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Autore: Hanial    13/01/2014    1 recensioni
La storia che posterò vede gli stessi protagonisti della saga di Shadowhunters e parte dalla fine dell'ultimo libro, quindi per chi non li avesse letti comunico che ci sono degli spoiler.
Nella fan fiction parlerò delle vicende viste da Clary e dei dubbi che nascono in lei dopo la 'fuga' di Sebastian:
"Portai le ginocchia al petto e vi poggiai sopra i gomiti, lasciai che le mani mi si poggiassero per metà sulle tempie mentre con le dita afferravano i miei capelli e scoppiai a piangere, un pianto isterico, come la mia voce di prima, liberatorio, perché avevo cercato di fingere che non mi importasse che Jace fosse così, disperato, perché non sapevo più quale fosse il mio posto, al fianco di Jace o di Jonathan?"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Durante la cena cercai in tutti i modi di sembrare tranquilla, anche quando loro si erano accorti che c’era qualcosa che non andava ero riuscita a dare la colpa ad altro, avevo detto che il mio comportamento era dovuto a Jace, a una lite che avevamo avuto e, a giudicare dall’espressione di mia madre, sembravano essersela bevuta.
Dopo aver aiutato mia madre a sparecchiare e a lavare le poche cose che avevamo usato, corsi in camera e mi chiusi la porta alle spalle per poi buttarmi sul letto.
Era tutto così confuso, non sapevo cosa fare, forse non era poi giusto parlarne con Simon, specialmente ora che Jonathan mi aveva contattata in maniera così diretta con quello stupido messaggio.
Cosa sperava di ottenere?
Di confondermi o c’era dell’altro, tipo un avvertimento?
Era un modo per dirmi che sarebbe tornato da me?
Presi il cellulare e continuai a leggere quelle poche parole, mentre con la testa rivivevo quei momenti nel negozio a Parigi, la festa in quella discoteca, la lotta in casa sua, come mi aveva tenuto stretta a sé.
Sentii dei brividi percorrermi tutta la schiena al solo ricordo delle sue mani sul mio corpo, del suo fiato così vicino al mio volto e poi delle sue labbra fameliche che si erano lanciate sulle mie, quasi come per divorarmi, per avermi tutta per sé.
Involontariamente portai una mano sulle labbra, sfiorandole con la punta delle dita e avvertii una strana sensazione allo stomaco, come se questo si attorcigliasse su se stesso, più o meno come quello che mi era successo nella serra con Jace, durante il nostro primo bacio.
No…Non potevano essere paragonati.
I baci di Jace erano dolci e passionali, quelli di Jonathan, invece, erano stati disperati e famelici, ai quali forse, mi sarei lasciata andare se solo…Non fosse stato mio fratello!
Lasciai cadere il cellulare sul letto e mi voltai sul fianco rannicchiandomi e tenendo lo sguardo fisso fuori dalla finestra, come potevo fare quei pensieri?
Aveva ragione lui quando diceva che io non lo vedevo come un fratello?
Piegai il mento verso il petto e con una mano strinsi, quanto più forte potevo, il piumone che, ormai, era diventato una delle mie vittime preferite.
-Brrr-Brrr-
“Mh?”
Sollevai la testa e mi voltai riportandomi con la schiena poggiata sul materasso e a tastoni con una mano cercai il cellulare. Prima di rispondere, però, lessi il nome, volevo assicurarmi che non fosse Jace, non sarei stata in grado di affrontare una chiamata da parte sua, onestamente in quel momento non avevo proprio voglia di sentire la sua voce.
Simon
Cacciai l’aria sollevata e risposi alla chiamata,
“Ehy.”
“Ciao. Tutto bene?”

Che domanda…Come potevo rispondere di si proprio a lui?
“No.”
Fui secca. Dall’altra parte sentii un silenzio preoccupante, come se Simon stesse cercando di capire cosa mi passasse per la testa.
“Allora apri la finestra.”
“La cosa?”

Mi alzai a fatica dal letto tenendo sempre il telefono poggiato sull’orecchio e quando mi affacciai lo vidi salutarmi con la mano libera. Scossi la testa divertita e non me lo feci ripetere due volte, alzai la maniglia e lasciai che i vetri si aprissero in maniera tale da permettere al mio migliore amico di entrare nella mia camera.
Chiusi gli occhi sentendo il freddo entrare nella mia stanza e non appena li riaprii, qualche secondo dopo, vidi Simon in piedi davanti a me già intento a richiudere la finestra e  mi lanciai su di lui buttandogli le braccia al collo, era così alto che per arrivare alla sua spalla dovetti alzarmi sulle punte.
Sentivo il suo corpo gelido a contatto con il mio e il suo profumo, no, non il suo profumo, i vampiri non hanno un profumo, ma lui in quel momento odorava di notte e di strada, un odore che, da un po’ di tempo, portava sempre con sé.
“Ehy ehy ehy..
Mi mise una mano sulla schiena dandomi delle leggere pacche e ridacchiò per quel gesto che evidentemente non si aspettava,
“Che ti prende? La situazione dev’essere più grave di quello che pensavo.”
“Oh, Simon.”

Fu più forte di me, scoppiai a piangere. Da questo punto di vista ero una pessima cacciatrice, Isabelle al posto mio non sarebbe mai crollata così perché, lei era una vera Nephili, una che non aveva bisogno che il proprio migliore amico corresse a consolarla per ogni minima cosa, una che non sarebbe crollata come, invece, stavo facendo io.
Simon mi prese in braccio e mi portò sul letto stendendosi al mio fianco, lo sentii poggiare il mento spigoloso sulla mia testa, mentre con una mano mi accarezzava i capelli quasi fossi una bambina.
“Clary…”
Sussurrò il mio nome e io continuai a lasciarmi andare in quel pianto che fino ad ora, davanti agli altri, avevo cercato di trattenere e mascherare.
Passò un’ora più o meno, anche se per me era trascorsa un’eternità, e solo allora riuscii a prendere un fazzoletto per asciugarmi la faccia e tirarmi su poggiandomi con le spalle allo schienale del letto, piegai le ginocchia al petto e non appena vidi Simon al mio fianco poggiai la mia testa sulla sua spalla,
“Vuoi dirmi che ti succede?
Sentii nuovamente una fitta allo stomaco, era quello che volevo, parlargli, ma sentivo anche che c’era qualcosa di sbagliato in quello che stavo per fare.
Deglutii e chiusi gli occhi lasciando che le parole uscissero da sole, gli raccontai dei sogni che stavo facendo, di come vedevo Jonathan ovunque, adesso anche da sveglia, di quello che era successo durante gli allenamenti e della reazione spropositata di Jace, cosa che lo fece sorridere,
“Quindi Jace ha un lato umano?”
Fu il suo commento a quella parte della storia e infine gli dissi del messaggio e presi il cellulare per farglielo leggere ma..
“Clary, quale messaggio dovrei leggere?”
“Come?”

Mi ritirai in su con la schiena e gli tolsi il cellulare dalle mani incominciando a scorrere tutti i messaggi ricevuti.
“No, non è possibile! Simon te lo giuro c’era!”
“Forse lo hai cancellato.”
“No, no! Fino a prima che mi chiamassi era qui, era…”

Continuai a scorrere i messaggi, ma niente, non era in nessuna cartella, non era da nessuna parte!
“Tra i tuoi amici nerd ci sarà qualcuno che può recuperare dei messaggi cancellati.”
“Grazie per la considerazione.”

Lo sentii mugugnare quelle parole e lo guardai malissimo fulminandolo con lo sguardo,
“Simon!”
“Si, si tranquilla. Domani vedo se gli altri possono fare qualcosa.”

Sospirai sollevata e mi rilassai poggiando anche la testa allo schienale e chiusi gli occhi, come potevo essere stata tanto stupida da cancellare il messaggio?
“Comunque, Clary…Perché non me l’hai detto prima che stavi così?”
Lo guardai con la coda dell’occhio cercando una giustificazione plausibile, anche se con lui non serviva, eravamo sempre stati sinceri l’uno con l’altra, quindi non avevo ragioni per iniziare a mentirgli.
“Non volevo metterti in difficoltà con Izzy.”
Mi guardò stupito, come se avessi detto una cosa priva di senso,
“Come?”
“Nel senso…”

Incominciai a giocare con le mani, massacrandomi le dita,
“Se lei ti avesse chiesto qualcosa su di me e tu…Bhè.”
“Non ti avrei mai tradita.”
“Lo so! Ma non vuoi mentire nemmeno a lei, giusto?”

Abbassò la testa come se avessi rivelato una profonda verità,
“Per questo non te l’ho detto, non volevo metterti in difficoltà, ma adesso la cosa sta degenerando e non riesco più a gestirla da sola.
Non so cosa Jonathan mi abbia fatto, so solo che lo vedo ovunque vado, vedo i suoi occhi ed è così reale…”
“Ma lui non è qui, Clary.”
“Lo so.”

Abbassai la testa puntando lo sguardo sulle mie ginocchia, Simon aveva ragione ma io sapevo quello che avevo visto, lui era qui e io ne ero certa, anche se gli altri non mi credevano.
“Voglio cercarlo.”
“Lo sapevo..”

Il suo tono sembrava quasi sconsolato, come se avessi detto una cosa che sapeva avrei detto ma che temeva.
“Clary no.”
“Ma Simon tu non capisci. Io devo cercarlo, altrimenti…”
“Altrimenti cosa?! Continuerai a vederlo solo nei tuoi sogni? No Clary questa volta non mi freghi, ci siamo già passati e..”
“E l’abbiamo fermato! Se non fossi andata lì a quest’ora Jace sarebbe ancora con lui e i cacciatori non esisterebbero più!”

Lo vidi scuotere la testa alzandosi dal letto e incominciando a camminare avanti e indietro per la stanza, come faceva sempre, quando stava cercando di prendere decisioni importanti.
Mi misi in ginocchio seguendolo con gli occhi, sperando che almeno lui capisse e che mi assecondasse, invece..
“No, mi dispiace. Non ci sono più gli anelli e senza quelli non posso sapere se sei viva, se stai bene, quindi sarebbe solo una missione suicida che non ti porterà da nessuna parte e inoltre non sai dove sia Sebastian, te lo sei dimenticata?”
Abbassai la testa mordendomi internamente il labbro inferiore, aveva ragione, io non sapevo dov’era, non avevo la certezza che sarebbe tornato da me e anche se fosse non sapevo quando.
Sentii la mano di Simon poggiarsi sulla mia testa e la sollevai lasciando che lui posasse la mano sulla mia fronte per poi darmi un leggero colpetto con l’indice.
“Promettimi che non farai niente che possa essere reputato come una missione suicida.”
Ci pensai un po’ prima di rispondere, potevo fare una promessa simile?
Certo! Tanto non mi sarei mica fatta ammazzare, al massimo l’unico che ne sarebbe rimasto ucciso sarebbe stato Jonathan.
“Ok.”
Mi scompigliò i capelli e mi ritrovai a sollevare le spalle cercando di sottrarmi alla sua presa e con le mani cercavo di fermare la sua mentre, per la prima volta dopo tanto tempo, mi lasciavo andare a delle risate sincere.
Non si sa come ci ritrovammo distesi sul letto, uno di fianco all’altro entrambi a fissare il soffitto, io avevo il fiatone per quando avevo riso, mentre lui sembrava così rilassato, era anche vero che non lo avrei più visto con il fiato corto, nemmeno se avesse corso la maratona dei 1000m e in parte mi sentivo ancora in colpa per questo, anche se lui mi aveva assicurato che sarebbe successo indipendentemente da me, ma come potevo esserne certa?
Ero stata io a farlo entrare in quel mondo e adesso lui era un Nascosto e lo sarebbe stato per sempre!
“Come va con Izzy?”
Lo chiesi dal nulla e lui sembrò essere preso alla sprovvista, magari non si aspettava quel genere di domande da me,
“Bhè…Va. Non vedo altre oltre a lei e penso di poter dire lo stesso di lei, ma…Non so a volte ho dei dubbi.”
Mi portai sul fianco piegando un braccio e sollevando una mano così da poggiarvi la testa e guardare meglio Simon che aveva lo sguardo fisso al soffitto.
“Delle volte penso che lei sia troppo per me, altre mi ritrovo a pensare che tra qualche anno lei sarà più grande, mentre io avrò sempre l’aspetto di un diciassettenne, sebbene in realtà non lo sia.
Lei prima o poi avrà bisogno di altro, di qualcuno che le possa dare una famiglia, che invecchi insieme a lei, cosa che con me non potrà mai succedere, quindi sono giunto alla conclusione di essere solo un capriccio momentaneo, uno degli altri nascosti da poter mettere nella sua bacheca quando si sarà stancata di giocare.”

Fu più forte di me, gli diedi un colpo sulla testa di modo che si girasse verso di me e lo guardai malissimo,
“Ma che ti prende?”
“A me?”

Alzai leggermente la voce,
“Stai dicendo cose senza senso. Ok è vero, Isabelle invecchierà mentre tu no, ma questo non vuol dire che quello che prova per te non è reale!”
“Non sto dicendo questo. So che per ora quello che prova è vero, ma domani…Domani sarò stato uno dei tanti e parlerà di me come un lontano ricordo quando sarà tra le braccia di suo marito. Mentre io sono destinato a vivere per sempre!”

Quella parola, per sempre, detta come l’aveva detta lui non era poi molto affascinante.
In molti l’avrebbero invidiato, lui sarebbe stato per sempre su questo mondo, non avrebbe mai dovuto scoprire cosa c’è dopo la morte, ma non era quello che voleva e si vedeva. Certo ormai lo aveva accettato, ma questo non voleva dire per forza che era d’accordo.
Non viveva più come gli umani, non andava più a scuola, l’unica cosa che si era concesso era la band, visto che i suoi amici ormai sapevano della sua identità e inoltre non era l’unico nascosto a farne parte.
“Stupido vampiro.”
Mi avvicinai a lui abbracciandolo, sembrava una statua di marmo per quanto era freddo,
“Un’altra Cacciatrice presuntuosa.”
E con quelle ultime parole e il suo profumo di notte mi addormentai.
Non so cosa sognai di preciso, so solo che ogni volta che mi sembrava di vedere il viso di Jonathan mi stringevo forte a Simon e tutto sembrava svanire, come una nuvola di fumo quando si è alzata troppo nel cielo.
La mattina dopo tastai con le mani il posto dove sarebbe dovuto essere Simon e a malincuore mi resi conto che lui non era lì, forse lo aveva chiamato Izzy, oppure Jordan ed era dovuto scappare. Mi misi seduta e sollevai le braccia sopra la testa sbadigliando, era da tempo che non dormivo così bene, che non mi rilassavo in questa maniera. Piegai le braccia poggiando le mani dietro la schiena e feci una piccola pressione in maniera tale da stiracchiarmi completamente ed essere in grado di mettermi in piedi. Mi alzai, avevo la bocca impastata e mi passai una mano tra i capelli arruffati, a causa di Simon ed aprii l’armadio per prendere i vestiti. Una maglietta a collo alto blu e dei jeans che avevano uno strappo all’altezza del ginocchio, poi mi voltai verso lo specchio e su di esso vidi un post-it attaccato, a primo impatto potevo dire che la scrittura non era quella di Simon, ma aveva un qualcosa di familiare, come se l’avessi già vista da qualche parte. Lo staccai avvicinandolo al volto,
Devo restare il tuo più grande segreto.
J.
Accartocciai il foglietto e lo tenni stretto nel pugno, sentii una strana sensazione salire dallo stomaco fino alla gola e viceversa, che avesse preso lui Simon?
Cosa poteva volere da lui? Non aveva più il marchio ora ma aveva ancora il sangue di un angelo dentro di sé!
Senza pensare ad altro corsi in bagno per cambiarmi e sistemarmi i capelli alla meno peggio, misi il biglietto in tasca ed uscii di fretta senza nemmeno salutare mia madre o Luke, sempre che fossero in casa. Presi il cellulare e composi il numero di Izzy di fretta e non appena la sentii pronunciare le prime parole le chiesi di Simon.
“No, mi aveva detto che sarebbe venuto da te.”
Riattaccai senza risponderle, non dovevo perdere tempo e mentre incominciavo ad accelerare il passo composi anche il numero di Jordan per sapere se lo avesse visto, se fosse passato da casa, ma anche in questo caso la risposta fu negativa.
Dove diavolo si era cacciato?
Andai nei posti che frequentavamo di più e anche quelli che aveva iniziato a frequentare dopo essere diventato un vampiro, ma niente. Sentivo il cuore battere all’impazzata mentre la disperazione più totale si stava impossessando di me.
“Clary?”
Sollevai la testa e vidi difronte a me Micheal con in mano una tazza di caffè fumante e nell’altra le chiavi della macchina.
“Che succede? Se stai cercando l’istituto è dall’altra parte.”
“No.”

Non avevo voglia di scherzare, dovevo ritrovare Simon e dovevo farlo subito.
“Sto cercando una persona.”
“Vuoi un passaggio? In macchina farai sicuramente prima e Maryse non potrà dirti niente se arriverai in ritardo con me.”

Per quanto la reputassi una cosa sbagliata, aveva ragione.
Con la macchina avrei di sicuro visto più posti e poi sarei stata molto più veloce. Annuii e lo seguii verso la vettura che aveva parcheggiato poco distante da dove ci trovavamo.
Allacciai la cintura e non appena partì incominciai a guardare fuori dal finestrino sperando di vederlo tra i passanti.
Avevamo percorso tutta la 32esima strada e stavamo per imboccare la Hudson Avenue quando..
“Fermati!”
Inchiodò di colpo e io mi slacciai la cintura per scendere velocemente dalla macchina e afferrare Simon per il giubbino e farlo girare verso di me. Con tutta la forza che avevo gli tirai uno schiaffo e poco dopo fui costretta a prendermi la mano con l’altra visto la fitta di dolore che mi ero provocata con quel gesto, perché non volevo ricordare che Simon era duro come la pietra?
Mi guardò stupito e io ricambiai quello sguardo con uno arrabbiato,
“Ti pare modo di scappare? Non potevi lasciarmi un biglietto per dirmi che te n’eri andato?”
“Clary ma..”
“Niente ma, Simon! Devi dirmelo dannazione, non puoi farmi credere che lui..”
“Clary ancora lui? Pensi che sia davvero qui?”

Lo sentii marcare la parola davvero, come se per lui fosse impossibile e rimasi in silenzio tenendo il mio sguardo fisso nel suo.
“Sono andato a vedere se si poteva fare qualcosa per il tuo cellulare, ma…Sorpresa delle sorprese, non si possono recuperare i messaggi da un cellulare ricaricabile!”
Era andato a chiedere..
E non poteva dirmelo? Quel biglietto che avevo trovato…
“Si certo.”
“Chi è quello?”

Indicò Micheal, che ci guardava, con un movimento della testa e io alternai un secondo lo sguardo tra i due per poi riposarlo su Simon,
“Il mio istruttore.”
“Oh. Ora capisco perché Jace è così geloso.”
“Non è geloso.”
“Ah no? E come lo chiami uno che interrompe il tuo allenamento portandoti via dopo averti spiata? Sai che Jace non fa di queste cose, se è arrivato a farlo…”
“Significa che non si fida di me!”
“O semplicemente che ha paura di perderti.”

Scossi la testa abbassando lo sguardo sulla mia mano, forse aveva ragione ma…Ma da quando Simon difendeva Jace?
“Ora ho da fare. Ci sentiamo dopo.”
Così dicendo mi allontanai e tornai da Micheal che non appena mi vide salire in macchina accese il motore,
“Andiamo all’istituto?”
“Si, grazie.”

Mi sorrise e con un gesto rapido accese la radio,
Every single day
Every word you say
Every game you play
Every night you stay
I'll be watching you
O can't you see
You belong to me
How my poor heart aches with every step you take[1]
Presi il cellulare che aveva incominciato a squillare e sul display comparve un nuovo messaggio,
Era solo un avvertimento. Mi prendi troppo sul serio, sorellina.
Mi ritrovai anche questa volta a stringere il cellulare, solo che adesso non potevo dire niente, non ero sola e lui mi aveva fatto capire cosa sarebbe stato in grado di fare se solo avessi riparlato di lui con qualcuno, avevo ragione, lui era vicino a me, sempre.
 
[1] Ogni giorno, ogni parola che dici, ogni gioco che giochi, ogni notte che passi con me, io ti guardo.
Non lo capisci? Tu appartieni a me.
Quanto duole il mio povero cuore ad ogni passo che fai. (Every breath you take – The Police)
 
  
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