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Autore: Odairs    13/01/2014    5 recensioni
E se..
Finnick non muore. Pensano che sia morto. Ma non muore. E ora, scoprirà di suo figlio? Dov'è finito?
Crossover Percy Jackson.
-Finnick è stato un amico, un marito, un figlio. Per questo oggi siamo qui a ricordarlo e a salutarlo per l’ultima volta. Finnick era una persona buona. Troppo buona. Con lui è morta anche una parte di noi. Non dimenticheremo mai il ragazzo dai capelli fulvi.
-Lui non era solo un Vincitore degli Hunger Games. Lui era anche una roccia ala quale tutti noi ci aggrappavamo, lui era una luce da seguire. Lui scaldava i cuori con il suo sorriso, e entrava ne cuore, era impossibile non volergli bene. Finnick era un leader. Finnick era gentile. Finnick era quasi un dio. D’ora in poi, conserveremo il suo ricordo nei nostri cuori.-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finnick Odair
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ho perso il tridente da qualche parte. L’unica mia arma è solo un pezzo di ferro trovato per caso. Colpisco, mi giro, affondo, mi rigiro, miro alle gambe, schivo un morso, mi tiro su e ricomincio.
Per un po’ me la cavo. Non li ferisco, ma cerco di guadagnare tempo.
Mi giro di scatto per bloccare uno degli ibridi, ma con la coda dell’occhio noto qualcosa che riflette la poca luce dei sotterranei, a qualche metro da me.
Sento un brivido corrermi lungo la schiena. Il mio tridente, la mia unica salvezza. È troppo lontano per prenderlo, e se voglio raggiungerlo devo distrarre questi bestioni.
Cerco di mirare all’occhio di uno di loro, e lo centro, poi ne scaravento via un altro, e corro verso lo scintillio metallico.
Sto correndo, quando ad un certo punto inciampo e cado sulle ginocchia, i palmi a terra. Sento i denti di uno degli ibridi azzannarmi una gamba, e cado disteso per terra.
Vedo che ne arrivano altri e che mi sovrastano. Uno mi morde il braccio destro, e mi scappa un urlo per il dolore. So di essere spacciato. Sento gli ibridi che piano piano mi dilaniano a carne, sento il sangue caldo che sorga copioso dalle mie ferite.
La mia mente vaga alle sue labbra. Ai suoi occhi. Ai suoi capelli. A tutto di lei. Le sue gambe, le sue braccia, il suo petto, il suo profumo, lei.
-Annie…- la mia voce è terribilmente roca e bassa, ancora poco e non ci sarò più. -Addio, amore… amore mio.-
Chiudo gli occhi, e mi concentro sul suo viso. Voglio che sia l’ultima cosa che vedo. Mi sorride. È così felice.
Sento che le forze mi stanno abbandonando. Poi, all’improvviso, un bagliore bianco trapassa le mie palpebre.
È la fine penso.
Sto morendo. Non sento più le i denti degli ibridi che mi feriscono.
Poi ascolto meglio, e sento dei gemiti troppo forti per essere finti. Apro gli occhi.
C’è un ragazzo, i capelli scuri, che impugna una spada e la scaglia contro gli ibridi. Con lui, una ragazza bionda combatte con un agilmente con un pugnale.
Con le mosse rapide di chi sa combattere, i due giovani decimano le lucertole giganti, finché non ne rimane che un ammasso deforme di carne e squame.
Socchiudo gli occhi per mettere a fuoco i volti dei due, anche se i conosco fin troppo bene.
-È ancora vivo?- la ragazza si inginocchia acconto a me studiando le ferite con aria accigliata. In poco tempo, la sua maglietta arancione è zuppa del mio sangue. Il ragazzo è in piedi e i squadra, la punta della spada appoggiata al terreno
Cerco di dire qualcosa, ma mi esce solo un rantolo confuso, abbastanza forte però da attirare l’attenzione dei due. Lei sospira, sollevata, mentre lui sfodera un sorriso a trentadue denti. I suoi occhi, uguali ai miei, si illuminano di gioia.
-Ehi, fratellone!- esclama ritraendo la spada, ora con la forma di una penna a sfera.
-Ciao, Percy.- riesco a dire io, ma un colpo di tosse mi blocca. Vedo gli occhi grigi di Annabeth spalancarsi, e capisco che la causa è il sangue che ora esce dalla mia bocca.
Percy si mette a trafficare in uno zaino, e ne estrae una borraccia in pelle.
-Forza, Finnick. Usa l’acqua.-
Svita il tappo e mi versa il contenuto sulle ferite. In un attimo il dolore sparisce, e sento le ferite rimarginarsi. Sento che sto tornando in forze, e solo ora mi rendo conto di quanto fossi messo male.
Percy mi tende la mano e l’afferro. Mi alzo a fatica, ma sto meglio.
-Sei cresciuto.- dico, notando che è di qualche centimetro più alto.
-Mi sei mancato, Finn.- dice, e lo abbraccio. -Anche tu mi si mancato, Percy.- ci lasciamo e annuisce. Ritrovare un fratello dopo tanto tempo non è una cosa normale per un semidio, sopratutto dopo così tanto tempo.
-Ciao, Annabeth. Come va, figlia di Atena?- le faccio l’occhiolino, e lei ruota gli occhi.
-Ma che bello!- commenta -Evidentemente un Testa d’Alghe non bastava, quindi Chirone ci ha mandato a recupera l’altro.-
-Chirone?- chiedo perplesso. Percy si fa immediatamente serio, e così anche Annabeth.
-Finnick, devi tornare al Campo. Gli Dèi sostengono che tu abbia giocato abbastanza con gli umani, ora devi tornare a casa. –
-No, Percy. Non posso. Ho una moglie, devo tornare da lei, ora è tutto finito, posso iniziare a vivere tranquillo e…-
-Non puoi. Devi tornare al Campo, per forza.  Dai, andiamo-
-No, Percy.- urlo -è  questo il mio posto. E ora devo andare ad aiutare Katniss e gli altri a..-
La terra inizia a tremare, e dal soffitto iniziano a cade macerie.-
-Per tutti gi dèi!- esclama Annabeth proteggendosi la testa con le mani -Scommetto che si tratta di uno dei fulmini di Zeus! Forza, Finnick! Corri!-
E così corro, controvoglia, tra le macerie, scappo dalla mia vita, dai miei amici, e dalla mia donna.
 
~~~
 
-Non credi che mi cercheranno?-
Le fragole si estendono a perdita d’occhio. Sento lontani gli schiamazzi dei ragazzi che si allenano e il metallo delle spade che cozzano tra loro.
-Ti credono morto.- Chirone è nella sua sedia a rotelle magica di fianco a me, sotto il portico della Casa Grande. Non è cambiato di una virgola da quando ero bambino.
-Almeno il mio corpo, per il funerale?-
-Le bombe hanno distrutto tutto, e i sotterranei sono crollati. Non riuscirebbero nemmeno a trovare le carcasse degli ibridi.-
Ha ragione, ma mi da’ comunque fastidio.
-Avevo una famiglia. Una moglie. Degli amici. Avrei finalmente potuto vivere in pace con la mia donna.- la rabbia mi ribolle dentro. Stringo il bicchiere di nettare, ma allento la presa quando vedo una crepa.
-Finnick, stavi diventando troppo umano. Tu sei un semidio.-
Non rispondo. Sono solo arrabbiato. Non capisco perché agli dèi interessi quello che faccio. Me ne ero andato e non volevo tornare al Campo, a giocare all’eroe, sprecando la mia vita. Non così e non ora.
-Ti seguivano. Dopo tutto, sei figlio di uno dei Tre Pezzi Grossi. Hanno deciso che dovevano intervenire quando, durante i settantacinquesimi giochi, sei quasi morto di sete perché non trovavi l’acqua. Un figlio di Poseidone che non trova l’acqua.-
-Non potevo fare il mago-controlla-acqua davanti a dei mortali. E poi ve la siete cavata benissimo senza di me.-
Ora tocca a Chirone il silenzio.
-Avete la tv? Scommetto che ci sarà un servizio su quello che è successo.- Chirone annuisce e mi scorta dentro, davanti ad un televisore, e l’accende.
Sullo schermo, Katniss. Ha una sola freccia nella faretra, e in mano il suo arco speciale, quello che fa le fusa come un atto. È conciata malissimo. Da quello che riesco a vedere, è piena di bruciature. La bomba penso. Quanta gente è morta sotto l’esplosione? Purtroppo non la Con, in bella mostra sulla balconata, e non Snow, legato a qualche metro da Katniss. Johanna? Gale? Peeta? Prim? Penso a Katniss, e a come la prenderebbe se la sua sorellina morisse. Sarebbe al quanto comico. Dopo tutto, la rivoluzione è iniziata in quel giorno di Mietitura in cui la Ragazza di Fuoco si è sacrificata per salvare la vita della sua sorellina.
Katniss incocca la freccia e tende l’arco. La punta verso Snow. Non sembra spaventato, ma quando tossisce un rivolo di sangue corre lungo il suo mento barbuto, macchiando il bianco candido come la neve.
È un attimo.
Katniss scocca la freccia, ma non si impianta nel torace di Snow. No, lui ride.
La freccia corre rapida verso la Coin, che cade dalla balconata. Morta.
Lo schermo diventa nero, lasciando me e Chirone a bocca aperta.
 
~~~
 
Prendo una tazza di nettare, accendo la televisione e mi metto seduto comodo sul vecchio divano. Un annuncio pubblicitario diceva che oggi sarebbe stato celebrato il funerale di Finnick Odair, un Vincitore del distretto quattro. Che bello assistere al proprio funerale.
Una bara di legno, nera, vuota, sulle mie spiagge. Il mio mare, il tramonto, e lei.
Annie è in prima fila, le braccia avvolte intorno al grembo. Vedo le lacrime silenziose che le scorrono sul viso, e viene da piangere anche a me.
-Annie, amore, sono vivo. Io sono vivo.- sussurro, mentre sento le guance bagnarsi. Eppure lei non mi sente. -Sono vivo, Annie! Sono vivo, amore mio! Non piangere!- è così frustrante vederla e non poterla toccare, abbracciare, consolare come sono solito fare. Cosa ne sarà di lei se non ci sono io?
-Finnick è stato un amico, un marito, un figlio. Per questo oggi siamo qui a ricordarlo e a salutarlo per l’ultima volta.- sta parlando un uomo del mio distretto, ma la mia attenzione è solo per Annie. Sgrana gli occhi e spalanca la bocca, terrorizzata, come se solo ora avesse capito perché è lì.
-Finnick era una persona buona. Troppo buona. Con lui è morta anche una parte di noi. Non dimenticheremo mai il ragazzo dai capelli fulvi.
-Lui non era solo un Vincitore degli Hunger Games. Lui era anche una roccia ala quale tutti noi ci aggrappavamo, lui era una luce da seguire. Lui scaldava i cuori con il suo sorriso, e entrava ne cuore, era impossibile non volergli bene. Finnick era un leader. Finnick era gentile. Finnick era quasi un dio.- un brivido mi corre lungo la schiena a quell’affermazione non-falsa.
-D’ora in poi, conserveremo il suo ricordo nei nostri cuori.-
Vedo Annie che scoppia a piangere. Lentamente si accascia  a terra e inizia ad urlare battendo i pugno chiusi sulla sabbia. Le persone intorno si allontanano mentre si riversa supina. Automaticamente mi alzo dal divano e raggiungo lo schermo della televisione, i palmi appoggiati al vetro.
-Non fare così, Annie.- sussurro all’immagine di Annie. Vedo che Johanna si fa largo tra la folla e la prende per le spalle.
-Annie, dai, tirati su. Alzati. Porca troia, Finnick, dovevi morire per forza?- appare scazzata, come se le desse fastidio essere lì con Annie, ma la conosco troppo bene. La noto, la sua espressione. Sta trattenendo le lacrime. Ragazza orgogliosa.
-Finnick! Finnick!- urla disperata Annie, le braccia di Johanna ancora strette alla ragazza –Finnick! Torna da me! Torna da noi! Io ti amo Finnick! Io ti amo!-
-Anche io ti amo, piccola mia.- la mia voce è un sussurro rotto dalle lacrime. Mi sforzo d non chiudere gli occhi, perché potrebbe essere l’ultima volta in cui la vedo.
-Finnick!- le urla non si placano, e ora sta guardando il cielo -Fallo per tuo figlio! Fallo per tuo figlio!-
Sento che le lacrime si arrestano per lo stupore. Mio figlio? Io non ho un…
-È… incinta.- riesco a dire, un nodo ala gola e il cuore che batte all’impazzata. -Lei  è incinta! Lei è incinta!-
Mi alzo e corro fuori dalla Casa Grande, sbattendo il fianco su i mobili e rovesciando vasi, su per la collina.
-Finnick! Ehi, dove vai?- Percy mi raggiunge, il sorriso raggiante, ma io continuo a correre. Lo sento afferrarmi un braccio, e mi volta. Trasalisce appena vede il mio viso.
-E’ incinta! Percy, Annie è incinta!- urlo, le lacrime agli occhi. Noto la tristezza che si fa largo anche sul suo volto.
-Finnick… Finnick non puoi…- cerco di correre, di tornare da lei, la mia famiglia, ma lui mi trattiene.
-Non voglio questa vita per lui.- urlo in faccia a mio fratello con tutta la rabbia che ho, liberandomi dalla sua presa -Non crescerà anche lui senza un padre. Sai cosa vuol dire, e non permetterò che mio figlio subisca quello che abbiamo subito noi. No!- c’è stupore nei suoi occhi, ma capisce quello che intendo.
Vedo dei ragazzi che corrono nella nostra direzione.
-Percy, Percy, è la mia famiglia, devo andare, è mio figlio, Percy!-
Percy distoglie lo sguardo mentre i ragazzi mi raggiungono. Dalla stazza, devono essere figli di Efesto. Mi  prendono per le braccia, per la vita, e mi trascinano di nuovo verso il Campo.
-Annie!- urlo con tutto il fiato che ho in corpo, dimenandomi.
-Annie! Annie!-
-Calmati, Finnick!- Percy segue i ragazzi che mi trattengono cercando invano di calmarmi. –Va tutto bene. Tutto bene. Non preoccuparti.-
Ma non lo ascolto. Continuo a gridare. Grido, perché non posso fare altro.
-Annie! Annie!-
Mi agito abbastanza violentemente da cadere a terra. Mi alzo e corro, tra le fragole.
-Annie!- urlo ancora più forte, cadendo in ginocchio. Non sento più le lacrime, solo un’enorme vuoto al centro del petto.
E la sento. La sento, nel Distretto 4, la sento urlare il mio nome. La sento chiamarmi, invocarmi, come un dio. E sento la gente che si allontana spaventata. Sento le onde contro la cassa di legno che va al largo, con quello che resta di me. Sento Johanna che cerca inutilmente di calmare mia moglie, la vedova Odair. E la sento Annie, che urla ancora più forte il mio nome.
E le sue urla diventano anche le mie.
 
 
 
 

Ma buongiooorno…
Ok, chi stalkera il mio profilo 24h su 24h (purtroppo nessuno T-T) saprà che ho già pubblicato questa storia ieri sera alle 00:32 am, ma come avevo scritto, non l’avevo riletta ed era abbastanza uno schifo, così è durata meno di 12 ore, perché l’ho tolta per riscriverla.
E niente, volevo fare un Crossover con PJ perché dappertutto si sente della non-morte di Finnick e dell’intervento provvidenziale del fratellino semidio, ma nessuno ci aveva mai scritto sopra una ff, quindi l’ho fatto io :P
Commentate. Dai. Vi prego. Ne ho bisogno.
Vorrei salutare Micky_Dreamer e InOurDreams (con quest’ultima mi scuso ancora per il ritardo nella lettera) perché commentano praticamente quasi tutto, o la maggior parte. Ciao bimbe :D
Un abbraccio per essere arrivati fino a qui e un bacio perché pandacorno is the way. Vi voglio bene.
Con affetto,
Odairs.
  
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