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Autore: whitesnow    12/01/2014    1 recensioni
Puoi seppellire vecchi rancori, vecchi segreti e vecchi fantasmi, ma troveranno sempre il modo per ritornare e rendere i bei sogni solo un incubo, un incubo che non trova pace. Quando nella cittadina di Dimwoods viene riaperto il "Caso Miller" vecchi ricordi e incubi ritornano a minacciare la tranquillità dei suoi abitanti. Giovane e dalla vita tormentata, la tragica e misteriosa morte di Marine Miller desta ancora sospetti a distanza di otto anni. Nessuno sembra sapere nulla, tutti sembrano non conoscerla come se fosse sempre stata un fantasma. Ma adesso che c'è un assasino a piede libero da cercare, tutti si chiedono cosa ci sia dietro e chi di tanto muostruoso abbia deciso di mettere fine ad una vita ancora giovane. Ma c'è qualcuno in realtà che sa più del dovuto e che ha sepolto tutto con menzogne e bugie... Almeno fino ad ora.
*Questa storia è stata scritta a quattro mani con l'autrice Medy.
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=76850
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                    2° Capitolo
                           
 "L'Alibi Perfetto!"

Il silenzio pungente che era sceso in quel bosco tra le quattro ragazze durò ancora per molto. Nessuna osava chiedere il motivo di quella inaspettata ed improbabile riunione; avevano tutte paura di sentire una notizia tanto sconvolgente che avrebbe portato nuovi cambiamenti nelle loro vite, esattamente come otto anni prima, quando erano state protagoniste involontarie di una tragica morte. Ognuna era andata avanti con la propria vita, che era proseguita con apparente tranquillità, cercando di nascondere il peso che ogni giorno gravava su di loro, quel peso dovuto all'enorme segreto che avevano tenuto nascosto per tutti quegli anni. Quel segreto che perseguitava i loro ricordi, la loro vita e che ogni giorno premeva sulle loro coscienze. Ma in fondo nessuna di loro aveva dimenticato quella terribile notte; nelle loro menti era ancora vivido il ricordo di quell urlo straziante, della loro corsa affannata ed infine della tragica scoperta. Poi tutto successe in un lampo: l'occultamento del cadavere, la promessa di non farne mai parola con nessuno e la consapevolezza che da allora in avanti tutto sarebbe cambiato, anche la loro stessa amicizia. Ora dopo anni di angoscia e di sensi di colpa  per aver assistito alla condanna di un innocente senza intervenire, qualcos'altro stava per turbare le loro angustiate vite. A rompere quel silenzio fu Faye che, facendo un passo avanti e ponendosi al centro del cerchio che si era creato, tirò fuori tutto il coraggio che aveva e rivelò il terribile motivo di quell'incontro.

"So già che vi starete chiedendo perchè siamo qui... Non voglio perdere altro tempo, quindi arriverò subito al punto. I nostri timori si sono realizzati: Il caso Miller è stato riaperto..."Ancora una volta il silenzio calò sulle quattro figure nel bosco.

"Che cosa? E' uno scherzo vero?" Scattò improvvisamente Savannah. Il suo viso era alterato da un misto di sorpresa e panico e fissava scioccata Faye, che cercando di mantenere la calma si apprestò a risponderle.

"Vorrei tanto che lo fosse credimi, ma non è così... Dopo anni Ted Gordon è riuscito a dimostrare che all'ora dell'omicidio lui non era presente sul posto. Il giudice ha ordinato l'immediata scarcerazione e la riapertura del caso." Tutte rivolsero il loro pensiero a quell'uomo che otto anni prima era stato condannato per un crimine che non aveva commesso ed in parte, loro erano responsabili per quella ingiusta accusa. Ted  era infatti il proprietario del cantiere dove le ragazze - in preda al panico - avevano deciso di sotterrare il cadavere di Marine Miller. Quando il corpo della povera ragazza  fu trovato due giorni dopo da una scavatrice e riconosciuto dai genitori della vittima, era scattato l'arresto immediato per il proprietario del cantiere che - per una nefasta coincidenza - aveva avuto poco tempo prima un accesa discussione proprio con il signor Miller, dovuta ad una questione d'affari. Si era subito pensato ad una vendetta e la mancanza di un alibi verificabile da parte di Gordon aveva dato il colpo di grazia. Le quattro ragazze erano rimaste in disparte ad assistere a quella condanna che aveva subito fatto sorgere in loro terribili sensi di colpa. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro; occultando il cadavere avevano commesso un reato, avevano contaminato le prove e la scena del crimine e se avessero rivelato tutto alla polizia avrebbero dovuto pagare per quello che avevano fatto. Così avevano deciso di restare a guardare e lasciare che un uomo innocente venisse punito ingiustamente. Ma ora la ferita si era riaperta: Ted Gordon aveva finalmente trovato un alibi che lo scagionava da ogni accusa. Era ritornato un uomo libero, portando però con sè un altro agghiacciante interrogativo: chi aveva ucciso Marine Miller otto anni prima e perchè? Questa volta a prendere parola fu Isabel che fino ad allora era rimasta in disparte. 

"E' stato Louise a rintracciare la prostituta con cui Ted Gordon ha trascorso la serata e quasi tutta la notte. Ha preso il caso ed è deciso a risolverlo." 

" Ottimo! Spero che sarete contente! Sapevamo che avremmo dovuto parlare con la Polizia... maledizione!" Intervenne Rosemary sull orlo di una crisi isterica. Era sempre stata la più fragile ed insicura tra le quattro; incapace di mentire, incapace di mantenere segreti. Savannah indirizzò alla ragazza uno sguardo furibondo e si rivolse a quest'ultima con un tono di voce abbastanza alterato.

"Si così a quest'ora saremmo al fresco e tu - mia cara - non  avresti potuto continuare i tuoi studi! Non sei tanto intelligente a quanto pare" 

"Forse lo sono abbastanza, dato che ho proposto fin dall'inizo di denunciare l'accaduto ed evitare che un povero innocente finisse in galera. Ma invece no, abbiamo dovuto obbedire ai tuoi ordini! E' solo colpa tua se adesso ci troviamo in questa situazione, colpa della tua codardia! " Al suono di quelle accuse il volto di Savannah divenne una maschera di rabbia e facendo un passo avanti in direzione di Rosemary incominciò a sparare a raffica tutto quelle che le veniva per la testa.

"Ma sentitela: lei parla di codardia. Lei che si è sempre nascosta da tutto e da tutti con il timore di essere osservata e giudicata. Tu che hai sempre guardato tutti dall'alto in baso, che hai sempre creduto che la tua intelligenza ti ponesse su un gradino più alto rispetto a noi comuni esseri mortali. Ma mi dispiace deluderti, con me non attaccano questi tuoi discorsi da saputella del cazzo." Savannah continuò ad avanzare verso Rosemary per fronteggiarla anche fisicamente. Quest' ultima - non abbassando mai lo sguardo - era pronta ad attaccare ed ad affrontare quella che un tempo era stata una delle sue migliori amiche. La situazione stava diventando insostenibile e sarebbe solo peggiorata se non fosse intervenuta Faye, che decise di frapporsi tra le due ragazze.

"Ora basta!! Vi sembra questa la situazione adatta per litigare?" Lo sguardo angustiato di Faye si posò su entrambe.

"Questa notizia non passerà inosservata. Susciterà grande scalpore e tutti cominceranno a porsi delle domande ed inizieranno nuove indagini. Non dimenticate che l'assassino di Marine è ancora là fuori e non abbiamo la minima idea di chi sia. Dobbiamo restare unite e non metterci a litigare come delle bambine! Dobbiamo proteggerci a vicenda, sostenerci a vicenda!!" Concluse con la speranza di aver calmato le acque.

"Ragazze ha ragione lei, dobbiamo restare unite e prepararci ad affrontare le conseguenze di questa notizia... insieme" Esclamò Isabel schierandosi al fianco di Faye. Rosmary annuì, indietreggiando di qualche passo, sostenendo quelle parole e lasciando che la rabbia sbollisse. Savannah invece restò a fissare coloro che un tempo erano state il suo mondo, coloro che avevano lasciato che la sua vita andasse a rotoli.

 "La parola insieme non fa parte più del mio vocabolario. Avete permesso che restassi sola, quindi... preferisco starne completamente fuori" Detto ciò volto loro le spalle e si allontanò, ignorando del tutto il richiamo delle tre.

"Bene... credo che dovremmo fare a meno di lei" Faye seguì con lo sguardo la figura di Savannah che sparì tra gli arbusti; la rabbia le era d'obbligo, non potevano evitare tutto ciò. Savannah aveva sperato in loro, nella loro amicizia, nel loro sostegno e loro invece le avevano voltato le spalle scrollandosi di dosso quelle responsabilità comuni. Forse con il tempo l'avrebbero ritrovata, ma per il momento dovevano pensare a risolvere la questione e dare giustizia a quell'atroce omicidio.

"Credo non ci sia altro da dire, almeno per il momento. Mi raccomando tenete gli occhi e le orecchie bene aperte e se ognuna di voi viene a conoscenza di qualcosa di sospetto o di estrema importanza contatterà le altre!" Detto questo Faye si incamminò per il sentiero, avviandosi verso la sua macchina con  la  testa piena di pensieri e ricordi...



Una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi e dagli occhi cristallini aspettava impaziente davanti all'entrata di un negozio. Quando all'improvviso si voltò al richiamo di altre due ragazze: una con lucenti capelli rosso scarlatto e l'altra con due occhi nocciola che avanzava timorosa verso la bionda che attendeva il loro arrivo.

"Finalmente ce l'avete fatta!" Esclamò spazientita una giovane Savannah.

"Scusa Sav è colpa mia: papà ha insistito per accompagnarmi a scuola e ho dovuto aspettare che se ne andasse prima di raggiungere Faye" Si affrettò a spiegare Rosemary fissando con uno sguardo terrorizzato il negozio davanti al quale si erano fermate.

"Lascia stare, anche Isabel è in ritardo... come sempre d'altronde" Continuò Savannah alzando gli occhi cristallini al cielo.

"Deve sbrigarsi! Se qualcuno ci vede lo riferirà di sicuro ai nostri genitori e saranno guai seri!" Intervenne Faye con il suo solito tono preoccupato; Savannah annuì piano, poi puntò lo sguardo per la strada con una piccola inquetudine che aleggiava in lei. Si mordicchiò le labbra.

"Spero solo che quella pazza di Marine Miller non ci abbia seguite anche questa volta" Sussurrò appena, come temendo di farla apparire solo nel nominare il suo nome. Dopo pochi attimi le tre ragazze intravidero Isabel, che con indosso l'uniforme sportiva del loro liceo avanzava decisa verso le amiche.

"Finalmente!" Esclamarono le tre all'unisono.

"Mi dispiace ragazze ma la mia macchina ha fatto i capricci e ho dovuto chiamare Louise per farmi dare un passaggio" Concluse Isabel voltandosi a guardare la macchina posta all angolo della strada. Loiuse le salutò con un sorriso divertito, prima di accendere il motore e lasciare le quattro ragazze sole.

"Non ci posso credere! L'hai detto a Louise! Doveva essere un nostro segreto, almeno per oggi" Sbottò Savannah con il suo solito tono polemico.

"Non sapevo come raggiungervi. Di certo non potevo chiedere un passaggio a mio fratello e poi Louise è il mio ragazzo, non dirà nulla potete fidarvi di lui" Si difese prontamente Isabel.

"Ragazze non è il momento di fare polemiche! Vi ricordo che in questo momento dovremmo essere a scuola invece che qui, quindi - a meno che non vogliate finire nei guai - ci conviene entrare prima che qualcuno ci veda" Come sempre fu Faye ad appianare le divergenze tra le due amiche e detto questo - con un gesto del capo - esortò le tre ragazze ad entrare nel negozio davanti al quale erano ferme da un bel pò. La prima ad avviarsi all'entrata fu proprio Savannah, seguita da Isabel e poi da Faye. Rosemary invece rimase esitante davanti alla porta.

"Mi dispiace ragazze ma non credo di farcela" Esclamò con tono terrorizzato.

"Oh andiamo Rose è solo uno stupido tatuaggio e per di più di dimensioni microscopiche. Non sentirai assolutamente nulla!" Savannah le si avvicinò, prendendole la mano e tirandola di peso all'interno del negozio. Rosemary cercava di liberarsi da quella presa, ma l'amica non demordeva e - sotto gli occhi di un tatuatore del tutto confuso - fece accomodare l'amica sulla poltrona posta all'entrata. Le quattro ragazze attesero qualche minuto e quando giunse il loro turno si avviarono in quattro cabine diverse.
Savannah stava ammirando il piccolo cuoricino che era appena stato disegnato sul suo polso quando sentì delle urla terrorizzate provenire dalla cabina di Rosemary. Si alzò di scatto dal suo lettino - affrettandosi a raggiungere l'amica - e quando però scostò la tendina davanti ai suoi occhi le si presentò una scena tanto tenera quanto buffa: Rosemary ed un povero malcapitato tatuatore si contendevo il sottile polso della ragazza non intenzionata a farsi pungere dall'ago che tremava a pochi centimetri dalla sua pelle. Quando poi si accorsero della presenza di Savannah Rosemary guardò l'amica con un misto di paura e tenerezza e quest'ultima le si avvicinò prendendole la mano e cercando di infonderle tutta la sua sicurezza e determinazione. Bastò un solo sguardo complice che non aveva bisogno di parole... Rosemary allungò l'altro polso verso il ragazzo e chiudendo gli occhi lasciò che l'ago si avvicinasse alla sua pelle.
Cinque minuti dopo le quattro ragazze guardavano ammirate quel piccolo cuoricino che tutte si erano fatte tatuare sul polso come simbolo della loro amicizia.

"Devo ammettere di essere stata un pò tragica ma voglio ringraziarti Sav, senza il tuo supporto non avrei mai trovato il coraggio" Rosemary abbracciò teneramente l'amica che ricambiò l'abbraccio accarezzandole dolcemente i capelli ricci e ribelli.

"Bene, questo tatuaggio simboleggia il posto che ognuno occupa nel cuore dell'altra e quando ci sentiremo sole e tristi ci basterà guardarlo per sentirci subito meglio" Esclamò Faye con il sorriso sulle labbra.

"Faye Scott sei la solita ed inguaribile sentimentale" La canzonò Isabel e tutte scoppiarono in una sonora risata...




Persa completamente nei ricordi del passato Faye non si era accorta di essere quasi arrivata a casa. Prima di scendere dall'auto posò il suo sguardo sul polso e si fermò a contemplare quel piccolo cuoricino. Quel simbolo non era mutato in quegli otto anni, a differenza delle tre estranee con cui aveva appena parlato nel bosco e a differenza della stessa Faye, mutata molto in quel tempo passato senza l'appoggio, il sostegno e l'amore delle sue migliori amiche. Quel tatuaggio era vivido e scintillava fieramente, era lì per comunicarle che un tempo passato Savannah, Rosemary ed Isabel erano state il suo mondo. Era lì per ricordarle ciò che c'era stato, quella forte amicizia che non era rimasta fedele a quel simbolo. Un velo di malinconia si stese sul suo volto: ricordare le faceva male, ma soprattutto le faceva male ripensare a come si erano guardate pochi istanti prima e con quale tono si erano parlate. Le ultime parole di Savannah avevano spezzato ulteriormente il fragile cuore di Faye, che non aveva potuto far nulla se non guardare la sua ex migliore amica andarsene ed allonanarsi nuovamente da lei. Abbandonando quei numerosi e forse troppi pensieri che le balenavano per la testa, Faye si decise a scendere dall'auto e a dirigersi verso il portico di casa sua. Arrivata a destinazione esitò ancora qualche attimo prima di entrare e fingendo una tranquillità che non aveva entrò in casa. Un sospiro di sollievo si levò dalla sua espressione quando constatò che non c'era nessuno: sua madre e sua zia dovevano essere ancora alla tavola calda che quest'ultima gestiva nel centro di Dimwoods e sarebbero tornate  tra qualche ora. Quel particolare non fece che risollevare ulteriormente Faye, che non aveva proprio voglia di affrontare le numerose domande che le due donne le avrebbero posto. Si avviò quindi verso le scale che l'avrebbero portata alla sua stanza, ma fu bloccata dall'arrivo di una graziosa bambina che le correva incontro sorridente ed urlante.

"Mammaaa sei arrivata finalmente, dove sei stata? La nonna e la zia mi hanno lasciata sola con Sarah. Non la sopporto sta sempre a leggere, è così noiosa" Faye non potè fare a meno di sorridere alle parole della sua piccola bambina e la strinse forte a sè tempestandola di baci e coccole. Quel piccolo momento di tenerezza fu interrotto dall'arrivo della timida baby-sitter: una ragazzina esile con lunghi capelli neri, che tenendo gli occhi bassi le parlò quasi sussurrando.

"Signora Scott ora che lei è a casa io andrei via. Domani ho un compito e dovrei finire di studiare" Faye guardò quella ragazzina con tenerezza.  Le ricordava Rosemary alla sua età e così - prendendo delle banconote dalla sua borsa - si apprestò ad accompagnarla alla porta.

"Grazie mille per aver badato a Mindy durante la mia assenza. Alla prossima" Dopo essersi chiusa la porta alle spalle Faye si diresse in cucina, seguita dalla piccola Mindy che si protendeva nella spiegazione di come aveva trascorso la giornata a scuola. Ma per quanto si sforzasse di ascoltare quello che diceva la figlia, Faye aveva la mente da un altra parte: l'indomani la notizia della scarcerazione di Ted Gordon sarebbe stata resa pubblica e avrebbe fatto subito il giro della città, suscitando scalpore ed alzando un nuovo polverone che minacciava di investire anche loro. Ancora una volta veniva messa in pericolo la vita che si era costruita in quegli anni in cui aveva tenuto per sè quell'orribile segreto, restando fedele al patto che l'aveva legata - ma allo stesso tempo separata - dalla persone più importanti della sua vita.

"Mamma mi stai ascoltando?" La domanda di Mindy fece ritornare Faye alla realtà che rivolse alla bambina un dolce sorriso.

"Ma certo che ti sto ascoltando tesoro mio, ma adesso è meglio che tu vada a lavarti le mani.. tra poco ceneremo e poi diritto a nanna" Lo sguardo contrariato che le fu rivolto le fece capire che la figlia non era per niente d'accordo sull'ultima parte del suo discorso, ma l'espressione mediamente severa che assunse non permise a Mindy di ribattere. Così - senza aggiungere altro - la bambina si avviò verso il bagno. Il sole tramontò piano, lasciando ditro di sè un leggero manto bluastro e Faye apparecchiò la tavola seguendo il gusto della sua piccola. Le posate colorate e i bicchierini rosa avrebbero dato un tocco in più a quella cena che avrebbero consumato in due. Mindy sapeva sempre strapparle un sorriso, riusciva con un suo semplice sguardo a calmare il tormento interiore che da un pò l'accompagnava e guardarla pasticciare con il purè le diede almeno in quelo momento un senso di quiete. Amava la sua bambina più di ogni altra cosa e non avrebbe permesso a niente e nessuno di farla soffrire.

"Bene è giunto il momento di andare a dormire, andiamo signorina!" Faye prese  Mindy per mano e si diressero verso la cameretta della bambina. Nonostante le proteste di qualche attimo prima la piccola si addormentò quasi subito e Faye restò seduta sul bordo del piccolo lettino a contemplare il viso angelico della sua bambina che dormiva beatamente. Non si stancava mai di soffermarsi a guardare quel volto così perfetto, che solo con il calar della notte si colorava di tranquillità. Era una forza della natura nonostante fosse piccola e mingherlina; era la sua forza della natura. Faye non riusciva ad immaginare un solo attimo senza di lei, non riusciva a desiderare una vita in cui quella piccola peste non fosse presente, anche perchè non voleva. Se avesse avuto la possibilità di riavvolgere il tempo e rivivere ogni secondo della sua vita, non avrebbe saltato l'attimo in cui aveva scoperto di aspettare Mindy, ma lo avrebbe ripetuto ogni volta che la sua vita avesse preso una piega sbagliata. Perchè in quell'attimo forse lei aveva assaporato la vera felicità, interrotta e rovinata però quella stessa maledetta notte, quando la notizia fu oscurata dall'imminente incidente che coinvolse tutte loro.



Gli occhi di Faye si spalancarono per lo stupore mentre la seconda linea del test di gravidanza si faceva sempre più nitida. Aspettava un bambino e non aveva neanche preso il diploma che le sarebbe stato consegnato a distanza di una settimana. Continuava a guardare imbambolata il test non riuscendo a credere a quello che vedeva e come risvegliatasi da un sonno profondo cercò di mettere a fuoco quella notizia sconvolgente. Era incinta... un misto di ansia e piacevole sorpresa si mescolarono in Faye, che pensò immediatamente a come sarebbe cambiata la sua vita. Avrebbe dovuto dire addio al suo sogno di continuare gli studi alla Sorbonne di Parigi, di diventare una scrittrice di fama internazionale e di visitare le maggiori città del mondo. Avrebbe dovuto rinunciare ad un futuro architettato nei minimi particolari da una vita e che era stato gettato al vento in pochi attimi. Faye si sedette sul bordo del bagno e la paura invase ogni fibra del suo corpo; era stata una sciocca, una stupida incapace di controllare quella variabile che avrebbe cambiato la sua vita. Ma non riusciva ad odiarsi, o ad odiare la piccola creatura che già le cresceva dentro. Si sorprese quando realizzò che in quell'attimo una strana felicità le faceva tremare il cuore; quella felicità che al momento però coinvolgeva solo lei. Il suo pensiero volò a Darren e si sentì crollare; sentì le viscere smuoversi dal terrore e sentì un senso di colpevolezza. Sarebbe stata egoista nel dirglielo e nel costringerlo a rinunciare ai suoi sogni; Darren era ad un passo dal successo, mancava poco e poi avrebbe realizzato il suo sogno. Eppure quella variabile avrebbe fatto crollare il suo castello fatto di progetti quasi tutti realizzati. Faye si sentì maledettamente in colpa pensando a come Darren avrebbe potuto reagire e non lo avrebbe biasimato se l'avesse lasciata, se non avesse voluto prendersi le sue responsabilità. Lei era stata un incosciente, lei era stata una stupida a prendere tutto troppo alla leggera. Era disposta a lasciarlo andare, nonostante ciò che portava dentro fosse il simbolo del loro amore, forse manifestatosi in modo sbagliato agli occhi degli altri. Ma Faye sapeva che quella era la manifestazione migliore che si potesse avere. Un altra consapevolezza poi le attanagliò il cuore; se Darren avesse deciso di lasciarla la sua creatura sarebbe dovuta crescere senza un padre, esattamente come era successo a lei. Suo padre aveva infatti abbandonato sua madre proprio quando quest'ultima aveva scoperto di essere incinta e Faye era cresciuta senza una figura maschile di riferimento. Amava sua madre Lorene - che grazie anche al supporto della sorella Leticia l'aveva cresciuta non facendole mai mancare niente  e Faye per questo le era grata - ma in cuor suo non aveva mai abbandonato la speranza che un giorno suo padre avrebbe cercato di ricontattarla. Ora la stessa storia molto probabilmente si sarebbe ripetuta anche per lei. Presa dallo sconforto più totale - e intontita per quel turbine di sensazioni che si mescolavano in lei - Faye senza pensarci su due volte prese le chiavi dell'auto e come spinta da una forza sovrannaturale si diresse all'uscita di casa sua. Avrebbe detto la verità a Darren ed avrebbe dato la possibilità alla sua creatura di avere quello che era mancato a lei: una vera famiglia.
La distanza tra casa sua e quella di Darren sembrò aumentare notevolmente durante il tragitto e questo non faceva altro che alimentare la sue ansie e le sue paure. Appena arrivata a destinazione - con passo deciso e frettoloso - Faye si avviò alla porta, sperando che fosse proprio lui ad aprirle. Fortunatamente la sua preghiera fu ascoltata e quando il ragazzo le rivolse un sorriso felice e pieno d'amore lei seppe di non poter aspettare un secondo in più.

"Dobbiamo parlare.. è successa una cosa molto importante e al tempo stesso sconvolgente" L'espressione felice del ragazzo si tramutò in uno sguardo preoccupato e senza proferire una sola parola si scostò di lato per permettere a Faye di entrare in casa. Chiusosi la porta alle spalle, Darren si voltò a guardare la sua ragazza che si era accasciata su una poltrona del salotto e dopo essersi seduto difronte a lei le pose la fatidica domanda.

"Cosa è successo amore? Va tutto bene?" Al suono di quelle parole Faye cominciò a combattere con le lacrime che piano si apprestavano a sgorgare lungo il suo grazioso viso. Armandosi di un coraggio che non credeva di avere si apprestò a dargli la notizia che avrebbe cambiato per sempre la loro vita.

"Sono incinta Darren... l'ho appena scoperto ed ho pensato che tu fossi la prima persona ad avere il diritto di saperlo" Un silenzio angosciante invase la stanza e Faye cercò di interpretare l'espressione che si era delineata sul volto di Darren al suono di quelle parole. Ma il volto del ragazzo restò imperscrutabile. Continuava a fissarla senza proferire parola e senza che nessun tipo di emozioni lo attraversasse; non riuscendo a sostenere quello sguardo Faye si alzò di scatto dandogli le spalle. Continuò a parlare - cercando di usare un tono impersonale - anche se in quel momento l'unica cosa che avrebbe voluto fare era piangere e buttarsi tra le sue braccia forti e sicure. Ma non l'avrebbe influenzato o obbligato a restare con una scena melodrammatica.

"So che è una notizia sconvolgente che cambia la vita e capirei se tu decidessi di non accettare questa situazione. Non hai obblighi nei miei confronti e nel caso non volessi questo bambino io ti assicuro che sparirò, non chiederò un solo centesimo nè a te e nè alla tua famiglia" Darren si alzò di scatto e prendendo Faye per le spalle la costrinse a girarsi.

"Come puoi dirmi queste cose! Come puoi pensare una cosa del genere?Non puoi andartene. Faye... questo è il NOSTRO bambino, è un NOSTRO problema e non solo tuo... Faye io ti amo! E amerò anche lui.... " Tutte le paure, le ansie e le preoccupazioni di Faye svanirono in un lampo. La ragazza si abbandonò ad un pianto liberatorio e finalmente potè gettarsi tra le braccia dell'uomo che amava e che avrebbe sempre amato. Darren la strinse forte, facendola sentire protetta e al sicuro;  quando si staccò da lei si mise in ginocchio e guardando negli occhi una Faye confusa e tremante disse:

"Ci siamo dentro fino al collo, io ci sono da quando ho visto i tuoi occhi... questi meravigliosi occhi che riescono a parlarmi anche da lontano, che riconoscerei  anche tra una folla furiosa.... Faye, fa che ogni mattina mi svegli con i tuoi occhi che mi guardano, fa che ogni mattina mi svegli con te... DIVENTA MIA MOGLIE" Il viso di Faye si allargò in un radioso sorriso e senza pensarci su nemmeno per un secondo si inginocchiò abbracciando Darren. Nuove lacrime bagnarono il suo viso e tra i singhiozzi riuscì a dare finalmente la sua risposta.

"Si si, mille volte si!" Coprì la sua bocca di piccoli e dolci baci. Tascorsero tutto il pomeriggio accoccolati sul divano a fare progetti per il futuro, ad immaginare che aspetto avrebbe avuto il loro bambino, al nome che gli o le avrebbero dato. Si accorsero a malapena che erano passate già quattro ore ed il cielo stava cominciando ad imbrunirsi.

"Devo andare le ragazze mi aspettano. Ci vediamo più tardi al concerto" Scoccando un ultimo bacio al suo futuro marito, Faye si precipitò dalle sue migliori amiche per informarle di quella notizia che le avrebbe sicuramente sorprese.

La reazione delle sue tre migliori amiche fu esattamente quella che si aspettava - pensò Faye - mentre osservava le tre figure sedute difronte a lei su un tronco del bosco che da anni costituiva il loro rifugio segreto. Analizzò divertita le loro espressioni dopo aver accolto la notizia della sua gravidanza e del suo imminente matrimonio: Savannah la fissava con uno sguardo quasi incantato, come se si fosse estraniata completamente dalla realtà; le labbra piene si curvarono appena in un mezzo sorriso: non riusciva a pronunciare una singola parola, ma dentro di lei il cuore scoppiava di pura gioia. La dolce Rosemary si sciolse in un pianto misto ad un sorriso e la strinse forte tra le braccia, caricando su di lei tutto il bene che provava. Isabel invece si passò un mano tra i capelli sconvolta e l'unica parola che riuscì a pronunciare fu un sommosso "WOW" che echeggiò tra le chiome degli alberi. In un attimo una felicità comune le coinvolse, ma un rumore sospetto - proveniente da un cespuglio poco lontano da loro - interruppe quel momento d'affetto. Le quattro ragazze si girarono di scatto in direzione del cespuglio e restarono immobili in attesa che qualcosa succedesse. Forse si trattava solo di un animale di passaggio, ma quando da lontano spuntò un esile figura, le ragazze capirono all'istante di chi si trattasse: Marine Miller, che con un sorriso inquietante stampato sul volto pallido e incavato avanzava verso di loro. Il suo aspetto era lugubre e triste: i capelli di un biondo sporco le ricadevano sul viso smorti e privi di vita, la figura snella non comunicava il benessere del corpo, ma solo una sofferenza che coinvolgeva anche l'animo.

"Che diavolo ci fai qui Marine!" Esclamò su tutte le furie Savannah che fu subito pronta a fronteggiare la ragazza.

"Ho visto che stavate festeggiando ed ho pensato di unirmi a voi.." Controbattè Marine con un sorriso macrabo che incurvava le labbra marchiate da un marcato rossetto nero, sbavato e che le ricopriva anche i denti.

"Devi smetterla di seguirci dappertutto! Questa cosa sta diventando scocciante" Si intromise Isabel, che avanzò di qualche passo per spalleggiare l'amica.

"Altrimenti? Mi picchi con le palle da basket?" La canzonò Marine, cosa che fece andare su tutte le furie Isabel che avanzò minacciosamente verso quella figura esile.

"No ancora meglio, ti picchio con questi" Esclamò agitando un pugno minaccioso. Rosemary riuscì a frenare in tempo Isabel, pronta a cacciare Marine con la forza.

"Calmati, non ne vale la pena" Le sussurrò spintonantola verso il gruppo.

"Ragazze forse è meglio se andiamo via!" Esclamò Faye; Savannah colpì Marine con uno sguardo, trasmettendole tutto l'odio che aveva in serbo per lei e la sua risposta fu semplice: alzò appena un dito medio, poggiando le labbra e umidendolo con la saliva. Una scena disgustosa, l'ultima scena che videro le quattro prima che si incamminassero lontano da quella ragazza deviata.

"Ragazze, ho qualcosa che potrebbe interessarvi..." Tutte si voltarono verso di lei concedendole ancora attenzione, forse troppa. Marine scavò tremante nella lunga tracolla che pendeva floscia sulla spalla ed estrasse una piccola fialetta. Alzandola verso le ragazze mostrò con fierezza la sottile polverina contenuta  al suo interno.

"Potremmo divertirci un pò." Una smorfia speranzosa si allargò sul viso e  i suoi occhi si illuminarono di una strana luce. Le quattro ragazze - rivolgendole uno sguardo pieno di disprezzo unito ad un pizzico di compassione - non proferirono una singola parola e si voltarono nuovamente. Avanzarono verso le loro auto lasciandosi alle spalle quello spiacevole incontro. Stavano quasi per uscire dal bosco quando l'urlo agghiacciante di Marine straziò il loro udito....


 
​​Faye rabbrividì a quel ricordo che faceva ancora male e che stringeva in una morsa dolorosa ogni centimetro del suo corpo. Ciò che credeva di aver lasciato al passato era ritornato, pronto a punire ognuna di loro. Quell'incubo era ritornato a tormentare le loro notti...


Holaaaa eccoci qui con il terzo capitolo. Abbiamo conosciuto la seconda protagonista della storia con qualche scorcio del passato e anche di quanto successo quella fatidica notte. Che dire... speriamo che questo nuovo chap vi piaccia e che continuiate a seguire la storia.
Un bacio a tutti voi Whitesnow&Medy












 
  
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