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Autore: aturiel    12/01/2014    2 recensioni
Prese le forbici insieme al coraggio e iniziò a tagliarsi i capelli. Le ciocche cadevano lente, il passato scivolava via con loro. Tutta la confusione, la paura, la rabbia, la tristezza se ne andavano finalmente. Adesso aveva solo una zazzera di capelli scompigliati e informi, uno di quei tagli drastici che non facevano per niente venir voglia di essere accarezzati con amore. Ma lui l’avrebbe fatto. Li avrebbe guardati, avrebbe riso e avrebbe sussurrato piano: “Ti stanno davvero male, idiota”. E l’avrebbe baciato.
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Ottava classificata al contest "Shopping di prompt e bonus"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo sei
 

“Sogna come se dovessi vivere per sempre;
vivi come se dovessi morire oggi”
Oscar Wilde



Esattamente un mese dopo, Daniel era fuori al freddo ad aspettarlo con la musica ad alto volume nelle orecchie e un sorriso che, oltre che le labbra e gli occhi, gli inondava il cuore.
Dopo quel bacio avevano camminato insieme fino a casa e avevano parlato di loro, a quello che erano insieme. Non erano stati per niente discorsi melensi, ma anzi pieni di parolacce, insulti e battute sarcastiche e pungenti. Nessun “ti amo” campato in aria, nessun “mi piaci” infantile, nessuna confessione epocale sussurrata a fior di labbra. Solo Andrea aveva detto con il suo sorriso ironico:
«Secondo me noi due non siamo gay, infatti a me piacerebbe ancora scoparmi una tipa figa, anche domani. Non ho nemmeno mai provato attrazione per un ragazzo che non sia tu. Secondo me noi siamo due bei maschi etero che hanno trovato l’amore della propria vita in un uomo. Mah, forse però siamo bisex, che dici?»
Daniel allora era scoppiato a ridere e l’aveva baciato di nuovo.
Finalmente vide in lontananza il suo Andrea, prima l’andamento traballante e i pantaloni con il cavallo basso, poi i capelli troppo lunghi che svolazzavano al vento e le mani in tasca, infine quello sguardo tagliente e il sorriso sghembo.
Eccolo, era lì vicino a lui e lo guardava.
Daniel si tolse una cuffietta e incrociò i suoi occhi a sua volta. Quasi non ci credeva. Era così bello.
Adesso che non aveva paura di osservarlo: si sarebbe potuto chinare per quei pochi centimetri che li divideva e baciarlo, avrebbe potuto cingergli la vita con le braccia e attrarlo a sé infilando le dita nei passanti dei suoi jeans, o sarebbero potuti andare a casa sua a fare sesso. Avrebbero potuto parlare del nuoto, della vecchia casa di Daniel, anche delle inesistenti zanzare in Alaska se avessero voluto. In quel momento avrebbero potuto fare qualsiasi cosa insieme, lo sentiva.
Invece aspettò un attimo, solo per ammirarlo un altro po’: avevano tutto il tempo.
Allora gli si avvicinò lentamente, socchiuse le labbra rosse dal freddo, assottigliò gli occhi, respirò il suo fiato condensato e incontrò la sua bocca.
C’era poesia in quel bacio, abbastanza da farli tremare.
Immerse le dita nei suoi capelli e tirò indietro la sua nuca che si piegò senza opporsi. Ora non avevano fretta, potevano andare con calma e godere per ogni secondo di quel contatto. Sentì Andrea sorridere sulle sue labbra come per chiedergli:
«Sei felice?»
Lui lo baciò più a fondo.
Sì, era felice. 
   
 
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