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Autore: Magica Emy    12/01/2014    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Credo di aver visto abbastanza, non avrebbe senso trattenersi oltre. Non avrebbe senso suonare il campanello di casa e interrompere così quello che sta succedendo lì dentro, e che in fondo, forse, dovevo aspettarmi. Che stupido che sono, volevo farle una sorpresa e invece…la sorpresa l’ha fatta lei a me. Ma certo. Che credevo, che speravo? Che mi avrebbe aspettato a braccia aperte, accogliendomi come se nulla fosse dopo tutto quello che sono riuscito a combinare? Si, sono sicuro che sia meglio così, deve esserlo per forza. È la cosa più giusta. Ma allora perché mentre lo dico non riesco a crederci fino in fondo, perché mentre mi allontano dalla finestra ho la sensazione che le gambe non mi reggano e che il mio cuore vada a fondo come una pietra? Si, forse è quello che merito. Mi avvio silenziosamente verso la spiaggia, stringendomi nelle spalle quando una folata d’aria gelida mi investe all’improvviso, facendomi sussultare. Ma non mi fermo. Continuo a camminare a testa bassa, trascinandomi dietro le mie valige che adesso, non so perché, sembrano diventate d’un tratto più pesanti, finchè non raggiungo il mio studio e lì mi rifugio, richiudendomi silenziosamente la porta alle spalle. Ho solo bisogno di sedermi, di…riflettere, di stare da solo. Mi accascio sul divano, prendendomi la testa fra le mani e aspettando che questo dolore sordo, che adesso mi tortura come un bisturi su una ferita si plachi almeno un po’, anche se so che non succederà. E questa, purtroppo, è la mia unica certezza. Non so per quanto tempo rimango così, solo e in balìa dei miei tristi pensieri, ma quando il cigolìo della porta che si apre mi riporta bruscamente alla realtà mi ritrovo a sollevare la testa di scatto, anche se vorrei non averlo fatto. Davanti a me, Johanna mi sta guardando come se non credesse ai propri occhi e prima ancora che me ne renda conto mi ha già gettato le braccia al collo, riempiendomi di baci e sfiorandomi il viso più volte, come per sincerarsi che ciò che sta vedendo sia reale e non il frutto della sua immaginazione.

- Amore, amore mio…sei qui, sei qui…Oh Dio, ero così preoccupata per te! Come stai, come ti senti, e perché non hai risposto alla mie chiamate? Stavo facendo una passeggiata sulla spiaggia e passando di qui ho visto che la luce era accesa, mi sono incuriosita e così sono entrata, ma…mai, mai avrei pensato di trovarti qui! Perché non mi hai detto che saresti tornato oggi, sai che sarei subito venuta a prenderti!

Le sue continue domande ben presto riescono a confondermi molto più di quanto non lo sia già, così la scosto da me prendendola per le braccia ma lei, presa com’è da questa nuova situazione a cui probabilmente fa ancora fatica a credere non sembra nemmeno accorgersi del mio gesto, forse un po’ troppo brusco, continuando imperterrita a chiedermi spiegazioni su tutto. È rossa in viso per l’eccitazione e ha gli occhi accesi e ridenti mentre mi parla, e per un attimo ho voglia di abbracciarla e stringerla forte a me, ma mi ritrovo a scacciare subito via quel pensiero. Non posso, non posso farlo. Non dopo ciò che ho visto.

- Si può sapere che ci fai qui – continua, senza nemmeno far caso al fatto che da quando è entrata non ho praticamente aperto bocca – perché non sei tornato subito a casa?

La guardo, indietreggiando di qualche passo e impedendole così di avvicinarsi ancora. Non lo sopporterei adesso.

- Ho visto che eri in buona compagnia – dico a voce bassa, decidendomi finalmente a risponderle – così non ho voluto disturbarti.

Mi fissa per un lungo momento, l’aria perplessa e confusa, poi vedo la sua espressione cambiare lentamente non appena realizza di cosa sto parlando.

- Oddio…

Sussurra, più che altro a sé stessa prima di provare a fare qualche passo verso di me ma io glielo impedisco, sollevando una mano a mezz’aria e costringendola così a restare dove si trova.

- Christian – dice, e la sua voce assume un tono supplichevole che mi infastidisce – mi dispiace, mi dispiace tantissimo, davvero. Io mi sentivo…così sola, ed ero così preoccupata per te, credevo che non volessi parlarmi più e ho cominciato a pensare di tutto, ed ero talmente stanca che…oh, so che questa non è affatto una giustificazione ma non c’è stato niente tra me e Charles, non oltre a quello che hai visto, te lo giuro, ed è stato solo un incidente, un errore. Un errore che non dovrà mai più ripetersi e l’ho detto anche a lui, ho cercato di essere più chiara possibile su questa storia e…ha capito, o almeno credo che lo abbia fatto, ma non mi importa. Gli ho detto che tu sei e resterai sempre l’unico uomo per me, che ti amo e lo farò per il resto della mia vita, e che quello era stato solo uno stupido momento di debolezza che non ha contato niente per me. Ti giuro che non ha contato niente, perché per tutto questo tempo non ho fatto che pensare a te, soltanto a te e a come dovevi stare, e mi sei mancato così tanto che…  Accidenti, mi sono comportata proprio come un’idiota, sono davvero imperdonabile e so che sei arrabbiato, ma…

- Non sono arrabbiato – la interrompo con voce bassa e controllata, impedendole così di continuare con quelle sconnesse giustificazioni che sta cercando confusamente di snocciolarmi, e che io invece non voglio più sentire – hai fatto bene ed è giusto così.

Scuote la testa più volte, guardandomi come se fossi improvvisamente impazzito del tutto.

- Che…che cosa? Di che diavolo stai parlando, si può sapere?

Mi chiede guardandomi con gli occhi sgranati e improvvisamente pieni di lacrime, ed è allora che prendo tempestivamente una decisione. Una decisione di cui probabilmente mi pentirò per il resto della mia vita, ma non ho altra scelta.

- Sto parlando di Charles – proseguo, accorgendomi che la mia voce trema e cercando di nasconderlo con tutte le mie forze – e del fatto che questa cosa, in fondo, non potesse capitare in un momento migliore di questo. È un bravo ragazzo e saprà prendersi cura di te, vedrai.

Mentre mi ascolta parlare mi accorgo che le lacrime scivolano copiose sulle sue guance in fiamme e che lei non fa nulla per nasconderle, e devo distogliere lo sguardo per cercare di non pensare a ciò che le sto facendo e, soprattutto, a ciò che sto per dirle.

- I miei sentimenti sono cambiati Johanna, mi dispiace ma non c’è più niente che mi leghi a te adesso, perciò…voglio chiedere il divorzio al più presto. Vedrai, sarà la cosa migliore per entrambi.

Pronunciare quelle parole è come ricevere una pugnalata in pieno petto, ma non posso fermarmi, non ora che ho cominciato.

- Mi stai punendo, non è così Christian? Mi stai punendo per quello che è successo e vuoi vendicarti per bene cercando di spaventarmi…oppure c’è un’altra? Si, dev’essere così per forza, c’è un’altra non è vero? Io lo sapevo, me lo sentivo che c’era qualcosa nell’aria, ed ecco perché eri così strano! Che è successo, cosa è successo in quella clinica…

- Niente – la incalzo, esasperato – non è successo proprio niente in quella clinica e non c’è nessun’altra, perciò smettila di tormentarmi con le tue stupide domande e prova ad ascoltarmi una volta tanto: non ti amo più, semplicemente non voglio più stare con te! È così difficile da comprendere, santo cielo? Poi ti chiedi anche perché, ma lo vedi come sei? Non fai altro che stordirmi di chiacchiere inutili e senza senso, sei insistente e insopportabile oltre ogni dire e ti meravigli anche che voglia il divorzio? Bè, è così Johanna, e per quanto mi riguarda non c’è altro da aggiungere!

Sospiro, affranto, accorgendomi solo allora di aver alzato la voce più di quanto fosse realmente necessario, e quando mi volto finalmente a guardarla la sua espressione incredula e disperata mi spezza il cuore. Ma cerco con tutto me stesso di non darlo a vedere, quando l’unica cosa che invece vorrei è correrle incontro e stringerla a me per rassicurarla sui miei sentimenti, per dirle che niente di tutto quello che le ho appena urlato contro è reale e che l’amo ancora come il primo giorno. Ma so che, così facendo, manderei tutto all’aria. Ha già sofferto abbastanza per colpa mia, non merita di continuare a farlo. Devo allontanarla, è l’unica soluzione. Soffrirà e magari finirà anche per odiarmi, ma prima o poi se ne farà una ragione e tornerà finalmente a sorridere, a essere felice con qualcuno che non sono io e non importa quanto questo mi spezzerà il cuore, non importa quanto mi farà star male fino a desiderare di morire…perché è la cosa più giusta da fare. Ed è proprio a questo che sto pensando mentre la vedo voltarmi le spalle, scosse dai singhiozzi e lasciare silenziosamente lo studio, senza far niente per fermarla. A quel punto, rimasto solo sento che le poche forze rimastemi mi abbandonano all’improvviso, costringendomi così a crollare in ginocchio e prendermi la testa fra le mani, per dare finalmente sfogo a tutte le mie lacrime.

- Perdonami amore mio ma è per il tuo bene, è soltanto per il tuo bene…

Continuo a ripetere con voce rotta, cercando di autoconvincermi di aver preso la decisione giusta. Ma è tutto inutile perché il dolore si fa sempre più forte, fino a diventare talmente insopportabile da farmi desiderare di strapparmi il cuore dal petto per non essere più costretto a sentirlo, per metterlo finalmente a tacere. Ma forse, anche così, non riuscirei a liberarmene.

   
 
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