Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: ThePurpleWolf    10/01/2014    0 recensioni
Uno sguardo, un sorriso. Gli amici veri si capiscono con poco.
E se oltre l'amicizia ci fosse qualcosa di più?
Londra, epoca Vittoriana. In questo contesto si apre la storia di due ragazzi legati fin dalla nascita da un'amicizia speciale.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edgar Redmond, Lawrence Bluer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era arrivata la stagione delle foglie scarlatte e le giornate divenivano pian piano sempre più corte. Eppure i bambini il tempo per giocare lo trovavano sempre.

"Lawrence, quante volte devo dirtelo che lo sposo devi farlo tu?"

"Ma… sorellona… non voglio giocare ancora al matrimonio"

"Zitto e mettiti il papillon!"

Il piccolo Lawrence, ormai rassegnato, facendo un lungo sospiro annodò attorno al minuto collo un fiocco blu come i suoi profondi occhi nascosti dalle spesse lenti degli occhiali.

"Coraggio, Lawry! Stai qui e aspetta che arrivi la tua sposa". La sorella maggiore del piccolo era quella che dettava legge durante il gioco e pretendeva che tutto andasse come lei diceva. Nella loro fantasia, quella che era la soffitta polverosa della casa signorile della famiglia Bluer diveniva un'elegante chiesa perfetta per celebrare i matrimoni da sogno organizzati dalle tre sorelle maggiori di Lawrence.

"Madalyn! Deborah! Quanto manca?", strillò Isabel, la maggiore.

Da dietro un drappo di stoffa verde appesa a una trave in legno del soffitto, si udì in risposta la voce della secondogenita Deborah: "Abbiamo quasi finito, mancano solo i fiori!!".

Il povero bambino, vittima dei giochi delle sorelle, tentò un'ultima volta di scampare alla sorte che lo aspettava: "Non possiamo giocare a qualcos'altro? Ad esempio… a scacchi. Gli scacchi sono interessanti". In tutta risposta ricevette uno sguardo truce da parte di Isabel. Si sentì raggelare il sangue nelle vene e pensò che rimanere in silenzio fosse la soluzione migliore, in quel momento.

Si sentirono le risate giocose delle ragazzine dietro il telone, che in un attimo venne scostato per far mostra di chi interpretava la sposa.

"Non è bellissimo?", cantilenò Madalyn facendo largo a un grazioso fanciullo dai grandi occhi del colore delle foglie autunnali. Indossava una lunga veste bianca, presa probabilmente dal guardaroba di una delle sorelle di Lawrence, e tra i morbidi e sinuosi capelli biondi sbocciavano delle piccole rose rosse e bianche.

Lawrence si girò a guardare, a metà tra l'imbarazzo e lo sconcerto.

"C-come… come l'avete conciato?!"

Deborah si mise a saltellare fino ad arrivare vicino al fratellino. "Ora è una sposa perfetta! Possiamo iniziare la cerimonia!".

Il gioco iniziò. Isabel decise che la parte del sacerdote l'avrebbe svolta lei, era il ruolo che la divertiva di più.

"Siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio tra Lawrence… e Edgard", disse lei solenne, stando in piedi dietro un grosso baule impolverato.

Edgard si girò verso Lawrence sorridendo. "Non essere sempre così musone! Divertiti anche tu ogni tanto".

Lawrence arrossì timidamente, scostando lo sguardo. Non riusciva a spiegarsi cosa ci trovasse di divertente in quel gioco da ragazzine.

Deborah e Madalyn, nei ruoli delle madri degli sposi, fingevano di piangere commosse alle loro spalle. 

"Vuoi tu, Lawrence Bluer prendere il qui presente Edgar Redmond come  tua legittima sposa?"

Lawrence indugiò. Dopo qualche istante di silenzio, Madalyn allungò rapidamente un braccio per colpire il fratellino in testa. "S-sì, lo voglio".

Isabel proseguì con la cerimonia: "E vuoi tu, Edgar Redmond, prendere il qui presente Lawrence Bluer come tuo legittimo sposo?".

Allegramente, Edgar esclamò: "Sì, lo voglio!".

"Io vi dichiaro marito e moglie - proclamò la maggiore - puoi baciare la sposa".

Il fratello arrossì di colpo. Baciare??

Prima che potesse dire qualcosa, Edgar si allungò in punta dei piedi per raggiungere la sua guancia, ora paonazza, dove stampò un dolce bacio affettuoso. Sotto gli applausi delle sorelle, Lawrence si sistemò gli occhiali e sbigottito si voltò a guardarlo. Vederlo così euforico lo fece sentire in imbarazzo e abbassando lo sguardo domandò: "Perché anche il bacio?".

"Perché non c'è matrimonio senza", rispose sentenziosa Madalyn.

Il visetto gioioso di Edgar s'illuminò degli ultimi raggi del sole pomeridiano che filtravano dalla piccola finestrella. Il piccolo dai capelli corvini lanciò uno sguardo all'amico, di poco più basso di lui: era il ritratto della grazia, così delicato e illuminato da quel sorriso ingenuo. I suoi occhi brillarono: "E poi un bacio mette sempre il buon umore".

Il piccolo si toccò il petto. Sentì un calore all'altezza dello stomaco e improvvisamente si sentì sereno. Abbozzò un sorriso, nascosto dietro i capelli tagliati pari pari.

"Stai sorridendo, Lawrence!"

"N-no… Io non…"

Dalle scale in legno si sentì in lontananza la voce di Josienne: "Edgar! E' ora di tornare a casa".

I bambini si precipitarono al piano di sotto, dove nella sala del the si trovavano Josienne e Beatrice. Edgar corse incontro alla mamma, dicendole: "Oggi abbiamo di nuovo giocato al matrimonio!".

"Ancora?", domandò ridendo Josienne, per poi lanciare uno sguardo incuriosito verso Lawrence. Arrossendo, il piccolo rimasto a qualche passo di distanza abbassò la testa senza dire niente.

"Un giorno ti capiterà di sposare una splendida fanciulla, Edgar" assicurò Beatrice accarezzandogli i capelli.

"Una fanciulla? - sbuffò Edgar - Io voglio solo Lawrence".

Le amiche si guardarono e risero. "Vi volete davvero molto bene, eh?".

"Sì", ammise Edgar sorridendo bonariamente.

Arrivò il moneto per gli amici di congedarsi. Il piccolo dai capelli dorati si avvicinò a Beatrice abbracciandole le gambe: "Arrivederci, zia Beatrice!".

"Ciao, Edgar! Torna quando vuoi".

Lawrence si fece timidamente avanti, accostandosi alla gonna della mamma. "Arrivederci".

Prima di allontanarsi, Edgar gli prese la mano e disse: "Anche domani voglio vederti sorridere così".

Mentre il sole calava, le figure di Edgar e Josienne si stagliavano all'orizzonte, allontanandosi lentamente verso la loro dimora. Lawrence rimase a guardarli fino a quando non furono talmente lontani da non riuscire a distinguerne le sagome, poi rientrò in casa. Gli sembrava quasi impossibile che l'amico, con un semplice bacio, fosse riuscito a far sorridere un bambino serio come lui.

  
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