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Autore: Samidare    01/06/2008    6 recensioni
[Attenzione: fanfic scritta secoli fa e mai conclusa]
Suna.
Vivo qui da quando sono nata, mai avrei creduto di essere meravigliata dal mio paese, dal mio mondo. Credevo di conoscere tutti gli abitanti di questo importante villaggio. Ma allora... chi è quello strano individuo?
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sabaku no Gaara | Coppie: Gaara/Matsuri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun contesto
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matsugaa

Suna.

Vivo qui da quando sono nata, mai avrei creduto di essere meravigliata dal mio paese, dal mio mondo. Credevo di conoscere tutti gli abitanti di questo importante villaggio. Ma allora... chi è quello strano individuo?

Ormai mi segue da giorni... Forse settimane.

Non che io lo veda, no... ma sento la sua presenza, il suo sguardo sulla mia pelle.

Mi è capitato di scorgerlo, una volta: ho visto il fuoco dei suoi capelli e l'acqua dei suoi occhi; è strano, non credevo di trovare elementi così antitetici insieme. Ma lui è diverso.

Lui risveglia in me sensazioni che non credevo di avere.

É stato la cosa più bella che io abbia mai visto.

Sembra sprigionare armonia... ma al contempo uno stridente contrasto.

Lui: un giovane ragazzo dallo sguardo imperscrutabile, ma di una semplicità disarmante...

Non ne ho fatto parola con nessuno. É il mio segreto più intimo.

Non dico che mi faccia piacere essere pedinata, ma... lui... è così particolare.

Mi dispiacerebbe non poterlo vedere più.


                                                                                    ***


Dovrei essere contenta.

Dovrei...

Hanno arrestato un famoso serial killer... Sabaku no Gaara... dicono che ne abbia uccisi decine.

Anzi, che ne abbia uccise.

Donne giovani, per lo più; ma senza altra connessione: non ha mai operato distinzioni in base al colore, al rango o alle loro abitudini. Eppure la polizia è riuscito a catturarlo.

Straordinario.

Poi ho visto le foto, sui giornali.

E non sono riuscita ad essere felice della notizia. Una strana sensazione mi ha avvolto...

Gaara... due occhi azzurri come il mare cerchiati da pesanti occhiaie. Capelli color del fuoco. Gaara.


Dovrei essere ancora più contenta, no?

Non solo hanno catturato un pericoloso serial killer, ma proprio mentre pedinava ME.

Ho sfiorato la morte?

Eppure... non riesco a considerarmi una possibile vittima. Non se ripenso a quello sguardo...


                                                                                     ***


Un pericoloso serial killer è evaso.

Ho ponderato l'idea di chiamare la polizia. Loro saprebbero proteggermi.

Sono l'unica da cui potrebbe andare.

Vivo sola in periferia, per giunta; vicino ad una fabbrica rumorosa...

Nessuno mi sentirebbe urlare.


Eppure alla fine non l'ho fatto. Non ho chiesto aiuto. Desidero provare ancora quel brivido, fissandolo negli occhi profondi.

Desidero provare quel misto di brividi e sensazioni piacevoli che mi risveglia tutte le volte che lo sento vicino. Tutte le volte che mi sento, paradossalmente, protetta da quel suo vegliare su di me. Era... è il mio angelo custode.

Così, tra un pensiero e l'altro, inizio a chiedermi “Quanto ci mette? Perché non è con me..?”.

Mi manca.


                                                                                    ***


Spengo il televisore.

Sono stanca di aspettare. Fuori piove a dirotto. Salta perfino la luce.

Uffa.

Esco coprendomi alla bell'e meglio con una felpa, che presto è zuppa, e riattivo il contatore. Seguendo la luce che la fessura della porta proietta dall'interno, riconquisto casa.

Chiudo la porta alle mie spalle. Stupido temporale.

Inciampo nell'ombrello che prima non ero riuscita a trovare. Ecco dov'era...

No, aspetta. Quest'ombrello non è mio.

Alzo lentamente lo sguardo... Gaara.

Immobile, la schiena aderisce alla parete del mio ingresso. Che ci fa lì?

Certo, con quello sguardo fa paura. Soffoco un urlo: non mi sentirebbe nessuno e farei solo il suo gioco.

Il suo è uno sguardo d'odio puro... cosa è cambiato?

Eppure... se è giunta la mia ora... non mi importa di morire.

Si stacca lentamente dalla parete e mi si avvicina.

Mi afferra un polso e lo stringe. Con rabbia. Vuole farmi male.

“Perché?” vorrei chiedergli... “Che ti ho fatto?”

Ma lui non mi sta guardando in faccia.

La sua stretta è dolorosa, ma quasi piacevole...

Lui afferra l'altro polso e mi immobilizza al muro. Sento il cuore pulsare per l'eccitazione: siamo vicini; troppo, maledettamente vicini.

Incontro il suo sguardo: ferocia è l'unica cosa che vi leggo.

Poi una polvere dorata – sabbia – sostituisce le sue mani e mi blocca al muro.

Le sue mani scorrono su di me.

Sento bruciare ogni punto che toccano... sono scossa dai brividi.

Tento di divincolarmi, non mi piace la piega che sta prendendo la cosa, ma la sabbia stringe ancor di più.

Il suo volto si avvicina... il mio cuore pulsa... il suo odore mi pervade e mi fiacca... la sua bocca si posa alla base del mio collo... le forze mi abbandonano, la testa mi gira...

Socchiude le labbra e permette alla punta della lingua di fuoriuscire e seguire il mio profilo, risalendo lentamente il collo; sempre più su...

Ecco le nostre labbra incontrarsi.

Il mio cuore si ferma.

Sono labbra morbidissime: mi viene voglia di assaggiarle, di morderle; fremo dal piacere.

Ha gli occhi chiusi, sembra concentrato. Li chiudo anch'io.

Ora sento ancor meglio il suo tocco leggero.

La sua mano sulla mia coscia.

Le nostre labbra si dischiudono, e finalmente lo assaporo vogliosa. Con le labbra incollate alle mie, continua ad accarezzarmi.


Sono troppo confusa.

Ora lo sento sganciarmi la cintura.

Vuole andare fino in fondo? Si vedrà...

Sento il tintinnio metallico della fibbia a terra.

Con una mano mi afferra la testa e la preme verso la sua. Il nostro bacio si fa più profondo.

Mi toglie la camicia con foga, la strappa.

Il fatto che ho risposto al bacio lo rende più sicuro.

Sento la sabbia allentare la presa...

Le mie braccia ricadono lungo il corpo. Ora mi spinge verso di lui con una mano sui miei fianchi e l'atra sulla testa.

Infilo le mie mani sotto la sua maglietta e lo stringo a me.

Percepisco chiara e definita la sua sorpresa in quel mare di sensazioni. Entrambi apriamo gli occhi.

I suoi sono belli da star male. Grandi e azzurri.

Sembra compiaciuto.

Mi solleva e mi adagia a terra, ed è subito sopra di me.

Bel modo di morire...

Riprendiamo da dove avevamo interrotto.

Gli sfilo la maglietta.

Continuiamo a baciarci. Non so se sopravviverei se si staccasse da me, ora.

Il suo torace sulla mia pelle... Il contatto con quei muscoli longilinei e delicati mi fa impazzire...! Ma non quanto quello sguardo...

Si stacca da me.

Inizia di nuovo a baciarmi il collo, ma questa volta scende. Percorre il mio profilo a piccoli morsi delicati, alternati a baci composti.

Afferro la sua testa di fuoco e la premo contro il mio ventre.

Quando incontra i pantaloni, me li sfila.

Non voglio essere da meno.

Prendo ad accarezzarlo e lo sento stringermi.

Poi mi morde il collo, il dolore si mischia al piacere. Lo afferro per i capelli e lo ribacio. Non sembra dispiacergli l'idea, mentre con le dita esperte slaccia il reggiseno.

Premiamo i nostri corpi l'uno sull'altro.

Lui mi solleva di nuovo e mi fa sedere sul tavolo, poi riprendiamo a baciarci.

Premo i miei piedi sui suoi fianchi e spingo via i suoi boxer. É un chiaro invito: carezzandomi mi sfila lentamente gli slip.

Non riusciamo a staccare le labbra, mi spinge più avanti sul tavolo fino a distendermi, poi si adagia sopra di me e ci uniamo.

Sento il piacere scorrere tra i nostri corpi, l'intesa è tale che il dolore è del tutto ignorato.

Sincronizziamo i nostri respiri.

È stupendo.

-Matsuri...-

Lui mi chiama per nome.

Sono talmente felice che sento delle lacrime sgusciare dalle palpebre.

Mi guarda preoccupato.

-Non è per te- sussurro.

In realtà è per lui... sono troppo commossa. È tutto così bello...

Sento il piacere farsi più intenso, i brividi moltiplicarsi e i respiri farsi più affannosi.

-Gaara...- lo chiamo.

In risposta lo sento baciami il collo.

Il piacere mi travolge impetuoso.

“Ti amo”

Ma questo lo penso, non lo dico.


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