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Autore: milano_me1997    11/01/2014    1 recensioni
Abbiamo sempre assistito ai crolli emotivi di Jane, e se per una volta fosse Lisbon a non farcela più?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV Jane
 
" Ehi" sorrido ritrovandomi davanti agli occhi Teresa sconvolta con una tazza in mano e un'importante chiazza sui pantaloni. Rido pensando a cosa è successo.
"Jane" dice prendendomi per un braccio e costringendomi ad entrare " che diavolo ci fai qui?" chiede irritata.
" Minelli dice che se prendo una vacanza non posso usufruire della stanzetta in cui dormo...quindi....".
Sgrana gli occhi e si allontana in cerca di qualcosa con cui asciugarsi.
" Neanche per sogno Jane. Prenditi un albergo, con tutti i soldi che ti ritrovi "
La seguo " Dai dai dai ti prego solo per qualche giorno" dico sfoderando la mia faccia più supplichevole. 
" No!" 
" Ti prego"
" No!!"
" Ti prego"
" Oh insomma perché ci tieni tanto? " 
" Davvero non lo sai?" davvero non sai che voglio starti accanto, davvero non sai che passerei ogni istante della mia vita con te, davvero non sai che ti amo? Sì che lo sai.
La vedo che si presta ad una conversazione con se stessa abbastanza intensa. 
Sbuffa , si gira, mi guarda e si rigira. 
L'ultimo sguardo è alla dispensa delle bevande. Poi sospira e mi risponde. 
La abbraccio e appoggio la borsa che ho tenuto in mano per tutto il tempo. 
" Non è così semplice" dice sedendosi sul divano.
" parla" dico raggiungendola. 
" Fare il tè" dice sorridendo. 
Rido " fammi assaggiare".
Non appena sento il sapore mi allontano disgustato.
" È orribile". Ride di gusto. 
" Insegnami in questi giorni. " dice andando a rovesciare quel poco "tè" rimasto nel lavandino. 
" Sarà la prima cosa che farò dopo un riposino" dico sdraiandomi. 
" Nono ora devi ascoltare le regole". Apro gli occhi di malavoglia e la invito a continuare.   
" Regola 1: tu dormi sul divano" 
" Lo farei volentieri" dico interrompendola.
" Regola 2: nessuno deve sapere che sei qui"
" Ma non sarebbe peggio se mi scoprissero loro?"
" Smettila di interrompermi!!"
Alzo le mani in segno di resa. 
" Numero 3 : bussa prima di entrare"
" Caspita questa è difficile"
Mi fulmina con lo sguardo.
" Numero 4 : non puoi portare nessuna nei giorni che passi qui" la guardo perplesso. 
" Non mi interessa, è comunque una regola. "
" Quindi neanche tu puoi portare qualcuno?"
" Ma certo che posso, è casa mia!" 
" È molto ingiusto " 
Vedo che apre la bocca per commentare ma la blocco 
" No non avevo comunque intenzione di portare qualcuno. Mi stupisce che me lo chiedi".
" Bene le regole sono finite " dice alzandosi .
" Davvero? Niente cose del tipo ' non correre con le forbici in mano ' o ' non toccare le prese elettriche '? " dico ironico. 
" No" la sento dire convinta. 
             *************
 
Sbatto le palpebre due o tre volte. 
Devo smetterla di addormentarmi così spesso. 
Mi alzo e mi guardo in giro.
Intravedo Lisbon in cucina e la raggiungo. 
Ha gli occhi chiusi e l'anta degli alcolici aperta.
Inspira ed espira profondamente. 
" Non farlo Teresa" si dice ad alta voce " Respira Teresa. Non farlo." 
Sorrido fiero di lei.
Ora ha aperto gli occhi ma non può vedermi, perché sono alle sue spalle. 
Allarga il pugno e prende l'anta. La muove avanti e indietro per un po', guardando una e poi l'altra bottiglia. 
" Stai andando bene" le sussuro in un orecchio avvicinandomi. 
Pessima mossa.
Si gira spaventata e arretra andando a sbattere violentemente contro la dispensa. Non riesco a non ridere.
Si massaggia la testa mentre si rialza.
" Jane! Diamine, mi hai fatto spaventare"
" Scusa. Ma ero serio" 
" A me non pare" si siede e si prende la testa fra le mani.
" Fidati. Scommetto che l'avresti chiusa" dico sedendomi di fronte a lei.
" Non è vero ne stavo prendendo una" ormai ha appoggiato la testa sul tavolo.
" Ho tanto criticato mio padre, ma ora capisco come si sentiva" farfuglia.
" Sciocchezze! Tu non sei nulla a confronto. Davvero. " 
" Presto sarò come lui. Non potrò lavorare e sarò una minaccia per tutti".
Rido " Tu sei già una minaccia per tutti, con tutte le pistole che ti ritrovi".
Solleva la testa permettendomi di vederle gli occhi. Non sono lucidi, posso tirare un sospiro di sollievo.
Mi porge una mano e mima grazie con le labbra. 
" Beh," dice alzandosi " andiamo?"
" Dove?"
" A cena" dice guardandomi stupita.
" Non stiamo a casa?"
" No" risponde divertita " dammi 20 minuti e sono pronta"
" 20 minuti?? " chiedo rincorrendola per il corridoio " scherzi? Non puoi uscire così? Vai bene" 
Si blocca e si gira sorridendo 
" suvvia Patrick, non sei rimasto single per così tanto". Le sue parole mi riportano indietro nel tempo, in cui un Patrick più giovane aspetta indispettito una ragazza.
 " Angela ci metteva secoli" dico abbassando gli occhi.
Quando li rialzo Lisbon non c'è più, ma sento chiudersi la porta di camera sua.
 
"Angela ci metteva secoli "? Davvero Patrick? Sono proprio un idiota. 
Aspetto ormai da mezz'ora e di Lisbon nessuna traccia, se non qualche rumore qua e là. 
Non riesco a stare fermo e gironzolo per l'appartamento, cercando qualcosa che mi faccia capire che è di Lisbon. 
Nulla. Nessuna foto, nessun quadro, niente. 
Tutto è posizionato in un rigoroso ordine. 
Sono attratto da un oggetto sul tavolo. Sembra... anzi è una rana di carta.
La prendo tra le mani e la esamino. 
È ben conservata ed è l'unico tocco personale in quell' appartamento. 
" Uno dei tuoi primi casini" sento le sue dita che sfilano dalle mie la rana.
" Già! Uno dei tanti" dico sorridendo. 
Posa la rana con una delicatezza e una precisione assoluta e prende la borsa.
Ha dei pantaloni eleganti e una bella maglietta. 
Faccio per aprire la porta quando qualcuno bussa rumorosamente. 
 
Pov Lisbon
 
Allontano Jane ordinandogli di nascondersi e apro la porta.  
Un Dave evidentemente sbronzo mi compare davanti. 
" Ehi bella" dice. 
Entra e si butta sul divano, finendo quel poco di whisky che aveva ancora nella bottiglia. 
Rimango per un attimo immobile, non avendo avuto tempo di realizzare. 
Fisso la testa di Dave che spunta dal divano per qualche secondo, poi chiudo la porta, faccio un lungo respiro e mi avvicino. 
" Dave. Che fai qui? " dico parandomi davanti a lui. 
" Sai, mia moglie mi ha piantato" è ubriaco, davvero tanto. 
So che non risponderà alle mie domande , tanto vale dargli corda. 
" Il tuo consulente... Patrick Jane... " il mio consulente. Mi sta ascoltando. " è venuto a casa mia. Ha combinato un bel casino,sai?" Sogghigna, facendomi gelare il sangue nelle vene. 
" Ha fatto le valigie e.. boom... se ne è andata" indica la porta con la bottiglia vuota.
" Mi dispiace. Ma non puoi stare qui"
" Teresa, shh dai. Portami qualcosa da bere." 
Deglutisco. 
" Avanti! Portami qualcosa da bere" ripete alzando la voce.
Sono un poliziotto. Dovrei sapere reagire. Invece nulla. Mi hanno puntato pistole, minacciato, ferito. E ora sono terrorizzata. 
 Fisso i suoi occhi stralunati pregandolo in silenzio.
Si alza di scatto e mi spinge con una mano dirigendosi verso la cucina. 
Lo seguo tremante.
Guardo le sue mani che aprono ante e cassetti, che buttano per terra tutto.
Mi allontano disgustata da quell'uomo e da me stessa. 
 So che cosa può fare un uomo ubriaco, ma al momento l'unica mia preoccupazione è Jane, nascosto in camera mia, che sente tutto. 
Afferro la pistola nascosta sotto il divano e la infilo dietro la maglietta.
Quando torno in cucina Dave è seduto con del rum in mano.
Beve e guarda la bottiglia. 
" È tutto colpa sua sai Teresa? ".
" Dave io..." la mia voce è tremante. 
" Sua. È sempre colpa sua. Anche quando ho ucciso Angela e Charlotte" urla.
 Ho gli occhi chiusi quando dice l'ultima frase. 
Li spalanco al nome Angela e li richiudo con forza al nome Charlotte. 
Quando li riapro sta bevendo ancora, ma appena finito scaraventa la bottiglia a terra, e il rumore del vetro infranto mi fa sobbalzare. 
Si avvicina, fin quando, a pochi centimetri da me, allunga la mano dietro la sua schiena. 
Non riesco a reagire. Non riesco a pensare. L'unica cosa che spero è che Jane non abbia sentito. Non è ubriaco. Sua moglie non lo ha lasciato. È tutto finto. Tutto per potermi uccidere e far sì che Jane sia presente. 
Poi succede tutto in un attimo. Porto una mano alla schiena quando vedo che ha in mano un coltello, ma non ho il tempo di estrarre la pistola che la sua lama è già penetrata in profondità della mia carne.
Uno sgorgo di sangue all'altezza della milza. 
La lama esce e rientra velocemente in punti diversi dell'addome.
 " Jane è qui. Io lo so. Sai sei davvero bella. Mi sono divertito con te, ma ogni cosa deve finire. Pensa come reagirà quando saprà che sei stata a letto con me. Ti ripudierà, non ti vorrà più. Ma..aspetta.. tu sarai morta" il suo ghigno e le sue parole arrivano al cervello come veleno.
Non abbasso lo sguardo, ho ancora gli occhi fissi nei suoi.
Non urlo, non mi agito. Sono semplicemente ferma, incapace di muovermi o di reagire, mentre lui mi guarda sorridendo, e il suo sorriso mi svela che non è certo la prima volta che usa un coltello.
Si allontana estraendolo per l'ennesima volta. 
" Lisbon, sono stanco posso farmi vedere?" sento la voce giocosa di Jane mentre si avvicina. 
Per la prima volta mi obbligo a distogliere lo sguardo e a girarmi.
Jane è appena arrivato e il suo sguardo è divertito.
Ma quando nota le mie mani sporche di sangue che avvolgono il vuoto lasciato dal coltello questo si fa terrorizzato.
Una porta che si chiude, un voce che mi chiama e il nulla.
  
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