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Autore: federica04    10/01/2014    5 recensioni
Rick e Kate stanno insieme da quasi un anno, tutto va bene tra di loro, ma durante una normale indagine succede qualcosa di inaspettato...cosa succederà?
È la mia prima fanfiction, spero vi piaccia :)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Buonasera a tutte! :)
Eccomi qui con il secondo capitolo della mia prima fanfic! Sono davvero contenta che il primo capitolo vi abbia incuriosite e spero che il secondo soddisfi le vostre aspettative!
È un capitolo "tranquillo", ma ci tenevo a rendere l'idea dello stato d'animo di Kate e come si rapporta con gli altri dopo quello che è successo al povero Rick!
Buona lettura! :D



Le giornate passavano lente ma la speranza non ti faceva mai vacillare. Non c’era giorno in cui qualcuno non passasse a vedere come stava Rick e a parlare un po’ con te.

Non andavi più al lavoro, non lo avresti mai lasciato solo, volevi che la prima immagine che vedesse fossi tu e non una stanza vuota con tutte quelle inquietanti macchine. Il capitano Gates non ti faceva pressioni, sapeva della vostra relazione ormai da tempo e sapeva che non saresti stata la stessa detective senza la tua spalla, perché ormai Rick era diventato parte integrante di te, ma anche del distretto e tutti ne sentivano la mancanza.

 Ryan e Esposito passavano spesso finito il loro turno e raccontavano dei vari casi che avevano chiuso e di quelli in cui stavano indagando, ma portavano spesso anche i saluti di vari colleghi del distretto, che non vedevano l’ora di riavere entrambi al lavoro. Perfino a Perlmutter mancava Rick, non sapeva più chi prendere in giro sulle scene del crimine. Avevate riso tutti e tre dopo che Espo aveva finito il racconto di quello strano dialogo con il medico legale, ma immediatamente dopo e tutti e tre avevate guardato contemporaneamente verso il letto e il velo di tristezza che per pochi secondi si era alleggerito vi coprì pesantemente di nuovo.

Venne anche tuo padre, abitava a circa tre ore dall’ospedale ma ci teneva a passare e appena riusciva vi raggiungeva. Stava male e odiava vederti così ma non poteva farci nulla e anzi quello che disse ti fece solo innervosire.
“Katie non potrai stare qui per sempre, insomma quanti giorni sono già passati? Tutti vogliono che Rick si svegli e che tutto ritorni alla normalità, ma non ci sono garanzie… se stesse così per un anno?” disse guardandoti “piano piano devi riprenderti, lo so che è dura ma devi farlo per..” “Non ti voglio nemmeno stare a sentire!” dissi decisa interrompendolo “io da qui non mi muovo, sono ormai 14 giorni che vivo qui, ma sai una cosa? Non mi interessa, Rick non è morto è qui con noi, deve solo riprendersi e so che lo farà. Non ho più intenzione di entrare nell’argomento e non voglio più che tu mi dica cosa fare.” Eri furiosa.

Tuo padre si alzò e si diresse verso la porta, ma prima di uscire disse “Ricordati sempre che io so cosa stai provando e per questo ti chiedo di non farti inghiottire dalla situazione..come invece è capitato a me con la storia di tua madre.” E con un leggero cenno del capo uscì dalla stanza.

La mattina seguente mentre sdraiata sul divano, osservi il cielo durante l’alba, ripensi a quella discussione. Sicuramente tuo padre sa cosa vuol dire soffrire per la persona che ami, ma vorresti maggiore appoggio da lui e sentire nelle sue parole la tua stessa speranza, invece con quel suo cercare di farti ragionare, ha sortito un effetto che forse nemmeno tu ti aspettavi. Decidi di mandargli un sms, forse è il primo che gli scrivi da quando avete entrambi un cellulare, vi siete sempre telefonati se avevate bisogno, ma sono le sei di mattina e devi chiedergli scusa.

Le dita si muovono veloci sul touch del telefonino e dopo pochi minuti hai terminato di scrivere: “Scusa papà per la reazione di ieri, lo so che ogni cosa che dici è per il mio bene, ma non sono pronta ad accettare la situazione e andare avanti, so che Rick si risveglierà e staro al suo fianco finché non succederà… Ti voglio bene! La tua Katie” Dopo una veloce rilettura lo invii.

Il silenzio della stanza viene interrotto da Therese che bussa con delicatezza alla porta. È un’infermiera che hai conosciuto la prima notte in cui Rick era ricoverato e da quel giorno si assicura personalmente che tu abbia sempre le varie portate. Apri la porta e ringraziandola prendi il vassoio che ti porge, ti sorride e torna indietro. È questo che adori di lei, non fa domande ed è sempre gentilissima. Con un sorriso rientri nella stanza.

Ogni pomeriggio passa Alexis che rimane un paio d’ore con Rick mentre tu vai a casa dove ti fai una doccia veloce e ti cambi. In realtà potresti anche evitare di fare tutto questo, nel bagno della camera c’è una doccia, basterebbe prendersi da casa i vari cambi, ma il vero motivo è che non puoi. Non puoi rimanere lì a vederla soffrire perché suo padre è in coma per colpa tua e senti il bisogno di parlare con lei. Probabilmente questo non cambierà nulla, di certo il dolore non diminuirà, ma vuoi farlo.

Così appena la vedi entrare dalla porta le chiedi di uscire per parlare un po’ e lei con un timido sorriso accetta. Vi sedete nella saletta break a pochi passi dalla stanza di Rick.

“Alexis..io volevo solo dirti che mi dispiace tantissimo di aver creato questa situazione. Non dovevo permettere che accadesse, credimi ci ho provato ma non ci sono riuscita…” cerchi di non piangere, fai di tutto per ricacciare indietro le lacrime “e se tu non vorrai più che Rick mi segua nelle indagini, credimi, farò di tutto per tenerlo lontano, il mio lavoro è pericoloso e dovrei esserci io al suo posto, non lui” una lacrima è scappata al tuo controllo e scende piano lungo la guancia.

Per tutto il tempo Alexis ha tenuto piantato lo sguardo sulle sue mani, ma ora alza gli occhi e ti osserva, sta piangendo. “Il giorno del funerale di Montgomery ero così arrabbiata quando avevo visto mio padre, che senza remore, si era buttato su di te rischiando di essere colpito dal proiettile al posto tuo. Lui ha una famiglia che gli vuole bene e quando ho visto quella scena l’ho accusato di essere un egoista. Un egoista perché poteva morire quel giorno lasciando me e la nonna a piangere senza un apparente motivo. Ma il motivo c’era e c’è tutt’ora, lui ti ama Kate, così tanto che metterebbe la sua vita a repentaglio per te ogni volta che ce ne fosse il bisogno. E questo..” sospirò forte per reprimere i singhiozzi “ è bellissimo, non ho mai visto papà amare tanto una donna, non rinuncerebbe mai a te e nessuno glielo chiederà mai. Siete così felici, lui è tanto cambiato e anche tu, in meglio ovviamente” disse con un leggero sorriso. “Poi chi lo sopporterebbe se stesse sempre a casa? Ti ricordi quando si è rotto il ginocchio? Abbiamo dovuto inscenare un finto omicidio per farlo divertire!” disse ricordando il giorno del compleanno di Rick e ridendo.

Rimani basita per un attimo, poi ti lasci andare ad una flebile risata e abbracci quella stupenda ragazza davanti a te che risponde velocemente al tuo gesto. State così per un po’, vi abbracciate senza dire nulla, vi date forza e vi sostenete a vicenda.

Poco dopo vi alzate e con un sorriso Alexis si dirige verso la porta della camera, ti fa un cenno con la mano e entra. Sorridendo pensi a quanto ti riesca a sorprendere ogni giorno sempre di più e capisci perché Rick sia tanto orgoglioso di lei.

A passi svelti ti dirigi verso il parcheggio dell’ospedale, sali in macchina e accendi il motore mettendo il riscaldamento al massimo, è novembre e ancora non ha nevicato ma è freddissimo. Aspetti che il clima nell’abitacolo sia più confortevole e velocemente guidi fino al tuo appartamento.

Angolo della scrittrice:
Grazie a tutti quelli che leggeranno anche questo capitolo e un grazie speciale a chi lo recensirà
!
Ci sarà una novità dal prossimo capitolo... ;)
A presto! :*
  
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