«Ti sei mai chiesta se c’è qualcosa di sbagliato in te? Qualcosa che ti rende così inutile o inadeguata da farti sorgere il dubbio sul tuo posto nel mondo, da farti chiedere “ma io merito di essere qui?”»
Ci rifletto e non mi serve andare troppo indietro nel tempo per ritrovarmi in quelle parole.
Mi agito sulla sedia di plastica bianca, accavallando le gambe, per poi scavalcarle e di nuovo poggiare i gomiti sulle ginocchia, cercando di fare un respiro profondo.
«Che c’è lì dentro?» chiedo d’istinto.
«È la stanza del giudizio.» risponde con una tranquillità che non capisco. «Lì dentro decideranno se meritiamo di vivere o no.» continua.