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Autore: Hariberu    13/01/2014    5 recensioni
Doveva essere uno scherzo.
Oppure un incubo, meglio un incubo perché uno scherzo non avrebbe potuto essere tanto crudele.
Marzo 1848?
Come poteva essere nel diciannovesimo secolo? Lei...lei apparteneva ad un’altra epoca, com’era possibile?
Eppure – la mente acuta di Rein Moon lavorava contro lo strazio del suo cuore – quella data rendeva plausibile ogni particolare: l’abbigliamento, l’aspetto degli edifici, le tracce di fumi di carbone nel cielo, persino la lingua parlata.
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Estratto capitolo 5:
La ragazza si immobilizzò iniziando ad indietreggiare, per poi voltarsi e provare a correre. Ma con sua grande sorpresa si ritrovò a terra, la bambina l’aveva spinta facendole sbattere la fronte.
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°BlueMoon°
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ringrazio tutti coloro che hanno iniziato insieme a me questa nuova avventura con i nostri protagonisti.  Un ringrazio speciale a Miku-Chan (Fear) e Ade (Baby Milky) per aver recensito e avermi supportato nei primi due capitoli. Ma anche a chi mi segue silenziosamente e ha messo la storia tra le seguite e ricordate.
 
***
 
Quindici Giugno 2012.
Capitolo II
La bambola di pezza.
 


Non aveva con sé niente che potesse esserle utile.
Era completamente sola. 
La vita di Rein, attualmente, faceva schifo.
Fra quei cittadini non avrebbe avuto possibilità: priva di soldi, vestita con abiti moderni, sporca di fango.
Forse poteva avere qualche speranza con i nobili, ma l’avrebbero presa per una folle.
Si rimise in piedi, piegò il giornale e s’inoltrò nella folla.
Dopo aver osservato rapita i negozi, era sul punto di chiedere informazioni ad una donna straordinariamente grassa, dalle guance rubizze e dal paniere ben fornito – forse una cuoca scesa al mercato da quartieri più alti.
Ma non fece in tempo ad aprire bocca che avvistò qualcosa che la incuriosì.
“Signorina, ha bisogno di un aiuto?” Le chiese, sorridente in volto. Aveva l’aria di una donna gentile e premurosa.
“N-no, la ringrazio per il pensiero.” Non era facile raggiungere quello che gli interessava,  perché continuavano a spintonarla e qualcuno tentò addirittura di trattenerla, ma Rein sgusciò via da quelle mani e si riparò dietro le ampie gonne di una vedova. Quando questa la cacciò, agitando l’ombrello.
Raggiunge la salvezza.
Varcò la soglia di un pub. Si sentì salva, ma si ricredette pochi secondi dopo. Il pub era pieno, si sentivano mascelle ruminare tabacco e sorsi alcolici gorgogliare giù per la gola degli avventori. Le rivolsero sguardi e occhiate che non facevano pensare a nulla di buono.
‘Sono circondata da un branco di depravati.’ Questo fu il suo primo pensiero.
 
Piccole gocce scarlatte scivolavano giù per il mento di un ragazzo nascosto dall’ombra.
Teneva tra le braccia una donna, ormai senza vita. La lasciò cadere sul terreno, come una bambola di pezza ormai rovinata. Si leccò le labbra per assaporare meglio quel sapore metallico.
“Così la mia piccola, dolce e indifesa Rein si è scontrata con il nostro amato buio, eh? Le daremo il benvenuto che le riserva.” Una fitta nebbia lo inghiotti.
 
“Shade!” Una bambina, forse sui dieci anni si avventava su un povero ragazzo, che dopo aver sospirato la abbracciò.
“Amelia, che piacere rivederti. Dov’è la mamma? Le devo parlare.” Ma la bimba lo fermò.
“ Senti, domani puoi venire? Devo parlarti.” Poi gli indicò un corridoio, fitto e buio, silenzioso. L’unico rumore era quello dei suoi stivali.
Bussò ad una porta.
“Avanti.” Una donna, stava sorseggiando qualcosa da una tazzina in porcellana.
“Shade, notizie? Come mai hai deciso di viaggiare nel tempo?” Una raffica di domande gli furono rivolte, però la sua mente era più sveglia di quella umana.
“Si, notizie. Sai, l’ultima vampira della famiglia Sun si sta risvegliando. Mi sono occupato della sorella, che è un’umana. Non merita neanche di vivere, quella lurida. L’unica cosa che ci ricavo è del sano sesso.” Si sedette su una comoda sedia di pelle rossa e si portò la mano al mento con fare elegante.
“Voi uomini, sia umani o vampiri pensate sempre alla stessa cosa. Ma dimmi la verità, perché ti interessa tanto?” Il cobalto iniziò a ridere.
“La voglio. Deve essere mia, e di nessun altro.” La donna si alzò e si sistemò la gonna.
”Caro, non ti facevo così possessivo verso mia nipote. Dovresti parlare con tuo padre, lo sai benissimo. Ora mi dileguo, ho molto da fare. Magari poi fammela conoscere, sono molto curiosa.”
 
 
Rein era riuscita a fuggire da quel pub in tempo e aveva iniziato a correre per le vie.
“Ehi, miss, vi siete persa?”
Una voce fece sussultare Rein, un uomo, molto robusto si fece largo nell’ombra.
“Ehi, non rispondi? È scortese, una ragazza con un abito come il vostro dovrebbe sapere come si ci comporta quando qualcuno le rivolge la parola.” Rein lo riconobbe, lo aveva visto vicino al mercato della frutta. Possibile che l’avesse seguita fin lì?
“Non credo siano affari vostri.” Riuscì ad esibire una voce franca e limpida, con sua fortuna. L’uomo ridacchiò mostrando i denti piccoli e gialli. Era di carnagione olivastra, con capelli molto corti ed occhi insolitamente vispi.
“Sicura che non stiate cercando qualcosa, miss?”  Rein trovò alquanto irritante il ‘miss’. Capì che quello lì cercava soltanto rogna. Iniziò ad avanzare, cercando di sorpassarlo. Aveva corso talmente forte che aveva perso di vista dove stava andando.
Si ritrovò in un bosco, circondato da pini, querce e salici. Era talmente fitto che non si vedeva più nessuno. L’uomo la raggiunse, senza difficoltà.
“Non insistere.” Gli sibilò bloccandola tra il tronco e le sue braccia.
 La rabbia di Rein, in quel momento, stava salendo e stava esplodendo. L’aveva bloccata. Cercò una via di fuga. Poi una lampadina illuminò la sua mente.
Era un folle. Aveva intenzione di stuprarla, solo allora si accorse che certi uomini andavano bruciati vivi.
“Oh, oh, miss, cosa avete intenzione di fare?” Gli sorrise maligno, il suo dito percorse il profilo di Rein.
“Vedo che siete messa veramente bene.” Trovò una via di fuga. Scavalcò quel braccio e corse verso la sua destra sentendosi sollevata, ma per poco. Un braccio la bloccò. Impaurita, come poche volte si girò e fissò gli occhi del uomo.
“Ah, avete provato a fregarmi, miss?” Rein, proprio in quel momento avrebbe voluto spalancare la bocca per mettere a subbuglio tutto il paesino, ma si ritrovò a boccheggiare come un pesce rosso in una boccia di vetro. Richiuse le labbra e sentì gli occhi pizzicare di frustrazione, mentre il tipo se la caricava sulla spalla come una bambola di pezza, stringendole con forza una gamba per essere sicuro di non farsi scivolare il fardello.
 Provò ad agitarsi, ma fu tutto inutile.
 Gli abiti dell’uomo emanavano un odore spiacevole, di sudore, alcolico di bassa qualità e muffe. Erano lisi, macchiati in più punti e davano l’idea di potersi lacerare da un momento all’altro, senza poter contenere la massa taurina del loro proprietario.
La prima cosa che vide, era il collo. Un grande e succulento collo. L’azzurra lo annusò e sentì per la prima volta in quella giornata, che voleva mangiare.
Con l’unica mano libera percosse la vena del collo, cosa che sorprese molto l’uomo tanto che si fermò. Quel dolce odore attivò qualcosa in lei. I suoi occhi diventarono completamente bianchi.
Il tipo, spaventato, la fece cadere a terra ed iniziò a tremare. Rein, in tutta risposta, iniziò a gattonare fino ad arrivare faccia a faccia con il suo polpaccio. Si alzò verso di lui.
Prima che scappasse, con un gesto fulmineo gli graffiò il collo, da cui iniziò a sgorgare liquido rosso. Si avvicinò al suo collo ed iniziò a leccare quel liquido, a lei sconosciuto.
“Mmm..” Rein si portò la mano al mento.
“Perché non parli? Così mi rendi triste.” L’uomo non sapeva che fare, aveva le parole bloccate. Sentì i denti della ragazza insidiarsi nella sua carne e iniziando a bere con avidità dal suo collo, gli uscì un gemito di disperazione, un aiuto. Chiuse gli occhi, lentamente, mentre la sua vita si allontanava da lui.
 Poi lei si allontanò dal corpo, privo di vita e sorrise sadicamente, leccandosi le dita.
Gli occhi tornarono al loro stato originale e si accorse del pasticcio che aveva combinato.
Si portò le mani alle labbra ed iniziò a tremare.
“C-che cosa ho fatto? Ho sentito solo una grande voglia di sangue.” Cadde sulle sue ginocchia e fissò il cadavere, in volto aveva una smorfia addolorata, ciò fece pentire Rein ancora di più.
“Sono un mostro.” Qualcosa la riportò alla realtà, qualcuno stava venendo verso di lei. Alzò il volto verso il ‘salvatore’.
“Finalmente ti ho trovata, pensato avresti combinato di peggio.” Lo sconosciuto si abbassò all’altezza del suo viso e raccolse con un dito le poche gocce di sangue rimaste e le leccò. La ragazza iniziò a tremare più di prima. Non dava nessuna risposta.
Rein iniziò a singhiozzare. Senza ragionare, si rifugiò nelle sue braccia. Lui la sollevò senza fatica.
“Guarda che disastro, non so, uno scoiattolo non ti andava bene?” In braccio, la portò fuori dal bosco, lontano da quel uomo, lontano dal sangue. Quasi dimenticò tutto.
Stava così bene tra le sue braccia, che si addormentò.

 
 
 


 
 
  
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