Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Calime    13/01/2014    8 recensioni
Due brevi one-shot a tema compleanno: come lo vive Anna e come lo vive Elsa, cosa provano e cosa accade.
1. Desiderio - Quello era il suo giorno. Il giorno che aspettava con ansia tutti gli anni, - ma quell’anno ancora di più!
No, non per la festa che si sarebbe tenuta nel grande salone del castello. Non per i regali che avrebbe ricevuto dalla mamma e dal papà. E neanche per tutti i dolci e la torta che le avrebbero permesso – solo per quell’oggi – di mangiare a sazietà.

2. Lacrime di Ghiaccio - Avrebbe tanto voluto aprire quella porta e correre da Anna.
Lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Più dei nuovi guanti che le aveva regalato papà, più del bellissimo vestito dono della mamma.
Ogni anno, quel giorno in particolare, non era che una cruda sofferenza.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frozen Crystals'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della Disney.





Birthday
Just a Special Day









II. Elsa – Lacrime di Ghiaccio

“Carissima Elsa,
Tantissimi auguri per i tuoi sedici anni!
Hai visto che bella giornata? Il sole splende ed è così caldo, e l’aria frizzante. Potremmo uscire a giocare in cortile, se vuoi. Oppure potresti aprir È così tanto che non lo facciamo.
Avrei così tante cose da raccontarti che, come al solito, non mi basta questo biglietto di auguri. Ma se te le dicessi tutte, poi di cosa parleremo? Non sei d’accordo anche tu?
Mi manchi Perché non Rispondimi se Spero che il mio regalo ti piaccia,
Anna”

Elsa ripiegò con cura il biglietto, lasciando uscire dalle labbra un singhiozzo. Le lacrime ormai sfuggite alla presa delle ciglia scendevano in rivoletti sulle guance, solidificandosi in piccoli fiocchi di neve prima di cadere e rompersi sul pavimento ghiacciato. Aveva imparato a trattenerle, ma non poteva – non davanti alle parole così disarmanti e sincere di Anna.

Ormai avrebbe dovuto essere in grado di controllare il potere… Invece, non era altro che una marionetta nelle sue mani. Un semplice gesto per un fiocco, un semplice contatto per ghiacciare le posate del pasto appena consumato. I guanti l’aiutavano, ma mai s’illudeva.

Avrebbe tanto voluto aprire quella porta e correre da Anna.

Lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Più dei nuovi guanti che le aveva regalato papà, più del bellissimo vestito dono della mamma.

Ogni anno, quel giorno in particolare, non era che una cruda sofferenza. Ogni anno, non chiedeva nulla ai genitori se non di abbracciare forte Anna al posto suo.

E seppure si fosse arrischiata a chiedere ciò che desiderava davvero, come poteva essere esaudita? Lei per prima non si azzardava neppure ad appoggiarsi alla maniglia della porta: non voleva correre il rischio di ghiacciare la serratura nonostante la protezione dei guanti e, comunque, non si sarebbe aperta. Soltanto i suoi genitori possedevano l’unica chiave della camera, in modo da impedirle di uscire quando il desiderio diventata più forte della volontà e in modo che solo loro potessero entrarvi.

Pur volendo, - e solo gli dei sapevano quanto! -, non avrebbe mai potuto aprire ad Anna.

Ma si appoggiava alla porta, al freddo legno, e ascoltava la sua voce chiamarla. Era la più crudele delle torture, ma quello era l’unico contatto che permetteva a se stessa. Era il suo modo di sentirla vicina, un modo per dirle: ti voglio bene, aspettami un altro po’. Quel po’, tuttavia, si allungava ogni giorno di più. Tanti po’ che nascondevano la verità dello scorrere inesorabile del tempo.

Le dure parole con cui ogni volta la cacciava via erano veleno sulla sua lingua e per la sua anima.

Era decisa più che mai a controllare il suo potere e, sapere che Anna oltre quella porta la stava aspettando, le infondeva coraggio e forza.

Non voleva farle ancora del male.

Ma… gli anni erano passati. Così tanto tempo era fuggito via che stentava a crederci. Eppure, lo specchio le rimandava in continuazione l’immagine di una giovane dai capelli tanto chiari da sembrare bianchi e dagli azzurri occhi spenti.

Quando aveva perso le infantili fattezze?

Elsa scosse il capo risoluta e, asciugate le lacrime con le maniche del vestito, scartò il piccolo regalo della sorella.

Sorpresa, prese delicatamente tra le mani la scatolina ovale di metallo riccamente decorata, osservandola incuriosita. La scosse leggermente e qualcosa si mosse al suo interno. La aprì e subito fu investita dal delicato profumo che emanavano i fiori essiccati all’interno.

Elsa abbozzò un sorriso: era davvero buono e le avrebbe allietato le giornate di solitudine a cui ormai era abituata.

Aveva dimenticato il profumo dei fiori. Non poteva aprire la finestra per sentirlo in primavera, né in estate poteva sentire l’odore di salsedine provenire dal fiordo, né in inverno l’odore della legna bruciata e dei dolci. Ammirava da lì il paesaggio e con esso il passare delle stagioni, il sorgere e il tramontare del sole, la gente che si affaccendava fuori dal castello e con un piccolo sforzo anche il chiassoso mercato.

Chiuse gli occhi e si portò la scatolina al naso, inspirandone il profumo.

Per un momento, solo per un momento, fantasticò di trovarsi fuori da quella stanza, fuori dal castello come tanti, tanti anni fa. La morbida terra ricoperta di verde erba sotto la suola delle scarpe, i delicati fili che arrivavano alle caviglie, le margherite bianche e gialle che attiravano sempre l’attenzione di Anna e i denti di leone che raccoglievano per soffiarli via e vedere i piccoli petali perdersi nel vento. Le loro risate allegre e spensierate riecheggiavano in quel piccolo pezzo di paradiso.

Poi tutto scomparve e riaprì gli occhi. Anche Il sorriso svanì, quando il ghiaccio della stanza prese il posto del verde della sua fantasia.

Richiuse la scatolina, accarezzandola come fosse uno dei fragili fiocchi di neve che materializzava, preoccupata che si potesse rompere se l’avesse stretta con più forza. Andò a posarla sul comodino vicino al letto.

Lentamente si avvicinò alla porta della stanza, fermandosi poi ad ascoltare il silenzioso corridoio. Appoggiò le mani sulla superficie e tanta fu la voglia di spingere che premette con forza, scostandosi poi subito come scottata.

Toc. Toc.

Sussultò appena, presa alla sprovvista, e con cautela si avvicinò nuovamente. La luce che proveniva dalla fessura sotto la porta era interrotta dall’ombra della sorella che sostava lì davanti.

Ormai Elsa aveva imparato a conoscerla: il passo svelto e ritmato, la voce squillante che attraversava le stanze e i corridoi, il turbamento di cui era preda ogni volta che si presentava alla sua porta – alla quale ormai bussava raramente. Anna rallegrava le giornate del palazzo e dei loro genitori, e le eco dei suoi giochi arrivavano fino a lì, alle sue orecchie che le memorizzavano e custodivano nel cuore, rinfocolando la speranza.

Quel bussare così familiare le riportò, per un attimo, un piccolo sorriso amaro sulle labbra stanche.

Elsa appoggiò piano la fronte contro il legno e frenò nuovamente il desiderio di afferrare con forza la maniglia.

«Elsa?» domandò timidamente Anna. «Sono passata solo a darti gli auguri di persona. Spero… spero almeno che ti sia piaciuto il mio regalo.» s’interruppe con un sospiro sofferto in attesa di risposta. «Allora… Auguri, Elsa.» concluse ormai rassegnata all’ostinato silenzio.

Soltanto quando sentì i suoi passi allontanarsi per il corridoio, Elsa si accasciò a terra.

«Grazie, Anna.» disse con voce flebile per non farsi udire.































Yay!! Finalmente il capitoletto su Elsa!
Adesso posso sparire dalla circolazione per sempre!
Davvero, spero di non aver deluso le vostre aspettative… E spero di aver mantenuto il carattere di Elsa T.T Non so, io l'ho immaginata così: decisa a controllare il potere e sofferente per la perdita dei contatti con Anna.
Perciò, eccovi Elsa che compie sedici anni!! Dovrei aver azzeccato la tempistica, visto che quando diventa regina dovrebbe avere dai diciotto anni in su… Perdonatemi, ma non mi ricordo se nel film, a parte i tre anni tra la morte dei genitori e l’incoronazione di Elsa, si accenni a quanto tempo sia rimasta isolata.
Spero si sia capito che Elsa non risponde mai alle mini-letterine/biglietti di auguri di Anna, che ho immaginato a cercare sempre un contatto con la sorella con qualsiasi mezzo.
Infine, vi lascio con un immenso GRAZIE per tutte le letture, le recensioni e l’inserimento della mini-raccolta nelle preferite/ricordate/seguite.

Un bacione e alla prossima,
Calime
   
 
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