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Autore: LoveIsAlive    12/01/2014    1 recensioni
ALIVE-PER CHI NON HA PAURA DI SOGNARE
"i sogni sono fatti per chi non ha paura di viverli e per chi è abbastanza forte da non distruggerli"
LA TRAMA DELL'INTERA STORIA È NEL PRIMO CAPITOLO.
-"Si. Sono come circondato da un filo di ferro che non posso oltrepassare. Loro vogliono vedermi cadere a pezzi, vogliono vedermi implorare pietà ai loro piedi..." sembrava quasi schifato dalle sue stesse parole.
"Vogliono vedermi scavare la fossa da solo, perdere tutto quello che ho, vogliono vedermi perdere la dignità, vogliono potermi considerare morto, lo vogliono perchè sono invidiosi di me, di quello che ho e di quello che posso avere.
Loro hanno un odio gratuito nel cuore che non può essere domato, un odio ingiusto, sbagliato, un odio che non chiede nulla in cambio, loro hanno l'invidia nell'anima che urla loro di togliermi tutto, è qullo che io chiamo 'demone bianco' perchè tutto questo mi viene inflitto sotto gli occhi di tutti alla luce del giorno e nessuno fa qualcosa, assistono indifferenti alla mia distruzione"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ero sempre più in ansia, i giorni sembravano non passare mai.
La mattina, appena sveglia mi guardavo allo specchio, mi guardavo negli occhi, incredula e quasi persa.
Qualcuno di molto buono aveva ascoltato le mie infinite richieste, mi aveva messo sulla sua strada, ma soprattutto aveva donato a lui il cuore più grande che si potesse creare, perchè avrebbe potuto ignorarmi, avrebbe impiegato tre secondi a dimenticarmi, ma lui no, non lo aveva fatto, non aveva scelto quell'opzione.
Prima di vedere Justin come una popstar, lo guardavo come se fosse una persona normalissima, ascoltavo il suo cuore parlare e confessarmi l'infinito, l'ho visto piangere per le cattiverie dell'uomo e soprattutto per il suo egoismo senza limiti, un egoismo vero, puro, grezzo..che di sicuro non sa guardarti negli occhi, perchè altrimenti sì, che capirebbe il male che fa; ho visto il Justin vittima dell'oppressione, ho visto i suoi occhi spenti, il suo umore a terra, il suo 'non farcela più', ho visto un ragazzo senza più una vita, senza un particolare che il mondo intero non conosca.
Lo avrei incontrato in poco meno di tre ore, non riuscivo a dormire, pensavo a tutto: pensavo a lui.
Saremmo probabilmente andati in un luogo chiuso, superprotetto, lontano dagli occhi di tutti, perchè anche se avevo vissuto solo qualche ora con lui, il particolare del suo vivere nascosto è una cosa che non si dimentica. 
Un miscuglio di adrenalina e agitazione mi scorreva nelle vene, presi in mano il cellulare, erano le 6 e 18 minuti, in poco meno di tre ore lo avrei incontrato.
Lo avrei incontrato. Qualcosa mi fece ricordare il nostro ultimo incontro, il nostro saluto, il nostro bacio.
La situazione tra di noi non era chiara e probabilmente sarebbe stato un pò imbrazzante.
Decisi di alzarmi, farmi una doccia e prepararmi, dei pantaloncini di Jeans a vita alta e una maglietta rossa sarebbero andati più che bene.
Ormai era il giorno, ormai era ora. Le mie ginocchia avevano tremato per troppo tempo e la mia mente aveva già pensato a come sarebbe potuta andare, rimaneva solo da scoprire quale previsione è stata azzeccata.
Seduta sul letto mi guardavo le scarpe quando lo squillo del mio cellulare ruppe il silenzio.
"Fatti trovare fuori dall'arena del concerto tra 10 minuti. Ci vediamo lì. A dopo."
L'arena sarebbe dovuta essere vuota, perchè il concerto era il giorno dopo. Sarebbe andato tutto bene, riuscivo a sentirlo.
"ok tesoro, a dopo." risposi in fretta.
10 minuti di corriera e 5 di metro, arrivai in ritardo sparato. Merda, incredibile.
Decisi di chiamarlo anche perchè io sapevo solo che dovevo andare davanti all'arena, nient altro.
-"Justin, scusa il ritardo, ma sono dovuta venire con i mezzi pubblici...."
-"Potevi dirmelo: avrei mandato Dustin a prenderti.."
-"scusa, non ci avevo pensato..."
-"smettila di scusarti, piuttosto, sei pronta?"
-"mmmh.. non so per cosa, ma..sono pronta per tutto"
-"ottimo, così mi piaci." all'improvviso non sentii più nessun rumore, o Justin aveva riattaccato o era caduta la linea. 'Maledizione'.
Tenni il cellulare in mano per circa venti secondi aspettando che richiamasse, ma niente.
all'improvviso sentii una macchina avvicinarsi lentamente, ero nel parcheggio dell'arena ancora deserta, da li a poco l'avrebbe riempita una massa di persone con una forza distruttiva simile a quella di un uragano.
I finestrini erano oscurati e non riuscivo a vedere nella dell'interno. La vettura avanzava e si fermò proprio accanto a me. ' e adesso? scappo?'
Contemporaneamente al mio attimo di panico il finestrino si abbassò. 
-"che fai, entri?"
Era Justin, e a quanto pare si era portato il senso dell'umorismo.
-"che fai, non saluti?" ricambiai con lo stesso tono di voce.
-"forza piccola" mi incitò a salire in macchina. Aprii la portiera e mi sedetti.
-"Mamma non ti ha mai insegnato di non salire in macchina con gli sconosciuti..?" ironizzò. Sorrise.
Allungai il braccia per salutarlo con un abbraccio e lui ricambiò. Ogni volta che lo abbracciavo era come abbracciarlo per la prima volta.
-"questo può far di me una cattiva ragazza...."
Justin mise in moto e partì.
Guidava, non so per dove, ma guidava. Era concentrato sulla strada, i suoi occhi fissi davanti a lui, sembrava così.. così umano.
-"dove mi stai portando?" ruppi il silenzio.
Sorrise senza staccare gli occhi dall'asfalto. Gli infiniti muscoli del suo viso lavoravano in sincronia per formare un opera perfetta, per fare dei suoi denti e delle sue labbra un capolavoro unico.
-"Ti piace la pizza?"
-"A chi non piace la pizza?!" risposi.
-"Già, è vero. E' la miglior invenzione dell'uomo." e rise, sempre mantenendo l'attenzione davanti a se.
Da quando aveva iniziato a guidare non mi aveva guardato nemmeno una volta, guardava davanti, nel finestrino retrovisore, fuori dai finestrini e in poco tempo mi accorsi che forse c'era qualcosa che non andava, ma ripensandoci c'era sempre qualcosa che non andava: la sua vita, le sue giornate erano fatte così. La paura, forse di essere seguito; le paranoie, perchè aveva in macchina una sconosciuta che il mondo non conosceva e chissà cosa sarebbero stati in grado di inventarsi ancora.
Lui guidava ed io lo guardavo attentamente, lo guardavo e pensavo. Era obbligato a vivere così e in cuor mio un pò mi spiaceva..pensai a me stessa, alla libertà che avevo, potevo andare al lunaperk, a prendermi un gelato e cosa più bella, lo potevo fare liberamente; mentre lui no, non lo poteva fare, non lo poteva nemmeno pensare, perchè tra fans, paparazzi e curiosoni ci sarebbe stato sicuramente qualcuno a rendere la sua uscita pesante.
E' davvero pazzesco pensare quanto il lavoro di una persona condizioni la sua vita, perchè alla fine è così: Lui è un ragazzo normalissimo con un lavoro diverso.
-"tutto ok?" volevo assicurarmi che stesse bene, che non ci fosse nessuno e niente a dargli noia, volevo che se ci fosse stato qualcuno me ne parlasse.
Misi la mia mano sulla sua.
-"Prendi il mio cellulare.." mi fece segno con la testa che lo avrei potuto trovare nella tasca del suo giubbino. Infilai la mano e estrassi il suo iPhone.
-"E cosa devo farci, Justin?" non capivo, lo guardavo, ma lui non si girava nemmeno un secondo e la cosa mi stava facendo davvero innervosire.
-"Componi questo numero.." ah, okay.. mi rilassai sul sedile..
-"okay, dimmi"
-"9" 
-"si"
-"1"
-"si..."
-"1" ma che dddiavolooo.. qui ci sarebbe stato bene un 'd'oh' alla Homer Simpson.
-"Justin, ma.." 
-"Fallo Madison" mi disse bruscamente.
-"okay, ma mi dovrai spiegare tutto" 
Avviai la chiamata e una centralinista mi rispose quasi immediatamente.
-"Pronto, come posso esserle utile?"
Justin mi chiese di mettere il vivavoce, e così feci.
-"Buongiorno, chamo per dirle che ci sono delle persone che mi seguono"
Justin si avvicinò al cellulare, che gli avvicinai alla bocca.
Incominciai a tremare, guardai nello specchietto retrovisore e c'erano circa 6 auto guidate da alcuni uomini dietro di noi.
-"Ma Justin, come fai a dire che stanno seguendo proprio te?" interruppi la sua conversazione con la signorina, ignorando completamente il tutto, ero in panico e volevo risposte.
-"Madison, non adesso.." Si girò e mi guradò dritto negli occhi. Noi discutevamo, mentre la centralinista era in attesa di altre risposte.
-"invece si, adesso Justin!" lo stavo supplicando con gli occhi e lui se ne accorse.
-"Sono gli scagnozzi di Keaton" si rigirò e ricominciò a guradare la strada e a parlare con la donna del 911.
Sprofondai per l'ennesima volta nel mio sedile, appoggiai la testa sul finestrino e chiusi gli occhi. Chiusi gli occhi e mi ritrovai ancora una volta lì, impotente davanti a tutto, impotente davanti ad ogni causa, mi ritrovai ancora lì, vittima del menefreghismo, della voglia di soldi e della povera mente dell'uomo.

-"Okay signore, mi sa dire dove si trova?" la voce della centralinista del 911 era squillante.
-"nella via tra il centro commerciale e il parcheggio del cinema.."
-"beeenissimo..ora devo chiederle qualche dato.." 
Justin non rispose, aspettò le domande e basta.
-"nome?" chiese la centralinista
  
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