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Autore: Mamey    21/11/2004    6 recensioni
Potrei iniziare con Caro figliolo, ma non lo farò. Tu, in fondo, non leggerai mai questa lettera anche se io te la consegnerò. Perché non la scriverò mai. Perché lo so, è qui, dentro la mia testa, come tutto il resto di ciò che mi circonda... - Riesci a sentirmi, Neville? -
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Potrei iniziare con Caro figliolo, ma non lo farò

La tua canzone

 

“Potrei iniziare con Caro figliolo, ma non lo farò. Tu, in fondo, non leggerai mai questa lettera  anche se io te la consegnerò. Perché non la scriverò mai. Perché lo so, è qui, dentro la mia testa, come tutto il resto di ciò che mi circonda. Ormai ho abbandonato la vita, ormai non sono che un fantasma, che un ricordo…un ricordo che sopravvive in te, figlio mio.

 

Chissà cosa pensi di me… che madre snaturata… ho abbandonato il mio bambino quando aveva solo un anno. Ma non lo avrei mai voluto, te lo giuro, non avrei mai voluto lasciarti in balia del tuo destino, costringendoti ad affrontare da solo le difficoltà delle giornate. Ma ti voglio aiutare, e questo è l’unico modo che ho, voglio starti vicina. Almeno come posso.  

 

Lo so come passi le giornate: vagando di pensiero in pensiero, cercando di non ascoltare tua nonna che ti paragona al suo perfetto figlio, rimpiangendo di averlo perduto. Non capendo che tu non potrai mai essere come lui. Non potrai mai essere un grande e coraggioso Auror, uno studente modello o un ragazzo diligente. Ne tanto meno un padre caloroso, né un marito perfetto. E per quanto tu cerchi di farglielo notare, lei non capirà mai: distrutta dal suo dolore voleva trovare in te tuo padre e, quando tu l’hai delusa,  ti ha voltato le spalle. Ed ora non fa che rimproverarti.

Ma sbaglia, piccolo mio, perché se è vero che non avrai mai la forza di tuo padre è altrettanto vero che ne hai una tutta tua, una che con il solo pensiero può superare qualsiasi barriera: la capacità di sognare. Quindi smettila di ascoltare quella simpatica vecchia brontolona… ti vuole bene, ma non ha altro modo per dimostrartelo.

 

E ti diranno parole rosse come il sangue e nere come la notte,

Ma non è vero ragazzo che la ragione sta sempre col più forte,

Io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero

E naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo.

 

Chiudi gli occhi ragazzo e credi solo a quel che vedi dentro,

Stringi i pugni ragazzo non lasciargliela vinta neanche un momento

Copri l’amore ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello,

A volte passa qualcuno, a volte c’è qualcuno che deve vederlo.

 

Continua sulla tua strada… l’imbranato Neville, il perenne sognatore… il figlio migliore che una madre possa desiderare. Continua a rendermi orgogliosa. Fuori dalla realtà, io non ho che te e il mio orgoglio che a te mi tiene legata. Continua a donare, con quel tuo modo buffo e tenero, amore e allegria. Continua a far divertire la gente, con i tuoi gesti impacciati, con i tuoi guai… con i tuoi sogni ad occhi aperti.

 

Come fece tuo padre a suo tempo.

 

Non lo avresti mai sospettato, che anche tuo padre fosse un sognatore, vero? Te ne hanno sempre parlato come un uomo ancorato alla realtà, conscio dei suoi doveri, legato ai suoi principi…ma non era solo questo. Era un sognatore. Ma amava sua madre, più che se stesso, e viveva solo per compiacerla, per darle quel figlio che voleva, che desiderava. Soprattutto dopo quello che successe a tuo nonno. E così, accantonò i suoi sogni in un angolo della sua mente e divenne quell’esempio di perfezione a cui continuano a compararti. Solo quando era con me, ritornava il Sognatore, ritornava il ragazzo che era stato capace di farmi innamorare e divertire… in quei momenti era uguale a te. Stessi capelli, stesso viso paffuto, stessi occhi grandi e pieni di speranza, in cui chiunque riusciva a leggere un’infinita gioia di vivere. Una cosa che, nonostante tutto quello che è successo, tu non hai mai smesso di fare.

 

È per questo che sono orgogliosa di te, figlio mio.

 

Sogna ragazzo sogna, quando sale il vento nelle vie del cuore

Quando un uomo vive per le sue parole o non vive più;

Sogna ragazzo sogna, quando cala il vento ma non è finita

Quando muore l’uomo per la stessa vita che sognavi tu;

Sogna ragazzo sogna, non cambiare un verso della tua canzone

Non lasciare un treno fermo alla stazione, non fermarti tu.

 

Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre,

Perché hai già vinto, lo giuro, non ti possono fare più niente:

Nessun regno è più grande di questa piccola cosa che è la vita.

La vita è così grande che quando sarai sul punto di morire

Pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire.

 

Quante voci ti sussurrano nelle orecchie, maligne, che non sei adatto a vivere, che se non smetti di fantasticare il mondo reale ti divorerà, prendendosi gioco di te! Urlano impertinenti e cattive, ignorando i tuoi sforzi per non sentirle, le tue supplichevoli richieste di perdono…

 

Ignorale

 

Lasciale parlare a vanvera, e ascoltami attentamente, ho un segreto da dirti: tu sei più vivo di loro.

Perché si può vivere di sogni, se è quella la via che si è scelta, e tu, che hai deciso la tua strada e continui a seguirla, hai già vinto.

C’era una canzone… una canzone che parlava di un uomo come te, figlio mio. È la canzone che ti ho scritto in questa lettera. È la tua canzone. È una canzone che parla della vita, dei sogni e dei sognatori…che parla della tua forza.  Me la fece ascoltare tuo padre, una notte di quelle che passavamo a Hogwarts, stesi sulla cima della torre di Astronomia a guardare le stelle… me la cantò, con la sua voce stonata, sformando il viso in mille espressioni buffe, solleticandomi la schiena con le sue carezze…facendomi ridere come solo lui sapeva fare. Diventò la nostra canzone, il nostro rifugio nei momenti tristi, ed ora voglio che sia il tuo.

 

 

Ma cosa sto dicendo? Tu non mi puoi sentire… queste frasi che credo di aver scritto non sono che pensieri nella mia testa, parole senza forma materiale. Verbi non ancora coniugati. Eppure, so che in qualche modo il mio messaggio ti arriverà. Magari non tutto, solo qualche frase, qualche parola…qualche sensazione. Non sono più reale, figlio mio, non posso fare altro per te se non guardarti con sguardo vacuo, senza vederti veramente. Ma lo sento distintamente, il tuo dolore.

 

Non smettere mai di sognare, figlio mio, continua a seguire la strada che hai scelto, la strada che tuo padre si costrinse ad abbandonare. Quella strada su cui, sperando che tu decidessi di percorrerla, ti lasciò un segno: questa canzone.

 

 

Ti voglio bene, piccolo mio.”

 

 

 

 

“…sì, Alice cara, che cosa c’è?”. La donna dall’aspetto magro e dai bianchi capelli sciupati si sporse verso il ragazzo moro, dall’aria triste. “Ancora? Molto bene, Alice cara, molto bene…Prendilo Neville, qualunque cosa sia.” L’incarto vuoto di gomma Bolle Bollenti finì nella mano tesa di Neville. “Molto gentile, tesoro” sbottò la vecchia alla destra del ragazzo.

 

Neville abbassò gli occhi mortificato quando lo scoprì non essere altro che una sgualcita e argentea carta di caramella, ma fu quasi d’istinto, come se quel brivido che lo aveva scosso lungo la schiena fosse un segnale, che alzò gli occhi guardando quelli di sua madre. Scorgendovi tutto ciò che sperava fosse scritto su quel foglio. Poi la donna si allontanò, canticchiando.

 

“Sarà meglio andare”

 

Mentre il ragazzo usciva dalla bianca stanza d’ospedale, infilandosi quel latteo foglio pieno di parole in tasca, la donna dai capelli nivei si sedette sul letto, canticchiando.

 

Sogna ragazzo sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania,

Manca solo un verso a quella poesia:

 

 puoi finirla tu.

 

 

 

 

 

 

Sogna ragazzo sogna – Roberto Vecchioni -

 

 

 

  
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