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Autore: Lunarys    13/01/2014    4 recensioni
[ «La prova di forza, che, tra gli schiavi reputati migliori, troverà il più forte, il più perseverante…» alzò la voce e guardò dritto in cielo.
«…L’ultimo ..uomo ..IN PIEDI!» ]
[ L’aria era afosa, a tal punto da essere quasi irrespirabile. Non tirava neanche un filo di vento e il sole arroventava le teste delle persone che sciamavano nel grande spiazzo sabbioso fuori dalle mura dell’agorà. Era passato da poco il mezzogiorno e il sole brillava nel punto più alto del cielo verdognolo, facendo riflettere i luminosi colori degli edifici di vetro di murano sparsi nei diversi quartieri dell’antica agorà. ]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA SETTIMANA PRIMA

 

La ragazzina con i piedi nudi e ricoperti di fuliggine correva per le vie dell'agorà stringendo qualcosa sotto alla consunta veste di grezza stoffa grigia che indossava, ottenuta assieme a due pagnotte in cambio della fin troppo vistosa veste di seta che indossava quando era scappata di fretta e furia dalla Casa.
Aveva i capelli neri tutti arruffati e la paura negli occhi, paura di essere presa dalle guardie, che però era sovrastata dalla fame che la stava divorando da almeno due giorni. All'inizio, suo fratello era riuscito a farsi dare qualche pagnotta dai fornitori di pane più fidati del loro vecchio padrone, però poi per non dipendere da nessuno e soprattutto per non lasciare tracce aveva deciso che avrebbero dovuto sbrigarsela da soli. Pessima idea, a suo avviso.
Data la sua velocità e il vantaggio di essere esile e di piccola statura, riuscì ad uscire velocemente dal Quartiere dei Fornai, lasciandosi alle spalle tutta quella fuliggine che l'aveva resa ancora più sporca di quello che già era. Si rese conto che il mondo all'esterno della Casa non era come se lo era immaginato.
Prima di infilarsi nelle maleodoranti e strette viuzze del Quartiere dei Canali, la ragazzina inspirò una grande quantità d'aria nei polmoni e nascose bene la pagnotta ancora calda che aveva rubato poco prima, che le scottava quasi la pancia.
Doveva tornare da suo fratello prima che si svegliasse, aveva paura che debole com'era sarebbe venuto a cercarla per poi svenire in mezzo alla strada. Accellerò il passo.

 

PRESENTE

 

Adnan Salth venne guidato in una tenda al limitare del mercato degli schiavi dal suo assistente, che si comportava in maniera ancora più nervosa del solito. La rozza apparenza esterna della tenda era l'opposto dell'interno, arredato con tappeti e cuscini provenienti dalle botteghe più costose del Quartiere d'Oro dell'agorà.
I colori predominanti erano il rosso e l'oro, che ricordavano ad Adnan Salth le camere private del suo padrone, colui che lo aveva inviato nella capitale per trovare gli schiavi migliori.
I tappeti erano tessuti con i materiali più pregiati, così come i cuscini di seta che erano decorati con finissimi fili d'oro intrecciati tra di loro. Sui pregiati materassi stavano delle giovani schiave che ridacchiavano e si pettinavano i capelli a vicenda, intrecciandoli dietro alla testa. Adnan Salth pensò che facessero tutte parte dell'harem personale del venditore che stava per incontrare, che sembrava essere un uomo molto importante. Quando passò davanti alle schiave loro abbassarono il tono della voce riducendolo ad un mormorio sommesso, e lui si sentì in soggezione per la prima volta da molto tempo.
Si fermò davanti ad un sontuoso gazebo montato in fondo alla tenda principale. La tenda posta all'entrata era anch'essa intrecciata con fili d'oro, abbastanza per comprare tutti gli schiavi presenti al mercato. Di guardia ai lati stazionavano due schiavi armati con il volto celato da un elmo, pure quello d'oro. Il corpo era decorato da leggeri disegni bianchi che risaltavano sulla pelle scura, quasi come se fossero delle vene.
Una volta che le guardie lo fecero passare attraverso la tenda del gazebo, Adnan Salth trovò una schiava che lo attendeva. Si accorse che il vestito di lei era di lino, tanto sottile da lasciare ben poco spazio all'immaginazione e tanto pregiato da sembrare rugiada. Forse lo sguardo di Adnan Salth indugiò per troppo tempo sul corpo della schiava, e se ne accorse solo quando lei cominciò a camminare, invitandolo a seguirla fino a delle sottili tende dorate di lino.
La schiava lo osservava con le mani congiunte in grembo, in attesa che lui varcasse la sottile separazione verso quella che Adnan Salth immaginava essere la stanza privata del padrone dello schiavo morto. Raddrizzò la schiena e scostò le sottili tende di lino prima di varcare l'entrata.

La stanza in cui era entrato era ancora più sontuosa del resto della tenda. Si trovava in un piccolo atrio, dal quale partiva un corridoio di pochi metri che portava ad un varco decorato con fiori freschi. Adnan Salth si chiese come mai non avesse notato l'enormità della tenda dall'esterno, e si preparò ad incontrare il padrone dello schiavo che voleva comprare.
Camminò avanti, passando sotto all'arco di fiori che emanava un forte odore dolciastro, quasi fastidioso. Si trovò davanti ad un letto, dove sdraiato sul bordo c'era un uomo di grossa statura che osservava compiaciuto due donne sdraiate a poca distanza da lui, avvinghiate l'una all'altra. Le due si fermarono appena si accorsero della presenza di Adnan Salth, che non sapeva se ritenersi indignato o compiaciuto per ciò che aveva appena visto.
L'uomo dal petto muscoloso indossava un telo di lino dorato che metteva in risalto la pelle ambrata, e sulla parte bassa dell'addome si notava una cinta di cuoio tra le pieghe del tessuto. Non aveva visto questo venditore di schiavi durante il giorno, ma pensò che fosse per il fatto che facesse sbrigare le vendite ai suoi assistenti.
Adnan Salth notò la bellezza di una delle due schiave, una giovane donna con la pelle olivastra e dei lunghi capelli neri dalle onde sinuose. Lei si appoggiò allo schienale del letto e gli puntò lo sguardo addosso.
   «Cosa sei venuto a cercare, viaggiatore?» chiese la schiava ad Adnan Salth. Lui si trovò sorpreso, e a questo punto anche indignato. Agli schiavi non era permesso rivolgersi in questo modo ai loro padroni, e il fatto che fosse una donna lo fece infuriare ancora di più.
Prese un respiro e si obbligò ad ignorare la schiava, limitandosi a lanciarle un breve sguardo. Tanto bella quanto sfrontata, pensò. Poi si rivolse all'uomo, che nel mentre si era alzato dal letto per sedersi su una poltrona poco più in là.
   «Sono Adnan Salth, il mio padrone mi ha mandato alla ricerca di nuovi schiavi per la sua grande residenza. Vorrei vedere il ragazzo che ha partecipato alla sfida dell'Ultimo Uomo In Piedi.» L'uomo lo guardò per qualche lungo secondo senza proferire parola alcuna, trapassandolo da parte a parte con i suoi occhi neri come la pece.
   «Ti stai rivolgendo alla persona sbagliata, Adnan Salth.» fu la schiava dai capelli neri a parlare. Fece un gesto con la mano all'altra donna sul letto che si alzò e le portò subito una veste di lino nero, che le legò dietro alla schiena. Ad Adnan Salth venne un dubbio che si confermò quando la donna parlò di nuovo.
   «Te lo chiederò di nuovo: cosa sei venuto a cercare, viaggiatore?» Adnan Salth era senza parole. Non aveva mai visto una donna venditrice di schiavi, e fu spinto a credere che stesse solo sostituendo il marito. Eppure lo sguardo negli occhi di lei era così deciso.
   «Leggo la confusione nei tuoi occhi, viaggiatore. Ti sorprende vedere una donna in una posizione come questa?» chiese lei con un velo di divertimento negli occhi.
   «No, signora. Come ho già detto, vorrei vedere il ragazzo che ha partecipato alla sfida dell'Ultimo Uomo In Piedi. Sono interessato a comprarlo.» Adnan Salth cercò di rimanere composto quando la donna scoppiò a ridere dopo aver sentito la sua richiesta.
   «Quello schiavo è morto, e mi sorprende che sia arrivato fino a quel punto della gara. Quando l'ho trovato assieme a sua sorella, non riusciva nemmeno a tenersi in piedi. Un ragazzo dai molti volti nascosti.» La donna indicò con un cenno del mento l'uomo che si era seduto sulla poltrona. «E a giudicare da come il mio acquisto gli ha rotto il collo, sarei perfino sorpresa di sapere che la testa sia ancora attaccata al corpo» rise. L'uomo seduto sulla poltrona era quindi l'Ultimo Uomo In Piedi.
   «Il mio padrone ha delle esigenze... particolari. Ho bisogno di quello schiavo, vivo o morto che sia.» Sostenne lo sguardo della donna, che socchiuse gli occhi e valutò la situazione. Fece un cenno alla schiava che stava in piedi al bordo del letto e le sussurrò qualcosa nell'orecchio. La schiava uscì spedita dalla tenda e la donna posò di nuovo lo sguardo su Adnan Salth, che attendeva un responso.
   «Avrai lo schiavo al prezzo di un uomo vivo ed in salute, sempre che non sia già stato bruciato assieme agli altri cadaveri.» fu soddisfatto della risposta, ma non completamente. Gli tornò in mente la ragazzina che urlava vedendo il ragazzo sul palco, e la somiglianza tra i due.
   «Signora, prima l'ho sentita dire che lo schiavo aveva una sorella. Vorrei vederla.»

Adnan Salth si stava incamminando verso l'atrio principale della tenda, seguito dalla venditrice di schiavi e tutte le sue ancelle. Aveva appena visto il corpo del ragazzo, che era ridotto piuttosto male. Nonostante ciò aveva concluso l'affare e fatto chiudere il corpo in una cassa di legno, che il suo assistente e altri suoi schiavi stavano trasportando verso la sua tenda.
La luna era alta in cielo, e la sua pazienza era al limite. Voleva solo vedere quella ragazzina e poi tornare alla sua tenda per ripartire alla volta della residenza del suo padrone il mattino successivo.
Entrarono in una piccola stanza illuminata da svariate candele di tutte le forme, dove al centro in piedi c'era una delle guardie dal corpo tatuato di fianco ad una ragazzina dalla corporatura esile. La venditrice sorpassò Adnan Salth e si mise in piedi alle spalle della ragazzina, scostandole i capelli dal viso ed appoggiandole le mani sulle spalle.
   «Eccola. Una tale bricconcella. Comprandola non ci farai altro che un favore.» la venditrice pizzicò la ragazzina su una guancia che era già rossa e leggermente tumefatta, probabilmente a causa di percosse precedenti. La ragazzina non reagì e non alzò nemmeno lo sguardo da terra. Le scostò di nuovo i capelli indietro, come se volesse renderla più presentabile. Poi si avviò all'uscita della tenda, incoraggiando Andan Salth a guardare la mercanzia più da vicino.
Lui si avvicinò alla ragazzina, che restava immobile. Pensò che dovesse essergli arrivata la notizia della morte del fratello. C'era solo una cosa che interessava ad Adnan Salth per decidere se acquistare la ragazzina oppure no.
Si avvicinò, piegando le ginocchia per arrivare all'altezza del collo della giovane schiava, che vide irrigidirsi. Si sporse in avanti, avvicinò il naso all'attaccatura dei capelli dietro all'orecchio e inspirò tenendo gli occhi chiusi. Poi si tirò indietro e senza girarsi uscì dalla tenda, dove l'aspettava la venditrice con le mani conserte in grembo.
   «La prendo» disse Adnan Salth.

 

Sono felicissima che la storia vi sia piaciuta! Vorrei precisare una cosa, la vicenda è ambientata in un tempo passato, ma comunque diverso dalla storia come la conosciamo noi. Credo che ve ne accorgerete man mano che andrete avanti con i capitoli della storia.
Ci tengo a dire che sicuramente revisionerò questo capitolo appena ne avrò il tempo, e mi scuso per eventuali errori di sintassi o ripetizioni varie, ma ci tenevo a pubblicare ogni sette giorni.

mi sono imbattuta in questa foto su Tumblr, e penso che sia esattamente come mi sono immaginata la padrona del ragazzo e della ragazzina:                         
  
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