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Autore: Elly J    11/01/2014    1 recensioni
“L’aveva usata, solo usata. L’aveva plasmata, trasformata in una vera e propria macchina da guerra, un’assassina. Ma per chi uccideva? Per chi toglieva la vita? Uccideva per conto di quell’uomo che le aveva tolto la libertà, la felicità, il sorriso. Le aveva tolto tutto. Ma soprattutto le aveva tolto lui, il suo unico e vero amore, l’unico che l’avesse mai amata veramente. Senza di lui, cos’era lei? Cos’era diventata? Era diventata una spietata assassina, l’assassina. Ma non un’assassina qualunque. Era diventata fredda, calcolatrice, piena d’odio. Era stata addestrata per diventare l’assassina dei Templari. Era diventata una Templare.”
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Achille Davenport, Charles Lee, Connor Kenway, Haytham Kenway, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: tutti i personaggi di Assassin’s Creed presenti in questa fan fiction non appartengono all’autrice, ma appartengono alla Ubisoft e a chi detiene i diritti sul videogioco. Questo racconto è stato scritto per puro divertimento personale e quindi non a scopo di lucro. Di conseguenza nessun copyright è stato violato.
Gli intrecci del racconto e il personaggio di Scarlet sono stati invece ideati dall’autrice (Elly J) che quindi ne detiene il copyright, vietandone così la riproduzione altrove.
La riproduzione altrove e qualsiasi citazione è ammessa solo se l’autrice ne ha dato il consenso.
 
 
 
Capitolo 1 - Assalto nella notte

Boston - 1776
Anche per quella sera la marmaglia di gente era tornata nelle loro case. Erano tre giorni che la locanda straripava di persone dalla mattina alla sera e Scarlet era stanca come non mai. Quando all'una di notte finiva il suo turno doveva per giunta farsi una mezz'ora a cavallo per raggiungere la sua casa e le era capitato più volte di addormentarsi in sella. Per fortuna Hidalgo conosceva la strada a memoria, portandola direttamente davanti alla porta della stalla.
- Scarlet, hai finito di spolverare i tavoli?
La giovane manco sentì la voce di Thomas, il suo datore di lavoro, nonchè proprietario della locanda.
- Scarlet? - ripetè lui alzando un po' la voce.
Finalmente lei sentì e alzò di scatto il viso verso di lui
- Cosa? - chiese spaesata.
Thomas rise e poi la guardò.
- Vai a casa, Scarlet, finisco io qui. Mi sembri un po' stanca questa sera. Va riposarti. - gli disse con un sorriso dolce.
Scarlet gli riservò un'occhiata sorpresa. Era la prima volta che le permetteva di lasciare prima la locanda.
- No Tom, non preoccuparti, non mi manca molto. - replicò lei sistemandosi il grembiule.
Lui le si avvicinò e le strappò lo strofinaccio dalle mani.
- Non accetto proteste, su!
Scarlet venne letteralmente spinta verso la porta della locanda e quando fu sull'uscio si girò verso Thomas.
- Grazie Tom. - le disse con un sorriso stanco.
Lui ricambiò il sorriso.
- Stai a casa domani, e riposati. Chiamerò Kelly a sostituirti. Ci vediamo venerdì alle 8, va bene?
Scarlet avrebbe voluto replicare, ma poi decise di non farlo. Era molto stanca ultimamente e visto che Thomas le aveva dato un giorno libero dopo mesi, decise di approfittarne.
- Va bene. Grazie Tom. - disse la giovane con un sorriso riconoscente - A venerdì.
Thomas la salutò e chiuse la porta della locanda.
Scarlet fece un profondo respiro e si avviò verso la piccola stalla sul retro della locanda dove lasciava Hidalgo durante le ore di lavoro. Quasi non ci credeva che Tom le avesse dato un giorno libero. Erano sicuramente sei mesi che lavorava tutti i giorni ininterrottamente e sorridendo si rese conto che per una volta avrebbe potuto starsene nel letto a poltrire.
Quando la giovane entrò, Hidalgo la salutò con un forte nitrito.
- Ciao piccolino. - disse Scarlet accarezzando il cavallo - Pronto ad andare a casa?
La ragazza sellò velocemente il cavallo e, dopo aver aperto il recinto ed essere uscita, salì in groppa al suo destriero.
Era una bella serata, fresca e rilassante. Non un alito di vento, non un rumore, nulla. Le stelle punteggiavano il cielo scuro formando figure indistinte quanto magiche. Dopo aver fatto un po' di passo, Scarlet partì al trotto passando per le vie ormai deserte di Boston. La sua casa era in mezzo al bosco e per raggiungerla doveva prima attraversare una buona parte della cittadina per poi sbucare nei campi dei contadini. Superati quelli, iniziava finalmente il bosco.
Gli occhi di Scarlet erano pesanti e la testa le faceva male. Era meglio muoversi ad arrivare a casa.
Per cercare di non addormentarsi, la giovane spronò Hidalgo che iniziò a muoversi con un trotto più sostenuto, ma nonostante questo Scarlet si stava pian piano addormentando. Il rumore degli zoccoli del cavallo pestavano ritmicamente il terreno e quel rumore contribuiva ad assopirla dolcemente. La luce della luna illuminava la strada e Hidalgo procedeva sicuro.
Ad un certo punto però, Scarlet si riscosse all'improvviso. Gli zoccoli di Hidalgo emettevano un rumore più distorto, come se avesse cambiato andatura. Dopo aver sbattuto gli occhi più volte abbassò lo sguardo ma vide che Hidalgo stava sempre procedendo al trotto. Confusa guardò davanti a sè e subito capì perchè aveva sentito un rumore distorto di zoccoli. Un grande cavallo nero le stava venendo incontro e il rumore dei suoi zoccoli si era confuso con il rumore di quelli di Hidalgo. Scarlet aguzzò la vista e man mano che il cavallo si avvicinava riuscì a distinguere la figura di un uomo in groppa ad esso. La giovane si ricompose bene in sella e rallentò leggermente l'andatura spostandosi verso destra per evitare che i due cavalli si calciassero o cercassero di mordersi.
Era la prima volta da quando aveva iniziato a lavorare alla locanda che Scarlet incontrava qualcuno sulla strada del ritorno all'una di notte. Non le era mai successo prima. Un leggero brivido le percorse la schiena e strinse forte le redini.
Quando il grande animale le si avvicinò cercò di scorgere il viso dell'uomo con la coda dell'occhio ma non ci riuscì. Era troppo buio.
L'uomo non salutò e non rallentò, continuando per la sua strada. Appena la superò, Scarlet tirò un sospiro di sollievo. Non sapeva perchè, ma quell'improvviso incontro l'aveva messa a disagio.
La ragazza spronò ulteriormente Hidalgo e partì al galoppo. Superò l'ultima casa della cittadina e finalmente raggiunse i campi dei contadini, una lunga distesa di terreni senza alcuna pianta, ma solo piccoli raccolti.
Scarlet si lanciò al galoppo sfrenato quando all'improvvisò sentì ancora il rumore degli zoccoli distorto. Guardò davanti a sè attraverso il buio, ma non vide nessun cavallo sopraggiungere.
- Ma che diavolo..? - disse con un sussurrò che si perse nell'aria.
Poi capì.
Girò la testa guardando dietro di sè e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere.
L'uomo che aveva appena incrociato era dietro di lei, al galoppo sfrenato.
I battiti del cuore di Scarlet aumentarono violentemente. Il cavallo guadagnava terreno in un modo impressionante. La stava raggiungendo.
Incitando Hidalgo con la voce, Scarlet aumentò la velocità del galoppo. Anche Hidalgo si stava agitando, la giovane riusciva a percepirlo dai muscoli dell'animale e soprattutto dagli sbuffi che emetteva dal naso.
Cosa voleva quel tizio da lei?
Il cavallo nero le era ormai a pochi metri di distanza. Scarlet cercò di aumentare ancora di più la velocità, ma Hidalgo stava già mostrando i primi segni stanchezza. Non era allenato per galoppare così a lungo.
L'uomo le si affiancò senza che lei nemmeno se ne accorgesse e con un movimento fulmineo la spinse giù dalla sella. Scarlet sentì una mano forte sulla sua spalla e con un urlo cadde dal cavallo. Rotolò per diversi metri ferendosi una guancia sul terreno e graffiandosi sulle braccia e sulle gambe. Tutto il mondo girava e in lontananza sentì un forte nitrito di Hidalgo. Poi finalmente smise di rotolare e si ritrovò in mezzo ad un campo di insalata.
Le lacrime iniziarono a scenderle violente dagli occhi bruciandole la guancia ferita. La testa le girava e faceva fatica a capire dove si trovava. Sentiva dolore ovunque. Cercò di issarsi sulle ginocchia ma queste cedettero. Con il viso tra la terra, Scarlet alzò lo sguardo in cerca del suo assalitore. All'improvviso sembrava che tutto fosse tornato come prima. Nessun rumore, nessun cavallo nero nelle vicinanze, nessun uomo.
Dove era finito?
La ragazza ripensò di essersi immaginata tutto. Probabilmente si era addormentata e aveva sognato. Dopodichè aveva perso l'equilibrio ed era caduta. Ma Hidalgo dov'era?
Provò per a seconda volta ad alzarsi sulle ginocchia e finalmente ci riuscì. Con le mani sporche di terra e sangue si toccò la guancia e un bruciore acuto le fece emettere un gemito soffocato.
Doveva assolutamente alzarsi e cercare Hidalgo.
Mettendo le mani a terra si diede una leggera spinta e finalmente fu in piedi. Si guardò attorno spaesata, ma del suo cavallo nessuna traccia. Con grande fatica fece alcuni passi.
- Hidalgo! - chiamò. Prima sottovoce, poi si ritrovò ad urlare.
Le lacrime ripresero a scendere violente.
- Hidalgo, dove sei! - singhiozzò.
All'improvvisò sentì un fruscio dietro di lei e automaticamente si voltò. Una mano grande e forte la prese per il collo e la sbattè a terra con violenza.
- Ma guarda un po' come siamo diventate belle. - disse una voce maschile intrisa d'odio.
Scarlet prese a dimenarsi e cercò con le mani di liberarsi dalla stretta dell'uomo, ma lui stringeva sempre più forte. La giovane cercò di urlare, ma quella morsa le impediva di emettere anche un singolo soffio. Gli occhi le si erano appannati e non riusciva a distinguere il volto dell'uomo. Con uno sforzo inumano Scarlet urlò. Urlò più che poté. Ma nemmeno quell'urlo sembrava aver intimorito l'uomo che continuava a cingerle il collo in una morsa mortale.
- E' la fine.. - pensò Scarlet.
Le forze iniziavano man mano a mancargli, così come anche la lucidità.
- Sto morendo..
Vide le stelle, sfuocate, e immaginò di trovarsi lassù, insieme ad Hidalgo. Forse, dopo la morte le avrebbe raggiunte.
Poi, fu come se un tornado l'avesse investita. Un sibilo precedette quella sensazione e subito dopo si ritrovò a tossire sfiorandosi il collo con le mani. La vista era ancora appannata, ma riuscì comunque a distinguere due figure vicino a lei che si muovevano in modo estremamente veloce. Un rumore stridulo e sibilante accompagnava quell'insolita danza.
Stavano combattendo.
Man mano che la vista tornava, Scarlet notò che l'uomo in nero che l'aveva aggredita impugnava una spada, mentre il suo sfidante aveva un'arma in entrambe le mani. In una aveva sicuramente un coltello e nell'altra qualcosa di simile ad un'accetta. Quello che però Scarlet aveva subito notato del secondo uomo era stato il colore bianco della sua divisa, che spiccava in modo quasi innaturale nel nero della notte.
La giovane cercò di allontanarsi dal luogo del combattimento mentre le lame dei due uomini stridevano le une contro le altre. Aiutandosi con le mani e spingendosi con le gambe, Scarlet si trascinò per alcuni metri sporcandosi di terra. Poi, ad un certo punto, tutto tacque. Le lame smisero di stridere le une contro le altre e il respiro affannato dei due uomini era cessato.
Uno dei due era caduto.
La ragazza iniziò a piangere in silenzio e con un moto d'ansia improvviso si tirò in piedi senza voltarsi. Con estrema difficoltà per via del dolore e delle ferite, si mise a correre più veloce che poteva cercando di uscire dal campo e tornare sulla strada sterrata.
La sua corsa però durò poco.
Un braccio le cinse la vita e la costrinse a fermarsi.
- Lasciami, lasciami! - Scarlet si mise a gridare fortissimo e le lacrime iniziarono a scendere più veloci. - Ti prego, non ho fatto nulla di male!
La ragazza alla fine si arrese e singhiozzando cercò di accasciarsi a terra. Però, il braccio che le cingeva la vita la sorresse e le impedì di cadere.
- E' finita, stai tranquilla. - disse una voce maschile particolarmente calda.
Scarlet, con uno stato d'animo misto tra paura e sorpresa, si lasciò sorreggere dall'uomo e continuò a piangere sommessamente.
Il suo aggressore era morto.
  
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