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Autore: 365feelings    11/01/2014    2 recensioni
Raccolta di vario genere e vari personaggi da The last Airbender a The legend of Korra, qualche headcanon e una notevole dose di malinconia.
10. È solo una bambina. Sei disposto ad andare fino in fondo? (Zaheer; SPOILER 3x13)
[Avatar Weekly Fest - p0rn fest - prompt di kuruccha]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Aang, Amon, Korra, Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Suki/Sokka
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: kuma_cla
Personaggi: Korra, Tonraq, Naga
Rating: verde
Genere: avventura (?)
Avvertimenti: flash fic, slice of life, head canon
Note: non ho mai partecipato a una caccia alle foche leone e non ho mai avuto modo di trovarmi su una lastra di ghiaccio, tuttavia in Balto accade una cosa simile e sì, lo so, è un cartone, ma sembra piuttosto realistico.
Dopo aver letto la storia di Tera per l’ottavo turno dell’Avatar Weekly Fest ho deciso di correggere il tiro, perché la sua è una commedia, mentre la mia era una cosa tristissima e deprimente. Quindi ho deciso di far affogare Naga, che tra tutte le cose tristi che avevo scritto beh, era la meno triste.




 
04.
Il giorno più spaventoso
 
 
Korra ha fatto meno rumore possibile, eppure lei e suo padre non sono neanche a venti metri dalle foche leone che queste, con un colpo di pinna, scompaiono nell’acqua.
La bambina fissa il punto in cui si trovavano con disappunto (tutta quella fatica per niente) e un po’ di tristezza (che avesse fatto qualcosa di sbagliato?); Tonraq lo nota e cerca di rincuorarla, ci saranno tantissime altre occasioni.
Poi lo sentono anche loro, quello che evidentemente le foche leone hanno avvertito in anticipo: alle loro spalle, a una decina di metri, il ghiaccio si rompe con un sibilo sordo.
Non ci sarebbe nulla di strano, lì accadono sempre cose simili ed è per questo che è pericoloso allontanarsi dal villaggio; anche il cacciatore più esperto non può dirsi mai sicuro di ciò che calpesta sotto la neve.
Ma Korra si accorge subito che qualcosa non va: per un istante, nell’aria fredda e silenziosa del Polo Sud, riecheggia il guaito spaventato di un cucciolo e poi più nulla. Il pensiero corre a Naga, a cui aveva promesso di accompagnarla alla caccia, ma che poi aveva dovuto lasciare a casa perché secondo suo padre era troppo pericoloso per lei.
Tonraq sembra avere lo stesso pensiero della figlia e cerca di fermarla, prima che faccia qualche pazzia, ma la mano inguantata afferra il nulla, perché Korra si è già messa a correre, dimentica di tutti gli insegnamenti.
È faticoso muoversi velocemente con tutti quei vestiti che sua madre le ha fatto indossare e non ha percorso neanche cinque metri che è sudata e ansimante, il ghiaccio che scricchiola pericolosamente sotto i suoi stivali, ma non si ferma. Ha davanti gli occhi l’immagine di un palla di pelo bianco che li segue a debita distanza: lei se n’era accorta e sotto la sciarpa aveva sorriso — perché l’occhio allenato di suo padre non lo aveva notato e tra sé e sé aveva perfino commentato che Naga non era addestrata, ma era comunque più brava di tanti altri cani. All’inizio, ogni tanto, si era girata a controllare che il suo cucciolo di polar bear dog ci fosse ancora (perché contro ogni previsione, a dispetto del chiasso che faceva al villaggio, era incredibilmente silenziosa lì tra la neve), poi, più si avvicinavano alle foche leone, se ne è dimenticata.
E ora, dal buco nel ghiaccio riesce a vedere un muso bianco che spunta, delle zampe dello stesso colore che annaspano per restare a galla.
Ha gli occhi che le pizzicano e inizia a gridare Naga a gran voce, sperando che questo le faccia capire che sta arrivando: il cucciolo guaisce più forte per qualche secondo, poi non si sentono più rumori.
Quando la raggiunge, un sottile strato di ghiaccio ha già iniziato a riformarsi, richiudendo la spaccatura: Korra chiama suo padre, piangendo.
Tonraq la raggiunge per un’altra strada, attento a non ripercorre il sentiero di sua figlia per non aggravare la situazione; sottili crepe si sono formate laddove la bambina è passata e altre se ne formeranno quando inizierà a rompere il ghiaccio con il giavellotto. Non c’è dubbio che la lastra su cui si trovano collasserà.
«Allontanati» le dice «Raggiungi quel cumulo di neve».
«No, io resto qui. Naga!»
Ma l’uomo le ripete l’ordine, perentorio e Korra non può far altro che ubbidire al padre e allontanarsi — ha già combinato abbastanza guai.
Neanche cinque minuti dopo (i cinque minuti più lunghi e terribili della sua vita), Naga riemerge dall’acqua e subito Tonraq si allontana dalla zona, mentre sinistri scricchiolii li levano alle sue spalle, anticipando il ghiaccio che si rompe un’altra volta.
«Via, via, via di qui» le grida e questa volta gli dà subito retta.
Quando suo padre la raggiunge, un braccio zuppo e il cucciolo mezzo annegato in mano, Korra lo abbraccia, sussurrando una cosa che suona come un «Ho avuto tanta paura». L’uomo sospira e pensa che ci sarà il pomeriggio per sgridarla e farle capire quanto è stato grave il suo comportamento irresponsabile (anche se un po’ crede l’abbia capito da sola); per il momento la stringe a sé e le porge Naga. Forse, regalarle un polar bear dog non è stata l’idea più geniale che gli sia venuta, non tanto per sua figlia, quanto per l’animale e tutto ciò che dovrà passare con la padroncina scalmanata che si ritrova.
Ma quando il cucciolo fiuta Korra, cerca subito la sua guancia per una leccata umida che porta via le lacrime.
«Dai, torniamo a casa, la caccia per oggi è finita».
Senza protestare, la bambina segue suo padre e non ha la minima intenzione di lasciar andare Naga.
«Ti bagnerai tutta e ti stancherai».
«Non importa» risponde «È il minimo che mi merito».
 
Accanto il fuoco, la sera, Korra tiene ancora in braccio Naga, ormai completamente asciutta e per nulla traumatizzata dall’avventura. Sua madre e suo padre le hanno fatto una bella ramanzina, decidendo che per un po’ non ci sarà nessuna caccia alle foche leone per lei.
Le emozioni della giornata hanno però la meglio e non ha nemmeno la forza di dispiacersi per la punizione; sarà per questo, forse, che è stata così buona e silenziosa mentre la sgridavano — ma non troppo, in effetti, perché sembra davvero che abbia imparato la lezione e sia dispiaciuta.
Non sono neanche le otto, ma il calore del fuoco e la stanchezza la fanno appisolare subito dopo cena, con Naga stretta al petto.
«È stato il giorno più spaventoso» bisbiglia a sé stessa o forse al cucciolo prima di addormentarsi.
   
 
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