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Autore: paoletta76    12/01/2014    1 recensioni
..un seguito e tutto ciò che non s'era ancora detto in "A million other things"
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Million Other Stories'
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Dove avresti intenzione di andare?
La voce di Tony lo sorprese con le mani nel sacco.
 
- Da nessuna parte.- rispose, atono, senza neppure voltarsi a guardarlo.
- E perché stai intorno a quell'affare?
 
Loki roteò appena gli occhi, sospirando pesante, e richiudendo l'anta davanti all'uniforme asgardiana che da tempo giaceva nel fondo dell'armadio.
Quella della battaglia di New York.
 
- Nostalgia? O hai in mente qualcosa di più azzardato che un saccheggio di cassaforti stile Lupin?
- Nulla che ti riguardi, Stark.
- Se riguarda questo pianeta, direi di sì.
 
Un altro sospiro.
- L'hai detto tu. Miglior amico. O era una delle tue bugie old style? - Tony non ricevette risposta, e decise d'insistere, avanzando di una manciata di passi - pronto? C'è ancora il dottor Lawson, in quella testolina?
 
Lo sguardo che gli rivolse Loki, ghiaccio puro, lo fece sollevare d'istinto il braccio in modalità allerta Mark.
- Mi ha trovato.
- ..Chi?
- Il titano.
- Il tuo socio?
- Non scherzare, Stark.
- Cosa vuole? - il sorriso di Tony si sciolse all'istante.
- Me.
- Credevo il Tesseract potesse bastare.
- Credevo di averti raccontato abbastanza.- Loki si voltò, braccia incrociate, completamente scuro in viso.
- E' al sicuro, su Asgard. E tu sei al sicuro qui.
- Mi ha trovato. E' potente.
- E tu non hai più i tuoi trucchi.
 
Loki sollevò le spalle:
- Non avrei comunque potuto nulla, contro di lui.
- Non se giochi con la squadra.
- Stanne fuori.
-..Perché sei della squadra, paranoico dio del caos? O no?
- Non lo sottovalutare. Farà a pezzi tutto quello che incontrerà lungo la sua strada; tu e la tua armatura rossa, lo scudo di Rogers, questa torre. Non si fermerà neanche davanti alla mia famiglia. Non può succedere. Non di nuovo.
 
Tony ascoltava, in silenzio, con l'aria di chi ha già la testa altrove.
 
Un piano. Tutto quello che ci serve è un piano.
 
Del resto, dovremmo esserci abituati.. riusciamo ad essere una cosa sola, in caso d'emergenza..
- Hai ancora voglia, di quel drink?
 
Intorno al tavolo. Tutti, insieme, esattamente come quando avevano iniziato a pianificare l'opera della fondazione. Lo accolsero in silenzio, aspettando il briefing.
Tony gli fece cenno di accomodarsi e parlare.
 
Non ebbe bisogno di troppi inutili discorsi.
 
Il temporale li sorprese fra uno schema di Tony ed un'obiezione -l'ennesima- di Steve.
Li avrebbe trovati anche divertenti, se non fosse stato per l'elettricità che avvertiva nell'aria.
 
Il cielo s'era fatto scuro, ma non emetteva lampi né tuoni. Scuotendo appena la testa, Thor si avvicinò alla vetrata.
- Strano, vero?
- Strano un temporale senza tuoni..- replicò Natasha - e tu non sei neppure incazzato.
- Non è un temporale.- Loki arrivò alle spalle del fratello, per poi levare il passo in direzione della propria stanza - è lui.
 
Il cielo adesso era cupo, quasi nero. L'atmosfera rarefatta, sospesa. Poi, l'accendersi di un fascio di luce. Accecante. Si stese sulla città, rapido, bruciando tutto ciò che incontrava.
 
Dobbiamo allontanarlo da qui.
 
Ciascuno alle proprie armi, si separarono preparandosi allo scontro.
 
Oltre il fascio di luce, l'oscurità del profondo degli universi. Un fortissimo senso di deja-vu, vedendo comparire quelle corazze chitauriane.
 
Che novità.. pensò Tony, sospirando ironico mentre si sollevava in volo. Sembrava tutto così facile, così prevedibile..
Spingere l'armata verso il portale, concentrare l'energia del Mjolnir in un fulmine capace di trattenere il varco aperto e puntarlo sulla zona dell'universo in cui volevano spostare lo scontro. Confinare Thanos e i suoi soldati nelle lande desolate di Jotunheim. E lì abbatterli utilizzando gli schemi già sfruttati nella battaglia di New York.
 
Attenersi al piano. E la Terra sarebbe stata salva.
 
Nessuno aveva tenuto conto del vero obiettivo del Titano.
 
Non farà del male a te e alla bambina..
Sif spostò lo sguardo verso il profilo della città. La voce scura del marito a tuonarle in testa, nonostante avesse pronunciato quelle parole con la forza di un sussurro. Il cuore a pulsarle in gola, in crescendo, man mano che il cielo scuriva e contemporaneamente si rafforzava  quel presentimento nero.
 
Loki. Lo stesso sguardo di gelo e di sfida che le aveva riservato la mattina in cui, scoperto il taglio a tradimento dei capelli, l'aveva denunciato al re, ottenendo che le venisse portato davanti a mani legate. Lo stesso che le aveva sollevato addosso al suo ritorno da prigioniero dopo la battaglia di New York.
 
Gli occhi di un uomo che non ha nulla da perdere.
 
Questa volta no..  s'era detta, aprendo le ante e trovando la propria, di uniforme asgardiana. Questa volta non te ne andrai.
 
Pepper era al sicuro con i bambini nella panic room installata al piano dei laboratori, e stava cercando a fatica di non farli piangere.
Te lo riporto vivo. Promesso.
 
Sif era scivolata nella propria stanza, uscendone con addosso quell'armatura che credeva non avrebbe usato mai più.
 
Che diavolo..?!
Suo marito l'aveva notata soltanto una volta in strada, quando un colpo di spada arrivò a difenderlo dall'attacco di un nemico.
- Sono felice di vederti, Sif..- lei sollevò un sopracciglio, prima di spostarsi schiena contro schiena per parare altri colpi.
- Il tuo compito è difendere nostra figlia.- replicò lui, rispondendo ad un fendente ed andando a staccare la testa ad un paio di chitauri, prima di tornare in posizione di difesa.
- Il tuo è non crepare.- fu la risposta.
 
Lingua sempre sciolta, lady Sif..
 
Ho un ottimo maestro..
 
Cap in difficoltà, sulla destra. Circondato da troppi nemici, senza compagni liberi per raggiungerlo e dargli una mano.
Un cenno del viso, e Sif fu pronta a scivolargli addosso.
 
In tempo per schivare di un pelo un altro raggio di fuoco.
 
- Ma putt..!
 
Tranquilla, principessa!
L'Hulk staccava il cofano ad un'auto parcheggiata e la usava per deviare il raggio contro una squadriglia di nemici in arrivo.
 
Da dove diavolo prendono energia? Questa volta non hanno il Tesseract dalla loro..
Nat scuoteva la testa, spalle al riparo di un autobus ormai ridotto ad un cumulo di rottami.
 
La gente che fuggiva, le urla.
Non poteva succedere, non di nuovo.
 
Maledizione..
 
Il naso sollevato verso il cielo, sempre più in ombra. La sagoma di una nave aliena a sovrastarli, diretta alla torre.
Ripiegare, alla svelta, nonostante i passi si fossero fatti pesanti e le ferite si stessero moltiplicando sulla pelle come le gocce di pioggia lungo i vetri durante un temporale.
 
Si può sapere dove s'è cacciato tuo fratello? Gli sembra questo, il momento di darsi alla macchia?
 
- Mio fratello non è un codardo.- Thor rivolse uno sguardo cupo all'uomo di metallo - avrà sicuramente un piano, e migliore del tuo.
Già. Vedo. replicò quello, ironico, individuando quella divisa nera e verde a poca distanza dal punto in cui la nave s'era appena fermata.
 
La fissava, da sotto in su, sembrava un puntino e sembrava sfidarla. Semplicemente con uno sguardo.
Vieni via, di lì!
 
Giusto il tempo di finire quel mozzicone di frase. Il raggio si spostò nella sua direzione, con la velocità di una saetta, e Loki la schivò di un soffio, rotolando oltre la catasta di rottami su cui un attimo prima aveva appoggiato i piedi.
- Sei un coglione. Lasciatelo dire. -Tony gli fu addosso in un attimo, spalle alla balaustra di quel ponte della metro - non è il momento di fare l'eroe, e poi non credo tu riesca ad incenerire quel coso, con uno dei tuoi magnetici sguardi.
 
Loki non rispose. Il respiro spezzato, gli occhi fissi verso un punto a terra. La fronte tagliata e sanguinante.
- Sono questi, i momenti in cui rimpiangi di non avere più i tuoi poteri, vero?
- Se solo riuscissi..- il giovane spostò lo sguardo intorno, prima di risollevare il viso e puntare gli occhi su Tony - creami un'illusione.
- Una che?
- Ho bisogno di attirare la sua attenzione. Tu sali sulla torre, direzioni l'antenna in modo da amplificare e concentrare l'energia che produrrà mio fratello. Io lo distraggo, lo sposto in un punto in cui sia abbastanza allo scoperto. E qui entra in gioco il tuo piano. Non posso produrre illusioni; ho bisogno di una delle tue.
- Mi stai chiedendo..?
-..Di mettermi fra le mani il Tesseract.
- Lucas..
 
Sorrise, sentendogli pronunciare quel nome umano.
- Abbi cura di mia figlia.
 
Successe tutto in una manciata di secondi. L'uniforme verde e nera di nuovo in posizione di sfida, completamente vulnerabile e scoperta alla vista del nemico. Fra le dita, lo scintillare azzurro del cubo.
I compagni che scorrevano nelle retrovie, l'armatura rossa di Tony che raggiungeva il punto più alto della torre.
 
Stese le braccia, sollevando il viso.
Non è questo, che cercavi?!
 
La lama di fuoco che si sfaldava in mille lucciole, mentre le labbra del principe nero si stiravano in un sorriso. Le luci lo avvolsero, mentre intorno calava la notte più nera.
 
Sif avanzò un passo, due, cercando di vedere.
Oltre il portale, il vento gelido di Jotunheim. Il buio, il cuore in gola. Il silenzio.
 
E all'improvviso, quell'esplosione di luce azzurra che la investì costringendola a ripararsi la fronte col braccio. Luce, e poi una pioggia di schegge di ghiaccio, mentre tuonava nero l'urlo del Titano.
Piegò la fronte a terra, raccogliendosi su sé stessa. E quando spostò di nuovo lo sguardo, tutto intorno era neve. Neve sotto le mani e sotto le ginocchia, neve candida su cui si stagliava orribile quello spruzzo di sangue.
 
Le luci s'erano dissolte, era sola. Provò a muoversi, a sollevarsi, ma le forze non la sostenevano. Riuscì soltanto a strisciare verso la direzione indicata da quello spruzzo, e quello che vide le bloccò i battiti del cuore.
 
Suo marito.
 
Del Titano non era rimasto che polvere e schegge.
Schegge come rami d'albero spezzati dal gelo. Una di quelle schegge, a trafiggere quell'uniforme asgardiana, a pochi passi dal cuore.
E tutto intorno il sangue che si faceva nero, sotto le ombre della notte di Jotunheim.
 
Cercò di rialzarsi, cadde di nuovo. Strisciò fino a quell'immagine, mossa ormai solo dalla disperazione.
 
Finito.
E' tutto finito.
 
Non vi farà del male. Mai più.
 
- Mi dispiace, Sif.. non ho fatto in tempo a..
La voce dell'uomo di metallo sembrava provenire da un punto all'infinito.
 
Le mani tremavano, nello sfilare quella scheggia ed accompagnare il corpo di suo marito fino ad adagiargli le spalle sulla neve. Nel chiudergli quegli occhi liquidi e ormai vuoti.
 
Una lacrima, due, scivolando con la fronte sul suo petto. Un milione di lacrime, silenziose. Fino a non vedere più nulla.
 
A non desiderare più nulla. Soltanto scomparire.
 
  
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