-Will, vai tu vero?- farfugliò Grell, girandosi dall'altra parte.
-Ma… Ci sono andato sempre io …-venne bruscamente interrotto.
-HO DETTO VAI TU!- strillò l’altro- L’ho partorita due giorni fa, ho dolori ovunque e i punti mi tirano da impazzire. E ora muovi il sedere e vai da lei!-"
Cosa accadrebbe se William e Grell mettessero al mondo una figlia?
E se quest'ultima decidesse di seguire le orme dei genitori? Questa è la storia di Scarlett Spears, figlia di due Shinigami non che giovane promessa del Dipartimento londinese.
Spero che la mia storia riesca a rapirvi e soprattutto, che vi conquisti.
Buona lettura ^^
Uno speciale ringraziamento va alle mie sorelle Neko e Mary. Grazie per il vostro supporto
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg
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CAPITOLO 17

Capitolo 17

 

Epilogo.

 

“William cercava di essere forte abbracciando Grell, entrambi distrutti e con delle occhiaie infinite. Avevano passato le notti precedenti a piangere ininterrottamente, seduti sul letto della camera di Scarlett. Ronald era seduto accanto a loro, con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi arrossati. Alan era sotto shock. Non si muoveva, non parlava, non piangeva. Sembrava avesse addirittura smesso di respirare.

Tutti gli Shinigami del Dipartimento erano li, in abito nero, attorno a quelle due bare. Erano li addirittura il Conte Ciel Phantomhive ed il suo maggiordomo, Sebastian Michaelis. “È brutto essere Shinigami e non poter fare nulla per salvare la propria figlia ed il suo ragazzo” pensò Sebastian, guardando William e Grell completamente distrutti. La funzione funebre fu sobria e sentita, carica di dolore e rabbia nel veder morire due ragazzi così giovani. Quando le bare furono pronte per essere sotterrate, Grell si lasciò sfuggire un singhiozzo più forte degli altri, facendo crollare assieme a lui anche William, il quale si era sforzato di rimanere forte. Dopo l’usuale giro di condoglianze, se ne andarono tutti, eccetto Grell, William, Ronald ed Alan, che rimasero li immobili ad attendere che l’ultima zolla di terra andasse a ricoprire Scarlett ed Eric.

Dopo di che, ognuno se ne tornò a casa propria. Grell e William se ne ritornarono in camera di Scarlett, annusando i suoi vestiti con ancora addosso il suo odore. Entrambi avevano finito le lacrime. Singhiozzavano a vuoto, stretti l’uno all’altro. Alan era rimasto sulla porta della camera di Eric, in silenzio ad osservarla così come l’aveva lasciata. Sul suo comodino vi era una foto di loro tre assieme. Represse un singhiozzo prima di chiudere quella porta piano, come se Eric stesse dormendo li, per non svegliarlo.

Sarebbe stata dura per tutti andare avanti con le proprie vite, quasi impossibile.”

 

Scarlett aprì lentamente gli occhi. Ma che diavolo aveva sognato?! Attorno a lei, solo macchinari rumorosi, respiratori, flebo. Seduti accanto a lei c’erano Grell e William, silenziosi e preoccupati. Mancava solo… Eric! Dov’era il suo Eric!

-E… Eric…- piagnucolò.

-Scarlett! Scarlett piccola mia stai bene?- fece improvvisamente Grell, risvegliandosi dal suo stato di trance –Oh Scarlett!- pianse infine, riempiendola di baci e carezze.

William uscì immediatamente dalla stanza, avvisando le infermiere che, dopo due giorni di coma, Scarlett si era finalmente svegliata.

-Papà dov’è Eric?!- chiese preoccupata, cercando di alzarsi.

-Shhh! Stai giù! È sceso a prendersi un caffè. È rimasto qui per tutto il tempo!-

A quelle parole, Scarlett chiuse gli occhi, cominciando a piangere di gioia.

-Dio mio sei salva- sbiascicò incredulo William, stringendole una mano.

Erano increduli, shoccati. Grell piangeva disperatamente, continuando ad accarezzarla, mentre William sembrava quasi imbalsamato. Continuava a stringerle la mano in silenzio.

Gli occhi di Scarlett rimasero semiaperti per tutto il tempo, spalancandosi di colpo quando vide Eric in lontananza.

-Amore mio!- urlò lei, prima che lui corresse ad abbracciarla.

Si guardavano, ridevano, si baciavano e si ribaciavano, piangendo felici. Eric aveva una medicazione alla testa e qualche acciacco, ma tuttavia stava bene.

-Scarlett scusami! Scusami se non sono riuscito a proteggerti-

-Ma che cosa stai blaterando! Non darti colpe che non hai! Piuttosto com’è andato l’esame?! La relazione…- Eric le poggiò un dito sulle labbra.

-Ho pensato a tutto io. Ho scritto la relazione in ospedale, quando mi hanno ricoverato per le ferite. Ce l’abbiamo fatta piccola!-

Lei lo guardò incredula prima di ricominciare nuovamente a piangere, mentre Grell e William avevano saggiamente deciso di andarsene per lasciare soli i due ragazzi.

Nonostante Scarlett stesse benone, i medici preferirono lasciarla un altro giorno in osservazione. Quando il giorno dopo tornò a casa, le venne imposto il riposo obbligatorio. La ferita era abbastanza profonda ed i punti rischiavano di cedere, nel caso si fosse sforzata troppo. Inutile dire che ormai Eric era fisso a casa loro. Passava con lei ogni giornata, aiutandola ad alzarsi e tenendole compagnia, addormentandosi sulla poltrona accanto a lei quando era molto stanca.

Passata la settimana di riposo, Scarlett aveva cominciato a stare meglio, iniziando addirittura a lavorare, passando ovviamente dal “Padre” a ritirare la sua montatura da Shinigami. Con estrema gioia scoprì di essere nello stesso ufficio di Alan ed Eric, con la scrivania davanti alla finestra. La sua nuova Death Scyte era un decespugliatore con lame affilatissime, leggera e maneggevole.

Aveva svolto egregiamente la raccolta di almeno una decina di anime con relazioni più che soddisfacenti, tanto che in poco tempo era già diventata l'asso nella manica del Ramo Principale.

Fece anche un paio di missioni con Grell, il quale non poteva essere più felice di avere sua figlia accanto, la quale con estrema spietatezza trafiggeva chiunque dovesse morire.

Intanto la sua relazione con Eric diventava sempre più seria, finché un giorno le chiese di andare a vivere con lui ed Alan, il quale era addirittura disposto a cedergli la sua stanza, in quanto molto più grande di quella di Eric. Aveva anche parlato con Grell e William, che avevano accettato con un po' di riluttanza l'idea di veder la loro bambina andarsene di casa.

Scarlett aveva ovviamente accettato con estrema gioia, cominciando a fare le valigie e riempire gli scatoloni il giorno stesso.

Aveva infilato negli scatoloni tutto ciò che le sarebbe stato utile: foto, libri, il suo portatile, manga ed oggetti di uso quotidiano. Infine svuotò completamente l'armadio, riponendo con cura tutti i suoi vestiti in una valigia rosso fuoco un po' antiquata. Non appena aprì la tasca laterale, trovò una foto d'epoca. Era una bellissima donna completamente vestita in rosso, con i capelli rossi corti ed una frangetta a V. Sul retro vi erano scritte poche parole: “Al mio amato, il mio ricordo per la durata della sua vita immortale”.

Scarlett esaminò per bene la foto. Non un nome, non un riferimento. Solo la foto e quelle poche parole. Istintivamente si diresse sulla veranda, dove William stava leggendo il quotidiano.

-Papà- cominciò, mostrandogli la foto -Chi era questa donna?-

William abbassò il quotidiano, osservando la foto con la stessa espressione di chi cerca di ricordare qualcosa. Improvvisamente, fece una mezza risatina, rimettendosi a leggere il suo quotidiano.

-Ah, non devi chiederlo a me. Chiedi a tuo padre Grell. Fidati, saprà darti una risposta-

Sempre più incuriosita, andò in camera dei suoi, dove Grell si stava facendo le unghie canticchiado. Quando Scarlett gli mostrò la foto, rimase di stucco.

-Dove l'hai trovata?!- chiese, osservandola shoccato.

-Nella valigia rossa che mi hai prestato. Conoscevi quella donna?-

Grell rimase per un po' in silenzio a fissare la foto.

-Sì. Eccome se la conoscevo. Un tempo, quella era la mia donna-

Scarlett strabuzzò gli occhi,  guardando Grell sconvolta.

-Chi era quella scusa?!-

-Angelina Durless, meglio nota come Madame Red. Sì, all'epoca me ne innamorai follemente. Entrambe eravamo due persone a metà. Lei una donna senza utero, io un uomo non uomo. Lei era una dea sanguinaria, uccideva tutte quelle brutte sgualdrine che andavano ad abortire nel suo ospedale senza alcuna pietà, senza il timore di sporcarsi le mani del loro viscido sangue. Loro avevano tutto quello che lei desiderava, eppure erano pronte a disfarsene senza alcun risentimento. La giacca rossa della mia divisa era la sua. Ci amavamo molto- concluse malinconicamente, senza scollare lo sguardo da quella foto.

-E poi?- chiese Scarlett.

-E poi l'ho uccisa- rispose lui, con un sorrisetto spensierato.

-L'hai... E perché l'hai uccisa, se l'amavi tanto?!-

-Beh, uno mi ero accorta di amare tuo padre e due, è una lunghissima storia- concluse, poggiando la foto sul comodino, sotto lo sguardo shoccato di Scarlett. -Anche se me ne pento amaramente ogni volta che indosso la sua giacca, ogni volta che vedo sul retro lo squarcio rattoppato causato dalla mia falce. A volte mi capita di ripensare a lei, ed averla uccisa è un rimorso con il quale sono obbligata a convivere per il resto della mia vita.-

Scarlett si limitò ad annuire, uscendo lentamente dalla stanza. Suo padre le faceva davvero paura.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Ok, sapete la solita filastrocca che ripeto ogni volta. Scuola, compiti, teatro, stress, studio ed ancora studio. Eppure eccomi qui! Ammettetelo, pensavate che Scartell ed Eric fossero davvero morti, eh? Scrivere quella parte (anche se sapevo che non sarebbero morti) mi ha fatto uno strano effetto. Loro non sono personaggi di una mia storia, loro sono diventati quasi persone reali. La magia della Scrittura, eh? ^^
Spero che la mia fanfiction stia continuando a piacervi, recensite e ditemi cosa vi è piaciuto e cosa vi è piaciuto di meno. Le critiche costruttive servono a far crescere, quindi le accetterò ben volentieri, sperando che non ce ne siano troppe ;)

GRAZIE PER AVER LETTO!

  
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