Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: Altair13Sirio    11/01/2014    1 recensioni
Seguito di "Assassin's Creed: Rebirth".
"Cara sorella, ho delle notizie per te, e forse non ti piaceranno… Ho tradito i Templari. Sono diventata un’Assassina. La notizia potrebbe arrivare a Costantinopoli da un giorno all’altro, ed è per questo che ti scrivo: devi scappare, altrimenti potrebbero usarti come ostaggio, e addirittura ucciderti! Conosci bene i Templari, e sai che lo farebbero. Non pensare che avranno compassione per te; non pensare che chi chiamavi amici o Fratelli non ti faranno nulla! Scappa! Non farti notare da nessuno, e nasconditi. Presto verremo a portarti via, e torneremo a casa.
Spero di rivederti presto.
Tua sorella Fiora"
Un Templare che è diventato un Assassino, un Assassino che è diventato un Templare, due sorelle da salvare, un'amica venuta in aiuto, un Maestro Assassino e il suo apprendista, uno strano e loquace medico e un monaco che vuole vendicarsi.
Un viaggio fatto per finire ciò che avevano cominciato. Ma saranno all'altezza delle prove che li attendono?
E un'ombra del passato tornerà indietro, ma quali saranno i suoi piani?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Il Lupo, Leonardo da Vinci, Yusuf Tazim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: The Rebirth'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Lupo stava stringendo la vite della sua lama celata. Faustina era uscita da alcune ore. Non voleva pensare che li stesse tradendo, ma non sembrava essere molto interessata alle loro vicende. Si chiese se qualcuno la avesse avvertita dell’imminente attacco. I Templari sarebbero stati lì tra quattro ore, ventitré minuti e quarantadue secondi. Voleva essere pronto. Tutti gli altri erano piuttosto sereni, ma era solo un’impressione.
Yusuf controllava e ricontrollava le rastrelliere delle armi. Era convinto che ci fosse qualcosa che non andava, nonostante fosse tutto a posto… Le aveva contate cinque volte, e ora stava facendo di nuovo il giro. Forse era un modo per passare il tempo…
Vali stava appoggiato ad un muro e tagliuzzava un rametto di legno con la lama celata. Stava per finirlo… Era nervoso, ma non lasciava intravedere il suo nervosismo nei suoi occhi. Aveva detto a Dragomir di restare dentro assieme al dottore e di aiutarlo. Voleva che stesse lontano dalle battaglie.
Fabiola studiava l’impugnatura della spada di Fiora. Era rimasta affascinata dalla bellezza della rosa sull’elsa. Non aveva parlato a Fiora dell’imminente attacco da parte dei Templari. Gliene avrebbe accennato a battaglia conclusa, se sarebbero sopravvissuti…
Ahmed dava le ultime raccomandazioni ai due giovani Assassini. Non voleva che si ferissero di nuovo. Loro dicevano di essere pronti, ma non tutti erano della stessa opinione…
Aléxandros era uscito da poco, lasciando perplesso Il Lupo. Aveva cominciato a comportarsi stranamente. Lui sperava di non doversi pentire di non averlo ucciso quella sera che lo avevano incontrato.
Lia si era rimessa quasi completamente, e sosteneva di poter combattere. Era tornata ad allenarsi, e ora stava dando un’occhiata alla sua lama celata. Le sembrava che avesse qualcosa che non andava…
<< Te la posso controllare io. >> Si offrì Il Lupo. Lia stava fissando la lama celata da alcuni minuti, ma sembrava non fosse convinta di qualcosa…
<< Grazie, sei molto gentile… >> Gliela passò. Il Lupo la osservò alcuni istanti. << Dovrei stringere alcune viti. Col tempo si sono allentate. Ti è sembrato che ultimamente la lama non si aprisse bene? >> Chiese cominciando a stringere delle viti. Lia disse di no. Passarono alcuni istanti silenziosi. Una volta finito Il Lupo posò la lama sul tavolo e trasse un lungo respiro.
<< Cos’hai? >> Chiese Lia con sguardo indagatore. << Sei preoccupato? >> Il Lupo annuì debolmente. Si morse un labbro. << I Templari sono spietati… Non ci lasceranno andare, questa volta! Ristoro vuole farci soffrire tutti. Tutti!>> Girò lo sguardo verso Lia preoccupato. Lei rispose a quello sguardo. Gli prese le mani. << Lupo. Da quando ti conosco tu sei sempre stato una persona giusta, una persona che pensa con la sua testa e agisce con le sue mani. Non devi temere, perché tu sei diverso dai Templari: lo hai detto tu, non ricordi? >> Lei lo guardò con un sorriso. Il Lupo capì cosa intendeva e sorrise.
Ahmed urlò. << Sono già qui! >> Il Lupo si alzò d’istinto e corse sulla torre. Arrivò in cima, seguito da tutti gli altri. Ahmed era davanti a lui, e gli mostrava il tetto di fronte. << Eccoli. >> Disse alzando un dito. Il Lupo sgranò gli occhi. Il sole stava tramontando, la gente in strada si allontanava da quel luogo e i Templari stavano su quel tetto dove erano stati l’ultima volta. Dalle stradine, però, si affacciavano molti soldati. << Sono in anticipo! >> Esclamò l’Assassino. Yusuf chiese:<< Ci hanno dato informazioni false? >> << Le hanno date false a quelli che ce le hanno date! >> Esclamò Fabiola. << Sapevano di essere spiati! >>
<< Bastardo… >> Mormorò Il Lupo digrignando i denti. Saltò come aveva fatto la prima volta e arrivò sul tetto del covo. Con un altro salto raggiunse la strada. Estrasse la spada e il pugnale.
Ristoro, il cappuccio alzato e le mani unite, sorrise, e Il Lupo poté cogliere quel suo sorriso malvagio anche in controluce.
<< Sei veramente temerario, Lupo! >> Esclamò allargando le braccia. Il Lupo era praticamente circondato dai Templari. << Forse non avresti dovuto tradire l’Ordine! >> Fece un cenno ai soldati. << Sei solo a causa della tua sfrontatezza! >> I soldati corsero verso Il Lupo, che si preparò a difendersi. Schivò una lancia scagliatagli con forza da destra piegandosi indietro, diede un calcio a una guardia di fronte a sé e la trafisse col pugnale spingendosi in avanti. Si abbassò per schivare un martello che sibilò vicino al suo orecchio. Si alzò, parò una spada e diede un calcio all’inguine all’uomo che l’aveva appena attaccato, mentre un altro lo caricava con un ascia sollevata. Il Lupo si abbassò e gli diede un calcio, facendolo cadere. Quello infilzò un altro soldato, cadendo, e morì sbattendo con la testa. Il Lupo ripose il pugnale e la spada. Puntò un nemico e sparò un proiettile, uccidendolo. Si voltò di scatto, ma fu colpito al fianco da un martello. Sapeva che stava per morire, ma qualcosa allontanò i nemici da lui. Era Vali, sceso a combattere. Aveva nella mano destra la sua Katara, e nell’altra la lama celata.
<< Non è solo! >> Esclamò rivolto ai Templari dopo aver spinto un soldato. << Ci sono io con lui! >> Cirillo da Rodi fece una smorfia e ordinò ai soldati di attaccare.
A quel punto gli Assassini scesero in strada, e il sangue cominciò a volare. Le urla dei soldati si mescolavano e Il Lupo pensava di morire da un momento all’altro. Non doveva commettere disattenzioni! Cominciò a colpire ogni cosa vedesse muoversi, senza pensare tanto a cosa colpiva.
La battaglia era confusa. I soldati Bizantini erano molti di più degli Assassini, tuttavia, questi ultimi – pur con fatica – li riuscivano a tenere a bada. Tutti i passanti si erano rifugiati in nascondigli improvvisati, e ora pregavano di non essere coinvolti nella battaglia.
Il rumore provocato dal cozzare delle armi si poteva sentire da molto lontano, e Faustina non ci mise molto a capire di cosa si trattasse. Era sulla torre di Galata. Passava le giornate intere lassù. Stava contemplando il tramonto, accovacciata al muro, quando delle urla e dei suoni metallici arrivarono alle sue orecchie. Si alzò e si affacciò al bordo, dove vide in strada, proprio di fronte al covo degli Assassini, una marea di gente che combatteva. La maggior parte indossava un’armatura cremisi, gli altri erano gli Assassini stessi, che resistevano con fatica all’assedio. C’erano i Templari, sul tetto di fronte al covo, e contemplavano la scena compiaciuti.
Che ci facevano lì? Lei non aveva saputo niente.
Faustina saltò e cominciò a scendere. Non voleva farsi notare. Arrivò sulle mura e si avvicinò lentamente, stando bassa per non farsi vedere.
Fece capolino dal tetto e osservò i Templari. Li vedeva bene. Cominciò a pensare alla sua prossima mossa. Avrebbe attaccato uno di loro, ma ancora non sapeva chi… Pensò di attaccare la Corsara, di cui voleva vendicarsi. Avrebbe solo dovuto attendere il momento giusto!
<< LUPO!!! >> Chiamò Ahmed spingendo via un soldato e piegandosi verso l’altro. << Ho mandato Hisham e Anisa a chiamare Amid e Fares! >> Il Lupo annuì parando una stoccata. << Quanto ci vorrà? >> Chiese voltando lo sguardo un istante, per poi rigirarsi. << Venti minuti… Forse di meno! >> Rispose Ahmed. Il Lupo strinse i denti. << Quello che possiamo fare è solo continuare a combattere! >> Ahmed annuì e tornò a combattere.
I Templari erano nettamente in vantaggio, e per questo Faustina sapeva che non si sarebbero aspettati un attacco a sorpresa. Erano fatti così: spavaldi e sicuri di sé… Proprio come lei, un tempo. Scosse la testa per allontanare i pensieri e si alzò. Scattò verso Eveline Guerra e la spinse con una spallata. Lei cadde urlando. Faustina non perse tempo e la afferrò per un polso, tirandola a sé e facendola inciampare indietro. La donna cadde dal bordo, e Faustina le saltò addosso. Lei fece appena in tempo a rendersi conto di cosa stava succedendo, che una lama le si puntò alla gola. In un attimo, Faustina ed Eveline erano una sopra all’altra, che si placcavano a vicenda, e i Templari guardavano le due donne sbigottiti.
<< Così sei ancora dalla loro parte, traditrice! >> Disse Eveline nel tentativo di respingere la Ladra.
<< Sta’ zitta! >> Esclamò Faustina. << Io combatto solo per me! >> La Corsara sorrise sprezzante. << Certo, come no. >> Le diede un calcio allo stomaco e la spinse indietro. Faustina perse la mezza forbice e si mise a cercarla. La Corsara estrasse la sciabola e si avventò su di lei.
Il Lupo si accorse delle due donne che lottavano sul tetto. I Templari erano sorpresi, e lui si era completamente scordato della Ladra. Ora sperava che ce la facesse da sola. Era troppo impegnato, questa volta.
Ristoro era stato sorpreso da Faustina, ma ora era tornato a fissare Il Lupo. Era come ossessionato da quell’uomo. Niente lo distraeva. Il Diacono era come lui. Fissava la battaglia in strada rapito. Non staccava mai gli occhi da Vali e Fabiola.
Gli altri Templari erano un po’ indecisi sul da farsi. Anche se la situazione non era cambiata, si chiedevano se dovessero aiutare la Corsara o lasciare che se la vedesse lei contro Faustina. Fu proprio la Templare a chiarirgli le idee.
<< Non interferite! >> Urlò. << E’ mia! Voglio ucciderla io! >> Faustina capiva ciò che sentiva. La sua stessa ossessione. La stessa che la fece lottare da sola contro Fiora. Lei era spavalda e sicura di sé, era più forte, ma le mancava qualcosa… E per questo sapeva che avrebbe vinto, quella sera!
Il Lupo conficcò la lama celata nel viso di un soldato, uccidendolo di colpo. Diede uno strattone e lo spinse verso un altro soldato, che cadde e fece inciampare un uomo. Senza perdere tempo, Il Lupo scattò abbassandosi e sollevando un soldato dalla cintura e scaraventandolo contro un muro. Quello sbatté con la testa e morì sul colpo. Il Lupo saltò descrivendo un arco e diede un calcio sulla testa a un soldato, che cadde a terra. Atterrando diede una gomitata e un soldato dietro di lui. Fermò un uomo con la lama celata infilzandogliela in pieno petto. Lo spinse con un calcio e si voltò colpendo con un taglio verticale un altro soldato. Un bruto armato di spadona lo attaccò agli stinchi. Lui saltò tirando in alto le gambe e atterrando sulla lama, costringendo il soldato a mollare l’arma. A quel punto gli diede un pugno sulla tempia. Barcollò un po’, ma si riprese in fretta, grazie all’elmo. Il Lupo imprecò tra i denti e schivò una lancia proveniente da dietro abbassandosi. Quella trafisse il soldato che aveva appena colpito. Il Lupo la estrasse dal suo torace e la fece roteare, colpendo tutti quelli attorno a sé.
Yusuf schivò la spada di un soldato abbassandosi e rispose all’attacco con un affondo al fianco. Sollevò il braccio e parò una lama, spingendola indietro e uccidendo il suo aggressore. Si mise a roteare su un piede solo, la spada puntata in avanti, e cominciò a colpire, parare, ferire tutti i soldati che vedeva di fronte a sé. I colpi del suo kijil erano ritmici e regolari. Mentre roteava colpiva le armi dei nemici, li disarmava e li uccideva. Il tutto velocemente, per non scoprire mai nessuna parte del corpo.
Vali saltò addosso a un soldato e gli conficcò in viso la katara con furia. Il sangue schizzò e gli imbrattò il mantello. Si alzò e uccise un uomo voltandosi con la lama celata levata. Conficcò il ventre di un uomo alla sua sinistra con la katara e si ritrovò con le braccia incrociate. Estrasse in fretta le lame, ma fu sollevato da un uomo grosso. Fu strattonato con forza. Cercò di non perdere la katara, ma gli fu impossibile. La vide volare e cadere infilzando la spalla di un soldato Bizantino. Sorrise mestamente, nonostante non ci fosse niente da ridere. Diede un calcio negli stinchi al soldato, che urlò. Si liberò dalla sua presa e lo infilzò con la lama celata. Un soldato gli si lanciò contro, attaccandolo alle spalle. Vali fece una giravolta accompagnò la spada dell’uomo prendendola dall’elsa. Dopo che si fu fermata Vali colpì l’uomo nel viso con la sua stessa spada, rompendogli il naso. La tenne ben stretta e cominciò a menare fendenti in aria.
Fabiola stava prendendo confidenza con la spada di sua sorella. Aveva ucciso molti soldati fino a quel momento, e cominciava a chiedersi se sarebbero finiti mai… Gli uomini la circondavano e lei non riusciva a vedere oltre le prime file. Sperava finisse presto, ma non poteva permettersi di pensare a qualcosa oltre alla battaglia!
Ahmed stava pregando che i due apprendisti facessero in fretta. Sperava di poter resistere fino ad allora. Strappò una spada dalle mani di un soldato e la infilò nel torace di un altro. Poi colpì alla spalla destra quello che aveva disarmato. Si voltò e uccise un uomo che era inciampato nel corpo di un altro soldato morto. Sbrigatevi, ragazzi! Questo pensiero non lo abbandonava mai.
Lia non era perfettamente in forma. Aveva mancato alcuni soldati, che l’avevano gettata a terra un paio di volte. Odiava vederli così spavaldi! Si alzò da terra un’altra volta. Puntò la spada contro un uomo che le correva contro con un sorriso esaltato. Schivò a destra all’ultimo secondo e tranciò il ventre dell’uomo. Si girò e infilzò un soldato tra le costole. Quello perse la spada. Lei la afferrò, ma era più pesante di quanto pensasse e la dovette lanciare in fretta. Mancò il soldato che voleva prendere, ma uccise un altro alle sue spalle. Si abbassò e diede un calcio a un soldato che si stava avvicinando con una lancia. Quello perse la lancia che cadde su Lia. Lei si spostò appena in tempo per non essere colpita. Si rialzò e la afferrò per usarla contro i nemici.
<< Non puoi battermi, Faustina Collari! >> Continuava a ripetere Eveline Guerra saltando addosso alla Ladra. Faustina schivò l’attacco digrignando i denti. Tossì. Eveline approfittò dell’occasione e le diede una gomitata nello stomaco. Faustina non ebbe il tempo di lamentarsi che ricevette un pugno nel petto, rimanendo senza aria nei polmoni. Continuava a tossire, ed Eveline non le diede tregua. Le diede un calcio e lei cadde a terra. Le prese la gola e sorrise perfida puntandole la spada al petto.
<< Chi è più forte? >> Chiese. Faustina, che non riusciva né a parlare, né a respirare e né a tossire cercò di deglutire, e cominciò ad ansimare. << Parla! >> Esclamò la Templare. << Chi è che ti sta per uccidere? Voglio sentirti pronunciare il mio nome e chiedere perdono per aver tradito i Templari! >> Faustina, allo stremo, lanciò un’occhiata di odio all’avversaria. << Dillo! URLA!!! >>
La Ladra sorrise beffarda, nonostante il dolore. Cercò di parlare. Le parole uscirono fievoli e acute. << Tu non vincerai, oggi! >> Disse. Eveline ringhiò. Sollevò la spada e si preparò a colpire, ma Faustina rise. << Sei uguale a me, un tempo: sempre sicura di te, che credi di essere sopra a tutti… Morirai miseramente come me… >> Eveline rimase confusa dall’affermazione di Faustina, ma non si scompose. Abbassò la sciabola, puntando al cuore di Faustina. Un pugnale da lancio si conficcò nel suo fianco, facendola sbilanciare. Lasciò andare la presa dalla Ladra, che si sentì molto più libera, e si rotolò lì accanto. Faustina tossì tenendosi la gola e vide sui tetti vicini un gran numero di ladri. In mezzo a loro c’erano i due novizi Hisham e Anisa.
Il Lupo tirò un sospiro di sollievo non appena vide i ladri saltare giù dai tetti e i mercenari correre verso i nemici con un forte urlo battagliero. Schivò la spada di un soldato, e prima che potesse rispondere un mercenario infilzò il suo aggressore con una spadona. Il Lupo fece un cenno e corse ad arrampicarsi per aiutare Faustina. Fece un salto e si aggrappò a dei mattoni sporgenti. Cominciò a salire, mentre la battaglia infuriava in mezzo alla strada. Vide i suoi compagni lottare. Arrivò in cima e vide Faustina tenersi la gola e tossire, mentre Eveline imprecava.
<< Faustina!!! >> Chiamò Il Lupo avvicinandosi a lei. Eveline Guerra, non appena lo vide gli saltò addosso, urlando:<< E’ MIA!!! >> Il Lupo alzò lo sguardo verso la Corsara che gli si era avventata contro. Non ebbe il tempo di fare nulla. Lui no, ma Faustina sì! Alzò lo sguardo, spinse via Il Lupo e si lanciò contro la Templare con la mezza forbice tra le dita.
Le due donne si scontrarono. Faustina infilzò Eveline al fianco, mentre la Corsara ferì la Ladra alla spalla sinistra.
<< Faustina! >> Urlò Il Lupo, non appena la vide ferirsi. Faustina gli disse di andare via. Sarebbe stato solo d’intralcio. Il Lupo rimase un po’ sconfortato, sentendosi dire quelle cose da Faustina, ma poi si convinse e partì.
Doveva eliminare Ristoro! Salì al piano superiore, dove c’erano i Templari. Ad attenderlo c’era Georgios Kostas.
<< Bentrovato, Lupo! >> Disse quello prima di dargli un pugno che lo fece cadere dal tetto.
Il Lupo atterrò in strada sbattendo con la schiena. Si alzò a fatica. Il Templare cadde di fronte a lui inginocchiandosi. Alzò lo sguardo e sorrise. << Vogliamo pareggiare i conti? >> Chiese. Il Lupo sputò del sangue e disse:<< Comincia pure. >> Si preparò a colpire l’avversario.
Georgios scattò in avanti cercando di colpirlo al fianco. Il Lupo schivò a sinistra, gli afferrò il braccio e lo lanciò al muro. Georgios sbattè violentemente. Si voltò con un sorriso divertito ed estrasse l’accetta. Il Lupo fece lo stesso con la spada.
Vali era stato gettato a terra da due soldati, ma era stato salvato da un mercenario che li aveva uccisi con un colpo di spada. Lui lo aveva ringraziato e quello lo aveva aiutato a rialzarsi. Poi Vali era scattato a prendere la sua katara, che ora era a terra, tra le altre armi dei soldati morti. La sollevò in fretta, e senza neanche smettere di correre infilzò un uomo nella schiena, trapassandogli la cassa toracica. Estrasse l’arma e si voltò giusto in tempo per infilarla nel viso di un soldato che gli veniva contro con le braccia levate. Quello morì per il colpo, e la spada che teneva tra le mani fu sbalzata in avanti. Vali schivò per un pelo l’arma e la afferrò con la mano sinistra. Uccise un uomo a destra con la spada e un uomo a sinistra con la katara. Si ritrovò con le braccia incrociate, e allora lanciò le armi, facendole incrociare fra loro. Lui intanto si girò e le afferrò con le stesse mani di prima. Poi uccise un uomo che veniva verso di lui con la katara. La estrasse e lanciò la spada, colpendo un sodato nel petto. Corse verso il tetto, intento a sfidare un Templare. Ancora prima che potesse arrampicarsi atterrò in strada Kadir. Vali fu quasi spaventato dall’omone, vedendoselo cadere addosso. Si mise in posizione e aspettò l’attacco del nemico. Quello si raddrizzò e strinse la mazza con forza, sorridendo perfido.
Yusuf tirò un sospiro di sollievo, quando vide i rinforzi arrivare. Allungò il suo kijil verso un soldato di fronte a lui, che indietreggiò. A quel punto Yusuf si diede una spinta, colpendo l’uomo in pieno petto. Lo spinse via e si mise a correre. Doveva raggiungere Amid! Dopo aver schivato alcuni pugnali che sibilarono accanto alle sue orecchie intravide Amid su un tetto, che bersagliava i Bizantini con dei pugnali da lancio. Si arrampicò e lo salutò calorosamente.
<< Siete arrivati giusto in tempo! >> Esclamò Yusuf respirando profondamente. << Sai che sono uno di parola. >> Rispose Amid dandogli la mano. Yusuf ricambiò con uno sorriso. << Sai cosa fare? >> Chiese. Amid sorrise rassicurante. << Non sarei qui, se non lo sapessi! >> Yusuf sorrise di nuovo. << Allora posso lasciare a te e a Fares la strada! >>
Yusuf saltò giù e andò ad arrampicarsi dall’altra parte della strada. Non fece in tempo ad arrampicarsi che una Templare, Lisistrata, saltò giù e, afferrandolo per il colletto lo fece sbattere a terra con forza. Yusuf la spinse con un calcio e si rialzò con un salto. Estrasse il pugnale e si preparò a lottare con quella donna.
<< Non mi è mai capitato di dover lottare con una donna… >> Disse il Maestro Assassino. Lisistrata non si tolse il suo irritante sorriso dalla faccia e fece un movimento ondeggiante, invitandolo ad attaccarla.
Lia schivò un coltello lanciatogli da un soldato. Lo colpì con la lancia in petto e lo tirò a sé. Lo scaraventò poi addosso ad alcune guardie che stavano per attaccarla. Si voltò di scatto e scagliò l’arma addosso a un soldato, prendendolo in piena fronte. Vide l’Avanguardia saltare giù in strada e attaccare un ladro. Lei corse a intercettarla. Oksana Razin finse di colpire il ladro al fianco. Questo indietreggiò, ma lei distolse l’attenzione dall’avversario e attaccò Lia, che stava per attaccarla alle spalle. Lei fece in tempo a buttarsi in avanti, salvandosi dall’accetta. Rotolò e si rialzò in piedi. Scattò col polso e tirò fuori la sua lama celata. << Sei stata fortunata, Trafficante, ma ora cadrai sotto i colpi della mia accetta! >> Disse la Templare con un sorriso stampato in faccia. Lia sorrise preoccupata. << Ti assicuro che non sarà facile uccidermi! >>
Hisham stava correndo tra la folla. C’erano soldati ovunque, ma lui voleva combattere con uno solo di loro: Damat Ali Pasha. Non poteva lasciare un mostro come quello in libertà! O forse il motivo era un altro… Non ne era certo, ma lo avrebbe affrontato. Senza nemmeno averlo chiamato, ecco che il Visir si presentò di fronte a lui. Lo vide con la spada sguainata e sporca di sangue. Sembrava trarre piacere da quel massacro. Hisham estrasse la spada e si preparò a lottare. << Non hai capito che giocare con quella può essere pericoloso, ragazzino? >> Chiese l’uomo. << Dovresti lasciare il campo di battaglia agli altri! >> Gli si avventò contro, ma Hisham lo schivò rapido e lo ferì alla schiena. Quello si passò una mano sulla ferita e vide il sangue. Infuriato si lanciò contro il giovane Assassino, che si preparò a riceverlo.
Anisa aveva perso di vista il ragazzo, ma era sicura stesse combattendo contro il Visir. Sembrava essersela presa molto, per gli ultimi fatti. Eppure Hisham  era un ragazzo gentile e umile… Non sapeva cosa gli avesse preso… Era persa nelle sue riflessioni quando la Truffatrice le cadde addosso. La bloccò con le gambe e le puntò il coltello alla gola.
<< Guarda chi si rivede! >> Disse con una vocina contenta. << Ti stavo proprio cercando, Anisa… >> Disse Mirela. Le passò la punta del coltello sulla gola, facendone uscire un rivolo di sangue. << Ti ucciderò lentamente, facendoti implorare pietà ad ogni singolo taglio, e facendoti piangere per il dolore e la disperazione! >> Il sangue scese lentamente sul collo di Anisa. Lei spinse via la Templare con un calcio e si rialzò in fretta. Estrasse lo stiletto e si avventò su Mirela, senza neanche darle il tempo di rialzarsi.
Fabiola aveva respinto un soldato Bizantino che le era saltato addosso, e ora si era voltata di scatto. Aveva tagliato la gola di un soldato e si era voltata di nuovo. A un certo punto sentì un sibilo e si scansò. La lancia di Samila Khadim si conficcò nel terreno. Fabiola si voltò e vide la Bigantessa saltare in aria con una sciabola sguainata. Si costrinse a schivare indietreggiando ogni fendente. Samila raccolse la lancia mentre si avvicinava. La scagliò di nuovo contro la Cortigiana, che per un pelo non fu colpita alla testa. Ansimò. La Templare sembrava contenta.
<< Se credi che mi lascerò uccidere, ti sbagli di grosso! >> Dichiarò la ragazza. La Brigantessa sorrise e le puntò contro la sciabola, mentre Fabiola estraeva la lancia dal muro.
Ahmed stava combattendo di nuovo contro Scevola Spina, che sembrava essere molto deciso ad uccidere l’Assassino. Era stato ferito alla caviglia, e faticava a schivare i colpi. Spina sollevò la spada, con l’intento di colpire Ahmed alla spalla. L’occasione di colpire il Templare era arrivata! Alzò il bracco, parando la spada del nemico, scattò col polso sinistro e infilò la lama celata nell’armatura dell’uomo. Riuscì nel suo intento, e Scevola si allontanò urlando. Sorrise. Scevola, invece, ringhiò. Ahmed gli puntò contro la lama celata, premette il grilletto e sparò un proiettile diretto al petto del soldato. Sparando, il suo braccio fu spinto indietro, e colpì in viso un soldato che lo stava per attaccare alle spalle. Spina fu colpito di striscio, perché riuscì a spostarsi appena in tempo. Ora, sulla spalla della sua armatura, c’era uno squarcio dove Ahmed avrebbe dovuto mettere la lama.
<< Non ti sembra di essere troppo ostinato? >> Chiese Georgios colpendo la spada del Lupo con il manico dell’accetta. Il Lupo non rispose e saltò indietro. Georgios lo inseguì. Gli lanciò l’accetta. Lui la afferrò e tirò la spada a sua volta. Prese l’accetta di traverso, fece un movimento rotatorio dall’alto verso il basso per poi tornare in alto e lanciare l’arma facendola roteare in aria. Georgios afferrò la spada con due mani, fermandola a pochi centimetri dalla sua faccia, dopo essersi spostato a sinistra. Le fece girare e la puntò verso l’Assassino. Attaccò con furia. Il Lupo parò ogni colpo con la lama celata. Lo aveva messo alle strette, ma finalmente, l’accetta che aveva lanciato in aria tornò a terra roteando. Georgios lanciò la spada che Il Lupo afferrò. Questo approfittò del momento di distrazione in cui Georgios afferrò la sua accetta e lo attaccò alla spalla. Un fiotto di sangue uscì da questa. Georgios digrignò i denti, fissò con furia Il Lupo e si lanciò addosso a questo, senza pensare al dolore. Lo ferì alla mano, facendogli perdere la spada, e lo spinse al muro. Gli poggiò la lama alla gola. Il Lupo lo infilzò nel fianco con la lama celata, ma Georgios resistette e rimase immobile.
Rise ironicamente. << Non sapevi che ho degli addominali d’acciaio? >> Un malefico sorriso si allargò sul viso del Templare. Alzò il braccio. Il Lupo vide con terrore la lama scintillare alla luce della Luna.
Un colpo di pistola squarciò l’aria e il boato fu forte, tanto che tutti si girarono.
<< In nome del sultano, io, Tarik Barleti, capo delle guardie imperiali, vi ordino di riporre le armi, Bizantini, e di arrendervi. >> Esclamò un uomo pesantemente armato di fronte a un plotone di Giannizzeri. Accanto a lui c’era Aléxandros. Il Lupo sorrise alla vista dell’uomo che, a quanto pare, non li aveva abbandonati.
Diede un calcio all’inguine di Georgios e afferrò la sua accetta mentre questo si piegava per il dolore. Lo afferrò e lo sbatté al muro.
I Giannizzeri, con un urlo, caricarono i soldati Bizantini, che indugiarono un po’, data la minoranza numerica, ma attaccarono subito dopo le minacce di Cirillo da Rodi, che aveva osservato la battaglia da sopra un tetto senza muovere un dito.
Aléxandros andò a combattere. Blaise Legros saltò in strada e rise sonoramente. << Pensavo ti fossi rintanato in un buco dalla paura, traditore! >> Esclamò. Aléxandros lo attaccò, ma quello si spostò. << Credi di poterci battere con l’aiuto dei tuoi amichetti Turchi? >> Chiese abbassando la lama dell’avversario. Aléxandros rispose spingendo in alto la spada del Filibustiere. << So che eri contento di non doverti misurare con me, ma ora sono qui! >> Lo ferì alla spalla. << E non fuggo. >> Sorrise puntandogli la spada al petto. Blaise ringhiò.
Sul tetto Faustina e Eveline combattevano con furia. La Corsara non voleva arrendersi, anche se le sue condizioni erano preoccupanti. Aveva un braccio ferito da cui perdeva sangue copiosamente, gli abiti, solitamente verdi, avevano preso una tinta rosso scuro. Non si riuscivano a riconoscere le ferite davanti, sul petto e sul ventre, ma nella schiena aveva una ferita obliqua, non molto profonda. Era un graffio sottile sotto lo strappo degli abiti da cui scendeva un rivolo di sangue. Un ginocchio non si muoveva bene, ma lei sembrava non fare caso a tutto questo. Continuava ad attaccare, come se non potesse sentire dolore. A Faustina faceva ridere quella situazione: le veniva in mente di quando lei era come la Corsara; pensava solo alla sua preda, non pensava a nient’altro. Tutto era secondario, a parte uccidere la persona che le stava di fronte. Tutto ciò provocava una forte tristezza in lei, ma non era il momento di abbattersi. Continuava a schivare tutti gli attacchi e a contrattaccare con agilità. Ogni minuto che passava la Templare si feriva sempre di più, ma sembrava non sentire i suoi colpi.
La ferì alla tempia, sfiorando l’occhio destro. Quella avanzò con velocità e la ferì a sua volta alla tempia sinistra. Faustina trattenne un’imprecazione e scivolò indietro su del sangue. Cadde con la schiena. Eveline sorrise. Il suo viso insanguinato brillò al chiarore della Luna. Faustina tentò il tutto per tutto. O la va, o la spacca! Lanciò in aria la mezza forbice. Sfregiò la tempia sinistra della Templare. Quella rise. << E’ la tua fine, Faustina Collari! >> Sollevò la sciabola puntandola al suo cuore. << MUORI!!! >> Urlò. La sciabola calò veloce. Faustina chiuse gli occhi. La paura la invase. In quel momento si era accorta di non voler morire. Un brivido le aveva attraversato la schiena e si era sentita più energica che mai, ma ormai non poteva più fare niente. Aveva chiuso gli occhi per non vedere in faccia la morte. Pensò di essere vigliacca, ma non ci fece caso. Ora era raggomitolata come una bambina, gli occhi chiusi, le palpebre strette, nell’attesa che la sciabola le trapassasse il petto. La giusta fine per una come me…
Sentì un lamento, e poi Eveline cadde. Faustina, nella paura di aprire gli occhi, rimase immobile, temendo una trappola della malvagia Templare. Ma gli istanti passavano, e lei non sentiva nulla. Aprì gli occhi lentamente. Prima il sinistro e poi il destro. Sbatté le palpebre più volte. Vide con stupore, alla sua sinistra, Eveline Guerra, faccia a terra, in un lago di sangue, e nella sua schiena, la sua mezza forbice, ricaduta del cielo. Faustina non riusciva a credere ai suoi occhi. Si mise una mano sulla ferita alla tempia e guardò il sangue rimasto sul suo palmo. Esausta, si sdraiò a terra, nonostante sapesse che la battaglia non era ancora finita…
Lia stava faticando a resistere a Oksana Razin. Sferrava colpi più pesanti dei suoi, e non si curava di dove andasse a finire l’arma. Però lei era più veloce della Templare, e ciò andava a suo favore. Si abbassò e si mosse a destra, schivando l’accetta dell’Avanguardia, fuori di sé dalla rabbia. << Vuoi smetterla di scappare? >> Sbraitò quella, dopo averla mancata un’altra volta. Lia andò a un muro. Sorrise beffarda. Così facendo, provocò l’ira di Oksana. Intanto, dietro la sua schiena, stava conficcando un pugnale tra i mattoni, in modo da poterlo lasciare puntato in avanti. L’Avanguardia caricò l’Assassina, che all’ultimo istante fece un salto, aggrappandosi a un mattone sul muro e tirandosi su; fece poi una capriola e rimase attaccata al muro a testa in giù. L’Avanguardia sorrise, credendo che Lia stesse scappando. Ma alzando lo sguardo non vide il pugnale nel muro. Fece per cominciare a scalare il muro, ma arrivata lì si arrestò. Il pugnale si conficcò nel suo ventre. Lei guardò Lia con occhi sgranati, poi cadde. Il terreno cominciò a bagnarsi del suo sangue…
Lia scese a terra. Guardò la scena con tristezza. Si piegò sulla Templare e le chiuse gli occhi. << Requiescat in pace. >> Disse.
Fabiola saltò a destra, cercando di allontanarsi da Samila Khadim per riprendere fiato. Purtroppo, la Brigantessa non mostrava segni di stanchezza, e continuava a inseguirla senza sosta. L’aveva ferita alla guancia, tagliandola con la lancia e al fianco, con un fendente che, fortunatamente, Fabiola era riuscita a respingere prima che potesse essere fatale. A un certo punto le arrivò un sasso in fronte. Le si aprì una ferita sopra all’occhio e cominciò a perdere l’orientamento. Non sapeva se quella pietra era stata lanciata da Samila o da un soldato. Aveva perso di vista la Templare, e ora si guardava intorno, nel timore di venire uccisa da un momento all’altro. Le vennero in mente tutte le sue prede. Sapeva che molti di loro avevano provato quest’ansia, questa paura, ma lei li aveva sempre uccisi, perché era il suo obiettivo, il suo lavoro. Non riusciva più a pensare. Si fermò al centro del campo di battaglia. Si mise una mano sulla fronte, chiuse gli occhi. Cadde a terra spinta da qualcosa. Samila Khadim le era saltata addosso. Le puntava la lancia contro il petto. Sorrideva malignamente. La sua espressione era nettamente in contrasto con quella di Fabiola, che stringeva i denti per il dolore e neanche apriva gli occhi.
Vali scagliò una lancia verso Kadir. Questo la colpì con la sua mazza e la spezzò. Vali corse verso l’avversario, che indietreggiò vedendolo avvicinarsi. La Sentinella si abbassò, schivando la mazza di Kadir, e gli afferrò un piede. Lo tirò a sé. Il Bombardiere cadde a terra, e a Vali sembrò di vedere il pavimento creparsi. Si piazzò davanti a lui e gli puntò contro la katara. Kadir rotolò di lato, facendo inciampare Vali, che si ferì al braccio cadendo. Il Templare si rialzò e sollevò la pesante mazza. Si preparò ad abbassarla. Vali strinse i denti. Si piegò su sé stesso e spiccò un salto spingendosi con le gambe, diretto alle braccia di Kadir. Quello si spaventò a vederselo volare davanti a quel modo. Vali lo colpì ai polsi, facendogli perdere l’arma. Si aggrappò al suo braccio, si voltò, gli puntò al viso la mano sinistra, scattò col polso e la lama lo prese in pieno. Rimase impassibile. Si staccò da Kadir e cadde a terra, atterrando coi piedi. Vide il corpo dell’omone rimanere in equilibrio precario per un secondo, prima di cadere di peso.
Vali guardò il cadavere con il viso deturpato. Per un attimo aveva temuto veramente di morire… Il cuore gli batteva all’impazzata.
Aléxandros parò la sciabola di Blaise e gli diede un calcio agli stinchi. << Sei un traditore, soldato! Perché non accetti di morire? >> Chiese il pirata, indietreggiando. Aléxandros fece una smorfia. << Tu non sei più fedele di me ai Templari! >> Detto questo gli diede un pugno con la mano sinistra. Legros fermò la mano e tirò l’uomo a sé. << Vuoi dire che io avrei collaborato contemporaneamente con due fazioni diverse? >> Sorrise, mostrando un dente mancante. << Io ho fatto quello che credevo giusto! >> Disse Aléxandros, liberandosi dalla presa del Templare. << E so che lo è! >> Saltò in alto e puntò la spada verso il Filibustiere. Quello non riuscì a spostarsi, e la spada si conficcò nella sua spalla sinistra. Aléxandros la estrasse, e il corpo del Templare, ormai privo di vita, si accasciò a terra. Il soldato tirò un sospiro di sollievo. Si guardò intorno. Ormai la battaglia era vinta: i Giannizzeri stavano inseguendo i Bizantini, che cominciavano a darsi alla fuga. Per terra vi erano corpi in armatura rossa, altri erano Ottomani, mentre altri ancora, in minore quantità, avevano armature scintillanti e vesti leggere, che lui identificò come mercenari e ladri.
Che scempio. Pensò amareggiato.
Yusuf scattò di lato. Rotolò per alcuni metri e si rialzò con una spinta energica. Lisistrata lo aveva ferito alla fronte e il sangue scendeva lento. Aveva il lato sinistro del viso rigato dal suo sangue. Sorrideva. Lo divertiva, il fatto di non riuscire a colpire la sua avversaria. << Sei davvero abile… >> Disse ansimante. << Ma se vuoi uccidermi, dovrai riuscire a fare di meglio! >> Lisistrata si irritò. Lanciò il pugnale verso l’Assassino, che piegò la schiena indietro per schivare. Dopo che il pugnale fu passato, scattò verso la Teatrante per attaccarla. Quella indietreggiò. Schivava i fendenti con grazia. Yusuf le graffiò la schiena mentre si voltava. Quella si bloccò un istante. Yusuf la rincorse e la trafisse nel petto. Lei lo guardò con occhi spalancati e un’aria cupa, quasi spaventata. Lui, serio, si limitò a dire:<< Requiescat in pace, Lisistrata, se questo è il tuo vero nome. >> Dopodiché, estrasse il kijil insanguinato dal corpo della Templare. Quella si accasciò a terra senza nemmeno un suono, e il suo sguardo rimase fisso, perso nel vuoto. Yusuf, non potendo vedere quello sguardo, lo sguardo di una persona morta, si piegò su di lei e le chiuse gli occhi.
La spada del Visir cozzò con quella di Hisham. Il ragazzo respinse l’arma con forza. Il Templare sembrava divertirsi molto. << Niente male, ragazzo. >> Disse. Hisham lo ferì al braccio sinistro. Il Visir si sorprese per la velocità dell’Assassino. Hisham non perse tempo e graffiò la gamba destra dell’avversario. Damat Ali Pasha indietreggiò. Hisham lo inseguì. Non lo avrebbe lasciato fuggire. Continuò ad attaccarlo. Quello parava in fretta i colpi. Dopo essere stato colpito la sua espressione era cambiata, e ora era diventato più serio. Restava comunque un avversario molto forte. Hisham lottava con tutte le sue forze, ma temeva che una distrazione potesse costargli cara, per questo non dava tempo di reagire al nemico! Il suo sguardo si posò su Anisa, che lottava con Mirela Djuric. In quell’istante il suo sguardo e quello dell’amica si incontrarono. Lei vide qualcosa che non le piacque affatto…
Anisa parò il pugnale della Truffatrice dopo essersi voltata.
<< Smettila di lottare e arrenditi! >> Disse la Templare, infuriata per non essere ancora riuscita a uccidere la giovane Assassina. Le lame cozzarono. << Sei in tempo per chiedere perdono! >> Esclamò. Anisa la spinse con un calcio e le lanciò un pugnale dritto alla spalla. La Templare fu colpita e lanciò un gridolino. Anisa le corse contro e la spinse al muro puntandole lo stiletto alla gola. Lei tirò indietro la testa.
<< Adesso ascoltami bene, traditrice! Ti lascio andare, ma dovrai abbandonare per sempre la città! Non tornare! Non provare a nasconderti, perché se sarai ancora qui io lo saprò, e la prossima volta ti ucciderò per davvero! >> Le estrasse il pugnale dalla spalla con uno strattone e la fissò intensamente con uno sguardo adirato. Mirela rise. << Perché stai ridendo ora? >> << Sei troppo innocente! Non vuoi uccidermi! >> Si piegò in due dalle risate. << In questo mondo, se stai dalla parte di qualcuno, prima o poi dovrai uccidere! >> Continuò a ridere. Anisa si voltò e se ne andò, ignorando quella folle.
Hisham aveva colpito il Visir al fianco e al braccio sinistro. Questo ormai si limitava a schivare gli attacchi. Lo spinse al muro dandogli un calcio. Sollevò la spada. Stava per ucciderlo! Stava per uccidere l’uomo che lo aveva quasi ammazzato e lo aveva umiliato di fronte ad Anisa e a tutti gli Assassini. Sapeva che quello che stava facendo era una vendetta insensata, ma non riusciva a frenarsi. Con il fuoco negli occhi fece sibilare la lama della spada. Anisa lo fermò giusto in tempo, abbracciandolo per fermarlo. Gli urlò di fermarsi.
<< Non farlo, ti prego! >> Supplicò la ragazza. << Non ucciderlo! >>
Hisham si era bloccato. La ragazza lo aveva paralizzato. << Anisa! Che stai dicendo? >> << Ti prego! >> Chiese con le lacrime agli occhi. << Non sono ancora pronta per vederti uccidere qualcuno! >> Gli rivolse uno sguardo sofferente. Hisham ricambiò incredulo. << Ma… Allora tutta la tua determinazione… >> Anisa abbassò lo sguardo amareggiata. Hisham sospirò. << Hai ragione… >> Disse dopo una pausa. << Anche un cane come lui ha diritto di vivere, e non sono io quello che deve decidere della sua vita. >> Si rivolse a Damat Ali Pasha. << Vattene. >> Si voltò e se ne andò. Anisa lo seguì, ma il Visir la afferrò per una manica. Lei urlò. Lui le puntò la spada alla gola. Stava per ucciderla. Hisham, il fuoco negli occhi, si voltò estraendo un pugnale da lancio dalla spallina e lo lanciò dritto alla fronte del Visir. Uno schizzo di sangue uscì dalla fronte dell’uomo, che macchiò il cappuccio di Anisa, che rimase terrorizzata, con gli occhi sgranati.
Il corpo del Templare cadde a terra.
<< Mi dispiace, Anisa… >> Disse Hisham con sincerità. << Gli avevo dato una possibilità, ma ha rifiutato… >> Lei guardò il corpo del Visir, poi lui. Era come spaventata, ma poi urlò, cercando di avvertirlo. Mirela Djuric lo aveva attaccato alle spalle e gli si era avvinghiata addosso. Hisham cominciò a dimenarsi per liberarsi dalla stretta della Truffatrice. Non appena vide il pugnale della Templare posarsi sulla gola del ragazzo, Anisa non esitò più, e lanciò un pugnale alla mano di Mirela, che cadde urlando. Hisham le puntò la spada contro non appena fu libero. La donna guardava il ragazzo con un misto di esaltazione e di dolore in viso. Anisa li raggiunse.
<< Sei ferito? >> Chiese al ragazzo. Lui scosse la testa e continuò a fissare la Templare. Lei rideva.
<< Te lo avevo detto, che avresti ucciso, prima o poi! >> Anisa rispose secca:<< No! Non ho ucciso nessuno io! >> << Ah, no? >> Chiese Mirela con un sorriso folle. Si teneva la mano ferita con l’altra mano, e quindi non si sarebbero aspettati una mossa come quella che seguì: Mirela afferrò la lama della spada di Hisham, e senza dare peso ai tagli che produsse questa sulle sue mani, tirò a sé la punta dell’arma, infilzandosi nel cuore. Anisa sobbalzò urlando. Hisham tentò invano di trattenere la spada. Mirela Djuric sorrideva malignamente. << Che mi dici ora… >> Disse. << Hai ucciso? >> Poi morì. I due giovani Athingani rimasero spiazzati. La ragazza si mise a piangere. Hisham abbracciò Anisa cercando di consolarla.
Ahmed deviò la spada del nemico e gli diede una gomitata nel fianco, facendolo barcollare. Scattò in avanti e gli aprì uno squarcio al fianco sinistro colpendolo con la spada. Scevola indietreggiava e continuava a resistere, ma a poco a poco la sua armatura si riempiva di buchi e si piegava dove Ahmed colpiva con forza.
<< Non pensi sia ora di arrendersi? >> Chiese l’Assassino dopo aver tentato di infilare il kijil nel buco sul petto dell’armatura.
<< Se credi che un soldato come me si arrenda così facilmente… >> Disse piegandosi e dando un pugno nello stomaco all’avversario. << Ti sbagli di grosso! >> Ahmed fu spinto indietro. Si rialzò a fatica. Riprovò a sparare contro l’avversario. Questa volta finse di puntare al petto, ma all’ultimo istante sparò al piede del Templare, che spiazzato, si accasciò tenendosi il piede feritò.
<< E’ meglio se ti arrendi ora… >> Disse Ahmed avvicinandosi tenendo il kijil in mano. Scevola tentò di colpirlo in viso con la spada, ma Ahmed si spostò e lo prese di striscio sulla guancia.
<< Preferirei morire! >> Ahmed sollevò la spada e scostò l’elmo del Cavaliere. Il viso di un uomo sulla quarantina con la barba corta e i capelli radi gli si presentò davanti. Lo fissava con odio e gli intimava di ucciderlo.
<< No. >> Disse Ahmed rinfoderando l’arma. << Non voglio farlo… >> Guardò da un’altra parte. << Forse sono troppo buono, ma credo che potresti essere diverso… Vai via. Abbandona i Templari e tutte le loro macchinazioni e vivi una vita tua… Credo tu abbia già sofferto abbastanza… >> Neanche lui sapeva perché stesse facendo quella cosa. Vedere il viso dell’uomo che poco prima avrebbe ucciso lo aveva frenato.
<< Non dire idiozie! Uccidimi e facciamola finita! >> Replicò Scevola. Ahmed non rispose e si voltò. Scevola lo fissò infuriato. Si alzò a fatica. Sollevò con enorme sforzo la sua enorme spada e chiamò l’Assassino.
<< Il mio orgoglio è andato distrutto già tempo fa… Questa battaglia è stata davvero soddisfacente! Ho capito che un Assassino è un avversario che non va sfidato. Eh! >> Ridacchiò rauco. << Ma oggi non potrei tornare da coloro che mi hanno mandato qua! >> Detto questo sollevò la spada e se la conficcò nel petto. Ahmed ebbe l'impulso di correre verso di lui, ma sapeva che non sarebbe servito. Lo vide cadere a terra e abbandonare quel mondo. Sospirando gli chiuse gli occhi e disse:<< Requiescat in pace. >>
Fabiola stava aspettando che la Brigantessa la facesse finita, ma quella indugiava: voleva vederla soffrire ancora molto!
<< Ammetti che ti ho sconfitta, e forse la tua morte sarà rapida! >> Disse puntandole la punta della sua sciabola alla gola e tagliandola lentamente. Fabiola strinse i denti. Non le avrebbe dato quella soddisfazione! Resistette, perché doveva resistere! La lama passò sotto al mento della donna, e da lì, fino alle labbra.
<< Non vuoi? >> Chiese Samila Khadim con un largo sorriso. << Allora la tua morte sarà uno spettacolo veramente interessante! >> Sentenziò. Detto questo, strattonò la sciabola, facendo il sangue schizzare sangue verso fuori. Qualcuno colpì la Templare al fianco, facendola cadere. Era Vali, che con un calcio l’aveva spinta via. Stava letteralmente ringhiando. Aiutò Fabiola a rialzarsi e la spinse dietro di sé, per proteggerla. Samila Khadim sorrise afferrando la lancia.
Il Lupo era rimasto immobile, con Georgios al muro, a puntargli la sua stessa arma contro. Georgios lo guardava con astio.
<< Allora? Non mi uccidi? >> Chiese il Campione. << Non temi la morte? >> Chiese Il Lupo sorpreso. L’uomo rise sonoramente:<< Non la temo? Io semino morte e distruzione, ed è chiaro che un giorno essa verrà a bussare alla mia porta! >> Avvicinò il suo viso a quello del Lupo. << Non ho paura della morte, ne sono preparato! >> Di scatto colpì con una testata la fronte dell’avversario, che arretrò tenendosi una mano sopra. Georgios scappò. << NO! >> Urlò Il Lupo abbassando la mano e incominciando a inseguire il nemico. Si infilavano nei vicoli bui e stretti e molti ostacoli rallentavano la corsa dell’Assassino. Raggiunta una piccola piazza, forse la stessa dove Il Lupo aveva ucciso il Gladiatore, Georgios si fermò. Si voltò e sorrise al Lupo.
<< Voi Assassini non sapete mai quand’è il momento di arrendersi… >> Disse piegando il collo a destra e a sinistra.
Il Lupo rispose ansimando:<< Lo stesso vale per i Templari. >> Il Campione sorrise. << Bene. >> Disse. << Ora concludiamo questa battaglia. >> Si piegò in avanti e fece un gesto come per dire di attaccare. Il Lupo era d’accordo, ma Georgios era disarmato, mentre lui aveva la sua accetta. La gettò dietro di sé.
<< Se devo ucciderti… >> Disse. << Voglio farlo lealmente. >> Georgios annuì con approvazione. << Bravo, bravo… >> Fece. Poi scattò in avanti verso il suo avversario. Il Lupo si piegò di lato e schivò un pugno diretto al suo naso. Si diede la spinta e si gettò sul Templare, spingendolo con tutte e due le mani. Georgios si sbilanciò indietro e fece qualche passo per riacquistare l’equilibrio. Il Lupo sapeva che non sarebbe stato facile, ma il Campione era ferito alla spalla e al fianco. Veniva rallentato da quelle ferite, e rendeva la cosa un po’ più semplice… Attaccò a sorpresa scattando in avanti e colpendolo allo stomaco. Non perse tempo e gli diede un calcio negli stinchi. Georgios non aveva reagito al pugno, ma il calcio lo sentì, e sollevò la gamba colpendo Il Lupo in viso e massaggiandosela allo stesso tempo. Il Lupo sputò un grumo di sangue e girò attorno al nemico. Georgios rideva alla tattica dell’avversario, ai suoi occhi inutile e molto stancante. Lui era più per la forza dei suoi muscoli, che per quella del suo cervello. Il Lupo fece un giro attorno al Templare, ma finito il giro ricevette un pugno nello stomaco che lo fece inginocchiare. Georgios gli diede un pugno in viso, una volta in ginocchio, facendolo cadere a terra. Gli saltò addosso e lo schiacciò col suo peso. Il Lupo si lasciò sfuggire un grido. Rotolò di lato e le parti si invertirono. Ora era Il Lupo, che girandosi aveva afferrato Georgios per i vestiti, a stargli addosso. Digrignavano i denti, ansimavano, sudavano. Si prendevano a testate e a pugni. Georgios diede una testata così forte al Lupo da intontirlo. Se lo tolse di dosso e si alzò, tirandoselo dietro per il mantello. Lo sbatté al muro e lo bloccò. Il Lupo si divincolò e voltandosi lo colpì con ambo le mani in pieno viso. Georgios sputò a terra. Il Lupo lo attaccò, ma il Campione fermò il suo pugno con una mano, e cominciò a stritolarglielo. Il viso del Lupo era contratto in una smorfia, e fissava Georgios che ricambiava con la stessa espressione. Rimasero immobili. Sapevano che fare qualsiasi altra mossa era inutile. Erano allo stesso livello. Nessuno era più forte dell’altro.
<< Voglio complimentarmi con te. >> Disse Georgios. << Sei un ottimo combattente! Non mi sono mai divertito più di così! Mi stai facendo provare il brivido del pericolo e il dolore che i nemici comuni non danno! Ti sono riconoscente. >> Sorrise perfidamente. << Peccato che io debba ucciderti! >> Il Lupo snudò i denti. << Anche tu sei davvero forte. Ma a me non piace combattere! Non mi piace uccidere! >> Rispose l’Assassino. << Ma devo proprio dire che è divertente lottare con te! >> E per un attimo si poté intravedere un sorrisetto sul suo viso. << Ma non posso morire qui! Devo tornare a Roma con Fiora e sua sorella! Devo continuare a vivere per proteggere gli altri! >> Detto questo scagliò un pugno al viso del Campione con la mano libera. Quello cadde indietro, e tirò Il Lupo con sé, afferrando la mano libera. Lasciò andare l’altra e gli diede un pugno a sua volta. Lo avvicinò a sé e gli diede una testata in fronte. Il Lupo chiuse gli occhi per un attimo. Georgios Kostas lo stava trascinando a terra. Con il braccio libero puntò il gomito sul petto del Templare. Un rumore sinistro provenne da quest’ultimo, che inorridito guardò con occhi spalancati il punto da cui era scaturito quel suono. Lo lasciò andare e Il Lupo gli diede un altro pugno in viso. Si alzò e si allontanò dal corpo del Templare. Il Campione era disteso a terra, rantolante. Un sorriso beffardo stampato in faccia e gli occhi stanchi.
<< Hai vinto, allora? >> Chiese col fiato mozzo. << Sembrerebbe proprio di sì… >> Mormorò Il Lupo. Gli sembrava strano che quell’uomo così possente fosse stato sconfitto. E ora vederlo in quello stato era davvero pietoso.
<< Sei stato un avversario leale, Lupo. E’ stato davvero soddisfacente… >> Disse a stento quello. Il Lupo andò a prender l’ascia del Campione. Era graffiata e sporca di sangue. Tornò indietro dall’uomo.
<< Mi vuoi finire con la mia stessa arma? Non è molto onorevole… >> Constatò deluso Georgios.
<< Non è così… >> Disse Il Lupo. Gli avvicinò l’arma. << Questa è la tua ascia, e tua sarà anche nella morte. >> Gliela pose sul petto. Georgios ridacchiò. << Sei così strano… Come mai ti comporti così? >> Il Lupo rimase in silenzio. << Non mi piace uccidere… Ogni volta provo pietà per la mia vittima… >> Georgios rise. << Non devi! >> Respirò affannosamente e riprese a parlare:<< Se hai un obiettivo devi fare di tutto per raggiungerlo. >> Lo guardò negli occhi. << Devi proteggerla, no? >> Il Lupo si sorprese dalla frase del Templare. Non pensava che sotto quella scorza di uomo ignorante e rissoso ci fosse una persona così profonda…
<< Ti auguro di riuscire nel tuo intento, Assassino. >> Respirò a fondo. << Lupo… >> Chiuse gli occhi e morì. Il Lupo rimase immobile.
<< Requiescat in pace, Georgios Kostas… >>
La strada era piena di morti. Il sangue era ovunque, e i feriti si lamentavano, oppure si facevano accompagnare da un compagno da qualche dottore. Gli uomini di Fares esultavano battendo le loro spade. I clienti della taverna di Amid erano stanchi e sulle loro facce si vedeva il sollievo per la fine della battaglia. Il Lupo raccolse la sua spada e guardò i compagni. Un sorriso gli illuminò il volto. Ma qualcosa lo turbò. Vide Vali ferito alla gamba destra e Fabiola che lo soccorreva. Infine, Samila Khadim che scappava da loro e si arrampicava sul tetto dove attendevano fra’ Ristoro, Cirillo da Rodi e Odai Dunqas.
<< Cosa è successo!? >> Esclamò Il Lupo appena li vide.
<< Ha provato a difendermi, ma lo ha preso di sorpresa e lo ha ferito! >> Disse Fabiola preoccupata guardando Il Lupo, Vali e poi Samila che si arrampicava. Il Lupo trattenne un’imprecazione.
Ristoro sembrava adirato. << Per questa volta avete vinto voi, Assassini! >> Disse. Samila Khadim raggiunse il tetto. << Ma non sarete voi quelli che trionferanno! >> Urlò andandosene.
Il silenzio piombò nella strada. Yusuf arrivò correndo. Ahmed si trascinava una caviglia e i due giovani Athingani sembravano emotivamente distrutti. Arrivò anche Aléxandros, al quale Il Lupo diede una pacca sulla spalla. Lia era stanca e sporca di sangue.
Mentre Ahmed accompagnava Hisham e Anisa dentro alla torre, e Fabiola offriva la spalla a Vali, Il Lupo, Yusuf e Aléxandros si avviarono verso Tarik Barleti. L’uomo stava pulendo la sua spada dal sangue e come li vide li salutò con un sorriso.
<< Sono onorato di conoscervi, Assassini. >> Disse. Il Lupo lo ringraziò per essere corsi in loro aiuto.
<< In realtà, se c’è qualcuno che dovete ringraziare, quello è il nostro informatore, Aléxandros, che ci ha avvertito di un attacco dei Bizantini in questa zona. Quegli uomini non hanno ancora capito che la città non è più loro! Spero che questa battaglia gli abbia fatto capire parecchie cose… >> Sentenziò Tarik Barleti.
<< Lo spero anch’io. >> Approvò Yusuf. Tarik offrì poi la mano agli Assassini presenti, i quali, gliela strinsero.
Prima di andarsene, Il Lupo vide dei Giannizzeri portare via i corpi dei Bizantini, tra cui anche i Templari che avevano ucciso.
<< Aspettate! >> Disse fermandoli. << Vorremmo occuparci noi di loro… >> Disse. I soldati arabi lanciarono occhiate interrogative al loro comandante che annuì. << Va bene. Potete pensarci voi. >> Detto questo si voltò chiamando a sé i suoi uomini, e sparendo rapidamente.
<< Ehi, Lupo. Ce hai intenzione di fare? >> Chiese Yusuf, dopo che i Giannizzeri se ne fossero andati.
<< Prima aiutami a radunare i corpi, Yusuf, dopo li seppelliremo. >> Disse Il Lupo spiazzando Yusuf con quella frase.
Il Lupo si arrampicò sull’edificio dove aveva visto lottare Faustina con la Corsara. E lì la trovò. Distesa a terra in un lago di sangue, la Templare morta accanto a lei con la sua mezza forbice conficcata nella schiena. Subito si allarmò a quella vista, ma Faustina non appena lo sentì gli lanciò un’occhiata interrogativa, spalancando gli occhi, come se fosse normale vedere qualcuno in quello stato…

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Altair13Sirio