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Autore: Explore_Dream    11/01/2014    1 recensioni
Daisy presa dall'emozione, cominciò a urlare: "Becky, Becky dove sei? Aiutami! Voglio uscire da questo incubo voglio tornare da te!" La voce rispose con tali parole: " Daisy io conosco il modo per farti uscire e tornare da me ma per farlo dovrai ascoltarmi e fare tutto quello che ti dirò. Sei pronta a fare qualunque cosa possa chiederti?".
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Perdendoci nell'immaginazione...
Daisy Turner era un'adolescente di 16 anni che abitava a Bossier City negli Stati Uniti d'America. Viveva in una piccola casa in periferia poiché sua madre era rimasta sola dopo che il marito l'aveva abbandonata.
Una mattina Daisy si svegliò per recarsi a scuola come di consueto, fece colazione, si vestì e come sempre sua madre la accompagnò con la piccola macchina un po' scassata che potevano permettersi. Daisy salutò la madre ed entrò a scuola, ad accoglierla c'era la sua migliore amica dall'infanzia, Becky, che esclamò, vedendola: “Hei Daisy, come stai?”. Daisy rispose: “Bene, mia madre forse riuscirà ad avere un lavoro fisso e potremmo permetterci una casa migliore e una vita migliore...”. Il volto di Becky si fece ancora più felice, “Allora per festeggiare potresti venire da me dopo scuola e restare a dormire, i miei sono fuori città”, disse. Daisy era su di giri: “Perfetto, allora ci troviamo fuori al cancello, a dopo!”. Le due si divisero poiché pur essendo amiche erano in classi diverse. Daisy passò tutta la mattinata a pensare a quello che avrebbero fatto insieme e a quanto si sarebbero divertite.
Alla fine della scuola le due si recarono insieme a casa di Becky, lei a differenza di Daisy abitava in una graziosa villetta in un quartiere molto carino della città. Daisy e Becky passarono un meraviglioso pomeriggio chiacchierando, scherzando e prima che se ne accorgessero si era fatta sera e andarono a dormire.
La mattina seguente le due erano pronte per andare a scuola, si caricarono gli zaini in spalla e presero il viottolo che da casa di Becky andava verso la scuola. Arrivate a destinazione Becky si fermò a parlare con una vecchia amica, mentre Daisy, essendo in ritardo, si affrettò per entrare e attraversò la strada che portava all'ingresso della scuola. A un certo punto si sentì un botto assordante e Becky si voltò di scatto, vide una ragazza a terra sdraiata e una macchina con il vetro in frantumi; strizzò gli occhi e guardò meglio, non voleva crederci ma la ragazza per terra era proprio la sua amica Daisy. Becky corse da lei, insieme a tutti gli alunni che si trovavano fuori dalla scuola, iniziò a urlare “Daisy, Daisy rispondi! Respira ancora, chiamate un'ambulanza presto!”. Becky entrò nell'ambulanza con Daisy e sentiva i medici che dicevano “Presto, dobbiamo arrivare in fretta all'ospedale è grave!”. Becky si sentì crollare il mondo addosso, che cosa avrebbe fatto se avesse perso Daisy, lei era tutta la sua vita?
Arrivati in ospedale Daisy fu portata via di corsa e Becky vide entrare nell'ospedale una donna che gridava “Dov'è mia figlia, dov'è mia figlia?”, era la Signora Turner, la madre di Daisy, la quale appena vide Becky si gettò tra le sue braccia. Entrambe non riuscivano a trattenere le lacrime, rimasero ad aspettare per un bel po', un'attesa che sembrò per Becky la più  lunga della sua vita ma poi una dottoressa uscì dalla stanza dove era stata portata Daisy e, con un'espressione che a Becky non piaceva, annunciò: “Mi dispiace la ragazza ha preso un bel colpo e adesso è in coma, non sappiamo se ce la farà...”. In quel momento la signora Turner scoppiò in lacrime mentre Becky corse fuori dall'ospedale iniziando a urlare e prendere a pugni il muro pensando che non sarebbe potuta resistere senza di lei.
Passò un'ora e Daisy si risvegliò; al risveglio non si trovava più nella sua città ma in un letto soffice, talmente soffice che sembrava una nuvola. Si alzò dal letto e iniziò a esaminare intorno a sé, chiedendosi “Dove sono? Quello che vedo è reale?”. Ciò che vide era una stanza arredata molto bene e osservando meglio notò che il letto era veramente una nuvola, anzi tutto era una nuvola. Daisy si diresse verso l'unica porta  che c'era e prima di aprirla esitò ma poi prese coraggio, afferrò la maniglia, aprì la porta e davanti a sé vide che non c'era niente, si trovava esattamente su di una enorme nuvola e osservando di sotto si vedeva un vuoto immenso.
Non sapeva cosa fare,  quel che voleva di più era uscire da quell'incubo e tornare alla sua vita, alla sua mamma e alla sua Becky, che già le mancava un sacco.
Mentre pensava a una soluzione sentì una voce che chiamava “Daisy... Daisy...”; aveva paura di chi potesse essere, la voce continuava a ripetere il suo nome ma ascoltandola meglio capì che era senz'altro Becky, così, presa dall'emozione, cominciò a urlare: “Becky, Becky dove sei? Aiutami! Voglio uscire da questo incubo voglio tornare da te!”. La voce rispose con tali parole: “Daisy io conosco il modo per farti uscire e tornare da me ma per farlo dovrai ascoltarmi e fare tutto quello che ti dirò. Sei pronta a fare qualunque cosa possa chiederti?”. Daisy ci pensò un attimo e poi annuì: “Sì, sono pronta, mi fido di te e giuro di fare tutto quello che mi dirai.”.
Così la voce disse: “Molto bene, il primo passo da fare per uscire da qui è gettarti nel vuoto oltre la nuvola.”. A Daisy venne un brivido lungo la schiena, sarebbe sicuramente morta se si fosse gettata. Pensò e ripensò fino a che non decise di seguire quello che Becky le aveva detto così prese fiato e si buttò giù dalla nuvola. Daisy chiuse gli occhi, sentiva solo l'aria gelida sfiorarle il viso fino a che non cadde sopra a qualcosa, qualcosa che non sembrava il terreno. Con coraggio aprì gli occhi e si ritrovò sopra a un carro con della paglia, girò la testa e davanti a sé si parò uno strano omuncolo basso e grasso con una grande barba grigia e degli occhi piccoli e celesti. L'omuncolo iniziò a lamentarsi: “Tu che cosa pensi di fare sul mio carro? Io ho del lavoro importante da svolgere e ora via di qua subito!”. Daisy si affrettò ad alzarsi e scesa dal carro aggiunse: “Mi scusi, potrei farle una doman...” ma non fece in tempo a finire il discorso che già il carro era ripartito all'impazzata. Daisy si guardò intorno e non capiva cosa fare né dove andare, intorno a lei c'erano solo alberi. Poi alla sua destra vide un cartello con scritto "Villaggio di Craftol" e una grossa freccia che indicava un viale tra gli alberi. Daisy avrebbe giurato che prima non ci fosse stata ma aveva talmente tanta voglia di andarsene da quella foresta che non si fece troppe domande e prese la via. Dopo circa cinquanta minuti di cammino arrivò in un villaggio molto strano, le case non erano vere e proprie case ma c'erano enormi alberi che avevano finestre e porte. Affacciate alle finestre c'erano delle strane donne che tendevano i panni ma quei panni non erano normali, erano tutti piccoli come se della famiglia facessero parte solo bambini. Guardandosi intorno Daisy vide che la città era popolata da  uomini e donne piccoli come quello che aveva visto sul carro, tuttavia non capiva che cosa avrebbe dovuto fare. Mentre girovagava per le strade osservando lo strano villaggio la voce tornò: “Daisy per fare un altro passo verso l'uscita da questo incubo dovrai recarti al centro della foresta dove si trova un buco nero che tutti temono, tuttavia tu dovrai gettartici dentro”. Daisy cercò di pensare a come avrebbe fatto a trovare il centro della foresta ma si illuminò come se avesse trovato la soluzione. “Quei piccoli uomini... ma certo! Loro sapranno sicuramente dove si trova il buco nero!”. Si guardò intorno e scorse uno degli omuncoli seduto sopra a un tronco tagliato, era abbastanza giovane e aveva dei capelli riccioli rossi e degli occhi verdi, era vestito in modo strano, come il resto della loro città, tuttavia sembrava perfetto per farle da guida. Daisy si avvicinò e disse: “Salve, mi chiamo Daisy, ho sedici anni e temo di essermi persa. Per tornare a casa dovrei raggiungere il buco nero che si trova al centro della foresta ma non so come arrivarci, non è che potresti aiutarmi?”. Il piccoletto si girò e disse: “Ma sei matta? Si vede proprio che non sei di qui, nessuno si avvicina mai a quel buco, è pericoloso!”. Daisy si rattristì e disse:  “Ti imploro, ho bisogno di arrivarci sei la mia unica speranza...”. Lui, vedendo il suo volto triste, rispose: “E va bene ti ci porterò. Vieni da questa parte, ho un carro qua dietro così faremo prima”. Daisy vide che il carro non era trainato da cavalli né da asini, bensì da un cervo.
Durante il viaggio il piccoletto non disse niente fu solo Daisy che ruppe il silenzio: “Senti, non mi hai detto come ti chiami.”. Il piccoletto fece un sospiro e rispose di chiamarsi Bronson. Daisy si aspettava una risposta più completa e quindi continuò: “Parlami un po' di te.”. Bronson, come se non avesse voglia di rispondere sbuffò e disse: “Provengo dal villaggio di Craftol e sono un giovane gnomo, il più giovane della mia famiglia.”. Dopo la risposta cadde di nuovo il silenzio, fino a che fu proprio Bronson a romperlo per annunciare che erano arrivati. Daisy fece un mezzo sorriso e disse: “Beh, allora grazie Bronson, è stato bello conoscerti.”. Lui non aggiunse parola, girò il carro e andò via. Daisy allora fece un respiro e si gettò nel buco nero e durante la caduta si sentì svenire.
Al risveglio non era finita, come le volte precedenti, in un mondo felice, questa volta intorno a lei vedeva solo nebbia e un terreno quasi deserto. Daisy si alzò un po' stordita e la voce le disse: “Daisy, sei quasi arrivata alla fine dell'incubo ma per fare un altro passo avanti questa volta non ti servirà solo il tuo coraggio ma dovrai avere anche altre qualità. Stavolta dovrai affrontare questa steppa dove incontrerai dei draghi che non ti tratteranno bene, dovrai saperli conquistare e se lo farai loro ti mostreranno come fare il passo avanti.”.
Daisy aveva paura, come avrebbe fatto a convincere dei draghi?
Mentre era immersa nei suoi pensieri sentì dei rumori strani provenire da lontano che si avvicinavano sempre di più, le bastò poco per capire che stava per incontrare i draghi.
All'improvviso le apparve davanti un enorme drago che la fissò con uno sguardo molto cattivo e prese a sputare fiamme. Daisy prese a correre più forte che poteva e mentre correva le apparve accanto Bronson e insieme si rifugiarono dentro a una piccola grotta. Entrambi ripresero fiato e poi Daisy guardò Bronson e disse: “Ma... ma tu cosa ci fai qui? Perché mi hai seguita?”. Bronson la guardò e disse: “Mi dispiaceva mandarti da sola perché sapevo che sarebbe stato pericoloso, così senza che tu mi vedessi ti ho seguito e ho deciso di aiutarti a tornare a casa”. Gli occhi di Daisy brillarono di felicità e lei non riuscì ad aggiungere parola, fu Bronson a farlo: “Allora che cosa dobbiamo fare?”. Daisy rispose che le era stato detto che per tornare a casa avrebbe dovuto conquistare i draghi così che loro potessero dirle come fare. Entrambi fecero silenzio riflettendo finché Bronson non disse: “Ho capito, i draghi sono creature pericolose ma se fai quello che ti dicono e dimostri loro di essere alla loro altezza  ti aiuteranno. Quindi dobbiamo solo riuscire a parlare con loro.”.
Questa risposta non piacque a Daisy, che aveva capito che per fare ciò sarebbe dovuta uscire di nuovo alla mercé di quei draghi, tuttavia sapeva anche che quella era l'unica cosa che potesse fare. Lei e Bronson uscirono dalla caverna in attesa che un drago si avvicinasse a loro e infatti all'improvviso un drago si poggiò a terra proprio dietro a loro facendo un enorme frastuono ed esclamando: “Allora non capite? Non vogliamo stranieri qui, tornatevene da dove siete venuti!”. Daisy fece un respiro e rispose: “Aspetti la prego, devo tornare a casa mia e voi sapete come posso fare ma non me lo direte finché non vi dimostrerò di essere degna del vostro aiuto per cui ditemi quello che devo fare e lo farò.”. Il drago rimase un po' stupito e aggiunse: “Molto bene, sei tenace vedo e questo mi sembra già un punto a tuo favore. Per dimostrarmi il tuo valore dovrai prendere la nostra fonte di vita e portarla al sicuro sul vulcano che si trova dietro di me. Senza questa fonte di vita noi draghi non saremo qui, essa non può bruciare ma se la getterai nel cratere sarà al sicuro poiché nessuno potrà mai toccarla.”.
Daisy fece un segno come per dire che ci stava e all'improvviso una palla lucente apparve accanto al drago, Daisy la prese e cautamente la infilò nella borsa di Bronson dicendo: “Non te ne pentirai.”.
Detto ciò Daisy e Bronson lasciarono il drago e si misero in cammino, dopo circa mezz'ora si ritrovarono davanti all'ingresso di un castello diroccato e cupo che fece tremare i due. Entrambi ebbero lo stesso pensiero, che cosa ci faceva un castello nel mezzo di una terra deserta? Per trovare delle risposte cercarono di osservare bene il castello e ben presto capirono che l'unico modo per continuare il viaggio era passare attraverso quel luogo.
I due entrarono nel castello e si trovarono di fronte a un grande ingresso deserto senza neanche un mobile; il castello sembrava avere un aspetto medievale, le mura erano di pietra e le porte in legno. Bronson e Daisy si avviarono verso una porta che si trovava sulla sinistra, pareva essere l'unica via d'uscita da quella stanza. Attraversata la porta si ritrovarono in un'altra stanza vuota solo che al centro si trovava un ceppo di legno con appoggiata sopra un'ascia e sembrava non esserci nessuna via di uscita.
Bronson e Daisy si lanciarono uno sguardo e poi entrambi sentirono la voce di Becky: “Per uscire da qui Daisy dovrai affrontare una dura prova, il tuo amico dovrà mettere la testa sul ceppo e tu dovrai tagliargliela, solo allora la porta che conduce all'uscita si aprirà.”. Bronson la guardò e disse: “Forza Daisy, sono pronto.”. Ma Daisy rispose: “No, no non posso farlo Bronson, tu non puoi morire per me.”. L'espressione dello gnomo si fece triste e disse: “Daisy, tu devi farlo per uscire da qui. C'era una leggenda su di te che mia madre mi raccontava da piccolo, sapevo che prima o poi saresti venuta; la leggenda diceva anche che mi sarei innamorato di te! E così è accaduto, non appena ti ho visto è stato amore a prima vista. È per questo che ti ho seguito e ho deciso di aiutarti.”. Daisy arrossì e aggiunse: “Oh Bronson io... n- non so che dire...”. Ma Bronson la zittì, si avvicinò al ceppo, prese l'ascia, la dette in mano a Daisy e pose la sua testa sul ceppo. Dal viso di Daisy cominciarono a scendere delle lacrime, fece un respiro profondo, alzò l'ascia e colpì con forza Bronson, la sua testa scivolò in terra. Daisy gettò l'ascia a terra piangendo e urlando “No, Bronson perdonami!”.
Poi alzò lo sguardo e vide la porta che l'avrebbe condotta all'uscita così si alzò in piedi, si asciugò le lacrime al vestito, prese la borsa di Bronson che conteneva la fonte di vita e si diresse verso la porta. Prima di uscire sussurrò: “Grazie di tutto Bronson, addio non ti dimenticherò mai.”. Poi uscì e fu investita da un fascio di luce accecante.
Daisy riuscì ad aprire gli occhi solo quando il fascio di luce si affievolì, allora poté vedere che davanti a sé c'era il vulcano nel quale avrebbe dovuto gettare la fonte di vita e ora restava solo una domanda, come avrebbe fatto ad arrampicarsi fin sopra al vulcano? Daisy aprì la borsa di Bronson per vedere se ci fosse qualcosa di utile e infatti nella tasca interna trovò un rampino che sicuramente l'avrebbe aiutata a salire sul vulcano. Così lanciò il rampino sulla parete rocciosa e con tutta la sua forza si tirò su e iniziò ad arrampicarsi su quella parete che gli faceva male alle ginocchia e alle mani. Arrivata in cima Daisy non si sentiva più le gambe, inoltre lì sopra faceva un gran caldo. La ragazza si affrettò e getto la fonte della vita nel cratere. Fatto ciò il vulcano eruttò con forza e Daisy cadde di sotto ma fortunatamente venne afferrata dal drago che la riportò a terra sana e salva. Il drago, colpito, disse: “Molto bene, ti sei dimostrata all'altezza del mio aiuto. Adesso sali in groppa e ti porterò  all'ultima tappa per uscire dall'incubo.”. Daisy salì sulla groppa e dopo circa venti minuti arrivarono davanti a un altro castello,  questa volta bello e allegro, scese dal drago e disse: “Ti ringrazio molto. Vorrei però sapere che cosa incontrerò questa volta.”. Il drago rispose: “Non sta a me dirtelo, entra e lo scoprirai.”. Daisy fece un cenno con la testa e si avviò alla porta del castello, questa volta all'entrata si ritrovò in una stanza bellissima arredata con colori molto vivaci. Si vide arrivare davanti una figura che era illuminata da una luce molto forte e sentì la voce che l'aveva condotta fin qua: “Daisy, finalmente sei arrivata da me!”. Sul volto di Daisy si disegnò un sorriso: “Becky, finalmente! Mi sei mancata così tanto!”. Ma la voce ribattè: “Mi dispiace Daisy ma io non sono Becky, io sono un oracolo. Non ho nome né sesso sono qui solo per aiutarti. E adesso per uscire dall'incubo devi fare una scelta: vuoi uscire dalla tua stessa immaginazione e tornare alla tua Becky oppure vuoi che Bronson torni in vita e restare qui? Io so che provi dei sentimenti per entrambi ma purtroppo devi fare questa scelta.”. Daisy non sapeva cosa fare e restò a pensare per un tempo che le sembrò un'eternità, Bronson e Becky erano davvero importanti per lei. Alla fine si decise: “Io voglio bene a Bronson ed è certo che provo dei sentimenti per lui ma Becky è troppo importante e poi io devo tornare alla mia vita per cui scelgo di tornare a casa.”. Detto ciò l'oracolo indicò a Daisy una porta, lei si fece coraggio avviandosi verso la porta, la aprì e prima di entrare chiuse gli occhi perché non sapeva cosa avrebbe visto. L'oracolo prima che se ne andasse la fermò:" Daisy aspetta. Voglio dirti che tu continuerai a vedere Bronson nel tuo mondo, solo che devi capire chi sia.”. Daisy allora domandò come fare a riconoscerlo e l'oracolo  le disse che lo avrebbe fatto non appena questi avrebbe parlato. Daisy non capì ma si voltò, chiuse gli occhi ed attraversò la porta.
Quando Daisy riaprì gli occhi era sdraiata sopra a un letto e vedeva tutto sfocato. Una dottoressa passò davanti alla stanza dove si trovava e vide che stava aprendo gli occhi, così si mise a urlare: “Presto, si sta risvegliando, presto!”. Subito la signora Turner corse al vetro della sala, vide la sua bambina che stava aprendo gli occhi e fu una sensazione bellissima. Dopo circa un mezz'ora la dottoressa uscì e disse alla Signora Turner: “Signora sua figlia sta bene e fra due giorni potrà tornare a casa. È incredibile, era in coma e si è risvegliata, è un miracolo!”. La signora Turner fece un urlo di gioia e chiese speranzosa se potesse vederla. La dottoressa acconsentì avvertendola che la figlia era ancora confusa.. La signora Turner corse dentro la stanza, si sedette accanto a lei e le prese la mano dicendo: “Tesoro, Daisy, come ti senti?”. Daisy per un momento si sentì spaesata, non capiva cosa fosse successo, e rispose: “Mamma, mi fa un po' male la testa. Ma dov'è Bronson?”. La Signora rimase sconvolta:  “Tesoro ma chi è Bronson?”. Udite queste parole Daisy si ricordò ciò che era successo e pensò: ho capito, nell'incidente sono andata in coma e mi sono persa nella mia immaginazione proprio come ha detto l'oracolo. Quindi era tutta immaginazione e Bronson non è mai esistito. La signora Turner ruppe il silenzio dicendo: “Adesso ti lascio riposare, vado ad avvertire Becky che stai bene, sai è disperata.”. A Daisy sorse un sorriso sulle labbra, le era mancata così tanto. Uscita dalla stanza la signora Turner vide Becky che stava arrivando con le lacrime agli occhi, così le corse incontro e l'abbracciò dicendo: “Sta bene, è viva ed è un miracolo!”. Becky la abbracciò ancora più forte, si asciugò le lacrime e disse di volere vedere l'amica. La signora allora le fece cenno di andare e lei si avviò verso la porta, la aprì ed entrò.
Appena entrata gli occhi di Daisy brillarono, Becky corse verso di lei e l'abbracciò più forte che potesse dicendole: “Credevo di perderti per sempre, io non sono niente senza te!”. Daisy non disse niente e continuò ad abbracciarla.
Due giorni passarono abbastanza in fretta e prima che se ne accorgesse Daisy stava uscendo dall'ospedale, subito si diresse a casa sua per rivedere la sua camera che le era mancata tantissimo e per ricominciare la sua vita. Dopo altri cinque giorni Daisy poté tornare a scuola. Il primo giorno era emozionatissima e mentre camminava nel viottolo per andare a scuola si scontrò con un ragazzo. Era un ragazzo alto con gli occhi verdi e i capelli biondi il quale subito si scusò: “Scusami non ti avevo visto spero tu stia bene.”. Daisy lo guardò negli occhi e rispose: “No, non ti preoccupare sto bene, sono sempre stata un po' maldestra.”. Il ragazzo sorrise ed esclamò: “Non ci siamo già visti prima? Mi sembra di conoscerti.”. A quelle parole Daisy si mise a pensare a quello che le aveva detto l'oracolo: capirai che è Bronson quando parlerà. Ma certo, doveva essere per forza lui, se lo sentiva nel cuore  e così gridò: “Bronson!”. Il ragazzo rimase sorpreso e disse: “Bronson? Io non mi chiamo Bronson, il mio nome è Jason. Tu sei?”. Daisy, felice, rispose di chiamarsi di Daisy. Il ragazzo allora le domandò: “Ti posso accompagnare? E magari dopo scuola usciamo a fare un giro, se ti va.”. Daisy fece segno di sì e insieme si avviarono verso scuola.
All'uscita da scuola Becky andò da Daisy e le chiese se le andasse di andare a casa sua per guardare un film ma la ragazza rispose che aveva già preso l'impegno di uscire con un ragazzo e che, nel caso, avrebbe chiamato l'amica più tardi. Detto questo corse via e quando Becky vide verso quale ragazzo stava correndo, presa dalla curiosità, li seguì di nascosto. I due passarono un bel pomeriggio, mangiarono un gelato, fecero spese e poi sul tardi si sedettero sulla panchina di un parco a parlare mentre Becky era dietro a un cespuglio per origliare. Il ragazzo disse che gli piaceva molto stare con lei, si avvicinò e Daisy sentì le labbra di Jason poggiarsi sulle sue. Per lei fu una sensazione meravigliosa mentre Becky si mise a piangere e corse via dalla disperazione.
Arrivata a casa Becky urlava e piangeva, così prese un foglio e scrisse una lettera. Dopo averla finita la appoggiò sul suo letto, andò nell'armadio di suo padre e prese una cintura, salì su uno sgabello, si mise la cintura al collo e, attaccatala al lampadario, si lasciò cadere dallo sgabello.
Dopo un'ora la mamma di Becky tornò a casa e trovò sua figlia impiccata. Subito chiamò polizia e ambulanza e, naturalmente, la signora Turner.
Daisy, appena finito il bacio con Jason, ricevette una chiamata da sua madre e finito di parlare al telefono disse: “Dobbiamo andare, presto. È successo qualcosa alla mia amica Becky. La mamma mi ha detto di correre a casa sua!”. Detto ciò i due presero la macchina e arrivati Daisy vide la mamma di Becky che piangeva disperata così si avvicinò a sua madre, la quale disse: “Tesoro, mi dispiace. Becky è morta, l'hanno trovata impiccata in camera sua e sul letto c'era questa lettera indirizzata a te.”. Daisy subito scoppiò a piangere gettandosi a terra mentre la signora Turner e Jason cercavano di tranquillizzarla.
Dopo che Becky venne portata via la signora Turner pregò Daisy di andare a casa a riposare per riprendersi dallo shock. Daisy annuì e arrivata in camera sua si sedette sul letto, aprì la lettera di Becky e iniziò a leggere:
"Cara Daisy, quando leggerai questa lettera io sarò morta e voglio che tu mi pensi come ero prima. Che pensi a come noi eravamo prima. Non sai quanto sono stata male mentre eri in coma, mi è crollata la terra sotto i piedi perché tu sei tutto per me e credevo di esserlo anche io per te. Forse ho sbagliato a pensarlo. Mi sono illusa che tu tenessi a me come io tengo a te ma quando ho visto che baciavi Jason e mi sono resa conto che ti avevo perso, ho capito che non avrei potuto più vivere. Perché una vita senza te è incompleta. Non ho mai avuto il coraggio di dirti quello che provavo per paura che tu non provassi la stessa cosa per me ma ora voglio dirtelo: ti amo Daisy Turner e ti amerò per sempre. Mi dispiace di non avertelo detto prima, spero che non mi dimenticherai.
A presto amore mio,
la tua Becky”.
Letta la lettera Daisy si mise a piangere perché si sentiva responsabile della sua morte e passò la notte a disperarsi.
Il giorno dopo ci fu il funerale e, rimasta sola, Daisy poggiò sulla tomba di Becky una rosa rossa dicendo: “Ti chiedo perdono Becky se non ho saputo amarti come meritavi. Voglio solo che tu sappia che io tengo molto a te e mi mancherai tanto. Spero che tu sia felice tra le braccia di Dio. A presto amica mia.”.
Detto ciò lasciò la tomba, andò da Jason, gli prese la mano e si avviò verso l'uscita del cimitero.
Tempo dopo Daisy e Jason si sposarono ed ebbero una figlia che chiamarono proprio Becky. Ogni anno, nel giorno del suo compleanno, Daisy portava una rosa rossa sulla tomba di Becky.
 
  
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