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Autore: Helmyra    13/01/2014    1 recensioni
[TES Morrowind] “Sarò chiaro sin da subito, donna. Se preferisci sentirti tale, dato che indossi abiti maschili... ti tocca fare il callo a molte cose, il tuo nome sarà il male minore. Capisci cosa intendo?”
“Sì.” Rispose, con le mani che le prudevano per la rabbia.
“Purtroppo, ti ritrovi a pagare gli errori di un'altra persona. Ed io ho una reputazione da mantenere, giochiamo a carte scoperte, in modo da venirci incontro. Il nome è un male minore: dovrai mentire, rubare, uccidere. Fare il lavoro sporco, ciò che i tuoi superiori definiscono gavetta. Il labirinto in cui ti stai addentrando ti potrebbe portar via il senno. Sei un'elfa spensierata, anche se hai l'età per metter su famiglia: ti fingi adulta, ti fingi uomo. Sai mentire, bene. È un passo avanti.”
Aryon, il più giovane consigliere Telvanni, si ritrova contro l'intero concilio e una nuova, maldestra assistente da addestrare. Ma non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La discussione iniziò quando Perla serrò la porta alle sue spalle, scossa per via dell'offerta che aveva osato rivolgerle. Era come gettar sale su una ferita ancora aperta: cosa le avevano fatto, per minare a tal punto la sua autostima? Adrusa non accennò alla vicenda, giacché ella stessa non ebbe l'ardire di interrogare la nipote riguardo le sue disavventure, quando tornò a casa dopo lunghi mesi d'assenza.

Aveva parlato di reputazione... magari, Therana le aveva affidato una missione ai limiti dell'impossibile? Poteva essere un'ipotesi.

L'elfa si comportò esattamente come aveva previsto: difese la nipote a spada tratta, addusse giustificazioni su giustificazioni per trattenerla accanto a sé, volle sapere perché insisteva tanto nel portargliela via.

“Non ti sto ricattando,” la rassicurò, seguendola avanti e indietro mentre consumava il pavimento ruvido della camera da letto come un'ossessa. “ma se vuoi che io viva con te... e costruire una famiglia, permetti che vada a servizio presso il Ministro. Passeranno altri mesi, dovrò scegliere e formare un nuovo sostituto, ingraziarmi gli dei e sperare che non vi siano guai. Mi fido ciecamente di Perla, dubito che troverò qualcuno più adatto al ruolo. Siamo un'orda di egoisti, dopotutto... separarci dalle persone amate è penoso. Entrambe, però, avete sacrificato le vostre aspirazioni per il bene comune: disponete di un'occasione per risolvere dilemmi annosi, per poi affermare 'È colpa di Galos, lui me l'ha proposto'. Né tu né lei siete coscienti di ciò che desiderate realmente.”

La guaritrice portò una mano alla fronte, crollando seduta a letto assieme ai suoi sensi di colpa. Possedeva il dono innato di saper interpretare l'animo, di leggere gli astri e rivelarne i segni attraverso le parole d'un oroscopo. Perla era una figlia per lei... ma amava Galos. Desiderava Galos.

Un solo anno con lui aveva riscattato il rimpianto di una fanciullezza sfiorita anzitempo.

Socchiuse le labbra, due petali rossi, vivaci fiori di felce nelle terre cineree.

“Mi tenti. Mi stai tentando... Il cielo sa da quanti anni lo desidero! Sì, sei nel giusto... non posso continuare ad attendere in eterno. E neanche rinunciare a mia nipote: promettilo. Prometti che starà bene, che si preserverà in salute. Oppure, otterrò rivalsa su questo Aryon. Promettimi che non la manderà a morire.”

“Non succederà mai.”

La fissità di quegli occhi chiari le provocò un brivido lungo la schiena, mentre i contorni del suo volto si spegnevano, si perdevano, nel pallido riverbero di un bagliore crepuscolare.

Tu hai un debito. Era legato a lei, a lei doveva la sua sopravvivenza. Fu la certezza che la sostenne, mentre le cingeva il petto ed assaporava la sua pelle, chino su di lei.

 

Una tiepida pioggerella bagnava l'alba del sud, da lontano il richiamo delle onde era vivo come non mai.

Fedele a quanto detto e in tenuta da viaggio, Galos imbracciò il bastone d'argento, in attesa che Perla si palesasse da un momento all'altro. Alcune guardie Telvanni, in lontananza, si congedavano a vicenda scambiandosi un saluto, dopo una lunga veglia notturna. Si sfilarono gli elmi di cefalopode, e risero con allegria avviandosi come vecchi compagni d'accademia verso la torre.

Lungo la piattaforma che conduceva ad ovest, una figura bardata di un mantello oleato e leggermente intirizzita avanzava verso di lui, con l'andatura ondeggiante di uno spettro in pena nella tomba di famiglia.

“Alla fine sei venuta. Ti ringrazio per la considerazione.”

Perla mormorò un veloce saluto, stringendosi ancor di più nel mantello e tremando per il freddo.

“Non ti sei coperta abbastanza? Capisco, hai i tuoi indumenti a casa. Se vuoi, puoi recuperare qualcosa...”

“Va bene così, Sera. Mi riscalderò camminando lungo la strada.”

Intendeva proseguire, creandogli il minor fastidio possibile... piccola orgogliosa. Sotto il cappuccio logoro della palandrana intravedeva un volto dalle guance piene e arrotondato, delle labbra morbide e un po' sporgenti. Nonostante avesse dei lineamenti delicati, non somigliava affatto a sua zia: Adrusa aveva un fisico snello, un portamento intrigante; spesso esaltava il punto vita sottolineandolo con cinture di metallo o abiti di velluto che aderivano al suo corpo longilineo. Perla, invece, indossava sempre i pantaloni e una camicia dalla foggia stravagante, non diversamente dai giovani stregoni Telvanni che popolavano Tel Branora.

Varcarono il portale verso la costa, allontanandosi dalla città fino a raggiungere la riva del mare. L'elfa alzò il mento in su, alla ricerca di volatili delle scarpate che nidificavano lungo le colonne di massi acuminati e gli scogli che spuntavano anch'essi come funghi lungo il perimetro dell'isola.

“Forse qui.” Si addentrò tra le canne di marshmerrow calpestando pozzanghere d'acqua e sabbia, fino ad incrociare un sentiero di terra battuta lungo il crinale di una scarpata, culminante in un alto strapiombo. Dalla ripida sommità, Galos puntò l'occhio verso le terre a nord, oltre i flutti che s'infiltravano tra le insenature rocciose.

“Laggiù, vedete? Quegli spuntoni in mezzo alle acque, coperti da foglie secche e sterpi. È lì che spesso tornano a rifugiarsi.”

“Sembra lontano da qui, cerca di stare attenta.”

“Ordinaria amministrazione. Se accadesse qualcosa, però, sono in buone mani.”

Coprì volando la distanza tra i nidi e la rupe, avvicinandosi a poco a poco, per non attirare l'attenzione dei volatili. E come di consueto, le creature si levarono in aria, stridendo con poca grazia mentre attaccavano in gruppo.

“Solita storia, eh? Non avete capito che con me non funziona?” Dardi infuocati turbinavano verso le belve volanti, alcuni schivavano i colpi, altri piombavano in mare esanimi. Erano troppi e l'effetto dell'incantesimo di levitazione stava svanendo.

Rimanevano solo due cliff racer, decisi ad avere la meglio su di lei: lanciò l'ultima sfera di fuoco, poi sentì il cuore in gola ed il vento scuoterle le vesti, mentre la gravità l'attirava verso il basso.

“No!” Urlò, mentre Galos da lontano reprimeva lo sgomento... ma tornò in volo, finendo le bestie con una tempesta di fulmini. Ne acchiappò uno, trascinandolo per il collo fin su la scogliera.

Un lavoro pulito, nulla da ridire. Tuttavia, lo stregone intendeva mettere alla prova le abilità della ragazza con un avversario più forte.

“Te la cavi con le magie a lungo raggio,” Si complimentò con lei, ma dal tono della voce lasciò intendere che non era abbastanza. “però, vorrei vederti in azione contro un kagouti.”

“Non so cosa farci della carne di quei mastini. Non doveva essere un'escursione in due?”

“Lo era. Ti sto sottoponendo ad un esame, se non te ne sei accorta.”

L'elfa lo fisso a bocca aperta, spiazzata dalla sua ostinazione.

“Ho già detto che non sono d'accordo. Preferisco non avere più nulla di che spartire coi Telvanni, credevo che voi foste l'eccezione che conferma la regola. Ebbene, mi sono ricreduta. State dettando le regole del gioco... che intenzioni avete?”

“I miei propositi sono alquanto limpidi.”

“Vi sbagliate, c'è qualcosa che non so. Cosa volete da me? Chi è questo Aryon? Parlatemi di lui. Voglio sapere perché devo essere io e non un altro.”

“Perla...” Si adagiò su una roccia, che gli avrebbe fatto momentaneamente da seggio. Aveva bisogno di rilassarsi, per affrontare una lunga battaglia verbale. “Su che piano la devo mettere? Convenienza? Sentimento? Affidabilità? Va bene, sarò diretto. Per vivere accanto a tua zia, qualcuno dovrà subentrare al mio posto. E nel momento in cui andrò via... Aryon avrà perso l'unico alleato su cui contare. Gli voglio garantire stabilità, perciò la mia scelta è ricaduta su di te. Credo... che abbia bisogno di un'elfa.”

“Cosa?”

“No, non fraintendermi! Dico... una presenza femminile, una sorta di rassicurazione. Il ministro non è un debole; ha una mente brillante, belle maniere e un animo gentile. Purtroppo, in questo momento i contrasti con gli altri consiglieri si sono acuiti, e temo per lui. Pensa, saresti una ventata di freschezza nelle sue giornate monotone. Potresti conversare, intrattenerlo mentre gli prepari il tè, leggergli qualche libro.”

“Avete così poca stima di lui da, da... propinargli una dama di compagnia?”

“Oh, no. È il lavoro che gli interessa, e tu potresti assicurarti un futuro. Ciò che non dici parla per te... tu vuoi lasciare quest'isola. Provi odio per questo luogo. Ti sei unita ai Telvanni per vedere il mondo... per questo hai accettato quella missione che ti ha affidato Therana. Solo che è andata male.”

“Co... come fate?” Non si era confidata né con sua zia, né con la maestra Relas. Forse sapeva?

“Non preoccuparti, non istigherò Adrusa ad estorcerti una confessione. Però, se ci tieni alla sua felicità, permetti che io viva accanto a lei. Provvederò ai suoi bisogni e ti sostituirò nella caccia ai cliff racer, garantito.”

“Se accetto, però... insegnatemi ad essere convincente.”

“Ne avremo il tempo, prima però dovrai superare l'altra prova. Non avevo detto che dovrai affrontare un kagouti?”

Ridiscesero il sentiero per raggiungere la riva, affondando i piedi nella sabbia fine e dorata, per poi lasciare che le onde li sospingessero verso un isolotto ad est. Un lembo di terra emersa dove la vegetazione faticava ad attecchire, disseminato di sassi, conchiglie e scaglie rigurgitate dal mare: in quei luoghi dimenticati dalle divinità, banditi, assassini e stregoni scriteriati accumulavano tesori su tesori; o rinunciavano ad ogni freno inibitorio per dilettarsi in torbidi supplizi, nell'umida oscurità di caverne naturali. Galos non era un codardo, ma evitava quei luoghi quando poteva farne a meno... gli erano bastati il negromante di Mawia e il suo farneticare convulso e farfugliante di fronte alla spada, l'arma che aveva reciso il labile filamento della sua lucidità.

Dietro un ammasso di rovi, una bestia si affliggeva nel suo spazio angusto: il recalcitrante kagouti schiumava rabbia, oppressione. Braccato dalla mancanza di cibo, obbligato a difendere la sua parte di territorio contro avversari altrettanto motivati.

Avrebbe attaccato a vista chiunque si fosse avvicinato. In condizioni simili, umani e Mer non si sarebbero comportati diversamente.

“È lui la tua preda. Avvicinati, coglilo di sorpresa. Niente incantesimi scagliati da lontano.”

Perla piegò le gambe in avanti e si acquattò dietro agli sterpi, finché questi le avessero offerto protezione. Badava a non smuovere pietruzze, a guardare dove metteva i piedi per non calpestare rami secchi, ma ben presto si ritrovò scoperta.

L'enorme ammasso di muscoli e zanne fiutò l'odore, avvertì la sua presenza affinando l'udito: le si avventò contro, turbini di fuoco e ghiaccio le erano vietati.

Si gettò a destra, evitando la prima, violenta carica. Il kagouti divelse il cespuglio alle sue spalle, e ritornò a puntarla quando riprese a correre, alla ricerca di una posizione decente per colpire.

Rotolando e saltando, mentre la fiera le sputacchiava addosso bava muschiata.

“Le gambe, Perla, le gambe!” Si spostò a destra e sinistra, arretrando quel tanto che bastava per evitarne le testate. Sbagliò i calcoli, terminando la corsa contro una parete rocciosa.

Avvertì una zanna affondarle nel braccio destro, per un attimo perse la lucidità e lasciò che la tramortisse ancora. Aveva sete... sete. E fu il proprio sangue ad irrorarle la gola.

“Rialzati, diamine!” Galos sarebbe giunto. Galos... era un esame. Del tutto inutile.

E trovò la forza per rialzarsi, affondando una stalattite nel petto della creatura che l'aveva sovrastata fino ad un attimo prima. Il kagouti mugolò di dolore, vibrando su se stesso come una libellula impazzita, a cui avevano mozzato le ali.

Cos'è più affilato? Il tuo dente, o questi strali di ghiaccio? Soffri. Voglio vederti soffrire.

Una vescica di liquido rosso esplose su quella pelle striata, vittima del proprio istinto animale. Perla si rialzò, stringendo le maniche della camicia per arginare la ferita.

“Ben fatto, ah. Ben fatto, carissima.” Le mani dello stregone irradiavano una luce calda e pura, bianco candore lunare. A ritmo accelerato, il sangue coagulò e un nuovo strato epiteliale emerse in superficie.

“Non pensavo che sarebbe stato così... sporco.” Commentò l'elfa, l'altro sorrise.

“Mi dispiace solo che non sia ancora finita. Prima di ritornare a Tel Branora, dovrai batterti contro un avversario di reale entità. Una sorta di iniziazione, che dimostrerà quanto sei adatta ad affiancare il ministro.”

“Non ci sono santuari daedrici a Tel Branora. Il più vicino è Bal Fell, ed è a leghe da qui.”

“Io non ho detto che proverai te stessa contro gli abitanti di Oblivion, Perla.” Continuò, articolando sillabe acute ed insidiose. “Rifletti su ciò che ho detto. Qualcuno di reale entità... cosa ti viene in mente?”

Sollevò il petto e trattenne il respiro, nell'incapacità di esprimere le sue impressioni.

“Già, proprio quello che pensi. Il tuo antagonista, stavolta, sono io.”

 

“Non ha senso.”

Recuperò il mantello, incagliato tra le spine dei rovi e ormai tutto inzaccherato. Il passato tornò alla luce, col suo bagaglio di colpe e pretenziose scuse. Aveva ucciso per legittima difesa, perché non poteva farne a meno. E aveva pagato: a trarla fuori dalle prigioni di Cheydinhal non fu la mediazione Telvanni, bensì uno speciale salvacondotto imperiale. Ancora non capiva perché una persona come lei destasse tanto interessamento.

Ne era uscita viva. Aveva rimesso piede a Vvanderfell dopo un travagliato viaggio di ritorno, e le bastava. Non avrebbe più utilizzato la magia contro qualsiasi esponente delle razze tamrieliche, umano o mer che fosse.

E mai avrebbe osato alzare la mano contro i propri cari.

“Ha senso, invece. Ha senso perché non affronterai i contendenti nell'arena di Vivec, per l'onore e la vittoria, ma per far rispettare il volere del tuo signore. Preparati a tutto: saranno i tuoi amici, saranno i tuoi parenti. E un ministro Telvanni esige obbedienza assoluta... una fedeltà che va oltre i principi morali. Alcuni tra essi sono negromanti. Per altri, la vita di un servo non ha alcun prezzo. Aryon non ti darà filo da torcere, ma... io credo che tu possa farcela. A superare quest'ultimo blocco mentale.”

“Non vi attaccherò, siete... mio amico.”

“Sono contento di sentirtelo dire, ma non è il momento.”

Perla strinse i pugni, tremando come una foglia. Aveva voglia di piangere, di scappare via.

“Pensa... pensa che io sia la persona che più odi.”

La prima vittima, il dunmer che si era professato suo alleato in terra imperiale. Colui che l'aveva denunciata alle autorità, per ottenere l'unico lascito dei suoi genitori naturali.

Un anello con un sigillo poco familiare, nulla che avesse importanza a Vvanderfell.

Mancò l'occasione giusta, per inquisire, per sapere.

“Sto aspettando.”

Rivisse lo sdegno, la bramosia famelica delle sue infiammate profferte. L'umiliazione del rifiuto, i propositi di vendetta.

E colpì.

Galos schivò un fendente maldestro, ostentando destrezza. Senza che lei se ne fosse accorta le fu alle spalle, e la immobilizzò con un incantesimo di paralisi.

“Difetti in convinzione, Perla. Non vuoi danneggiarmi seriamente. E dei tanti trucchi che conosco, questo è uno dei più banali. Rialzati e combatti!”

Si tirò su, appoggiando le mani a terra per assicurarsi che gli arti la sostenessero. Fuoco e veleno si propagavano per l'etere, ma lo stregone continuava a materializzarsi da un punto all'altro, sfuggendo agli elementi.

“Che spreco di magicka, ragazza. Utilizzi contro di me tecniche da caccia alla selvaggina, mi dovrei sentire offeso?”

Riapparve di nuovo alle sue spalle e la bloccò per i polsi: le membra si irrigidirono, acquisendo la consistenza della pietra. Il mago la lasciò andare, ma nulla era cambiato... non riusciva a muovere neanche un passo.

“Anche questo è un trucchetto da quattro soldi. Avanti, sembra quasi che mi prendi in giro.”

Incanalò le energie al massimo, per liberarsi del fardello spirituale tramite un incantesimo di agilità. Non un rimedio perfetto, ma riusciva a muoversi quel tanto che le occorreva per riprendere la lotta.

Ti risucchierò le energie, allora. Ti farò passare la voglia di essere così spiritoso.

Arrancò verso di lui, circuendolo mentre cambiava posizione di continuo: all'inizio Galos non si fece ingannare, ma alla lunga cominciò a stancarsi. Perla lo aggredì di fianco drenandogli le forze, ma stando ben attenta a non intaccare le funzioni vitali.

“Ah, cominci a capire come affrontare la sfida. Dovresti fare di più, comunque.”

Incantesimi di silenzio a distanza: bastava che uno di essi andasse a segno per vanificare qualsiasi tentativo di ripresa, in una lotta che escludeva l'uso delle armi.

Era troppo veloce, superiore per bravura ed esperienza. L'unica speranza sarebbe stata un colpo di fortuna... la fortuna del principiante.

Certi cacciatori non hanno bisogno della forza bruta per cogliere in fallo le vittime, Perla: i più scaltri si traggono in disparte, approfittano della quiete del sottobosco e attendono... Il ragno tesse la tela e pazienta. Sai perché? Nessun avversario è infallibile... ogni insetto è preda, imperfetto e condannato a cadere in errore, grande o piccolo che sia. Quindi, ciò che intendo dirti è che devi essere un ragno, fare di tutto per somigliargli. Sfrutta il potere di chi attacca, sii strumento di ritorsione nei suoi confronti. Ci sono molte formule di Misticismo adatte al caso, ma la più potente...

La voce della maestra sfumò in un sibilo penetrante, una pioggia di particelle luminose scrosciava intensa attorno a lei, dietro la schiena, ai lati delle orecchie. Galos era risoluto come non mai nel metterla a tacere, nell'attimo in cui era sul punto di cedere per la fatica e il fiato corto...

Se vuoi vincere, fatti travolgere.

Investì le ultime risorse spirituali in una barriera riflettente, sapeva che non le avrebbe offerto una garanzia di successo. E andò incontro alla sorte.

Galos si strinse il polso destro con l'altra mano, in segno di difesa. Perla si avvicinò passo dopo passo, il sole in cielo, alto su di lei. Gli sfiorò il petto con un dito, per accrescere le proprie forze prelevandole dal corpo del dunmer.

“Va bene, va bene. Ho capito!” Scherzò, respingendola con una pacca sulla spalla. “Non c'è bisogno che tu faccia la prossima mossa. Mi hai impedito di pronunciare formule magiche, almeno lasciami l'energia spirituale necessaria per non tornare a nuoto!”

 

Campanelli e conchiglie danzarono sospinti da uno spiffero di libeccio, una ad una, piroettando attorno ai cavi di stoppa. La maestra Seryne aveva il dono di infondere un soffio vitale alle cose più neglette, di arrestare la decadenza ed esaltare la poesia dietro una forma grezza. La tenda all'ingresso, le cornici di canne intrecciate e i fiori secchi nei vasi, ritti come germogli in boccio, custodivano la loro algida bellezza dalle insidie della morte. Le pareti, ricoperte di arazzi e stoffe antiche, trasformavano la casa della maga in un tempio dove la natura aveva alterato le sue leggi.

La sedia accanto al tavolinetto nel corridoio, il calderone sempre sospeso su un fuoco scoppiettante, la cucina in religioso ordine e polvere di radice trama adagiata sul piatto della bilancia: amava quel luogo, l'avrebbe rivisto ancora una volta? Pianse in silenzio, consapevole della propria scelta, ponderata con logica. Ma erano le emozioni ad annichilirla, in quel momento.

Asciugò le lacrime sul mantello logoro, mormorando frasi indefinite.

“A quanto pare, finalmente ti sei decisa.” Seryne Relas l'abbracciò, accarezzando con le mani ruvide i suoi capelli.

“Non ancora.”

“Cara, ormai sei più che pronta. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi. Sono contenta, alla fine la mia piccola Perla vedrà il mondo. E realizzerà i suoi sogni.”

Li aveva riposti in fondo ad un baule, quei sogni. E dimenticati, come le lettere di un amico malfidato.

Il volto della maga brillava di gioia... era un peccato scontentare un animo così sereno.

“Mi ha incastrata, ha fatto leva su mia zia. È uno stregone molto abile... perciò è il portavoce di un ministro Telvanni. Dice che sarò al sicuro, voglio fidarmi. Ma non sono pronta...”

“Devi spiccare il volo, spogliarti delle paure. Non è una questione di coraggio, figliola... io direi un sacrificio, piuttosto. Credi di fare violenza a te stessa, ma non sai cosa ti aspetta. Puoi sempre tornare indietro, troverai qualcuno che t'attende.”

“E otterrò questo... rinnegando la vecchia vita? Ciò che sono stata? Maestra, voglio rimanere come sono... non intendo trasformarmi in una signora arcigna e con la puzza sotto al naso. Io... sono la discepola che prenderà il tuo posto. Me l'hai detto tu stessa, e adesso vuoi che parta. Perché?”

La stanza profumava di torba, fiori d'erica e linfa di hackle-lo: un bastoncino d'incenso bruciava all'angolo della stanza, riposto all'interno di un bicchiere di ceramica. Il cuore dettava una ninna nanna lontana.

Seryne si allontanò per rimestare una pozione: soffiò sulla coppa del grosso mestolo e sorseggiò dal bordo, annuendo con approvazione. Si sedé su un basso sgabello, sormontato da un cuscino ricavato da numerosi ritagli di stoffa, invitando la fanciulla a fare lo stesso.

Perla si adagiò su una pila di quadrati e cerchi imbottiti, alla maniera dei nomadi nelle terre cineree. Incrociò le gambe, fissando il soffitto e le piume di cliff racer sospese in alto.

La vetrinatura opalescente della brocca scintillava alla luce del fuoco, e versando il tè per la maestra ricordò i pomeriggi d'inverno trascorsi distesa sul tappeto; leggendo un libro in attesa di conoscere nuovi aneddoti e segreti che l'avrebbero condotta lontano, con Seryne, almeno nella sua fantasia.

E quella sarebbe stata l'ultima volta.

L'anziana elfa sorrise, in pace con se stessa: la turbò quel chiarore terso nei suoi occhi... una felicità radiosa, la soddisfazione di aver vissuto abbastanza a lungo da assistere ad un nuovo traguardo.

Dopo ci sarebbe stata solo la certezza della morte... non tollerava che accadesse, non senza di lei...

“Interpreti le mie parole letteralmente, indaga sul significato, piuttosto. Sì, sarai tu ad ereditare la mia professione, ma... chi sono io, per obbligarti a restare a Tel Branora? Io, che ho percorso le strade di Vvanderfell da pellegrina, vagabondando di città in città? Ti voglio bene, piccola mia. Così tanto da mettere nelle tue mani ciò che so, di lasciare che tu ne disponga come meglio credi. Se dubitassi, verrei meno ai miei principi. Va', dunque. Ricorda di venirmi a trovare, una volta ogni tanto.”

“Più spesso di quanto immagini!” Esclamò in un singulto represso, desiderando che il gelo dentro di sé sublimasse al calore delle fiamme.

“Vedremo.” Rise, scostandole una ciocca di capelli dal viso. “Ho delle raccomandazioni per te: esegui gli ordini con precisione, non obiettare mai. Cerca di conoscere il tuo signore, e impara qualcosa sulla sua personalità. Non sciogliere mai i capelli, legali in una crocchia... indossa abiti sobri, che non siano alla moda. Potresti ritrovarti nei guai.”

“Ma non è gettare il guanto di sfida ai piedi di uno stregone, insultare un guerriero armato o infrangere la legge che... denota sfacciataggine?”

“Mia cara, hai ancora tanto da imparare... ma queste sono cose che non posso insegnarti. Limitati a seguire il mio consiglio, vedrai che non avrai di che lamentarti. A volte, i lunghi capelli di una dunmer provocano l'irrazionalità di un maschio. È una reazione... che non conosce spiegazioni.”

“È una reazione sciocca.”

“Vedremo anche questo.” Sussurrò, tirandole uno scappellotto affettuoso dietro la testa. “Non è saggio che tu rimanga qui. Più tempo trascorrerà, più ti angustierai nel lasciare la mia casa. Ricorda il nesso: le leggi del cosmo non sono assolute, bensì relative. La magia permette di disintegrare la materia, riportandola allo stato primordiale, quello delle masse d'energia. Disponi delle conoscenze per alterare il mondo fisico e penetrare l'essenza astratta degli elementi. Quando arrivi ad un punto morto, tienilo sempre presente. Trasforma te stessa nell'arnese che smonta gli ingranaggi del Mundus, per ricomporli secondo la tua volontà.”

“Cercherò di fare del mio meglio.”

“È questo che importa. E adesso vai, altrimenti tua zia e il suo compagno ti daranno per dispersa.”

Si voltò indietro non una, ma parecchie volte, battendo i piedi sulla radice del fungo adattata a piattaforma rialzata, tra le piccole case della città. Con l'ansia e l'incertezza del nuovo, custodendo la pergamena con le sue credenziali. La chiave d'accesso per il suo futuro.

E rivide i momenti della sua vita a Tel Branora brillare e scomparire alla vista come rifrazioni di un prisma: comprese, allora, quanto amore, quanta contentezza avesse riposto nelle piccole cose.

Tutto sarebbe cambiato.

Galos ricevé le sue referenze quella sera stessa, e notò la riluttanza dell'elfa a separarsi da un oggetto che rappresentava già il ricordo di una persona lontana: la tranquillizzò, il documento sarebbe stato al sicuro.

Si compiacque del risultato ottenuto: personalità gradevole e solidale, candida e determinata. Nutre una passione viscerale per le arti mistiche, il suo punto forte, ma non disdegna di impegnarsi nelle magie di Distruzione ed Alterazione. Ha bisogno di ulteriori approfondimenti in Illusione ed Incantamenti, sopperisce con buone capacità alchemiche. Formule e pozioni conosciute...

Eppure, qualcosa non andava... Galos rilesse il foglio tre volte di fila, per accertarsi che non si stesse sbagliando. Non credeva affatto ai suoi occhi!

Sorgeva un piccolo, bizzarro inconveniente: con che parole spiegare ad Aryon che anche la nuova candidata aveva un problema?

E che a macchiare una lusinghiera lista di belle virtù fosse solo un nome. Quel nome.
 



Ciao, ci si rivede dopo un po' di tempo. Avete passato buone feste? Com'è iniziato l'anno nuovo? Spero bene. :)
Ho pubblicato anche la fine di quello che è il terzo capitolo della storia, che ho preferito dividere in due parti per facilitare la lettura online. Continuo a chiedermi se è davvero conveniente mantenere questa narrazione "da libro". Più vado avanti, più mi rendo conto che può risultare pesante... ma spero che non ci siano problemi.
Come sempre, ringrazio Michiru che mi fornisce sempre un parere spassionato su ciò che va e cosa no, anche se nella maggior parte dei casi sono io a stravolgere le mie stesse storie e a sentirmi complessata. :)
E ovviamente, ringrazio anche chi continuerà a leggere la storia. Sto pensando di rigiocare Morrowind installando i face pack ed i replacer di Westly. Non li avete provati? Vi consiglio di darci un'occhiata, allora. Anche se forse in questo momento mi basta Arena, con i suoi scenari pixelosi, a tenermi impegnata.
Be', buona giornata! ;)


 

  
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