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Autore: Hipys    11/01/2014    1 recensioni
''Amburgo è una città troppo piccola per i miei sogni, i miei desideri.. Dicono che la famiglia ti sarà sempre accanto e che ti supporterà per tutta la vita, perchè io non posso dire lo stesso?'' Mia è una ragazza che vive tutto al massimo, i suoi genitori hanno programmato il suo futuro da ormai anni.. ma a lei piace questa situazione? Cosa accadrebbe se non ascoltasse i suoi genitori se infrangesse tutte le loro 'regole'? ...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                       Il colore dell'amore
Capitolo 3: 'Il primo giorno'

‘L’indomani.
Sono le 7.00 la sveglia suona. Io mi alzo di scatto, stranamente.
Mi preparo sono già le 7.30 è ora di andare..’
Mi ritrovo davanti all’enorme cancello dell’Istituto, noto una ragazza messa lateralmente vicino ad una macchina grigia sportiva. Quella ragazza mi incuriosiva tantissimo, stava ferma lì a guardare in cancello dell’entrata spaventata, quasi più spaventata di me. Lei mi nota e mi sorride io ricambio. Sento la campanella suonare e comincio a salire le scale, mi sento alle superiori, alle medie.. alle elementari. Mi sento una bambina che va a scuola per la prima volta. Mi dirigo verso la segreteria per chiedere in quale aula si svolgeva la mia lezione.
>> Scusi << dissi io quasi impacciata alla donna dietro lo sportellino della segreteria
>> Quale corso cerchi? << mi disse lei frettolosa
>> Parrucchiere << risposi io secca
>> Ah, aula numero quindici al terzo piano << finisce lei
Credo che il numero quindici mi stia perseguitando un tantino in quest’ultimo periodo. Ma dai, proviamo a prenderlo come un buon segno.
Arrivai al terzo piano prendendo le scale, scrutavo il numero delle aule impaziente di trovare la mia. Eccola, finalmente, aula numero quindici. Faccio un sospiro ed entro, l’aula non è per niente come l’immaginavo, niente lavagna, cattedra, banchi. Solo sedie. Mi diressi verso una sedia libera accanto ad una ragazza con i capelli neri dall’aria simpatica.
>> Ciao << disse lei confidenzialmente
>> Ciao << risposi io
>> Come ti chiami? Io sono Carin <<
>> Mia, mi chiamo Mia <<
La ragazza mi scruta dalla testa ai piedi, cosa che odiavo.
>> Quanti anni hai? << cerca di continuare ad attirare l’attenzione verso di me
>> Diciotto, tu? << domandai io
>> Tra poche settimane anch’io faccio diciotto anni, non vedo l’ora. Ho sempre sognato i miei diciotto anni << sorrise
Io mi limitai a ricambiare il sorriso dopo che nell’aula entrò un uomo che poteva avere massimo una trentina d’anni, capelli crespi e neri.
>> Benvenuti. Io sono il vostro professore, mi chiamo Emanuel. Non preoccupatevi per la stanza poco attrezzata nel pomeriggio arriveranno tutte le strutture che ci serviranno per lavorare <<
>> Come mai non ci sono? << chiese un ragazzo seduto dietro di me
>> Mmhh, ricordami il tuo nome? << disse il professore indicando con la matita il biondino dietro di me
>> Ralf signore <<
>> Ecco Ralf, bella domanda. Comunque è il primo giorno pensi che vi avrei messo a lavare teste di bambole oggi? <<
Tutta la classe ride.
>> No signore << conclude Ralf evidentemente vergognato.
La giornata continua bene, ho parlato con un secco di ragazzi e ragazze e mi sono anche fatta notare dal professore. Per oggi abbiamo usato la giornata per conoscerci e per vedere il programma che dovremmo fare in questi cinque mesi di studio.
>> Bene ragazzi, per oggi è tutto. Ci vediamo domani <<
Tutti cominciano ad uscire dall’aula.
Sto per tornare a casa quando vado a controllare il telefono che stava scoppiando. Dieci messaggi e otto chiamate persone.
‘ Devi assolutamente raccontarmi tutto, sono in ansia ’ –Debby
‘ Che succede? Che ti dicono? Hai fatto amicizia? Ti stai annoiando? Ti stai divertendo? ’ –Debby
‘ Ehi Mia non preoccuparti andrà tutto bene, buona fortuna ’ –Dorothy
‘ Stai tranquilla andrà tutto bene, fammi sapere mi raccomando ’ -Alexio
‘ Wooo sono le 8.40 di sicuro sarai la dentro ’ –Stefan
‘ Sono le 9.30 sarai ancora la dentro ’ –Stefan
‘ Okay sono ancora le 10.03 e sarai ancora la dentro ’ –Stefan
‘ Tra pochi minuti dovresti uscire, che è successo? Raccontami tutto. TUTTO ’ –Stefan
‘ Chiamami ’ –Debby
‘ Oddio sto impazzendo, com’è andata? ’ –Debby

Io sorrido nel vedere i messaggi e chiamo i ragazzi e gli racconto tutto.
Sono le 13.20 meglio che mi affretti ad andare in rosticceria per prendere qualcosa da mangiare, mi secco oggi a cucinare.
 
 
 
MILANO, ITALIA.
GABRIEL’S POV
>> Non sappiamo più che pesci prendere con suo figlio << disse quella stronza della preside a mia madre che mi guardava con aria severa
>> Le giuro, tutto questo non continuerà ancora per molto..’ disse mia madre.
Pff come se bastassero le sue misere parole per farmi cambiare.
Io sono così, nessuno può cambiarmi.
>> Signora, questa è la terza volta che suo figlio pesta uno studente o che lo minaccia. Se non riesce lei potremmo.. <<
Potremmo cosa brutta befana? Ho quasi vent’anni non parlare di me come se fossi un quindicenne disagiato.
Uscimmo per l’ennesima volta dall’ufficio della preside, solita routine, solito rimprovero, solito ricatto. Già sono preparato.
Durante il tragitto in macchina, come sempre mia madre mi fa la solita e noiosa ramanzina
>> Gabriel ti rendi conto di quello che fai? Ti rendi conto che pestare o maltrattare compagni non è.. <<
Mi secco anche ad ascoltarla, ma adesso continua.. e continuerà anche a casa, e comincerà anche mio padre. Che palle.
Per tutto il viaggio in auto lei si sgolava parlando da sola dato che non veniva ascoltata.
Scendo dalla macchina frettoloso e corro verso la porta di casa. Entro in casa e scappo su in camera mia. Mi buttai sul letto e accesi le cuffie, solita musica metallara, solita canzone.
Sento dei passi, stanno salendo. Mio padre entra senza manco bussare accompagnato da mia madre, chi l’avrebbe mai detto? Solita scena.
>> Gabriel BASTA <<
Sgranai gli occhi
>> Abbiamo chiamato lo zio.. << disse mia madre
>> Zio? << dissi io cercando di capire
>> Si, zio. Ti avevamo avvisato Gabriel che alla prossima bravata che commettevi ti avremmo spedito in Germania a vivere con mio fratello, tuo zio Aron << spiegò mio padre
Io scoppiai in una risata fragorosa >> Ho quasi vent’anni, sono maggiorenne e voi cercate di spaventarmi con queste cazzate? << continuai a ridere io
>> Non ti definire grande, sei ancora un moccioso che fa cose dei bambini della materna, Gabriel << disse mia madre
>> Io non andrò mai in Germania, odio Amburgo, odio i tedeschi << finì io
>> Mi dispiace figliolo, le abbiamo provate tutte. Ma tu non.. << disse mio padre
>> Abbiamo appena prenotato i biglietti aerei telefonicamente, giovedì partirai <<
Giovedì? Dopodomani? Ma anche no.
>> Smettetela con queste minchiate << dico io dopo che mi butto sul letto e li caccio via dalla mia stanza.
Mi addormentai al mio risveglio erano già le 20.00 controllai il telefono e trovai un messaggio di Federica
‘ Stronzo sono le 17.00 ti sto ancora aspettando, grazie per la bidonata colossale. Ciao. ’
Cazzo, l’avevo scordato, cerco di spiegarle
‘ Scusa, mi ero addormentato ’ le mandai io
‘ E si vede che grande interesse avevi di vedermi, wow grande ’ rispose subito lei
‘ Dove sei? ’ chiesi io
‘ A casa.. Credevi che ti avrei aspettato ancora fino alle otto? ’
‘ No. Usciamo? ’ proposi io
‘ No ’ disse lei
‘ Perché? ’ domandai
‘ Perché mi secco, dovevamo vederci oggi Gabriel ’
‘ I miei hanno rotto e mi sono addormentato nervoso ’
‘ Non me ne fotte, ciao ’
Non le rispondo più, è così acida. Non so perché sto ancora con lei, non la amo e sinceramente credo di non averla mai amata. Ma non posso restare single, no. Vabbè tanto lei è così troia che non gliene fotte, non credo che mi ami.
I miei amici dicono che siamo la coppia più bella di tutte, io manco coppia definisco la mia relazione con lei. Ora che ci penso io non credo di essere mai stato innamorato, credo che l’amore sia per le persone deboli, e io non sono debole.
Scendo giù e mi faccio un panino.
Trovo mio padre in cucina, volevo evitarlo ma..
>> Gabriel, figliolo. Non volevo che finisse così <<
>> Non me ne frega, dovrò andare ad Amburgo ma vedrai che accadrà. Zio Aron non riuscirà a sopportarmi e mi rimanderà subito a casa, insomma, non riuscite a sopportarmi voi che siete i miei genitori.. <<
>> Gabriel, devi capire il tuo errore, io e mamma siamo sicuri che stando un paio di mesi ad Amburgo ti cambierà, sai?lo zio ha di recente aperto un Istituto, potresti dargli una mano.. <<
>> Farò solo casini già lo so <<
>> Gabriel ti prego, provaci <<
 
 
GERMANIA, AMBURGO.
MIA’S POV
Sono le 22.55 tra poco vado a letto, è stata una bella giornata.
Punto la sveglia alle 6.30 per domani, scelgo i vestiti da indossare e poi mi corico.
Arriva una chiamata, vedo che è Stefan e rispondo subito
‘ Ehi Steffo ’ dissi io
‘ Mia che stai facendo? ‘
‘ Sono nel letto, tra poco credo di addormentarmi ’
‘ Oddio ti ho svegliato? ’
‘ No ’ rido ‘Sciocco stai tranquillo, sono ancora sveglia’
‘ Ahh menomale ’
‘ Tu piuttosto perché hai chiamato? Qualcosa da dirmi? ’
‘ Niente, volevo darti la buonanotte. Allora buonanotte ’
Rido ‘ Buonanotte ‘
Chiusa la telefonata piacevole con Stefano mi addormentai subito.
 
STEFAN’S POV
Chiusi il telefono e lo portai al cuore. Non so cosa mi stia succedendo ma in questo periodo mi basta solo nominare il nome di Mia per cominciare a tremare come un deficiente, io le voglio un mondo di bene. La conosco da una vita, credo sia per questo..
 
MIA’S POV
La sveglia suona, sono esattamente le 6.30 mi preparo e alle 7.30 sono sveglia, mi sa che è un tantino presto.
Mi avvio verso l’istituto.
Arrivai alle 7.50 tra dieci minuti aprono il cancello, decido di passare prima a prendere un panino che avrei mangiato appena sarei uscita, alle 13.00 c’è sempre folla.
>> Buongiorno << dico io cercando di trovare qualcuno
>> Ciao << sbuca un ragazzo moro da sotto il bancone dei salumi
Io sorrisi
>> Ciao, potresti farmi un panino con il prosciutto e il formaggio? <<
>> Subito <<
Il ragazzo era tanto gentile, esco dal panificio e noto che sono le 7.59 corro verso il cancello che stava per essere aperto.
Entro in classe e noto che dall’ultimo banco Carin mi faceva cenno di avvicinarmi. Oh i banchi, ora si che è una classe normale.
Sopra i banchi ci sono delle teste di manichino e dei prodotti per capelli, credevo che prima avessimo fatto un po’ di teoria prima di passare alla pratica.
Entra il professore
>> Salve ragazzi <<
>> Salve << rispondono tutti in coro
>> Allora, non fatevi ingannare dagli oggetti posizionati sui vostri banchi. Prima dobbiamo fare un po’ di teoria << spiega lui indicando con la sua matita i banchi, credo sia un’abitudine.
>> Allora perché sono qua? << rispose Ralf.
Tutti scoppiamo in una grossa risata.
>> Ehi, ciao Ralf come stai? << disse in modo giocoso il professore
>> Bene. Lei? << continuò Ralf
Tutti ridevano
>> Bene grazie. Comunque ragazzi << cerca di ricomporre la classe >> Rispondo alla domanda del vostro compagno << disse mentre indicava Ralf con la matita, basta è ufficiale. E’ un vizio >> Oggi è la prima lezione e vi spiegherò come fare una semplice acconciatura, e vi farò vedere quali prodotti dovrete usare <<
La lezione era stata molto interessante. Salutai Carin e mi avviai verso casa, quando mi squillò il telefono: Era mia madre
>> Mamma? << dissi io
>> Dove sei? << chiese mia madre
Cominciai a sudare.
>> Fuori, perché? << domandai io
>> Niente cara, domani ti andrebbe di venire a pranzo a casa? << mi chiese lei
>> D’accordo mamma, domani vengo <<
Appena chiusi la telefonata con mia madre mi rattristai.
Andai a casa, aprì la borsa e mi ricordai del panino comprato stamattina, lo presi e lo mangiai. Pensavo e ripensavo ai miei genitori mi avranno invitata sicuramente per parlare della loro stupida idea, penso all’istituto e ai miei genitori che non sanno niente. Cosa accadrebbe se lo venissero a sapere? Mi domandai tra me e me.
Controllo l’orologio, sono le 15.30 come vola il tempo in questi giorni…
 
 
Spazio autore:
Salve a tutti, ecco il terzo capitolo spero davvero che vi piaccia.
Vi invito ancora una volta a lasciare qualche recensione, sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate..
Aggiorno presto.

 
  
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