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Autore: _JESTY_    11/01/2014    1 recensioni
Era una giornata di sole ed un gatto riposava sopra un vecchio muro di mattoni rossi....
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata di sole ed un gatto riposava sopra un vecchio muro di mattoni rossi, in uno di quei vecchi quartieri della periferia di Kyoto.
Conoscevo bene quel gatto: era del mio vicino di casa e spesso lo incontravo lungo la mia strada.
Non era il tipico gatto domestico, li piaceva gironzolare per il quartiere, in solitudine, per conto suo. Il padrone, Shin, era un ragazzo giovane, magro e molto alto, con i capelli scuri. Ricordo che aveva degli occhi veramente particolari, uno era marrone mentre l'altro era azzurro e rendevano il suo sguardo quasi malinconico eppure estremamente magnetico.
Per questo motivo quando la mia coinquilina Yoko uscì con lui, a un vero appuntamento, non ne rimasi molto sorpresa.
Yoko era una ragazza veramente dolce e simpatica, infatti non capivo come mai non uscisse con amici o altre persone, rimaneva sempre chiusa in casa a studiare; certo le mancava poco per finire l'università, ma un pò di svago ogni tanto serve!
Non era per niente brutta, anzi, aveva due penetranti occhi neri, un bel visino tondo incorniciato da lunghi capelli neri drittissimi.
Adoravo stare con lei, spesso quando era triste ci sedevamo sul divano e io l'ascoltavo mentre si svuotava e si liberava dei suoi problemi e delle sue preoccupazioni, mentre io cercavo di consolarla come meglio potevo, e quasi sempre ci riuscivo.
Ma in quella giornata di sole di agosto qualcosa successe, e tutt’ora me ne ricordo.
Ma prima facciamo un salto indietro nel tempo, quando quei due si conobbero.
 
Io e Yoko ci eravamo trasferite in quel quartiere già da un’anno; la nostra casa era una bella villetta bifamiliare, la padrona ci aveva sistemate nella porzione più interna.
Un giorno di Gennaio, di quelli freddi, umidi e piovosi, Shin si trasferì nella porzione di casa che dava sulla strada.
Quando venne a presentarsi Yoko era ancora a letto, poiché avrebbe avuto lezione solo che nel pomeriggio, mentre io non c’ero.
Dopo svariate suonate di campanello finalmente si svegliò e, come in seguito mi raccontò, quando aprì la porta, ancora insonnolita, rimase folgorata dalla sua altezza, ma ancor di più dal suo viso rude che però era contrastato da due occhi malinconici di due colori diversi.
I suoi modi erano gentili ed educati e quando lo conobbi mi fu immediatamente simpatico, contrariamente al suo gatto.
Come dissi all’inizio i due cominciarono a frequentarsi, e io ne vidi gli effetti benefici sul viso di Yoko, finalmente gioioso.
Le settimane passavano veloci, ogni giorno la vedevo indaffarata tra scuola, lavoro e Shin, ma non sembrava mai stanca, anzi la vedevo felice per quello che faceva e io ero contenta per lei: finalmente aveva trovato il suo mondo, o almeno credevo.
Di punto in bianco, in un giorno di maggio li sentii litigare, cosa che fino ad allora non mi sembrava fosse mai successa.
Non capii bene il motivo della discussione, anche perché non erano fatti miei, ricordo però che lei ripetè spesso un nome: Sachiko.
Ricordo di essermi chiesta chi potesse essere questa donna e che aveva a che fare con Shin.
Fatto sta che nei mesi che seguirono più quei due si allontanavano, più Yoko tornava triste come un tempo.
Anche se ero triste per lei, non potevo fare a meno di essere felice, perché ora avevo trovato l’amore.
Ero felice, si, ma ci sarei sempre stata per Yoko, io ero sua amica e confidente personale.
Un giorno di giugno Shin se ne andò, portando via poche indispensabili cose, il resto era rimasto nella casa, come ci disse la proprietaria.
Aveva lasciato persino il gatto. Yoko decise di prendersi cura anche di lui.
 
Verso fine giugno finì l’università e si laureò con il massimo dei voto, quasi immediatamente venne assunta in una multinazionale tra le più importanti in Giappone e nel mondo.
Anche se era estate avrebbe dovuto lavorare duramente, ma un giorno in ufficio si sentì male e dovettero addirittura trasportarla all’ospedale.
Non avendo avuto notizie di quello che le era successo cominciai a preoccuparmi, perché erano 2 giorni che non tornava a casa.
In un giorno soleggiato di agosto, quando Yoko stava tornando dall’ospedale, successe l’impensabile.
Me ne stavo sulla terrazza a scaldarmi sotto il sole, quando dall’altra parte della strada la vidi, bella come sempre.
Scesi e le corsi incontro per salutarla, ma non mi accorsi dell’auto che stava arrivando.
Quando riaprii gli occhi vidi il dolce visino di Yoko in lacrime.
«Come farò? Come farò a crescere un bambino da sola se tu non sei con me? Tu almeno mi avresti aiutata, vero Luna?»
“Un bambino? Yoko è incinta?” fu il mio pensiero immediato.
avrei voluto dirle che ero contenta per lei, e che sarebbe stata un’ottima madre, ma sarebbe stato inutile visto che gli umani non comprendono il linguaggio dei gatti.
Provai a sollevarmi, ma le zampe erano intorpidite e non riuscivo a muovere neppure la coda.
Poi vidi LUI, il gatto di Shin, che con passo felpato si era avvicinato e che per la prima volta mi degnava di parola:«Non preoccuparti Luna, per tutto questo tempo ti ho osservata, e credo che tu sia adatta al compito»
“Che diavolo sta dicendo? Che compito?”
Probabilmente capì ciò che pensavo perché mi disse «Capirai presto, e non preoccuparti perché mi prenderò io cura di Yoko».
 
L’ultima cosa che vidi da gatta fu il viso in lacrime della mia amica Yoko, e la prima cosa che vidi da umana fu sempre il suo viso: il volto gioioso di mia madre.
   
 
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