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Autore: Vally98    12/01/2014    0 recensioni
La testa in un'altro mondo, i pensieri che navigano in un'altra galassi, il cuore che batte in un altro univeso. Solo il mio corpo si trova sulla terra. Sto crescendo, distrutta dentro, ma sto crescendo.
Basta limitarsi a sopravvivere. Voglio vivere pienamente.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino dopo il risveglio fu tragico.
Dormii fino alle 11 e nonostante non riuscissi più a dormire, morivo di sonno.
Non andammo a sciare, quel giorno, nonostante fosse una bella giornata. I postumi della precedente notte in bianco si facevano sentire. Per questo io, Clelia e Benedetta restammo a casa, mentre i miei genitori uscirono per delle commissioni.
Mancavano pochi giorni alla fine delle vacanze di Natale. Quei pochi giorni passarono in fretta, tra le utlime sciate, i primi malanni dell'anno e l'ansia di non riuscire a finire i compiti.
Tornammo a casa a Milano il 5 gennaio, precisamente due giorni prima che iniziasse la scuola.
Riiniziare fu un trauma, davvero. Il primo giorno non sentii nemmeno la sveglia, nessun vestito sembrava starmi bene, perdetti il primo pullman e arrivai in ritardo, ma per fortuna non lo segnarono.
Il mio compagno di banco, Diego, iniziò già dal primo giorno a tirarmi scema con la sua parlantina, le sue battute e la sua ricerca di attenzioni.
Io rimasi stupita da me stessa, poiché riuscivo a scherzare con lui, a ridere, fare battute, ad essere di buon umore. Era davvero incredibile, visto che nel primo trimestre ero sempre incazzata, che appena Diego cercava di coivolgermi in una discussione gli gridavo dietro.
Fu una giornata positiva, ebbi addiritura tempo di parlare con Antonio, il mio migliore amico, all'intervallo.
Rimasi di buon umore per tutto il giorno e questo mi diede tanta, tanta soddisfazione. Forse quelle vacanze mi avevano fatto bene, forse ora ero tornata quella di sempre, quella amichevole e allegra. Non lo potevo sapere, in fondo era solo il primo giorno. Poteva restare l'unico e solo così positivo.
I giorni seguenti non andai a scuola. I residui dell'influenza che mi ero presa gli ultimi giorni di vacanza mi rimanevano addosso come catrame, così, per non arrivare a beccarmi una bronchite, una tonsillite o una tracheite mia madre mi fece rimanere a casa.
La prima volta che uscii fu sabato sera.
La mia migliore amica Jennipher festeggiava il suo compleanno. Io non sarei potuta mancare per niente al mondo, poiché sapevo quanto ci tenesse. Inoltre mi sentivo molto meglio, perciò ci andai.
Jenny aveva invitato tutta la classe ed era rimasta molto sorpresa che molti compagni avevano accettato l'invito.
Jenny è una ragazza particolare. Ha avuto un passato difficile con i coetanei, che la prendevano sempre in giro, in particolare a causa di un intervento che aveva fatto ai piedi e l'aveva costretta alla sedia rotelle o alle stampelle per molto tempo.
Le discriminazioni, la solitudine, l'essere sempre quella debole, quella presa di mira hanno influito molto sul suo carattere.
Lei è timida, dolce, sensibilissima. Si fa tanti complessi per ogni singola cosa, si preoccupa di non essere mai quella che gli altri vogliono. Ma è per questo che le voglio bene: perché lei è diversa. Come me, da un lato.
A lei piace leggere e questo già lo trovo eccezionale, dato che quasi nessuno, tra i miei conoscenti ha questa passione. Con lei posso parlare di qualsiasi cosa, dalle stupidate ai discorsi più seri, di quel tipo che quasi nessuno dei ragazzi della nostra età ha il coraggio di affrontare.
Lei è il mio tutto. Capisce quando sto male ed è l'unica che sa ascoltarmi e dire le cose giuste al momento giusto.
Peccato che lei abbia ancora paura della gente, che non riesca ad aprirsi né ad essere sé stessa con gli altri ragazzi. Questo la penaliszza molto ed è un peccato, perché non dà loro la possibilità di conoscere il tesoro che nasconde dentro di sé.
Forse però se si mettesse a nudo gli altri non la capirebbero. Come me, d'altronde. Io sono brava a nascondermi dietro muri di cemento che eclissano la mia profondità. Lo faccio per essere accettata, per non espormi, perché nessuno mi capirebbe, nessuno se non le persone simili a me, come Jenny e come Antonio.
Dunque. Era la sua festa di compleanno. Avrebbe fatto sedici anni, per lei una tappa importantissima. Si aspettava molto da quella serata.
Anche io mi aspettavo qualcosa. Non sapevo ancora che piega invece avrebbe preso quel sabato sera.
   
 
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