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Autore: darkronin    13/01/2014    1 recensioni
Era passato solo un anno e mezzo da quando il mondo era cambiato. Eppure, quasi non riusciva a ricordare come fosse la vita, prima.
Fantasmi impalpabili, ombre traslucide, angeli lattei, spie robotiche.
Loro erano ovunque, in ogni luogo. Erano un vero incubo. Almeno, per quelli come lei: la livrea dell'uomo che la seguiva ovunque andasse dimostrava questa sua diversità.
Non poteva sapere se lui (ammesso che non si trattasse di un'altra illusione) si scollegasse mai dal suo cervello, se fosse un programma informatico o che altro.
Solo, lo vedeva sempre.
Gli Akero erano figure che potevano mettere soggezione nelle menti più deboli, ispirando un senso di paura o di totale venerazione: postura marziale, assenza di mimica e gestualità corporea, sguardo fisso... Gli occhi... o meglio, una banda orizzontale riflettente che percorreva in tutta la larghezza quella che poteva essere definita la testa di un essere antropomorfo.
Forse il loro aspetto era solo uno stratagemma accuratamente studiato per interagire meglio con la popolazione.
Forse la rigidità ad esso associata era il dettaglio che trasmetteva maggiore inquietudine: nessuno sapeva cosa potesse nascondersi dietro quella maschera.
Non rivelavano mai la loro vera natura né le loro intenzioni.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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27. Open your eyes. Open your ears.

Read a book. Listen to some music.



Finito ch'ebbero di pranzare, 24 ricondusse la recalcitrante Azzurra al tavolo dove stava anche Loki. “Ma se sei stato tu a portarmi via!” replicò lei esasperata
“Ma Hector mi aveva già comunicato che, dopo aver pranzato, dovevamo ritrovarci per un ulteriore aggiornamento. Credo riguardi le mansioni che siamo chiamati a svolgere per meritarci il loro aiuto... o, quanto meno, il diritto di stare qui”
“Se non mi levano Han di torno, l'aiuto servirà a qualcun altro!” ringhiò ancora lei
24 stirò un sorriso divertito “Allora dì a me cosa fare. Tu non saresti capace di fare del male a una mosca...”
“Non c'è soddisfazione se si delega a qualcun altro” replicò incrociando le braccia al petto e lasciandosi sospingere dall'angelo che la guidava con una mano poggiata sulla schiena “Come fai a startene così calmo?”
“Mi piace osservare la situazione, prima di intervenire... non dimenticarti che sono stato... programmato... in questo modo...”
Si unirono al gruppo, mettendosi alle spalle dell'altra coppia di disertori, ben distanti dall'hacker, e attesero ulteriori istruzioni.
“Visto che Loki e 24 hanno capacità che esulano dalla nostra comprensione, direi che è inutile cercare di potenziarne la fisicità e i riflessi. Mi focalizzerei, invece, sui lavori minuti e di precisione, oltre che potenziare la loro concentrazione e la loro memoria: senza più un computer cui stare perennemente interconnessi, ora dovete allenare il cervello in un nuovo modo e controllare il pensiero delle persone dev'essere stato più un lavoro di segreteria, immagino. Inoltre, dubito che sappiate usare le vostre appendici con la stessa precisione chirurgica con cui avete allenato il resto del corpo. La vostra responsabile sarà Nives e vi dedicherete ad affinare la mobilità più fine oltre che una necessaria e minima empatia.” Finita l'analisi dei due alieni, Hector si vocalizzò sul norvegese “Birger, tu sei abbastanza equilibrato ma dovrai potenziare la muscolatura che, visti i tuoi trascorsi, è un po' sottosviluppata. Partirai subito con le basi della lotta e successivamente passerai, anche tu a lavori di precisione. Pensavamo di mandarti in oreficeria dove passerai dall'una all'altra e, nel frattempo, apprenderai anche una nobile arte. Verrai con me e Alain.” disse Hector prima di volgersi verso la ragazza “Azzurra. Di tutti, sei quella che più di tutti ha bisogno di crescere in tutti i settori. Dovrai farti i muscoli: anche se sei una donna, questo non giustifica l'essere dipendente da altri per qualunque cosa. Imparerai a lottare e dovrai integrare le lingue e, come loro...” disse, alludendo agli Akero “... dovrai potenziare memoria e concentrazione. L'unica cosa che non ti manca è la manualità fine e l'empatia animale. Per tutti, invece, direi, una sessione di guida, per consolidare l'attenzione e la multiprocessualità. E' vero che siete cresciuti tutti sapendo fare più cose contemporaneamente, ma la vecchia guida manuale è più complicata di quanto possa sembrare e integra processi mentali con azioni meccaniche: è un'attività che coinvolge coordinazione motoria, attenzione costante, capacità di saper leggere precisamente una serie di segnali tra loro diversi e saper anticipare le mosse di tutti gli attori in gioco. In un secondo tempo integreremo la guida tradizionale all'esperienza già notavi come realtà aumentata, ma che abbisogna di pratica anch'essa per non esserne distratti: per iniziare non dovete avere troppi stimoli...”
Quindi batté le mani tra loro a decretare finita la spiegazione al gruppo per poi avviarsi subito, con Alain, per la sua strada. Birger si alzò impacciato mentre Azzurra sbigottiva. “Hector, scusa...” disse alzandosi anche lei mentre 24 andava ad affiancare Loki “Io a chi sono assegnata?”
Quello si voltò verso il tavolo mentre Kemal si alzava nervoso.
Azzurra stirò un sorriso sollevato: non le era andata affatto male.
Ma quando l'arabo non alzò lo sguardo su di lei e si volse a darle le spalle quasi fosse arrabbiato con lei, il sorriso svanì. Era un tale peso prendersi cura di una novizia come lei? “E' Han” disse, invece, Hector, semplicemente. Quindi, si avviò fuori dalla mensa lasciandola a bocca aperta.
Han? Aveva capito bene?
Non Kemal ma Han, il suo vicino di tavolata?
Doveva avere una faccia sconvolta perché 24 continuava a fissarla insistentemente mentre Loki se lo trascinava dietro.
“Cominciamo subito?” domandò sarcastico l'hacker quando tutti se ne furono andati e la mensa si fu svuotata.
Azzurra abbassò lo sguardo sull'uomo che teneva sfacciatamente il mento poggiato sul dorso della mano e le gambe buttate di traverso sulla panca. Dovette ingoiare un insulto, ricordandosi che, ora, tutto dipendeva da lui. Annuì semplicemente “Dobbiamo lavare i piatti?” domandò, invece, sarcastica.
Lui sembrò soppesare la domanda con serietà “No, i turni sono già pieni. Andiamo in biblioteca” disse alzandosi e, prevenendo la sua occhiata scettica, aggiunse “Vedrai che trovo qualcosa da farti fare...”
Si avviarono in silenzio, lei preparandosi a quella che prevedeva come una serie di incontri snervanti, lui per niente interessato a colmare il silenzio con qualunque tipo di chiacchiera. Quando arrivarono all'imboccatura di una grotta, Han si infilò sicuro tra i meandri tortuosi, senza aspettarla.
Cominciava la sfida: arrivare integra alla grotta. Ringraziava la lungimiranza di Fatema che l'aveva dotata di scarponcini che la facilitavano nell'impresa. Cercò di arrampicarsi con la stessa disinvoltura mostrata dal suo tutore ma faticava ad aggredire il terreno troppo morbido sotto i piedi. Inciampò più volte finché franò a terra e, sporca per sporca, decise di poggiarsi sui palmi delle mani. Scoprì che riusciva ad arrampicarsi molto più facilmente utilizzando tutto il corpo per sospingersi innanzi. E a ben pensarci, Han si era arrampicato tenendo il busto piegato in avanti, cosa che a lei costava uno sforzo impossibile da sostenere. Nonostante tutto, non perse molto tempo, ma quando lo raggiunse, Han, seduto su uno spuntone di roccia, le mani che giocavano con uno strano congegno elettronico, alzò lo sguardo sorpreso “Ti eri persa?”
Azzurra dovette mordersi la lingua per non rispondergli malamente. Si guardò le mani sporche e graffiate, imprecando tra sé. Non sapeva cosa si era aspettata, ma di certo non si aspettava quel genere di trattamento. Lui non la badò oltre e andò a posizionare il congegno nello spazio libero della grotta. Tornò rapidamente da lei e protese un braccio, affinché lei non avanzasse. Aspettarono un paio di minuti e, là dove la roccia cedeva il passo al vano della grotta, comparve una porta a doppio battente che aderiva perfettamente a quella che fino a poco prima era l'apertura nella terra.
“Dopo di te” Han le fece segno di procedere
Ma lei incrociò le braccia “Sei tu il padrone di casa...non so nemmeno se devo tirare o spingere...”
Lui montò il suo miglior sorriso beffardo “Questo dimostra anche quanto poco spirito d'osservazione tu abbia...” disse alzando gli occhi allo stipite della porta: parte del soffitto del tunnel scendeva fino sotto lo specchio della porta, rendendo impossibile l'apertura verso l'esterno. Quindi, per accedere alla struttura, non restava altra scelta che spingere.
Una volta dentro, Han andò a colpo sicuro ad accendere il generatore di corrente lasciandola sulla soglia. Quando tornò, si diresse lungo il corridoio che si apriva davanti alla porta, aspettandosi che lei lo seguisse. “Conosci il sistema di catalogazione, vero?”
“Di cosa?” domandò lei in risposta.
Han si bloccò di colpo e lei quasi gli andò a sbattere contro “Dei libri. Di cosa stiamo parlando? Siamo in una biblioteca. Mai vista una?” Ma lo sguardo allarmato di lei gli fece sbarrare gli occhi “Davvero? Sai almeno cos'è un libro, dannazione?”
Azzurra decise che, a costo di ingoiare diversi rospi e tanta vergogna, conveniva essere sincera sin da subito. Poteva millantare ma la verità sarebbe presto venuta a galla e si sarebbe ficcata in ulteriori casini da cui, tutti, si sarebbero aspettati che riuscisse a cavarsela autonomamente. Inoltre, non osava pensare a cosa avrebbe potuto chiederle se avesse provato a fare la spaccona. Quello sbuffò e si ficcò una mano tra i capelli “Tanto per sapere... So che studiavi... Su quali supporti, di grazia?”
“Avevamo tutti il nostro tablet e su quello erano caricate tutte le app che ci servivano. Consultavamo quelle.”
Lui piegò la bocca in una strana smorfia di disappunto. “Se ti serviva altro? Evidenziare, fare un'orecchia alla pagina, scrivere, scarabocchiare...”
“Avevamo tutto ciò che ci serviva e i segnalibri erano applicazioni che tenevano memoria dell'ultimo punto letto o che avevamo impostato come interessante”
“E' tutto ciò che volevano farvi credere vi servisse...Va bene...” disse fermandosi alla prima traversa. Prese un tomo e glielo aprì sotto il naso “Libro! Alto, basso, davanti, dietro. Si apre sfogliandolo anche a caso. I libri giapponesi si leggono al contrario. Non necessita corrente e non ti brucia la retina!” disse riponendolo. “Per ora mi basta se riuscirai a sistemare le scatole che ti indicherò. Vieni... ne hai di lavoro...” disse salendo le scale buie che si affacciavano subito in fondo al corridoio.
Alla terza rampa di scale, però, Azzurra si fermò, perplessa “Tanta tecnologia e nemmeno un ascensore?” domandò perplessa
“E' rotto.” rispose prontamente. Fu così rapido che Azzurra sospettò le stesse mentendo. “E non mi scocciare con questi atteggiamenti da femminuccia...” replicò infilando la porta oltre la quale si estendeva una fila interminabile di armadi metallici, ciascuno dotato di maniglione circolare come quello che Azzurra aveva visto in vecchie casseforti analogiche e poco sicure. “Scommetto che non conosci nemmeno questo sistema di archiviazione...” disse appena lei si fu affacciata. Andò a sbloccare il meccanismo alzando un'asta sottostante la maniglia circolare mentre lei restava imbambolata a osservare quelle file interminabili di raccolte del sapere montate su meraviglie della tecnica. Vedere la versione analogica dei dati virtuali che, nel mondo in superficie, poteva aver comodamente compattate su un unico dispositivo, le dava le vertigini e le dava la misura di quante cose, ancora e probabilmente, non conosceva “Girando la maniglia fai scorrere le librerie sui binari e ti crei lo spazio dove ti serve. Il peso è distribuito e non farai fatica... Questo è il fermo: in alto sblocchi, in basso fermi tutto.” disse indicando la leva “Mi raccomando! Fa attenzione quando ti infili dentro che siano abbassate da entrambe le parti. Sia mai che arriva qualcuno che non sa che sei dentro e spinge tutte le scaffalature, travolgendoti e schiacciandoti: è già successo.”
“Posso sempre gridare...” replicò lei
Lui si fermò interdetto, non aspettandosi una risposta simile. La guardò come se fosse la creatura più stupida sulla faccia della terra, quindi tirò un sorriso.“Rimani qui!” disse girando il maniglione e aprendosi un varco tra quegli armadi metallici. Bloccò il meccanismo e avanzò fino in fondo. Poggiò la schiena al muro, mise le mani a cono attorno alla bocca e disse qualcosa che Azzurra non afferrò. A quel punto le fece cenno di avanzare verso di lui “.....Posso anche insultarti, tanto non senti nulla... avvisami quando senti quello che dico...”
“Ora ti sento!” disse lei a dieci metri di distanza continuando ad avvicinarsi “D'accordo. Sei stato molto esaustivo.”
“Vedo che cominciamo a capire. Fai pratica con il sistema, che poi dovrai usarlo nei laboratori. Ma se combini qualche casino lì, giuro che ti ammazzo! I libri è difficile che cadano e se vengono collocati nel posto sbagliato li si può ritrovare facendo un giro -perdendo tempo- ma in laboratorio, se perdi campioni, infici anni di ricerca.” Disse serio puntandole il dito contro. Quindi prese un volume a caso e gliene mostrò la costina su cui campeggiava un rettangolo di carta con dei caratteri scritti sopra. “Quasi ovunque troverai questa classificazione, la Dewey. Non te ne fregherà nulla ma in realtà il nome è Universale: a suo tempo ci sono stati problemi perché con la sola Dewey, con cui alcuni argomenti sembravano avere più importanza di altri. Fu quindi aggiornata all'Universale. Ma quel nome non l'ha mai usato nessuno. Lunga e laboriosa, è la più precisa. In ogni stanza c'è un poster che riassume lo schema. Ma credendo che per te fosse impossibile ricordare tutto, te ne ho stampato una versione tascabile” disse estraendo dalla tasca posteriore dei pantaloni un foglio piegato in quattro. Glielo porse e, mentre lei lo studiava, continuò “La divisione comincia con il numero dell'argomento. Da 1 a 9. Le altre cifre, allo stesso modo, sono una sottoclassificazione che mira a restringere gradualmente il campo d'interesse. Quindi, se ti interessa la filosofia in generale vai alla prima categoria.”
Elencò rapidamente le nove categorie nonostante Azzurra potesse leggerle da sé.

0. Informatica, editori, varie
1. Filosofia, Psicologia, Etica, Logica
2. Religione
3. Sociologia, Economia, Diritto, Educazione
4. Linguistica e Lingue
5. Scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali
6. Scienze applicate: medicina, ingegneria, agricoltura, edilizia
7. Urbanistica, Architettura, Arti grafiche, plastiche e decorative, Musica
8. Letterature
9. Storia e Geografia

“Si procede di cento in cento. Ma se, per esempio, ti interessa la psicologia, nata dalla filosofia (che occupa le posizioni da 100 a 199), dovrai stringere la tua ricerca nella sezione da 150 a 159. Ma attenta. C'è distinzione tra 15, 105 e 150. Devi ricordarti gli zeri al posto giusto altrimenti ti troveresti in argomenti tipo...vediamo... bibliografia, metafisica e, appunto, psicologia Generale. Ancora: ogni tre cifre si scende di categoria. Mi segui? Il 156 e il 150.6 indicano due cose diverse anche se sempre sottocategorie del 150... anche se ora non mi ricordo a cosa corrispondano... numero sulla costina, numero dello scaffale... Chiaro?”
“Abbastanza...”
“Ottimo. Poi. Lo vedi che ci sono anche delle lettere sotto il codice numerico?” Lei annuì “Sono le iniziali dell'autore. E ovviamente vanno in ordine alfabetico. Se la stessa persona ha scritto diversi volumi sugli stessi argomenti... niente, li metti vicini, cercando di andare in ordine alfabetico nel titolo e chi se lo cerca guarderà in questa forbice per vedere quale può interessargli di più. Non possiamo fare altro” disse stringendosi nelle spalle e rimettendo a posto il libro. “Il tuo compito, per ora, è risistemare questi due scatoloni. Sarà facile, visto che la maggior parte saranno libri di moda illustrata...” disse levando gli occhi al cielo “Donne benedette! Gli altri sono libri di narrativa. Per qualunque cosa, mi trovi nella stanza in fondo e ricorda...” disse con fare aggressivo “Meglio una domanda in più che una in meno. Se sbagli poi è un casino per tutti e non possiamo perdere tempo a ripassare tutte le scaffalature. Fa bene al primo colpo, impiegandoci, magari, più tempo, ma fallo come si deve. E chiedi! Non ti ho ancora mangiata, se non sbaglio...” ghignò sadico, lasciando quasi a intendere che dietro a ogni mancanza ci sarebbe stata una punizione corporale. Si voltò e se ne andò dicendo “Quando andremo negli archivi e nei laboratori, ovviamente, la musica cambierà e anche il sistema di classificazione. Vedi di goderti la pacchia adesso, finché puoi. E va a lavarti le mani, prima! Là in fondo c'è il bagno!”



Il lavoro che le era stato assegnato non era malvagio come pensava: era relativamente semplice e, inoltre, scopriva cose di cui non sospettava nemmeno l'esistenza. Non solo i libri che le passavano per le mani avevano delle immagini da sogno con abiti tra l'importabile e il meraviglioso ma, nel riporli, individuava altri titoli, altri argomenti, altri ambiti del sapere. Si ripromise di passare più tempo in biblioteca per vagare tra i volumi: le sue app erano limitate e non le consentivano di spaziare da un argomento all'altro come le stava succedendo in quel luogo così, apparentemente, obsoleto: o conoscevi il nome o l'argomento, o era molto difficile saltare di palo in frasca in quel modo: un libro vero potevi sfogliarlo per valutarlo, un libro elettronico potevi solo acquistarlo prima di consultarlo. I venditori più accorti lasciavano un paio di pagine in anteprima ma, effettivamente, non era la stessa cosa. Scoprì anche l'esistenza di una serie di tomi, enciclopedie e dizionari, che contenevano al loro interno un riassunto di tutte le parole e argomenti che potevano venire in mente e che si rimandavano l'un l'altra: sfogliandoli poteva imbattersi in qualunque cosa. Perse un sacco di tempo solo sfogliando quelle meraviglie, domandandosi perché fossero stati rimossi dal suo mondo: i vari servizi offerti dalla rete erano certamente pratici ma non erano così esaustivi.
E dopo neanche mezzora di lavoro serio, il ragazzo dai capelli argentini, Jordan, che già aveva incontrato in ospedale, arrivò urlando e saltellando con le mani in tasca.
“Haaan!!!” gridò infilando la testa nello scomparto che Azzurra aveva liberato. “Ah, sei tu, scusa... Vedo che ti hanno messa a fare sollevamento pesi...” ironizzò lui, amichevolmente
“Non è tanto pesante...” rispose lei, risistemandosi il carico dei tre volumi sull'anca
“Da quanto lo stai facendo?” replicò lui scettico
“Mezz'ora, credo...”
“Aspetta la fine del turno...” replicò lui sorridendo “Sai dove s'è cacciato Han?”
“Ha detto che se avevo problemi l'avrei trovato nella stanza in fondo...”
“Che diavolo sta facendo che non mi ha sentito?” borbottò allontanandosi. “Ci vediamo più tardi!”



Passò un'oretta e Azzurra cominciava ad accusare i primi segni di stanchezza. Non credeva che stare in piedi a riordinare libri potesse essere tanto faticoso. Ma soprattutto aveva i muscoli della schiena e delle braccia che urlavano di dolore.
Si fermò un attimo studiando la piccola pila di libri che non era riuscita a collocare a causa di strani simboli matematici che non erano inclusi nella lista che le aveva fornito Han. Decise che era ora di andarlo a disturbare. E con così tanti casi tutti in un colpo, si sarebbe presa la strigliata per la propria incompetenza una volta sola per tutte.
Si caricò del peso dei volumi e si avviò verso la stanza che le aveva indicato lui prima di sparire. Ma non c'era che un altro corridoio oltre la porta che credeva li separasse. Sbuffò risistemando ancora una volta il peso dei volumi usando il ginocchio come supporto.
Si avviò verso il corridoio buio in fondo al quale una tenue luce azzurrina filtrava sinistra dalla porta socchiusa. Quando vi fece capolino, della musica la colpì con la sua allegria dirompente e selvaggia. E ne capiva anche le parole: era una canzone italiana1.
Ma a stupirla, più di tutto, furono i due che si dimenavano come indemoniati. Restò a guardarli ipnotizzata mentre ancheggiavano, saltellavano e giravano su se stessi con le mani per aria
“Si, potrebbe anche andare...” stava dicendo Han a metà canzone
“Aspetta! E poi continuiamo così!” disse ancora esaltato il ragazzino. Tirò su la maglietta con una mano e cominciò a schiaffeggiarsi l'addome a ritmo.
Han rise divertito “Le donne si rifiuteranno!”.
“E chi se ne frega! Lo facciamo noi! Per loro inventiamo qualcos'altro” replicò Jordan continuando a ballare. “Oh...Ciao!” la salutò, scorgendola appollaiata in ombra sulla soglia. Si fermò di colpo e si poggiò, ansante, sulle ginocchia.“Questo mi lascia intendere che mi son fermato più del necessario... devo tornare al lavoro... E tu pensa all'altra canzone! Azzurra...” ordinò all'hacker prima di salutare la ragazza passandole accanto tutto sudato ma sorridente “Ci vediamo più tardi alla sessione di guida!”
Han spense subito la musica e, rimasti soli, tornò a sbracarsi sulla sedia distrutta “Avevi bisogno?”
Lei si riscosse e gli andò vicino, poggiando i suoi libri sul banco dove un vecchio computer con monitor a tubo catodico sfarfallava isterico. Indicò i simboli sulla costina tra i numeri “Ah...” borbottò lui “Non te l'ho spiegato?” disse prendendole il foglio dalle mani “No... bene.. comincio a perdere pezzi...” sbuffò inarcandosi all'indietro per aprire un cassetto. Rovistò un attimo e ne estrasse una matita con la punta mezza consumata “Basterà” disse, più a se stesso che a chiunque altro. In un angolo vuoto del foglio tracciò un riquadro e creò una nuova legenda “Sono solo cinque e sono abbastanza intuitivi. Se ancora non sai dove piazzarli, riportameli che poi ci penso io.” disse scribacchiando in stampatello le istruzioni nel tentativo di risultare ordinato.

+ Indica che l'argomento riguarda due categorie: ad esempio Zoologia 59 e allevamento del bestiame 636
/ Indica che l'argomento interessa tutta la sezione e tutte le sottocategorie. Di solito lo posiziono in testa, nella categoria principale
: Indica il collegamento tra due argomenti. Ad esempio moda e fotografia o moda e architettura
[] Indica... lascia stare è troppo complicato per te
= Lo trovi quando non sai bene in che categoria metterlo: un libro di zoologia in inglese puoi metterlo in entrambi gli scaffali

“Cos'era quella musica?” domandò quando lui le riconsegnò il foglio, prima di sgranare gli occhi davanti a quella sfilza di nuove indicazioni.
Han la guardò con un sorriso canzonatorio “Non avete nemmeno la musica, lassù?”
“Sì che ce l'abbiamo. Ma, da quello che so, i brani consultabili non sono molti. E comunque non mi ero mai interessata. Non c'è nulla come...questo...” disse fissando il monitor con occhi che brillavano d'eccitazione.
“Mi prendi in giro?” domandò Han, improvvisamente serio. Quando Azzurra scosse la testa “Il lavoro che dovremo fare è ancora più grosso di quello che pensavo. Quindi suppongo tu non abbia mai ballato”
“Beh, ovvio. E comunque se intendi dimenarsi come facevate tu e Jordan...beh, proprio no.”
“Ho idea che non siamo nemmeno a livelli del ballo del mattone. Non sai cosa ti perdi...” replicò l'hacker tra il preoccupato e l'affranto
“Cos'è il ballo del mattone?” domandò curiosa. Poi, pensando di essersi mostrata troppo vulnerabile, si giustificò “Ho sempre pensato che il ballo fosse una cosa ridicola, primitiva e inutile”
Anziché infuriarsi, Han scoppiò a ridere di gusto. “Inutile!” riuscì a dire soltanto piegandosi su se stesso per il troppo ridere. “Bene. Molla i libri, ho cambiato idea. Inutile dice lei...” disse girandosi e rimettendosi a smanettare sul computer. “Dunque...vediamo cosa trovo... mmm... ok!” disse scegliendo dalla prima cartella che aveva aperto “Questa è una musica popolare conosciuta in tutto il mondo. Non sapresti dire se è andina o cinese tanto il ritmo sembra accordarsi con ogni tipo di musicalità, neanche ce l'avessimo scritto nel DNA. Tra gli altri, anche un'italiana l'ha riadattata per la vostra lingua. Se ti interessa, dopo ti spiego dove trovare tutto. Quella che stiamo ascoltando è la versione più famosa2...” Il volo di calabrone di una chitarra leggera in sottofondo, mentre il pizzicare che l'accompagnava, simile al gocciolio di perle che si infrangevano su un cristallo, si propagava nel piccolo ambiente, cancellando la realtà circostante. La voce cominciò a cantare, spezzando la tensione “Dimmi cosa provi, cosa vedi...” la invitò lui, notando la sua faccia stravolta.
“Mi... mi viene da piangere...” balbettò lei “E' così.. nostalgica, straziante... è triste!”
Lui la guardò perplesso “Io avrei detto solo rilassante. Quando l'ascolto mi sembra di essere steso in superficie, in un giorno di primavera, col vento tra i capelli...” replicò Han chiudendo gli occhi, abbandonandosi all'idea. “Ok. Proviamo con qualcos'altro. Però non piangere ogni volta...” ridacchiò “Dovrai abituarti... qui usiamo la musica come sottofondo per ogni attività... Ecco... questa, ad esempio.. è una di quelle che usiamo quando siamo siamo nei campi e dobbiamo darci il ritmo. Allora usiamo quelle che, tradizionalmente, si usavano per i lavori ripetitivi3.”
“Posso dire che mi sembra triste anche questa?”
“Ti posso dar ragione sul testo...”
“Il ritmo... mi sembra quello di una sfida... mi immagino un combattimento”
“Già meglio. Solo che la sfida era con il caffè...Capirai quando ti toccherà macinare... Bene...prossima!”
“A cosa serve tutto questo?” lo interruppe Azzurra.
“A renderti un po' più sensibile. Lassù vi hanno anestetizzato i sensi e tolto ogni forma d'arte: niente orecchio per la musica e per l'anima, rari contatti fisici. La merce, poi, la comprate senza vederla né toccarla, quindi niente tatto. I vostri occhi vedono da schifo, focalizzati una distanza massima di mezzo metro. In aggiunta, vi hanno privato dell'arte visiva e la personalizzazione su voi stessi come tela bianca è ridotta al minimo... I gusti sono standardizzati, l'olfatto ammazzato dai prodotti chimici..” Han scosse la testa e lasciò perdere la discussione “Bene... cambiamo totalmente genere.” disse premendo il tasto d'avvio. Subito uno sferragliare di chitarre elettrico sostituì la fanfara di ottoni e tamburi.
“Rumore!” disse subito lei
Han si imbronciò “Impegnati! È il mio album preferito...4
“Non mi viene nulla... mi sembra di essere in un'officina dove vengono smontate le auto, in un modo così violento e brutale che non riesco nemmeno a immginare ...”
“E' un inizio...” disse scivolando al brano successivo “E di questo che mi dici?”
Ora la chitarra era lenta e languida. Capendo di essere ancora sul genere della canzone precedente, Azzurra chiuse gli occhi e provò a concentrarsi “Sembra un serpente marino che striscia dalle acque del mare e raggiunge la battigia. E' notte...” Subito una seconda chitarra raggiunse la prima e lei continuò la sua descrizione “E le onde del mare che si infrangono sugli scogli. C'è una tempesta che spazza l'aria con la sua pioggia tagliente...”
“Molto bene...” si complimentò lui, sinceramente colpito “Continua...”
Lei provò a concentrarsi ancora ma, prima ancora di arrivare al ritornello, gettò la spugna “E basta...questa non è musica: è solo rumore... come fa a piacerti?” disse lei sul cantato che la disturbava.
Han si accigliò “Faccio finta di non aver sentito.. e non ti ispira nulla... qualche... sensazione?” domandò con un ghigno.
Let the beast run wild.
[Lascia la bestia correre libera]

“Dovrebbe?” replicò lei perplessa non cogliendo il suggerimento offertole dal testo mentre la canzone tornava alla strofa.
“Vedi tu...” disse con un sorriso canzonatorio, come se la cosa fosse ovvia. “Davvero...” cominciò avvicinandosi con passo insolitamente sinuoso e sicuro. O era lei che si era autosuggestionata? “Nulla?” Lei arretrò istintivamente di un passo e poi ancora un altro. Tanto lui avanzava, tanto lei arretrava, finché non si trovò spalle al muro “Ancora niente?” domandò divertito leggendo il panico nei suoi occhi e avvicinandosi ancora senza distogliere lo sguardo. Appoggiò le mani al muro dietro di lei e non accennò a volersi fermare, quasi lei fosse invisibile. “We're not for the innocent” le cantò all'orecchio facendola rabbrividire per una sensazione sconosciuta. “Not for the innocent” replicò a un soffio dalle sue labbra. Per quanto ingenua e inesperta anche Azzurra aveva capito dove stesse andando a parare e non sapeva come trarsi d'impaccio. Se l'avesse cacciato, lui avrebbe riso di lei dicendo che si era immaginata tutto. Se non l'avesse fatto, lui l'avrebbe accusata di essere predatrice d'uomini. Tutto ciò che sapeva fare, in definitiva, era restare bloccata dall'indecisione dell'azione. Non potendo fare di meglio, serrò occhi e labbra e strinse i pugni. Non gli avrebbe risposto, quello era poco ma sicuro. E sarebbe stata la giusta risposta al suo comportamento cretino.
Sentiva il suo alito caldo sulla guancia e il suo odore, così intenso (e... piacevole) da coprire l'odore di carta e cuoio, era l'unica cosa che riuscisse a respirare. Ma quando la canzone ripeté per la terza volta quello che lui le aveva sibilato all'orecchio, Han si ritrasse di scatto, perplesso, ripetendo ancora quelle poche parole. Dal tono, sembrò quasi che la canzone gli avesse fatto scattare qualche meccanismo nella testa e la soluzione fosse stata così intuitiva da lasciarlo senza parole per non averci pensato prima. Si volse verso il computer, dimentico della ragazza che, invece, rossa in volto per la vergogna (lei sperava fosse solo vergogna), agguantò veloce i suoi libri e infilò la porta per allontanarsi immediatamente da lui.





1    La canzone che ascoltano non è altro che L'ombelico del mondo di Jovanotti, del 1995.

2    Parlo di Simon & Garfunkel e della famosissima El Condor Pasa (If I Could) del 1970.
L'originale, del 1913, è una zarzuela peruviana di Daniel Alomìa Robles, basata su musiche tradizionali.
Per la versione italiana rimando a Gigliola Cinquetti: il testo, ovviamente, è completamente diverso, ma all'epoca era prassi consolidata e tutti i nostri artisti oggi famosissimi operavano questo tipo di adattamento per far conoscere al grande pubblico le musiche d'oltreoceano. Oh, tanto per la cronaca, la cosa era reciproca, basta vedere la fortuna, all'estero della nostra Bella Ciao.
Cmq se cercate su Youtube, trovate anche la versione cinese e capirete cosa intendo.

3 Moliendo cafè di Hugo Blanco del 1958 è stata riproposta da Mina nel 62.

4 Lick it Up dei KISS. I brani citati sono i primi due, nella sequenza di pubblicazione: Exciter e Not for the innocent.

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SCHERZONE!
XD c'è anche Han in lizza... non l'avevate ancora capito, vero? :D
Bene... adesso direi che è abbastanza chiaro. Se per vero interesse, per infastidirla o per rivalità con Kemal, questo lo vedremo più in là. Forse... :P
Per il resto, come avete visto, il gruppo si è 'sfsciato'. Ma non c'è da aver paura...la comunità è piccola e torneranno sempre lì.
Dunque, al mese prossimo ;)
   
 
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