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Autore: bibersell    11/01/2014    1 recensioni
Si chiamava kyle, aveva i capelli lunghi con i quali le piaceva giocare, un giorno aveva una treccia, un giorno erano lisci, un altro ricci, un giorno aveva una coda, e un altro giorno erano liberi, liberi come il vento, liberi come lei e come la sua mente che vagava e non si capiva dove andava, vagava soltanto, i suoi capelli non avevano mai lo stesso colore, aveva le punte verdi, poi rosa, poi arancioni, poi rosse, poi blu e poi si colorò tutti i capelli e li fece bianchi, non ho mai capito perché li avesse fatti bianchi, quando glielo chiedevo semplicemente rispondeva che le piaceva tanto quel colore, ma il bianco non è un colore giusto?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sento sempre parlare le persone della vivacità dei bambini, della loro immaginazione della voglia di vivere e tutte quelle altre stronzate che si dicono da "grandi" quando ormai il tempo dei giochi è finito e bisogna prendere in mano le redini della propria vita e fare qualcosa di concreto se non si vuole assomigliare ad una di quelle persone disoccupate che non fanno altro che ingrassare su un divano e deprimersi perché la loro vita fa letteralmente schifo.
Io non sono mai stato un bambino come gli altri, non ero vivace, non avevo immaginazione, ero cieco e dormivo. Non mi sono mai reso conto del mio stato di trans finchè all'età di otto anni uno spiraglio di luce non si è insinuato sotto le coperte che mi coprivano interamente il corpo e mi ha svegliato. Si chiamava kyle, aveva i capelli lunghi con i quali le piaceva giocare, un giorno aveva una treccia, un giorno erano lisci, un altro ricci, un giorno aveva una coda, e un altro giorno erano liberi, liberi come il vento, liberi come lei e come la sua mente che vagava e non si capiva dove andava, vagava soltanto, i suoi capelli non avevano mai lo stesso colore, aveva le punte verdi, poi rosa, poi arancioni, poi rosse, poi blu e poi si colorò tutti i capelli e li fece bianchi, non ho mai capito perché li avesse fatti bianchi, quando glielo chiedevo semplicemente rispondeva che le piaceva tanto quel colore, ma il bianco non è un colore giusto? Cioè se dovessi dire cos'è il bianco direi che è qualcosa di.. qualcosa di indefinito, no? forse le piaceva tanto quel colore perché infondo anche lei era qualcosa di indefinito, non era normale, anche se di persone normali non ne ho mai conosciute, non so nemmeno cosa sia la normalità, ma non era neanche pazza, perché nelle cose che diceva c'era sempre qualcosa di dannatamente vero.
Una volta durante una lezione di religione il professore disse che Dio ha dato un talento a tutti, e che dovevamo sfruttarlo al meglio, ancora oggi a ventiquattro anni non so qual'è il mio talento e in tutta sincerità ho sempre pensato che di me si fosse completamente dimenticato, che non avesse idee al momento e per non sforzarsi di trovare qualcosa, magari in quel momento aveva altro per la testa, opto per passare direttamente al prossimo bambino senza darmi il mio talento, magari quello di dopo lo ispirava di più e pensò che magari non mi sarei mai accorto di non avere niente di speciale, ma con lei no, lei era dannatamente fortunata, perché lei aveva il dono di sognare e immaginare. Oh l'immaginazione che grande cosa, l'ho sempre invidiata per questo, riusciva a immaginare mondi fantastici e ne parlava con tanta convinzione che nell'ingenuità dei miei otto anni ero convinto che tutto quello che diceva era realtà, ero convinto che tutte le favole che mi raccontava non erano altro che viaggi che lei aveva fatto, ero affascinato da tutte le avventure che aveva intrapreso e tutte le cose che aveva visto.
Ci siamo conosciuti grazie a mio fratello maggiore, Rayn, all'epoca aveva quattordici anni e lei dodici, ma sembrava più piccola, un pò per la statura, era bassina, e un po' per il comportamento. La prima volta che venne a casa mia, appena mi vide, i suoi occhi si fecero enormi, più di quanto già non fossero, e mi fece una carezza sulla testa.
Rimasi senza parole, nessuno mi aveva mai trattato con tanta gentilezza e amore, nemmeno mia madre o mio padre, e decisi di capire perché si trovasse in casa mia, il mistero si svelò poco dopo, doveva dare lezioni di pianoforte a mio fratello, mamma sperava che magari con la musica il suo animo si addolcisse un pò e magari si iniziasse ad appassionare a qualcos'altro che non fossero gli horror o i tatuaggi che ripeteva sempre di volersi fare. Mi piaceva osservarla mentre suonava, era come se entrasse in un altro mondo e ti ci portava con lei nel momento stesso in cui ascoltavi quelle note che risuonavano per casa, si vedeva da come muoveva le dita e da come accarezzava il pianoforte che lei avesse qualcosa di più di semplice bravura, il suo era vero e proprio talento e lo esprimeva alla perfezione, credo che la prima volta in cui l'ho vista e l'ho sentita suonare sia stata la prima volta in cui ho visto e sentito veramente e credo che sia stato anche l'inizio del mio risveglio.
Facemmo subito amicizia, quando veniva a casa mi riservava sempre una carezza e qualche parola dolce, un giorno presi coraggio e le chiesi il perché di tutta quella gentilezza, nemmeno mi conosceva, mi rispose che un dono andava sempre trattato con cura e amore altrimenti la persona che te lo aveva dato poteva offendersi, sinceramente non ho mai capito nemmeno io il significato di queste parole, insomma, di che regalo parlava? Una volta sentii mamma parlare con Rayn e dirgli che doveva convincere Kyle a prendere i soldi per le lezioni di mio fratello e per le volte che mi faceva da baby sitter, eh già Kyle mi faceva da baby sitter, no che ne avessi bisogno intendiamoci, avevo otto anni ma ero molto più maturo e responsabile di Rayn, ma mi piaceva la sua compagnia, giocavamo insieme, e mi raccontava le storie, con lei iniziai a stare bene, sorridevo sempre e fece nascere in me la voglia di sapere, la voglia di scoprire e di inventare, una volta mi disse che ero speciale e ci avevo creduto davvero, quando mi metteva a letto si stendeva accanto a me e mi diceva di dormire sogni tranquilli perché quando lei se ne andava lasciava un piccolo draghetto a vegliare su di me, e io ci credevo.
Kyle era la persona più buona e ingenua di questo pianeta, non era fatta per questo mondo, era un angelo, e gli angeli per come sono rari e belli vanno sorvegliati e trattati con amore perché sono talmente fragili e puri che il loro cuore non può sopportare tutte le crepe che sopporta un essere umano qualunque, no, il cuore degli angeli non sopporta nemmeno la più piccola delle crepe, Kyle era la persona più buona ed ingenua sulla faccia della terra, ripeteva sempre che con la fantasia e l'immaginazione potevo arrivare ovunque volessi, e inutile dirlo, anche perché l'ho ripetuto fin troppe volte, io ormai credevo a tutto quello che diceva.
Rayn al contrario mio, non le credeva, affatto, lui le diceva sempre che doveva crescere che non doveva più raccontare frottole, ma non erano frottole le sue, lei non si inventava niente, no, lei mi parlava semplicemente del mondo fantastico in cui viveva e dove anche io sarei tanto voluto nascere, però ogni volta che Rayn le diceva di crescere lei gli rispondeva di svegliarsi e di aprire gli occhi, di non essere cieco, naturalmente mio fratello da coglione qual'era non ha mai capito la profondità delle sue parole, come non ha mai capito perchè Kyle non prendesse mai i soldi delle lezioni di pianoforte e di baby sitter, era chiaro Rayn, chiaro come i suoi occhi le alla luce sembravano trasparenti come l'acqua limpida e fresca di una sorgente, lei ti amava, ti amava così tanto, e io sono convinto che, nella sua testolina, tu eri il suo principe azzurro, quello per cui qualsiasi ragazza aspetterebbe tutta la vita, e sono convinto che lei cercasse in ogni modo di farsi notare da te, metteva amore in ogni cosa che faceva per te, metteva amore nel prepararti le crostate al cioccolato che ti piacciono tanto, nel comprarti un regalo di compleanno, non ti ricordavi mai quando era il suo compleanno, nelle lezioni di piano, nell'osservati, mentre ti osservava il suo sguardo traboccava d'amore e di ammirazione, porca troia ti guardava come se dal tuo culo uscisse il sole e tu l'hai uccisa, figlio di puttana un angelo si era innamorato del tuo cuore sporco e malato e tu l'hai ucciso. Si l'hai uccisa tu Rayn, tu che ti sei dimenticato quella fottuta sciarpa a casa, tu che dovevi per forza mettiti gli auricolari e la musica a massimo volume nelle orecchie per estraniarti da questo cazzo di mondo che ti fa tanto schifo, ma se ti fa tanto schifo allora perché non ti sedevi con me e ascoltavi le sue storie eh? Avresti avuto anche tu un altro mondo da visitare, da conoscere, da esplorare, ma no, tu dovevi fare l'uomo vissuto, quello che non crede a niente e che cammina sempre con gli auricolari nelle orecchie, ma non è stata solo colpa tua, è stata anche colpa sua, del suo troppo volerti bene, del suo troppo amarti, e di quella cazzo di macchina che mi ha strappato via il mio angelo. Ancora oggi dopo anni dall'incidente la penso e realizzo, per la milionesima volta, che non ce la faccio più, e che tanto l'anima è già morta da un pezzo, e che quindi è giunto il momento di mettere fine anche all'esistenza del corpo, e mentre sono qui, in piedi su questo balcone, e mentre cado giù penso che finalmente, dopo tanto tempo, posso ritornare dal mio angelo.
  
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