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Autore: miatersicore23    12/01/2014    5 recensioni
AU: Tutti umani! Ambientazione: Londra 1864.
La duchessina Elena Gilbert è cresciuta nelle credenze e nell'educazione dell'alta società di Londra.
Quando riceve in una lettera, la proposta di matrimonio da parte di un giovane e ricco nobiluomo, infatti, ne resta lusingata senza però badare ai suoi sentimenti.
Presto però, senza accorgersi, dovrà avere a che fare con l'amore che nascerà con la persona sbagliata al momento sbagliato.
Dal quinto capitolo:
-Per questo. – le sussurrai staccando di poco le labbra dalla sua pelle per scendere più giù sullo zigomo dove la baciai di nuovo – e per questo. – il mento – per questo – la gola e il mio naso era impregnato del suo odore. Ero completamente assuefatto e quella ragazzina mi stava completamente mandando fuori controllo. Tutto di lei mi attirava sempre di più al suo corpo e alla voglia di tenerlo accanto al mio. Sollevai la testa, deciso a baciare le sue labbra, e non come aveva fatto mio fratello, con l’innocenza di una promessa di amicizia, ma con il puro desiderio che da pochi giorni si era impossessato di me.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Jenna Sommers | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4.
Le spiacevoli sorprese di una giornata dimenticabile.

 
(Elena)


Appena Damon si staccò da me, riacquistai quella poca lucidità che mi rimase e corsi via da lui. Prima che la situazione potesse generare.

Mi sentivo in fiamme, non avevo mai provato così tante emozioni in così poco tempo e soprattutto da una persona che avevo conosciuto da poco. Che cosa mi era successo? Che fine aveva fatto quell’Elena cinica e razionale, intenzionata a sposare Stefan? Perché all’improvviso mi ero lasciata abbindolare dal fratello, un’altra volta?

Ritornando nella sala però mi resi conto che una parte di me era stata contenta e sollevata nel sapere che Damon si fosse ricordato di me. Quella stessa parte che era stata un po’ male quando credeva che lui non ne avesse nessun ricordo. Non mi sentivo sollevata, ma il mio cuore prese a battere più velocemente rispetto ad altri momenti, anche quando mi allontanai da lui.

Entrata in sala, fui sovrastata da mia zia seguita pochi passi più indietro dal signor Saltzman. Quei due non potevano passare neanche un secondo staccati, ma ovviamente questo lo potevo vedere soltanto io, o Damon. Gli altri potevano riuscire a vedere solo un uomo e una donna che si erano appena conosciuti e che si facevano compagnia.


- Che fine hai fatto Elena? Ti stavamo tutti cercando.  – mi chiese , sollevata di rivedermi.

- Io … perdonatemi.
Io suo sguardo si addolcì, ma notai anche qualcosa di diverso, come se cercasse di spiegarsi la mia risposta a dir poco criptica in una voce troppo timida e flebile. A noi si avvicinarono Stefan e suo padre.

- Credo che ora, mie signore – fece quest’ultimo – sia giunto il momento di presentare Elena agli ospiti.

Un cameriere ci porse due bicchieri di Champagne e notai che tutti gli altri ospiti ne avevano uno in mano. Il duca andò verso il centro della pista da ballo e richiamò l’attenzione di tutti i presenti. In attesa dell’arrivo del silenzio, nel mio campo visivo ricomparve Damon, che però non stava badando a me. Il suo sguardo era fisso sul padre e notai che come me, altre ragazzine lo fissavano incantate da, molto probabilmente, la sua bellezza e il fascino. Di certo non potevo negare che la sensualità e la bellezza di Damon fossero delle caratteristiche oggettive. Lui era di per sé bello e non faceva nulla per essere il contrario. Sembrava che la natura lo avesse creato apposta per fargli fare colpo su tutte quelle donne che lo guardavano maliziose e lui, se qualcuna di esse era particolarmente carina, ricambiava con uno sguardo altrettanto seducente.

- Credo che conosciate il motivo di questa festa. – iniziò il duca Giuseppe – sono lieto di annunciarvi ufficialmente il fidanzamento di mio figlio Stefan e della baronessina Elena Gilbert.

Nel sentire i nostri nomi, Stefan prese la mia mano e mi portò al centro, accanto al padre. Tutti applaudirono e io sorrisi davanti alla gioia di tutti gli invitati. Tra di essi notai la vecchia prozia Judith che mi fissava in un modo quasi maniacale, tanto da rabbrividirmi. Il suo sguardo voleva dirmi: Brava ce l’hai fatta. E per un solo istante pensai che forse come zia tanto male non era e che ad ogni modo le volevo bene.
Caroline e suo marito applaudivano come tutti gli altri ospiti e appena dietro di loro mio fratello Jeremy faceva la stessa identica cosa. Quando lo guardai negli occhi il mio sorriso si ampliò di più perché gli volevo bene. Jeremy era la persona a cui io ero più legata, soprattutto dopo la morte dei nostri genitori, ci siamo siamo sentiti più uniti. Lui ricambiò il mio sorriso e iniziai a sentirmi meglio.
Ritornai con gli occhi a dove ero prima e Jenna mi guardava trionfante mentre applaudiva energeticamente. Accanto a lei Alaric era meno entusiasta, ma in un certo senso lo potevo capire: io e lui non ci conoscevamo molto bene. Ci eravamo visti solo quelle volte che lo avevo beccato a corteggiare mia zia da sei mesi a questa parte e d’altro lato era venuto qui solo per invito di Damon.
Damon, a proposito, era accanto ad Alaric e guardava me e suo fratello con il suo solito sorrisetto. Istintivamente pensai al nostro incontro ravvicinato, avvenuto poco prima, e arrossii pensando ancora una volta alle sue calde labbra che mi baciavano e che mi sussurravano quelle parole: “Mettete a dura prova la mia buona volontà, Milady.” Ma che volevano dire quelle parole? Che era suo desiderio avermi nella sua camera da letto per … Oh  no, non ci potevo credere. Solo il pensiero di essere l’oggetto del desiderio del fratello del mio fidanzato mi  fece male.

Le note di un valzer inglese risuonarono nella stanza e Stefan mi chiese di ballare. Le danze dovevano essere aperte da noi due, i due festeggiati che si amavano. Ma improvvisamente mi ricordai della conversazione che avevo sentito poco prima. Di Giuseppe che rimproverava il figlio, di Damon che li invitava a ritornare alla festa e di Katherine. Quel nome che era diventato il centro dei miei pensieri, qualcosa che mi stava corrodendo da dentro e che mi stava aprendo enormi dubbi dentro il mio cuore.

“Perché Stefan, perché? Perché mi hai chiesta in sposa se poi ti ho sentito parlare con i tuoi famigliari di un’altra donna che a quanto pare ami? Perché mi stai facendo questo, ingannandomi? Quale ruolo ho io in tutto questo?” pensai, ma questi pensieri non fecero altro che confondermi ancora di più.


- Sei davvero stupenda stasera, Elena. – lo guardai negli occhi quando mi disse quella frase. Il suo sguardo sembrava sincero e puro. Oh, quanto era bravo a fingere! Perché io dovevo subire tutto questo? La rabbia cominciò a farsi strada nel mio cuore. Volevo sapere ogni cosa. Volevo che lui mi dicesse la verità. Damon aveva ragione, non poteva dirmela, perché lui non era il diretto interessato. Stavamo parlando di Stefan e delle sue menzogne.

Lo guardai con aria fredda. Un’espressione che non avrei mai reputato fosse mia.


- Chi è Katherine? – chiesi di getto. E alle mie parole sembrò raggelare. Distolse i suoi occhi dai miei per guardare un punto indefinito tra la folla che ci osservava danzare.

- Come sapete di Katherine?

- Questo non ha importanza. – mi vergognavo nel dire che avevo origliato una discussione a cui non ero stata invitata, perciò decisi di ignorare la domanda.

- È stato mio fratello, non è vero? – disse quasi furioso.

- Certo che no! – ribattei decisa – lui non vi tradirebbe mai. Ma io non vi dirò quello che volete sapere, se prima voi non rispondete alla mia domanda. Chi è Katherine? – richiesi. Vidi nel suo volto l’indecisione. Non sapeva se dirmelo o no.

- Questo non è il momento. – concluse. – incontriamoci domani, nei giardinetti vicino casa vostra e vi prometto che vi dirò qualsiasi cosa vorrete sapere.

- D’accordo. Domani mattina. – conclusi io. E ballammo ancora fino alla fine della musica.
 
 
  Il giorno seguente mi preparai da sola, silenziosamente, per incontrare Stefan ai giardinetti. La notte precedente non avevo chiuso occhio poiché mille pensieri mi offuscarono la mente. Non riuscivo a capire perché se il mio fidanzato amasse un’altra, avesse deciso di sposare me. Perché dovevo subire un simile affronto?

Il mattino vidi allo specchio le enormi occhiaie che mi devastavano il viso. Misi un abbondante dose di cipria per nascondere l’evidente prova della mia nottata insonne e indossai il mio abito grigio che in quel momento rispecchiava molto il mio umore.

Uscì di casa dando a mia zia risposte vaghe sulla mia destinazione e mi avviai ai giardinetti che distavano si e no due isolati da casa mia. Stefan era lì, che mi attendeva.

Mi avvicinai a lui. Era visibilmente impaziente poiché sbatteva con ritmo irregolare un tallone, facendo tremolare tutta la gamba. Quando mi notò, si alzò dalla panchina su cui era seduto e mi venne incontro.


- Elena … - mi parve che volesse dirmi qualcosa, ma lasciò il mio nome sospeso nell’aria, indeciso se parlarmi o meno.

- Salve Stefan. – gli dissi ricambiando a quello che gli feci credere che io avessi capito come un saluto. – aspetto delle spiegazioni. – arrivai dritta al dunque. Avevo atteso troppo tempo per delle risposte e ora non era più il momento per tergiversare. Era il momento della verità e io l’attendevo con ansia. Volevo sapere tutto e anche se una parte di me mi avesse detto che mi avrebbe fatto male, io preferivo conoscere ogni segreto che celava il mio futuro marito, altrimenti non sarei più stata sicura di doverlo sposare.

- Sedetevi. – mi indicò la panchina di ferro e io ascoltai il suo consiglio. Infondo, era meglio così. Seduta avrei retto meglio la situazione e, qualsiasi verità sarebbe venuta a galla, avrei cercato di saperla gestire al meglio.

- Chi è Katherine? – ripetei. Mi era sembrato di aver ripetuto quella domanda almeno cento volte, ma nessuno si era ancora degnato di rispondermi.

- Katherine è la donna della mia vita. – rispose tranquillamente. Dal dialogo che avevo ascoltato, avevo capito che lui amava un’altra donna, ma sinceramente sentirmelo dire ad alta voce fu qualcosa di orribile. Sentì crollarmi il mondo addosso e una furia dentro il mio cuore scacciò via ogni parola, lasciandomi solamente con uno sguardo di fuoco che degnai a Stefan.

- Capisco se adesso voi siate arrabbiata. – tentennò con la voce, forse messo in soggezione dai miei occhi. – ma, vi prego, lasciatemi spiegare. Vi assicuro che non è colpa mia.

- Che … che cosa state dicendo Stefan? Non vi capisco e mi state mandando in confusione. Per favore, andate con ordine e cercate di non tralasciare niente. – lo supplicai.

- D’accordo. – il suo sguardo si fece più serio. – conobbi Katherine due anni fa in una locanda nella zona ovest di Londra. Lei è stata costretta a prostituirsi da quando aveva quindici anni e quando ci incontrammo nel luogo dove lavora aveva alle spalle già un anno di esperienza.

- Aspettate. Perché voi eravate lì, nella zona ovest di Londra. È quella più malfamata della città! – replicai. Era risaputo che lì vivessero briganti e prostitute della peggior specie. In quel luogo poche persone avevano l’ardire di andarci ed erano o gente povera che per disperazione si dedicava alla malavita, o uomini balordi che tradivano le loro mogli per concedersi a giovani fanciulle volgari.

- Damon riteneva che dovessi fare esperienza. – mi rispose. Avvampai, perché mi imbarazzava di parlare di quell’argomento con lui o con qualsiasi altra persona. Io non ero mai stata con nessuno e di certo non avevo mai avuto l’ardire di parlare di … “quello” con qualcuno. A parte con una persona che era stata sfacciata con me, tanto quanto era sfacciato l’argomento: ovvero Damon. Ma lui aveva semplicemente espresso il suo desiderio per me ben due volte e, sebbene sapessi che mi stesse deridendo, alla fine compresi che ci doveva essere un motivo per il quale lui mi aveva detto certe cose. – lui mi portò in una locanda, gestita da una sua vecchia fiamma, Le donne di Dracula.

- Le donne di Dracula? – rabbrividì nel solo sentire il nome. Avevo sentito parlare del romanzo* che narrava di quella creatura mostruosa, un vampiro, se non sbaglio. Non mi aveva mai attirato un genere di quel tipo. Era semplicemente spaventoso.

- Si, un po’ tetro come nome. – sorrise, lievemente divertito. – ad ogni modo, li conobbi Katherine e scelsi lei per la notte perché rimasi incantato dalla sua semplice bellezza e ben presto mi resi conto di essermi innamorato di lei. Come lei era innamorata di me. Dopo quella notte ci vedemmo sempre di più, fuori dal suo impiego e …

- Non avete mai pensato che tutto quello che lei volesse, in realtà, fosse il vostro denaro? – gli chiesi con un velo di superficialità e solamente dopo mi pentii di quelle parole.

- In una situazione del genere, avrei anche sospettato di questo, ma, vedete, io le ho offerto mille volte i miei soldi e lei non li ha mai accettati. È troppo orgogliosa per farsi mantenere da qualcun altro. –Ascoltai attentamente le sue parole. Quei due si amavano, ma quello che io volevo veramente sapere era perché io mi ero ritrovata in quella storia.

- Allora perché mi avete chiesto di sposarvi?

- Voi le assomigliate molto. – mi disse. – la sera del vostro debutto in società per un momento vi scambiai per lei, ma chiaramente non lo eravate. Vi chiesi comunque di ballare per guardarvi da vicino e mio padre scambiò il mio momentaneo interesse per un’approfondita infatuazione. Lui non sapeva ancora di Katherine. Io e mio fratello sapevamo che si sarebbe molto arrabbiato, se avesse scoperto la mia relazione con lei. Con una popolana, anzi peggio, con una prostituta. Purtroppo una volta ci scoprì in un nostro incontro molto intimo e minacciò di cacciarmi di casa. Per fortuna Damon riuscì a convincerlo, dicendogli che aveva mandato via Katherine, spedendola fuori Londra. Ovviamente era una bugia, ma ancora oggi, mio fratello fa finta di essere dalla parte di mio padre, quando ogni settimana, da due anni a questa parte,  la va a trovare periodicamente, per poi portarmi sue notizie. – si schiarì la voce prima di riprendere a raccontare. – qualche mese fa, non ce la feci più e chiesi a mio padre di poterla rivedere. Si arrabbiò molto e mi disse che mi sarei dovuto sposare, altrimenti non mi avrebbe cacciato via di casa e fu lui stesso a consigliarmi voi, Elena. Rassegnato accettai.

Era una storia orribile. A Stefan erano capitate le sfortune peggiori e io mi ero ritrovata in quella situazione solo perché assomigliavo a Katherine. Non ero più sicura di volermi sposare con lui adesso. Anche se ora conoscevo tutti i dettagli della storia, mi sentivo tradita e non credevo che sarei riuscita a sopportare una vita vissuta con un uomo che avrebbe sempre amato un’altra.

- Comprenderei se voi adesso cambiaste la vostra decisione per quanto riguarda il matrimonio.

- Non ne sono più certa. – gli confessai.

- Vi capisco.

- Io adesso dovrei andare. – Mi congedai da lui e molto probabilmente dal mio sogno di vita apparentemente felice, ma forse sarebbe stato meglio così.

Non rivolsi altre parole a Stefan. Mi voltai e filai dritta a casa trovando zia Jenna che indaffarata aiutava le due cameriere, Bonnie e Vickie, a fare pulizie. Non le rivolsi una parola, ma capì che c’era qualcosa che non andava e mi seguì nella mia camera.

Prima di poter parlare, scoppiai a piangere e solo dopo essermi calmata le raccontai tutto: della sera precedente, quando sentì la conversazione e di quella avuta pochi minuti prima con Stefan. Le dissi di non volerlo più sposare, ma …


- Ti prego Elena non farlo! – rimasi stupita da quella sua supplica. Non vedevo perché non avrei più potuto sposarlo.

- Perché non dovrei farlo? – le chiesi.

- Perché … oh cielo pensavo di non dovertelo mai dire. Pensavo di risparmiarti tutti questi problemi, invece sono costretta a dirteli. – mi guardò con uno sguardo terribilmente dispiaciuto – stiamo per perdere la casa, Elena! Al momento l’uniche cose che ci permettono di andare avanti sono le eredità lasciate dai tuoi genitori, ma … ho scoperto che tuo padre era pieno di debiti e tutto il patrimonio si sta consumando in poco tempo. Stiamo per essere sfrattati e il tuo matrimonio con Stefan è di vitale importanza perché i Salvatore sono una delle famiglie più ricche di tutta l’Inghilterra. Ti prego Elena non far si che ci lascino in mezzo alla strada.

Perché io non ne sapevo niente? Era la giornata delle scoperte spiacevoli. Prima scoprì che Stefan non mi aveva mai amato e decisi di non sposarlo più, poi mia zia mi disse che non potevo perché stavamo per perdere tutto e il matrimonio sarebbe stata la nostra unica salvezza.

Ero così combattuta. Scegliere di vivere la mia vita o sposare un uomo che non mi avrebbe mai amato per salvare tutta la mia famiglia. Non potevo abbandonare Jenna e Jeremy. Non potevo far perdere il lavoro ai dipendenti della casa. Chi avrebbe sostenuto economicamente la famiglia di Bonnie se adesso anche lei si sarebbe trovata senza lavoro? Come avrebbero fatto Vickie e Matt, che erano soli al mondo? Chi avrebbe salvato tutti loro? Sembrava che il loro destino dipendesse proprio da me e io ne ero assolutamente certa che non ci sarebbero state altre soluzioni.


- D’accordo. Sposerò Stefan.




*Il conte Dracula è un romanzo gotico del 1897. Io mi sono presa una piccola licenza, visto che la mia storia è ambientata nel 1864. Perciò facciamo finta che Bram Stoker sia vissuto qualche anno prima
 xD ...
 
Note finali:
salve a tutti e Buona Domenica! Che ne pensate di questo capitolo? Devo ammettere che non mi entusiasma molto, soprattutto perché è molto discorsivo e lascia poco spazio ai pensieri di Elena …
In parte abbiamo chiarito la storia di Stefan, ma ripeto SOLO IN PARTE. C’è un altro colpo di scena che vi attende e che arriverà tra qualche capitolo, promesso!

Alla prossima, la vostra Mia <3
   
 
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