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Autore: Inilis    12/01/2014    0 recensioni
"Salve, sono Lucy, e mi sto svegliando da un sonno durato 20 anni."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono dentro ad un locale, un gran bel locale. Parquet a terra, soffitto a volta con dipinti dei fiori, non so definire quali, ma sono molto graziosi. Un bancone di legno, lungo una quindicina di metri, si presenta subito a sinistra dell'entrata.
Io ora mi trovo seduta in una saletta scura con travi a vista, ci saranno una decina di tavolini in legno lucido coordinati alle sedie. Una targhetta sopra dell'architrave indica che mi trovo nella sala dei fumatori, i minuti non passano, mi sfrego le mani contro le gambe, probabilmente per attenuare la tensione. E' la prima volta che faccio un colloquio..bhè..è la prima volta che lavoro in vita mia, quindi non so che aspettarmi da questo colloquio, non so che dire..probabilmente la verità. No, non dirò che sono fuggita di casa e che vivo con un amico, dirò solamente che non so fare nulla..che, in fin dei conti, è la verità, e la verità viene sempre a galla. Non posso dire di essere brava, di aver già lavorato da altre parti, ovvio che no, lo capirebbe subito appena mi vede alzare un vassoio..oddio, un vassoio..Scuoto la testa, non devo fasciarmela prima del tempo, e poi che vuoi che sia, sono capaci tutti di portare un vassoio no?
La porta a doppio battente di fronte a me si apre ed entra una figura non molto alta, probabilmente incinta, il vestito bianco lungo fino ai piedi le segna la pancia, ecco perchè stanno cercando. Sposto il mio sguardo e sul suo volto stanno appollaiati degli occhiali blu rettangolari, e una chioma bionda riccia è tenuta insieme da un becco.
La ragazza si siede di fronte a me e mi fissa allungando una mano.
-Piacere, Clode- mi dice con voce sicura e piuttosto pungente.
-Piacere...Lucy...- a differenza sua la mia era una voce incerta e intimorita, sicuramente un punto a mio svantaggio.
Lei continua a guardarmi, senza batter ciglio, probabilmente sta aspettando una mia reazione, o mi sta studiando, questo non lo so. Decido di essere io a rompere il ghiaccio
-Volevo chiederti se avevi bisogno di qualcuno..Lavapiatti, cameriera..non sono schizzinosa, l'importante è lavorare.-
Clode rimani lì fissa senza dirmi nulla, continua a guardarmi penetrando nelle mie ossa. Mi sento a disagio ma allo stesso tempo sono infastidita da questo suo comportamento, insomma o ti servo o non ti servo, non mi tieni qui sulle spine.
-Cosa sai fare?- mi domanda proprio mentre ero sul punto di andarmene.
-Nulla..nemmeno portare un vassoio- arrossisco dall'imbarazzo, mi sento così ridicola. Mi costringo a fare un sorriso, magari le faccio tenerezza.
-Bene- dice senza muoversi.
Lo prendo come un modo per dirmi che non sono la persona adatta a lei, quindi mi alzo dalla sedia
e le allungo la mano per salutarla. Lei me la stringe e dice
-Domani alle quattro, rimani in prova per cinque giorni- non mi da il tempo di reagire le uniche parole che mi escono sono un grazie, ma penso che non le abbia sentite.
Se ne sta uscendo dalla porta quando la fermo.
-Come mi devo vestire?- chiedo con più sicurezza.
-Maglia bianca e pantaloni scuri o Jeans- inspira- quando sarai assunta ti darò la divisa- e così dicendo se ne andò, lasciandomi sola.
-Se sarò assunta- dico a me stessa.
Esco e la trovo dietro al bancone, le sorrido
-A domani- ed esco.
Per il breve tragitto che c'è fino all'uscita sento i suoi occhi sulla mia schiena, mi trapassano, mi scrutano, mi studiano.. Domani sarà un incubo.


Eccomi qui, sono davanti e cerco il coraggio ad entrare. Ren questa settimana è via, ed io non sapevo con chi sfogare, Alan ancora non lo sa, mi sento una vigliacca. Sono passate due settimane, ma non ho ancora trovato il modo di dirglielo. Ora dovrò farlo, ma dopo il lavoro. Adesso devo concentrare tutte le mie forze in questa serata.
Spingo la porta, ad aspettarmi c'è Clode, con un sorriso fino alle orecchie.
-”Ciao”- mi dice venendomi incontro e accompagnandomi in uno stanzino rettangolare.
Apre un armadietto e mi indica il mio scompartimento.
-”Qui puoi appoggiare le tue cose, ora mettiti il grembiule e poi vieni dietro al banco”- se ne va, lasciandomi sola.
Mi allaccio il grembiule alla vita, è uno di quelli che copre solo le gambe, con la pubblicità della Beck's stampata sulla tasca che ricade sulla coscia sinistra.
Getto una grande soffiata d'aria e vado al banco.
Lei è lì che mi aspetta sorridente:
-”Il tuo compito è prendere le comande, poi le porti a me, io preparo e tu le riporterai al tavolo”-
sorride e poi aggiunge -” Ma prima impariamo a portare un vassoio e i numeri dei tavoli”-
Il tempo è passato velocemente, ora sono le sei, ho imparato a portare i vassoi, i numeri dei tavoli li tengo a mente, e ho conosciuto le mie colleghe, tutte più grandi di me, a quanto pare sono la piccola del gruppo.
Sembrano molto gentili, ma sai, l'apparenza inganna.


La serata è iniziata, sono impacciata, mi sento tanto un robot, porto liste, prendo ordini, e riporto al tavolo. Non mi soffermo a chiacchierare, nonostante qualcuno mi chiede informazione su di me ma io fuggo imbarazzata colorandomi di rosso.
Clode da dietro il banco mi sorride, mi dice di stare tranquilla e di non preoccuparmi, e di sorridere un po di più. Ma non ce la faccio, cioè, se non me la sento di sorridere io non sorrido solitamente, non riesco a capire come si possa sorridere spontaneamente, se sorrido si vede che è uno sforzo, io non ce la faccio proprio.
-”Hei come va?”- mi chiede Melly venendomi incontro ad aiutarmi con un vassoio un po troppo pieno.
-”Ehm..Passaparola la accetti come risposta?”-
-”Prima volta eh?”- mi sorride mentre andiamo in cucina a portare i bicchieri.
-”Si vede tanto?”- chiedo timorosa.
-”Oh nono..Cioè si, ma te stai cavando bene!”- continua a sorridermi, la invidio, lei è così..Solare, spontanea, il mio opposto in pratica.
-”Grazie, ma se faccio schifo, ti prego, dimmelo!”- le dico e cerco di sorridere, ma esce solo una smorfia.
-”Ne ho viste di peggio, fidati!”- mi strizza l'occhio -”Ora meglio che torni su, altrimenti ti viene a cercare”-
Torno al bar, sta arrivando un gruppo di quattro persone, Clode mi fa segno di preparargli un tavolo. Non so da che parte girarmi, vedo Melly che mi viene incontro.
-”Ti do una mano, questi tavoli pesano”- mi strizza l'occhio.
-”Grazie..”- le dico.
Spostiamo tavoli e sedie, Melly indica ai ragazzi il loro tavolo mentre io vado a prendere le liste.
-”Hei guarda chi c'è! Un nuovo acquisto Clode?”- urla un ragazzo asciutto, con al collo un colletto con borchie, alzo lo sguardo sul suo volto privo di barba. Occhi incavati nel volto, capelli neri.
-”Non fa per te Bac! Lasciala in pace!”- risponde Clode da dietro al banco.
Bac! Quindi.. No, no no! E' tutto sbagliato! Oddio no! Non può essere! Se c'è Bac c'è anche.. No! Non doveva andare così, non può andare così.. Dopo il lavoro, dopo il lavoro..Dopo il lavoro l'avrei chiamato, lui sarebbe venuto a prendermi e avremmo parlato.. No, così no.. Non.. Non voglio perderlo, non posso perderlo, non riuscirei mai senza di lui.. Mi manca l'aria, cerco di concentrami sulle liste, sul tavolo, appoggiare le liste al tavolo e poi andarmene immediatamente, si scappare.
Magari non mi avrebbe vista, magari non mi riconosce, magari..
-”Ma guarda chi c'è! Lucy! Non ti avevo riconosciuta!”- Bac continua ad urlare, non urlare stupido! Così ti sentirà, così si accorgerà di me, così io lo perderò. Mi maledico, quanto mai non gli ho parlato, quanto mai non gliel'ho detto.
-”Hei Bac, ciao..”- sorrido istericamente mentre appoggio le liste sul tavolo e svanisco.
-”Non rimani qui con noi?”- esorta lui, ma Clode interviene
-”Lasciala stare Bac, è la prima sera, è già abbastanza impaurita.”-
Guardo Clode, poi Bac, poi.. Tolgo lo sguardo, non voglio guardarlo, non voglio incontrare il suo sguardo, ho paura. Che penserà di me? Della ragazza che ha trovato sulle scale? Di quella che ha ospitato a casa sua? Della ragazza che veniva a trovarlo tutti i giorni, che passava le sue giornate a casa sua da sola pur di non stare a casa? Che penserà di me? Cosa dirà della mia fuga? Lo sa? Cosa dirà del mio lavoro? Si chiederà perchè non gli ho detto nulla, si chiederà perchè sono sparita.
Sento gli occhi bollire, ma non posso continuare a stare qui, non posso piangere qui.. Voglio andarmene, voglio andare a farmi un giro, a correre e sfogare queste lacrime in un angolo da sola.. Sento che il mostro che mi attanaglia il petto inizia a farsi preda di me.
-”Lucy? Tutto bene?”- mi chiede Clode, con sguardo preoccupato. Alan, questi sono i suoi occhi, non posso sbagliarmi, i suoi occhi sulla mia pelle hanno un diverso contatto, caldo, pacifico..
-”Si.. fa solo un po troppo caldo qui!”- cerco di sorridere.
-”Sono freddolosa io!”- mi dice ridendo -”Sono le dieci, vai pure, per sta sera hai fatto anche troppo”- mi sorride.
-”Ho perso la mia occasione?”- le chiedo preoccupata.
-”No”- mi dice come se le avessi chiesto se la Terra è rotonda -”Ci vediamo domani alle cinque Lucy.”-
Vado verso lo spogliatoio prendo le mie cose, saluto Melly, ma ho fretta, voglio andarmene il prima possibile.
-”Ciao ragazzi!”- dico sfuggevole al tavolo di Alan, poi esco dalla porta.
L'aria mi fa riprendere, quanto è bella l'aria pura, quanto è bello essere all'aperto. Quella sensazione di panico inizia a sbiadire man mano che mi avvicino ad un viale alberato, l'odore della natura mi fa sentire meglio.
Arrivata mi lascio andare su una panchina, e guardo il cielo stellato. Quanto è bello, cattura tutta la mia anima, portando con se tutti i miei mali.
Non voglio tornare a casa, mi sento bene qui, a casa di Ren sarei sola, senza nessuno con cui parlare, senza nessuno che mi possa ascoltare, senza nessuno che mi dica che tutto va bene, senza..
Delle braccia mi tirano, il mio corpo reagisce come reagirebbe una bambola di pezza, finisco con il volto sul petto..Gelsomino..Stringo le mani attorno al maglioncino mentre mi metto a sedere sulle sue gambe. Inizio a piangere, senza contegno, senza misura.
Le sue braccia mi stringono forte, avvolgendomi, emanando calore che riempie il mio cuore. Lo sento diventare più grande, i battiti che prima nemmeno si sentivano iniziano a vorticare, ormai pulso anche io insieme a lui, la testa, le mani, le gambe, sono sincronizzate col battito del mio cuore, sto riprendendo a vivere grazie a lui..
Non voglio parlare, voglio solo rimanere qui, fra le sue braccia, per sempre.
Mi accarezza i capelli, dandomi dei leggeri sbuffi con le labbra sulla fronte.
-”Lu..”- mi dice dolcemente, alzo lo sguardo e lo fisso negli occhi. I suoi occhi sono più neri del solito, il suo volto non è cambiato, mi guarda sempre con quella punta di tenerezza. Vorrei piangere ancora, voglio svuotare tutto il serbatoio, e poi mettere un tappo per non averne più di quelle lacrime.
-”Alan io..”- cerco di dire, ma lui mi zittisce sfregando il pollice sulle labbra.
-”Ti prego, non piangere più”- mi dice mentre il pollice si sposta sotto agli occhi.
-”Non ce la faccio a vederti così”- la sua voce è morbida, la sua mano mi accarezza il volto ed io mi lascio cullare, sfregando la guancia contro il palmo.
Passiamo un buon quarto d'ora a stringerci, a coccolarci, a calmarci a vicenda, ma nessuno dei due parla, come se le parole sono superflue, tutto è passato ora che siamo di nuovo io e lui. Ma io voglio dirgli, voglio spiegargli, voglio parlargli..
-”Alan sono scappata di casa”- lui lascia cadere le mani e mi guarda con durezza.
-”Scappata, me ne sono andata, lei lo sa. E' per questo che ho cercato lavoro, è per questo..”-
-”Che non ti sei fatta viva vero?”- finisce lui.
-”Si..”- dico lasciandomi andare sulla panchina, ma lui mi blocca, tenendomi in braccio e costringendo i miei occhi a guardarlo.
-”Te l'avrei detto, davvero.. Volevo solo far passare questa sera poi ti avrei chiamato, tu saresti venuto a prendermi, avremmo parlato, e poi”- sospiro -”Tu avresti deciso di rimanere o meno mio amico”-
Sento il suo corpo sotto di me irrigidirsi.
-”Tu credevi che io non sarei più stato tuo amico?”-
-”Si, perchè tu hai tutte quelle morali, e i principi e..Io non ti merito!”- mi sfrego le mani sugli occhi -”Ma tutto è andato a puttane, quindi tanto vale che me lo dici adesso”-
-”Hai ragione Lucy! Io non voglio più essere tuo amico!”- dice arrabbiato -”Mi hai mentito, non ti sei fatta sentire per settimane, ti ritrovo in un bar a portare da bere, e ti seguo fuori dal locale abbandonando tutti solo per dirti che non sei più mia amica!”- fa una pausa -” Cristo santo Lucy! Ma che hai nel cervello eh?! Non siamo più all'asilo! Tu sei molto di più di un'amica! Pensi davvero che butterei nel cesso questi mesi passati con te? Lo pensi davvero? Mi fai così superficiale? Tutti abbiamo i nostri periodi, non ti sei fatta sentire perchè avevi problemi, quando ti sentivi meglio saresti venuta da me a raccontarmi, come hai sempre fatto! Cazzo..”- non lo avevo mai visto così, non mi ha mai urlato contro.. Gli occhi..Non ce la faccio a trattenerle, scusami Alan ma proprio non ce la faccio, non ce la faccio.
-”Scusa”- dico fra un singhiozzo e l'altro. Ma le sue braccia stanno già facendo da scudo riparatore.
-”Ti avevo chiesto di non piangere”- dice con morbidezza.
-”Lo so, scusa ma non sono riuscita a trattenerle..”-
-”Scusami tu, ho esagerato”- mi da un bacio sulla guancia, arrossisco, il cuore mi tamburella in gola mozzando il fiato.
Mi asciugo le lacrime, e gli sorrido, non voglio che pensi che piango solo per intenerirlo.
-”Sai, dovevo lavare questo maglioncino, è sporco”- gli indico una macchia.
-”Sai? Quella macchia gliel'hai fatta tu prima, col mascara!”- mi sorride. La mia isola, mi perdo lasciandomi trasportare dalle emozioni che mi trasmette il suo sorriso. Solo lui ci riesce, solo lui..
  
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