~~“Spock… ti ricordi del mio creatore? Ti ricordi di colui che hai ammazzato, di Stockor?” chiese la donna.
Oh, Spock ricordava perfettamente, eccome! Stockor era stato un bel problema, anni addietro.
Era un vulcaniano impazzito, un mostro che amava vivisezionare donne incinte e bambini, che amava tentar di creare la vita, ‘che giocava a fare Dio’, come aveva detto Jim.
“Sai… lui mi parla, nella mente, mi ha fatto ammazzare a sangue freddo quelle Guardie Marine… e sai, non appena si rimetterà in sesto, ucciderò anche il povero, piccolo, debole Leonard McCoy… solo che sono una dottoressa, il mio creatore mi ha votata alla medicina, e quale medico ucciderebbe un paziente in cura? Quale?”
Shingena emise una risata sguaiata, da folle; era in piedi, a pochi passi dal vulcaniano, Jim era lì, tremante, un bisturi puntato alla gola.
“Per tutta la mia vita sono stata preparata per questo… per vendicare Stockor, perché gli altri miei padri non approvavano la sua scienza… nemmeno tuo padre, l’approvava, nemmeno tu… il mio creatore avrebbe creato altre vite…”
La donna sbatté Jim con le spalle al muro lì vicino, stringendogli forte la gola.
Il vulcaniano si sentì soffocare; Jim si dibatteva e allora, attraverso il Legame, tentò di trasmettergli sicurezza. Fece qualche passo furtivo alle spalle di Shingena, sperando di poterla fermare, ma lei, poi, mollò la presa.
La donna si accasciò a terra con Jim semisvenuto tra le braccia.
“Io… io non voglio… io lo amo…”
“Io… io non voglio… io lo amo…” mormorò Shingena. E allora la voce di Stockor le vibrò forte nella mente.
‘Sciocca! IO ti ho create, IO ti ho plasmata, IO ti ho resa utile alla mia scienza!’
“Ma lui… Jim…”
‘Tu non lo ami! Hai solo accumulato le sapienze di Spock!’
Shingena alzò la testa e Spock ipotizzò che fosse il katra del suo creatore a parlarle.
“Ho imparato che quest’uomo sa essere molto dolce, che il suo sorriso è la cosa più bella del mondo, che sa accettare la diversità…” mormorò la donna, il bisturi stretto tra le dita.
“Shingena… lascialo… lascia Jim…” supplicò Spock piegando le gambe e accucciandosi.
“No” rispose la dottoressa, “Lui dice che ci tieni troppo… che devo distruggere tutto ciò che ami per distruggere te…”
“Ma lo vuoi veramente?”
“Io sì… lui… no, io amo Jim, Spock, io sono come te…”
La giovane fece un sorriso sbieco, tremava, e fece fatica a consegnare il Capitano al Primo Ufficiale; non che le costasse troppo sforzo fisico, no, il punto era che il katra di Stockor le imponeva di fare tutt’altro, di affondare il bisturi nella carne dell’umano ma senza ucciderlo subito, no, tenendolo come ostaggio mentre accumulava vittime, per illudere il vulcaniano e poi rifilargli il colpo di grazia, ammazzando il biondino a sangue freddo.
“Lui mi ha creata… ma non penso mi ami… dopo che ti avrei distrutto, sarei potuta benissimo morire… servo solo alla sua vendetta…”
La donna contrasse i muscoli del corpo, piegò all’indietro la schiena in un’angolatura impossibile – Spock sentì, secco, il rumore dalla spina dorsale che si spezzava.
“Mi spiace… devo…” disse la dottoressa. Poi fece per parlare, ma qualcosa – LUI- le impedì per un attimo di proferir parola. “Usate un decalitro del mio sangue per risvegliare Bones…” disse, stringendo convulsamente il bisturi tra le dita, “Vi voglio bene, gente, mi spiace… il mio creatore ha un’altra creatura… in un laboratorio… ritornerà… io…”
Il bisturi fu veloce a trafiggerle il cuore. Spock non riuscì a fermarla.
Morì tra le braccia del vulcaniano e tra quelle di un Jim più morto che vivo.
Pianse, mentre si spegneva, stringendo la mano dell’umano. Ma mentre moriva, Jim pensò che avesse sul viso il sorriso più bello del mondo…
EPILOGO:
La vita sull’Enterprise ritornò nella norma ma nei cuori di chi l’aveva conosciuta, anche se per poco, rimase sempre il vuoto lasciato da Shingena.
Bones si riprese in fretta, tra l’esultanza degli amici, e ben presto rimproverò Jim per obbligarlo a seguire la sua dannata dieta.
Jim, un giorno, carezzò la bara della dottoressa e mentre la sua salma ornata di fiori da parte degli amici veniva affidata a degli Ufficiali della Flotta, Spock prese per mano l’umano.
“Sai” disse Jim tra le lacrime, “dopotutto ha scelto di distinguersi dal volere del suo creatore… dopotutto ha vinto la propria lotta per la vita…”
Lontano da sguardi indiscreti, in un laboratorio apparentemente abbandonato, in una vasca d’acqua verde giaceva un corpo. Sembrava quasi un drago umanoide, terribilmente forte.
Aprì un occhio giallo e disse, con voce gutturale: “Piccola mia, mia piccola Shingena… mi hai deluso…”
Poi uscì dall’acqua, respirando a fondo…
FINE
Allora… siamo arrivati alla fine, dunque…
E, sì, ho un progettino per il futuro…
Un bacione a chi ha seguito e amato Shingena come me,
Shetani.