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Autore: Alex Wolf    12/01/2014    6 recensioni
Ultima parte della storia di LegolasxElxSauron. Ispirata al film "Il ritorno del re".
Dal 13° capitolo:
"Mi sono sempre chiesto perché amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo so.
- Alessandro D'Avenia"
« Stai lontano! Stai lontano da me! » Gli ordinai, facendo un passo indietro. I suoi occhi celesti mi guardarono stupiti dal mio comportamento e le sue labbra si socchiusero un poco. « Non voglio farti del male, ti prego. » Lo implorai, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii fragile, distrutta e vuota dentro, con le lacrime che minacciavano di scendere. Ma non volevo piangere, perché non volevo mostrarmi debole, non volevo essere debole.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sauron
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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You must go. ‘Cause it’s time to choose.


“Un nome che ti trema dentro.”
 
— Vasco Brondi    



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C’erano sempre state cose che  lui non sopportava. Cose che gli avevano fatto male, come i sentimenti, quelli che aveva provato per lei e che pensava fossero ricambiati; ma invece la sua amata aveva scelto un altro. Lui l’aveva salvata, aiutata e curata. L’aveva vegliata per giorni interi quando stava per morire ma lei… lei si era innamorata di un altro e l’aveva abbandonato come fosse stato un ricordo e nulla di più. Un ombra nel buio, che si confonde con il silenzio della notte fino a diventare parte di essa, fino a scomparire. E, adesso che ci ripensava come ormai abitualmente faceva, la rabbia gli cresceva dentro il petto.  Perché l’aveva amata così tanto? Perché le aveva permesso di far crollare tutti i suoi muri? Perché ogni volta che la pensava il suo cuore pareva rallentare fino a fermarsi? Si era detto tante volte che era una cosa normale: che il battito cardiaco rallentava perché l’odio si diffondeva nelle sue vene, ma non ci credeva neppure lui stesso alle proprie idee. La verità era che voleva sentire il gelo della sua pelle contro la propria, voleva rivedere quegli occhi scuri che l’avevano rapito e voleva sentire le sue labbra fini sulle proprie. Ma non poteva. Non poteva perché quel principe elfico gliel’aveva strappata dalle braccia. Non poteva fare nulla a causa sua. Il signore oscuro strinse le dita attorno all’elsa della sua spada e osservò l’elmo che poggiava sul lungo portale, dal quale poteva osservare tutto. Il metallo nero dell’oggetto brillò sinistro, e successivamente Sauron batté un pugno contro il grosso tavolo nero, bloccando il flusso delle immagini che scorrevano sotto i suoi occhi rossi. Con uno scatto si alzò in piedi e si diresse giù, attraversò i lunghi corridoi della torre e per la prima volta dopo mesi mise piedi fuori di essa. L’elmo stretto sotto il braccio e la mano ancora stretta sull’elsa nera della spada. Si guardò attorno e scoprì che ogni singolo essere vivente presente lo stava osservando: allora ne prese uno a caso, uno strano e orrido orco dalla pelle rosa e il viso sfigurato, e l’avvicinò a se.
« Ascoltami molto bene orco, ho un lavoro per te. » Strinse una mano sulla sua spalla e sorrise maligno, mentre l’odio scorreva ancora nelle sue vene. Sapeva che poteva vincere la guerra, al contrario di quello che dicevano Fanie e Eleonora, e così aveva deciso di iniziarla prima del previsto. Quella notte stessa avrebbe mandato un gruppo di orchi alla conquista di Osghiliath. Quella stessa sera avrebbe aperto la guerra, e fatto vedere a Gandalf  - che sapeva essere a Gondor – di cosa lui fosse stato capace.
 
 


°   °
 
 



« Dobbiamo essere discrete, ha detto. Non dobbiamo farci riconoscere, ha detto! E ora fa un casino micidiale. Mi domando se questi uomini siano sordi oppure solo scemi. » Si la mentò Fanie, mentre i suoi occhi rivolti al cielo si posavano su di me, che con uno strano e veloce movimento tentavo di recuperare due spade dall’armeria di nascosto. Avevamo già recuperato le armature, che Aragorn e Legolas ci avevano sottratto di nascosto, così come aveva fatto Eomer con la spada di Eowyn, per paura che tutte e tre saremmo andate in guerra, ma quello non ci avrebbe trattenute. La principessa aveva trovato una nuova lama, mentre io e Fanie eravamo riuscite a scovare le nostre protezioni nelle stalle, sotto una pila di paglia. In ogni modo, purtroppo, la ricerca delle spade si rivelò una causa persa, perché quando me le ritrovai finalmente  fra le mani scoprii che erano semplici else e nulla di più. Lanciai un occhiata alla bionda al mio fianco e scossi il capo, mostrandole il mio bottino.
« Potremmo sempre utilizzare solo i draghi. » Borbottò lei quando sgattaiolammo via dall’armeria. Il sole splendeva e ci colpì in pieno costringendoci a socchiudere le palpebre. In lontananza riuscivo a sentire gli ordini che Thoden lanciava ai suoi soldati, i Rohirrim. Chiudendo del tutto le palpebre mi concedetti un momento di pace, uno di quegli attimi in cui mi esternavo dal mondo e tentavo di ricordare la mia vita prima di tutto questo, con mamma e papà, oppure la battaglia dei cinque eserciti. Era uno di quei momenti in cui tentavo di capire perché mi avesse ucciso, o perché ero finita li. Ma quei momenti non duravano mai tanto, infatti da li a poco Fanie mi strinse un braccio e riprendemmo a camminare fra la popolazione che non accingeva a spostarsi per farci passare: ognuno aveva qualcuno da salutare, qualcuno a cui dire addio conoscendo le sorti che il destino riservava. Gli uomini si accingevano a partire, ma sapevo, tutti a Edoras lo sapevano, che non tutti sarebbero stati in grado di tornare indietro. Mi chiesi se Legolas sarebbe tornato dopo la battaglia; se io fossi tornata. Mi domandai persino cosa sarebbe successo se lui fosse morto. Mi chiesi  come avrei reagito, se sarei stata in grado di crescere un figlio da sola li, nella Terra di Mezzo, oppure me ne sarei tornata a casa – in un modo o nell’altro -. Se Legolas fosse morto… Scossi il capo tentando di allontanare quei pensieri negativi e mi guardai attorno, cercando di trovarlo nella mischia, quando individuai accanto alle stalle Aragorn e Eowyn. Li osservai parlare e presi Fanie per un polso, dirigendoci verso i due. Il rumore delle grida e dei pianti era alto, e mi faceva male al cuore. Quanti soldati sarebbero tornati? Quanti padri, figli, mariti avrebbero fatto ritorno dalla grande guerra? Il padre di mio figlio mi avrebbe riabbriacciata?
Oh basta! Devi smetterla di pensare male, Eleonora! Tanto lo seguirai che lui lo voglia o no.
Con una spinta in avanti riuscii finalmente a distaccare la folla e a raggiungere Aragorn. Il sole rendeva la sua carnagione rosea più chiara, e gli occhi azzurri parevano due pozzi di zaffiri. I capelli scuri erano stati sistemati dietro le orecchie e le braccia muscolose erano intente a sistemare il sottosella al suo cavallo. Mi lanciò un occhiata e sorrise leggermente. Sistemandomi i capelli su una spalla, feci un passo in avanti e poggiai la mani sul collo dell’animale, che spinse la grande testa contro il mio corpo. Gli sorrisi accarezzandolo e tornai al re, prendendo un bel respiro.
« Torna intero, te ne prego. » Mormorai, avvicinando di un poco il mio corpo al suo.
« Lo farò, te lo prometto. » Mi osservò con quegli occhi ipnotici e sorrise dolcemente, spostandomi un ciuffo ribelle dietro l’orecchio. « Ma tu promettimi che non ci seguirai in questa impresa. E’ pericoloso. » Le sue mani corsero alle mie spalle, stringendole leggermente, e il silenzio cadde tra noi mentre lui attendeva una risposta. Sentivo il sangue corrermi nelle vene, così velocemente e impetuosamente che credevo stessi per svenire o vomitare. Ma non accadde nulla di ciò e io mi ritrovai solo più muta e intenta ad osservare il futuro re di Gondor.
« Lo prometto. » Sussurrai ad un tratto, risvegliatami all’improvviso da quello strano sogno ad occhi aperti. Aragorn sorride e mi strinse a se. Le sue braccia avvolsero le mie spalle come fossi stata una bambola e mi ritrovai schiacciata contro il suo petto. Sospirai leggermente e disciolsi le dita che avevo intrecciato, prima di abbracciarlo a mia volta. Non l’avevo mai stretto a me: il calore del suo corpo contro il mio gelido era confortante, e l’odore della sua pelle era come un calmante naturale. Il re sorrideva, e sorrise ancora quando staccandoci poggiò una mano sulla mia pancia osservandola.
« Sai: ho scommesso con Legolas che sarà maschio. » Indicò con un dito il mio ventre e fece un passo in avanti. Un sorriso piegò le mie labbra verso l’alto, così come quelle di Fanie che si era avvicinata silenziosamente. Aragorn si piegò leggermente verso il basso e mi lasciò un bacio sul vestito. Mi accarezzai una guancia imbarazzata e alzai gli occhi al cielo tentando di arrossire: mi sentivo una bambina in quel momento. Una bambina a cui vengono fatti complimenti che gradisce.
« Hai fatto una scommessa? » Sussurrai sorpresa quando si erse sopra di me, e la sua ombra coprì la mia. Odiavo doverlo guardare dal basso verso l’alto, mi faceva sentire impotente.
« Una scommessa che io vincerò. » Ad un tratto Legolas comparve alle sue spalle, con le briglie del suo cavallo strette in una mano e Gimli sopra la sella. Lo guardai alzando un sopracciglio;  lui ricambiò. Il sole lo colpì all’improvviso, comparendo da dietro una nuvola di passaggio, rendendo i suoi capelli come fili d’orati e i suoi occhi simili a ghiaccio freddo; così chiari da sembrare un'unica cosa con l’iride bianco. Mi avvicinai a lui e, in pubblico, gli tirai un pungo deciso su una spalla. Lui represse un gridolino e mi fissò sorridente.
« Vedi di tornare, perché non ho alcuna intenzione di crescere un figlio da sola e insegnarli ad usare un arco. Oppure di dovermi subire tuo padre e le sue regole, che per giunta non ricordo. » Le mie nocche ancora ferme nell’angolo fra spalla e torace si schiusero e le mie dita corsero a stringere la spalla coperta dall’armatura. « O di andare avanti senza di te, principino dalle orecchie a punta. » Aggiunsi più silenziosamente, in modo che nessuno potesse sentire, mentre mi avvicinavo al suo volto. I suoi occhi corsero  esaminare il mio viso e la sua mano libera si poggiò sulla mia vita. Con dolcezza mi strinse a se e poggiò le sue labbra sulle mie. Fremetti sorpresa, prima di alzare la mano libera e poggiarla sulla sua guancia destra, mentre tenevo stretta la spalla per non allontanarlo. Chiusi gli occhi e mi abbandonai completamente, dimenticandomi persino che qualcuno ci stava guardando e che io stavo perdendo la mia reputazione da “cuore di ghiaccio”.  Potevo sentire il cuore di Legolas correre come un cavallo impazzito, mentre muoveva le labbra contro le mie e, con delicatezza nascosta, mi accarezzava il ventre col pollice. Per un istante, prima che lui se ne accorgesse e richiudesse la sua mente, riuscii a leggere i suoi pensieri: era spaventato e non voleva lasciarmi, perché aveva paura che avrei fatto qualcosa di avventato. Ma non doveva preoccuparsi, sebbene le sue paure su di me erano fondate: avrei fatto di sicuro qualcosa di avventato; la cosa positiva, però, era che questa volta non arei stata sola: Fanie sarebbe stata la mio fianco.
Ad un tratto, mi ritrovai entrambe le mani dell’elfo sulle guance; accarezzava la mia pelle con delicatezza e mi spingeva dolcemente verso le sue labbra avido di baci. Ma lui doveva andare e io dovevo prepararmi a partire in segreto. Con la tristezza nel cuore mi trovai a poggiare le mani sul suo petto per allontanarlo un poco, specchiandomi in quegli occhi chiari che, per me, erano la fine del mondo. Potevo sentire il suo battito cardiaco accelerato sotto il mio palmo destro e la cosa mi fece sorridere.
« E quando torni, fallo con ancora tutto attaccato. » Aggiunsi poi, e la mia voce risuonò leggera e calma; tutto a causa del suo bacio. Lui piegò le labbra arrossate verso l’alto e si posizionò al fianco del suo cavallo: una spinta ed era già in groppa. I suoi occhi si allontanarono dai miei solo quando fu abbastanza lontano, e Fanie mi si affiancò.
« Un addio con i fiocchi e le candeline. » Ridacchiò divertita. Mi voltai nella sua direzione e osservai i suoi occhi; scrocchiai le nocche stiracchiandomi. « In ogni modo, ora che si fa? »
« Si cercano delle armi e poi si parte. Mi sembra logico. »
« Nella stanza di Eowyn? »
« Perché la principessa dovrebbe tenere delle armi in camera? Mica ci si allena la dentro, no? » Chiesi, risvegliandomi all’improvviso dal mio stato post-bacio. Di tutta risposta l’elfa alzò un sopracciglio e mi osservò accigliata, piegando le braccia al petto.  « Si allena realmente li dentro? » Sbattei le palpebre stupita.« E allora che stiamo aspettando? Muoviamoci! » Raccolsi le gonne e mi avviai a grandi passi verso il palazzo, con Fanie al mio fianco. « Prima possiamo cambiarci? Detesto gli abiti. »
 
 



°     °
 
 



Sauron la osservò frugare fra i vestiti, sotto le coperte e in ogni angolo più recondito della stanza della principessa di Edoras, in cerca di un arma adatta alla guerra. La osservò impugnare un elsa lucente e mostrala a Fanie, che strinse fra le dita un’altra spada posta accanto a quella della guerriera. Una ciocca di capelli scuri gli rigò il viso, prima che venisse malamente cacciata indietro con un gesto. Gli occhi sempre puntati sulle due ragazze che gli avevano spezzato il cuore.
« Mio signore », la porta alle sue spalle si aprì improvvisamente e Sauron alzò il volto colto alla sprovvista; ma non si voltò. Un filo di luce irruppe nel buio tetro della stanza.
« Dimmi. » Ordinò con serietà e voce graffiante.
« Mio signore, Osghiliath è nostra. » Un sorriso aleggiò sulle labbra del sovrano, prima che le sue dita si intrecciassero fra di loro. « Che dobbiamo fare? »
« Portate la le catapulte e i troll, Gondor non rimarrà ferma mentre noi distruggiamo quella città. Gli uomini sono così stupidi che manderanno dei soldati a riprenderla. Se lo fanno, uccideteli tutti: non abbiate pietà; e scatenate la guerra. »
« Si, mio signore. » La stanza crollò nel buio e l’oscuro riprese a guardare le due ragazze con un sorriso maligno stampato sul volto.
E adesso chi è che vince, sorellina? Pensò vittorioso.
 
 
 
Ehy, ciao.
Questo è un capitolo di passaggio, ma che ne pensate? Sauron vuole vendetta, Ele tornerà l'avventata di un tempo e Fanie si troverà a seguirla.
Non mi fermo molto perché è tardissimo e io mi devo svegliare prestissimo! Notte <3
 
Grazie Viviana per questa splendida immagine. Sei fantastica!

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