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Autore: fremmy    10/01/2014    0 recensioni
Nessun ricordo, nessun passato, il tempo è già stato. Chi sono, che sono, tutto mi è estraneo ormai. Fuoco, fiamme, il nulla accanto a me.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Respiro, respiro lentamente, ma con affanno. Non sento niente, dolore, suoni, non vedo nulla, solo buio. Respiro, sempre più velocemente, il dolore al petto diventa sempre più forte, fa male anche vivere. Inizio a sentire un dolore pulsante dentro la testa, fastidioso, insopportabile; il dolore mi provoca la nausea, mi fa stare male. Inizio ad avere la consapevolezza di possedere ancora un corpo, sento le mie braccia piegate in innaturali posizioni, forse sono rotte. Sento la presenza delle mie gambe, ma non posso muoverle, mi sento paralizzata, le sento pesanti e non riesco a capire il perché io non possa muoverle. Credo che sto iniziando a riprendere coscienza, dove mi trovo? Ancora tutto è scuro, dovrei aprire gli occhi, ma non sono sicura di volerlo fare, cosa troverò aprendoli. Il mio volto preme contro qualcosa di duro e tagliente, mi sarò sicuramente lacerata il viso perché lo sento bagnato di un caldo liquido puzzolente. Credo che sono sdraiata, anzi, ne sono sicura; perché sento tutto questo dolore? Cosa ci faccio a terra tutta dolorante? Cosa mi è successo? Dovrei aprire gli occhi, vedere dove mi trovo e in che condizioni sono, devo trovare il coraggio. Lentamente una fioca luce mi riporta alla realtà, il panorama è devastante, cosa ci faccio in un posto del genere. Non riesco a muovermi ma dal mio campo visivo scorgo macerie di ogni tipo, credo di trovarmi in una stanza, in un muro c'è un enorme buco da cui si vede chiaramente la strada, attorno a me mobili e pezzi di muro carbonizzati. Sono a terra dietro una grossa colonna crollata che mi ha schermato da questa presunta esplosione, ma io non ricordo nulla, sono viva per miracolo. Non so dove mi trovo, non so che stanza sia questa, potrebbe essere anche la mia casa ma non ricordo nulla. In alcuni punti il muro non è bruciato e si intravedono dei bei fiori dipinti sul muro, potrei essere stata io a dipingerli. La mia mente, la mia testa, mi sento così confusa, ma nella mia attuale confusione sento in lontananza un ronzio, forse un rumore, é pericoloso? Devo nascondermi? Ma alla fine anche se dovrei, non potrei perchè non posso muovermi. Il rumore diventa sempre più forte, è un suono, un suono modulare, credo che siano delle voci, sento dei passi, chiunque sia non posso difendermi, forse è la fine, almeno smetterò di soffrire. Delle mani mi toccano la schiena e in un sol colpo mi girano sulla schiena, il dolore è atroce, mi puntano contro delle torce, mi tastano il collo, mi toccano braccia e gambe, sono dei soccorritori, vedo muovere le loro labbra, forse mi staranno parlando ma io non sento niente, le mie orecchie fischiano. Chissà se loro sanno cosa è successo; mi tirano su, appoggiandomi su una barella rigida, sento tutte le ossa del mio corpo rompersi al contatto, finché poggiano una mascherina sul mio volto e un dolce sonno mi avvolge, portandomi via la lucidità e il persistente dolore.

Il sole era alto nel cielo, la mia pelle pizzicava al sole ma non mi dava fastidio, ero contenta di abbronzarmi dopo mesi di carnagione bianco latte. Il vento soffiava leggero, portando con sé la fresca brezza di giugno, i miei capelli ondeggiavano liberi come lenzuola stese al vento. Era tutto così perfetto, il grande lago davanti a me conferiva all'ambiente una sorta di aurea magica, sembrava un sogno, sembrava irreale, mi avvicinai alle sponde, i miei piedi nudi sull'erba producevano uno strano fruscio e i piccoli ciuffi solleticavano la mia pelle costringendomi ad accelerare il passo. << Aida!>> Cos'era? Mi voltai di scatto, una voce, in questo luogo incantato, qualcuno aveva urlato un nome, mi girai di scatto e vidi in lontananza una figura, una donna, che con un braccio alzato salutava nella mia direzione, mi rigirai per controllare se ci fosse qualcun'altro, ma ero sola, io e questa figura. Mi avvicinai lentamente, era una donna, aveva lunghi neri capelli ondulati, il volto diafano e uno strano abito bianco, mi fermai di colpo, non volevo andarle incontro, ma lei mi sorrise, salutandomi con più vigore. << Aida, ciao>>, chi era Aida, forse io? Non ricordo il mio nome, non so chi sia questa donna, non so perchè mi conosce e non so perchè mi chiama con questo nome. Cercai di parlare ma venni interrotta da una fortissima luce che invase tutta la scena; il lago, il cielo azzurro, il prato e la misteriosa signora vennero inghiottiti da quest' enorme luce, tutto era bianco con sottofondo dei singoli suoni ripetuti come un allarme; bip, bip, bip. Mi trovai con occhi spalancati in un luogo assolutamente diverso, ero in un letto, collegata a macchinari, con flebo attaccate alle braccia e uno strano tubicino che mi usciva dal naso, adesso collego qualcosa, sono in ospedale, prima di questa strana visione ero a terra e ferita, quei soccorritori mi avranno portata in ospedale. Il dolore persiste ma è più lieve rispetto ai miei ricordi, chissà quanto avrò dormito. La stanza era spoglia, le pareti di uno squallido azzurro con mobili bianchi, non c'è nessuno accanto a me, nessuno è venuto a trovarmi, nessuno è venuto a cercarmi, sono sola al mondo? La rosea luce entrava dalla grande finestra, era tardo pomeriggio, il mio stomaco brontolava per la fame, ma credo che qui non mi faranno mangiare cibi solidi in queste pessime condizioni, inoltre non ho nulla sul comodino, forse nessuno si aspettava che io mi svegliassi, forse non lo dovevo neanche fare. Qualcuno bussò alla porta entrando senza aspettare permessi o inviti, era un uomo, un medico, era molto alto con un grande camice con scritto in piccoli caratteri il suo nome, ma non riuscivo a vederlo con chiarezza, mi si avvicinò velocemente con uno sguardo di pura apprensione, cosa avrei dovuto fare o dire. << Finalmente si è svegliata, mi stavo iniziando a preoccupare>> avrei voluto rispondergli ma in quel momento mi ero dimenticata come si parlasse, aprivo la bocca e nessun suono usciva, solo aria, ci provai diverse volte, finche il mio volto non divenne una maschera di pura preoccupazione.<< Non preoccuparti cara, è normale che non riesci a parlare, ne hai passate parecchie, datti del tempo, vuoi dell'acqua?>> non riuscendo a esprimermi a parole dissi si con la testa e subito prese un bicchiere d'acqua da una mensola sopra la mia testa, mettendoci una cannuccia per facilitarmi il tutto. L'acqua, era come se non ne avessi mai bevuta prima, il liquido mi scese velocemente nella gola, rinfrescando ma pizzicando le pareti secche, mi sentivo meglio. << Io sono il dottor Schenser, sono un neurologo, ti trovi nell'ospedale Santa Marta, non vorrei allarmarti ma devo avvertirti che sei una mia paziente>> il mio sguardo si increspò << non sono riuscito a contattare parenti o amici, con te non avevi documenti, quindi non ho potuto chiamare nessuno, quindi parlerò direttamente con te>> non avevo documenti, non avevo nulla? Nessuno pronto ad assistermi, ma chi sono io? Quella non era casa mia, cosa ci facevo lì? Volevo delle risposte. << Hai avuto delle gravi lesioni al lobo temporale del telencefalo, danneggiando gravemente l'ippocampo, ovvero spiegato in parole povere, a causa dell'esplosione cui sei stata vittima hai perso la memoria, so che è difficile, ma io ti starò accanto, faremo un percorso per aiutarti, ci sono dei bravissimi neuropsichiatri che ti accompagneranno facendoti superare tutto, non sono sicuro se recupererai tutta la memoria, ma forse è qualcosa di temporaneo, ci sono stati dei casi di guarigione, e poi una volta che riuscirai a parlare tutto sarà più semplice>>. Giustificata dal fatto che non potrei parlare per il momento per cause debilitative, ma sono esattamente senza parole, sbigottita, lo guardai con occhi sgranati, possibile che sia successo a me? << tornerò domani pomeriggio per vedere come ti senti, di mattina faremo delle analisi di routine, anche perchè hai diverse ossa rotte e varie lesioni, e poi voglio presentarti un bravo medico, un mio amico, ora riposati, a domani!>>. Mi sorrise allegramente, girò sui tacchi e se ne andò lasciandomi sola nel silenzio della mia stanza. Non ho nulla da commentare, non ho nulla da dire, mi sento travolta da tutto, senza che io possa fermarmi o svoltare per rifugiarmi. Stesi sveglia qualche oretta, vennero degli infermieri a cambiarmi le flebo e a vedere come mi sentivo, ancora non riuscivo a parlare, quando capii che non mi avrebbero portato del cibo mi rassegnai e mi lasciai abbandonare al dolce richiamo del sonno, che in poco tempo mi catturò nelle sue dolci spire.
 

 NOTE: se la storia vi piace posso continuare :)
 

   
 
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