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Autore: ashiaJonson    29/05/2008    1 recensioni
..."Stavo salendo le scale per tornare nella mia classe quando mi accorsi dei suoi occhi. Quegli occhi che mi avevano stregato, mi avevano fatto innamorare. Occhi innocenti che mi avevano sempre ingannato, neri e profondi, oceani scuri nel quale io, reduce di un naufragio, ero annegata."...un amore soffocato, lascerà profonde ferite...e i suoi occhi vi cattureranno...recensite...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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se tu fossi diverso                     Se Tu FoSsI dIvErSo...ti AmErEi CoMuNqUe


"sei la sola che amo"
"non dire cose di cui ti potresti pentire"
"non sto scherzando"
"e allora perchè mi hai ingannato?"
"si...è vero, ma io ti amo"
"non è vero"
"devo andare...scusami ti prego...ci vediamo a scuola!"
"ok..."
"un bacio"
"..."


[il giorno dopo a scuola]
Stavo salendo le scale per tornare nella mia classe quando mi accorsi dei suoi occhi. Quegli occhi che mi avevano stregato, mi avevano fatto innamorare. Occhi innocenti che mi avevano sempre ingannato, neri e profondi, oceani scuri nel quale io, reduce di un naufragio, ero annegata.
Incrociai il suo sguardo e come sempre mi persi nei suoi occhi. Lui mi passò di fianco senza aprire bocca, come se io non esistessi.
Io la persona a cui aveva dichiarato il suo amore.
Non capivo perchè faceva così, perchè?
Era solo un bugiardo o era troppo orgoglioso per parlarmi davanti ai suoi amici?
Proprio non lo capivo. Non sopportavo queste continue bugie. Non sopportavo sentirmi tradita. Non lo sopportavo più. Per quanto lo amassi decisi che era meglio dimenticare.

Fu davvero difficile, lui era stato il centro della mia vita per quasi un anno. Nel momento in cui decisi di dimenticare fu come cancellare mesi e mesi di ricordi.
Lui era parte di tutti i miei pensieri e di tutte le mie decisioni di quel periodo. Mi aiutava, persino, a scegliere i vestiti.
Mi ricordo che all'inizio credovo di non poterci riuscire. Stavo male, dormivo poco e non avevo più fame. Mi resi conto quanto ero dipendente da lui, il fatto di non poterci parlare, di non avere più nessuno che mi confortasse, di non avere più nessuno che mi ascoltasse, mi aveva sconvolto.
Dovetti anche riagganciare i contatti con le mie amiche, che avevo perso per lui.
Fu un periodo terribile. Ero come una drogata e lui era la droga, in uno stato di assuefazione cercavo continuamante qualcosa che mi facesse pensare a lui, se la parte più ragionevole di me mi impediva di pensare a lui, io diventavo nervosa, suscettibile e stanca.
Mi sentivo sempre così stanca, anche se non facevo nulla. Mi ero privata della linfa necessaria alla vita e per questo stavo diventando di ghiaccio.
Le giornate passavano lente e quando arrivò la primavera mi chiusi in camera. Non potevo uscire e vedere tutta quella vita, quell'amore, i fiori nuovi e gli innamorati che si baciano nei parchi. Avrei sofferto di più.

Verso la metà di luglio mi sentivo finalmente disintossicata. Lui non esisteva più per me. Avevo completamente rimosso il suo pensiero.
Ricominciai a vivere, più solare e positiva che mai. Mi sentivo come se mi avessero appena liberata dopo un rapimento durato otto mesi. Ora ero libera.
Libera.
Libera.
Libera.
Questa parola mi rimbomava nella testa e mi faceva sentire più leggera.
Ero una farfalla che voleva imparare a volare alto nel cielo blu, volevo arrivare fino al sole, ma senza bruciarmi di nuovo, soprattutto senza cadere mai più.
Passai l'estate più bella della mia vita.
Ero incredibilmente stupita da come si potesse passare da uno stato di profonda depressione ad uno stato di continua euforia.
Stavo benissimo e volevo continuare così.

[Il 10 settembre però la scuola ricominciò]
Entrai spensierata a scuola. La mente svuotata, mi sentivo come se fossi ubriaca. Tutte quelle persone che correvano avanti e indietro tra gli stretti corridoi. Sentivo tante voci che mi rimbombavano nella testa "ehi, come sono andate le vacanze?" "ciao, come stai?" "stai benissimo" "sei molto abbronzata" "dove sei stata?". Ad alcuni risposi ad altri no.
C'era molto caldo e iniziavo a vedere i ragazzi duplicarsi, assalirmi, mi mancava il fiato, il respiro affannoso e la testa che mi scoppiava.
Scesi le scale di corsa per uscire a prendere una boccata d'aria.
Correvo affanosamente quando mi trovai davanti quegli occhi, ancora più scuri dell'ultima volta che li avevo visti.
Mi si fermò il cuore, mille pensieri mi vorticarono in testa e sentivo una fitta lancinante nel petto. Il dolore si faceva sempre più forte, quegli occhi avevano fatto ricomparire una cicatrice che ricordava una grossa ferita: una parte del mio cuore persa per sempre.
Vedevo quegli occhi, fissi nei miei, pian piano sbiadirsi fino a scomparire.

[ospedale, 12 settembre, orario delle visite]
Il cielo era scuro e io correvo distratta per le vie del porto.
C'era un odore di pesce e si sentiva il canto dei pescatori che preparavano le loro imbarcazioni.
Arrivai fino alla piattaforma. Immobile lasciavo che il vento facesse svolazzare il mio vestito.
Guardavo l'acqua nera per la notte, proprio come il cielo.
Spostai lo sguardo lontano verso la linea di orizzonte, ma per quanto mi sforzassi gli occhi tornavano sempre all'acqua vicino ai miei piedi.
Decisi di guardare meglio, sembrava che non ci fosse un fondale. Strano perchè in quel punto del porto l'acqua era sempre stata molto bassa e nelle giornate di sole mi piaceva andare lì a guardare i pesciolini.
Più fissavo quel mare scuro e più cresceva la voglia di sentire se l'acqua fosse calda, l'istinto mi diceva di tuffarmi, ma qualcosa mi fermava.
Ben presto l'istinto divenne più forte della ragione e senza pensarci due volte mi tuffai nell'acqua nera.
Non toccavo il fondo, mi sembrò ancora più strano, la ragione si fece risentire e mi consigliò di risalire sulla piattaforma.
Mi voltai, ma non c'era più nulla.
Ero da sola in quell'oceano oscuro, nella notte e la luna aveva uno strano colore violaceo.
Dopo qualche minuto mi sentivo stanca, le braccia mi pesavano e le onde mi cullavano.
Sentivo le palpebre pesanti e avevo molto freddo.
Qualcosa dal fondo marino mi prese per la caviglia e mi tirò sotto. Lottai finchè le mie, già scarse forze, non mi abbandonarono.
Stanca, distrutta e infelice mi lasciai trascinare nell'oblio. Scendevamo sempre più in profondità.
Il buio era assoluto, ma vidi ancora quegli occhi di lui.
Mi svegliai di soprassalto, ero in ospedale. Un'infermiera stava sistemando dei fiori sul comodino che fiancheggiava il mio letto.
- buongiorno, finalmente ti sei svegliata - mi sorrise, ma ancora confusa non ricambiai la sua cortesia. - quanto ho dormito? - chiesi - due giorni tesoro, i tuoi genitori sono tornati a casa per farsi una doccia - , in quel momento entrò un ragazzo non troppo alto, moro e...dagli occhi scurissimi.
Mi cadde il mondo sulla testa. Sentivo che stavo per svenire, ma mi decisi ad essere forte.
L'infermiera uscì e chiuse la porta. Evidentemente pensava che avremmo preferito restare soli, ma si sbagliava. Aveva appena lasciato la debole zebra sotto le fauci affamate del re leone.
Lui si sedette vicino a me e mi prese la mano. Volevo porre resistenza, ma non ci riuscivo.
- perchè non mi hai più parlato? - chiese abbassando lo sguardo, come se sapesse già la risposta e si vergognasse di essere qui dopo tutto quello che mi aveva fatto, meglio dire, dopo tutto ciò che non aveva fatto.
- lasciami sola - risposi senza guardarlo in viso per paura di rincontrare quegli occhi - no, non ti perderò ancora - mi lasciai andare ad una risata isterica. - tu non hai fatto niente per non perdermi - la stanza girava vorticosamente intorno a me, sarei svenuta da un momento all'altro, così mi affrettai a dire - se solo tu non mi avessi mentito, tradito, umiliato, se solo tu fossi diverso - il respiro era diventato più affannoso - allora... - vedevo tutto sfocato - allora cosa? finisci la frase ti prego - mi implorò lui - allora... - non riuscivo a dire quelle parole, avevo bisogno di guardare i suoi occhi ancora per capire la cosa giusta da dire.
Mi voltai verso di lui, quegli occhi neri erano lucidi e più chiari, quasi grigi, non erano mai stati così trasparenti, capii che forse c'era ancora una possibilità - allora ti avrei continuato ad amare, anche ora io ti amo, nonostante tutto - anchio ti amo - fu l'ultima cosa che riuscii a sentire, poi ancora il buio.

Quando mi svegliai lui era ancora lì.
Da quel giorno non ho mai più visto i suoi occhi neri, ora sono sempre grigi e il giorno 12 settembre diventano azzurri, di un azzurro mai visto.
Il nostro amore sbocciò come una rosa in primavera, mai come ora sarò così felice.
Non sarei mai riuscita a dimenticarlo. Anche se non fosse cambiato sarei tornata da lui.
Non erano solo quegli occhi scuri ad affascinarmi, ma era lui e l'amore incondizionato che mi dava.
Non sono mai riuscita a capire perchè mi avesse mentito, ma non sono neanche sicura di volerlo sapere, l'importante è che ci amiamo.
Senza di lui non riuscirei a vivere,. è il mio sostegno e la mia guida.
In poche parole è la mia vita.

         "Neanche la più brillante delle stelle servirebbe a sostituire la parte del mio cuore occupata da te"
                                             
                                                         "Maybe in love I see with the eyes of the heart"
vorrei tanto che questo pezzo venisse recensito...di solito non scrivo storie così, questa è la prima e quindi vorrei sapere che ne pensate...grazie... ...per la descizione degli occhi mi sono ispirata a quelli del mio tesorino...quindi grazie anche a te...
  
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