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Autore: 1rebeccam    13/01/2014    17 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo 15
 
 
 
Il dottor Travis si allontana e Kate, seguita dal capitano e dai colleghi, si dirige velocemente nella stanza di Castle.
Appena lui sente la porta aprirsi, scatta a sedere sul letto, cercando di nascondere una smorfia di dolore e abbozzando un sorriso, per rispondere a quello che gli sta regalando Beckett, ma ridiventa serio quando oltre ai ragazzi, vede apparire anche la Gates.
-Capitano! C’è anche lei!?-
-Le dispiace signor Castle?-
Lui si sistema meglio sul letto e sorride.
-Ci mancherebbe… anzi! Significa che si è preoccupata per me!-
La donna lo fissa seria.
-Diciamo che sono molto preoccupata per me. Se lei decidesse di farsi ammazzare lontano dal 12th distretto, mi risparmierebbe molti grattacapi.-
Lui annuisce sorridendo.
-L’ho sempre saputo che in fondo mi è affezionata!-
Posa lo sguardo su Kate. Vorrebbe poterla abbracciare e stringere per essere certo di essere vivo davvero. Sa che anche lei vorrebbe accarezzarlo, stringere le sue mani, finalmente calde dopo quel viaggio assurdo in ambulanza, in cui sentiva la sua vicinanza senza poter reagire per rassicurarla, ma la presenza del capitano blocca tutto e tutti  e gli occhi gli diventano lucidi, cosa che non passa inosservata a nessuno.
-Come ti senti?-
Gli chiede Ryan, spezzando il silenzio.
-Un po’ intorpidito, quando muovo le mani le sento tremolare e mi scoppia la testa, ma sono vivo!-
Avrebbe voluto dirlo a mo’ di battuta, ma il tono della voce lo tradisce.
-Signor Castle, ricorda qualcosa in particolare?-
Gli chiede la Gates, con un tono fin troppo dolce e lui solleva le spalle deglutendo.
-Oltre il fatto che ho cercato in tutti i modi di trattenermi dal farmela addosso per la paura?!-
Esclama sorridendo imbarazzato, incontrando ancora una volta lo sguardo di Kate, che lo fissa seria, mostrandogli la paura e la preoccupazione che ha provato anche lei.
-E’ normale che abbia avuto paura signor Castle. Ne abbiamo avuta tanta tutti noi…-
Lui annuisce, percependo la serietà nella voce del Capitano e cerca di concentrarsi sui ricordi impressi nella sua mente.
-Abbiamo scambiato un paio di frasi sul taxi, la sua voce sembrava normale, senza nessun accento particolare. Aveva una barba molto folta ed un cappellino di lana premuto sulla fronte. Ho visto solo gli occhi, chiarissimi e gelidi, almeno è questa la sensazione che mi hanno dato. Non capivo il perché, ma volevo solo scendere da quel taxi.-
Kate si siede accanto a lui sul letto e, ignorando il fatto che ci fosse il capitano presente, gli prende la mano.
-Non ti sei accorto che aveva preso una strada sbagliata?-
Lui annuisce posando lo sguardo sul copriletto bianco.
-Si, ma lui ha detto che era una scorciatoia, me la sono bevuta… non posso mica conoscere ogni angolo di New York! Poi ha finto un guasto al motore e si è fermato in quella piazzola. Non riuscivo a raccapezzarmi su dove fossimo ed ero sollevato dal fatto che potevo sganciarlo e prendere un altro taxi, con la scusa che avevo fretta… ma è stato allora che mi ha colpito con la siringa. Ora so perché mi sentivo a disagio. Non era un tassista!-
Termina il racconto con un sussurro, stringendo la mano di Kate, mentre Esposito si fa avanti per esporre finalmente le novità che ha scoperto.
-A questo proposito… io non ho notizie migliori. I colleghi hanno trovato il cadavere di un uomo dietro il campetto di basket di fronte casa di Elisabeth Hollsen.-
-Un cadavere?-
Chiede la Gates, non riuscendo a capire.
-Si signore. Un uomo. Rod Fanton. Secondo Lanie è stato strangolato con una cordicella sottile un paio di ore fa circa. Sui documenti c’era scritto che faceva il tassista.-
Beckett scuote la testa e china lo sguardo a terra.
-Non ci posso credere… si è fatto portare sul posto e poi lo ha ucciso, davanti a noi!-
-E non è tutto.-
Continua Esposito.
-Il cadavere aveva tra le mani un altro capitolo del suo racconto e, attorcigliato al polso destro, un bracciale di perle.-
Beckett si passa le mani tra i capelli.
-Il terzo capitolo, quello mancante sulla morte di Elisabeth Hollsen!?-
Esposito annuisce.
-Lo ha intitolato ‘Girotondo di Paura’. Lo hanno letto velocemente e descrive l’omicidio come i primi due. Niente di più! Mi chiedo se ha già pronto il prossimo e cosa ci aspetta!-
Kate solleva lo sguardo sui colleghi e stringe le labbra per la rabbia, alzandosi e camminando avanti e indietro per la stanza.
-Ci ha osservato per tutto il tempo, ha seguito ogni nostro passo e si è fatto trovare pronto sulla strada quando Castle è andato…-
Si ferma di colpo come se le fosse arrivato un pugno allo stomaco e nello stesso momento, sia Castle che la Gates corrucciano la fronte, parlando insieme.
-Come faceva a sapere che io avrei avuto bisogno di un taxi?-
-Come faceva a sapere che Castle avrebbe avuto bisogno di un taxi?-
Si guardano sorpresi e Beckett prende il telefono di Castle dalla tasca dei pantaloni e lo porge ad Esposito.
-Fa controllare l’ultimo messaggio. Alexis gli ha chiesto di raggiungerla alla Columbia.-
A questa frase Rick fa per scendere dal letto, ma Ryan lo blocca.
-Ehi… sei matto? Che intendi fare?-
-Alexis… devo andare da Alexis, se il messaggio non l’ha mandato lei…-
La Gates lo interrompe prendendolo per le spalle e costringendolo a rimettersi comodo a letto.
-Non è necessario dire altro signor Castle. Ho già provveduto. Quando Beckett è corsa via pensando che lei fosse in pericolo, ho mandato un paio di agenti in borghese sia alla Columbia che al suo loft. Mi hanno  riferito che è tutto a posto, Alexis sta bene e a casa sua è tutto tranquillo.-
Castle le stringe le mani con gli occhi lucidi.
-Grazie capitano… non so che altro…-
La Gates scuote la testa, impedendogli di andare oltre.
-Dovere signor Castle! Terranno d’occhio sua figlia senza che lei o altri se ne accorgano.-
Esposito prende il telefono e va verso l’uscita.
-Datemi un paio di minuti, se il messaggio non è partito dalla Columbia lo sapremo subito.-
Si allontana componendo un numero al suo cellulare, seguito da Ryan.
Il capitano prende una sedia e si accomoda vicino al letto incrociando le mani sulle gambe.
-Cos’altro può dirci di lui, signor Castle?-
-Quando mi ha immobilizzato a terra e si è abbassato vicino a me, parlava con una voce diversa, metallica…-
-Come se usasse un simulatore di voce?-
Chiede Kate e lui annuisce.
-Ma perché? Prima ti parla normalmente e poi dissimula la voce?-
-Forse anche prima aveva cambiato tonalità… non lo so… è tutto così confuso… so solo che ha detto…-
Si ferma corrucciando la fronte, cercando di fare mente locale e ricordare le parole precise.
-…ha detto esattamente ‘finalmente sei di nuovo nelle mie mani. Non ti ho mai perso di vista sai? Ho letto tutto quello che ti riguarda…’ poi ha detto qualcosa su Beckett ‘ha letto ed ha capito… è intelligente la nostra detective!’-
La guarda dritto negli occhi.
-E poi ha concluso dicendo ‘io ti vedrò morire… e dopo di te toccherà a lei!’-
Continua a corrucciare la fronte guardando anche il capitano Gates.
-Che voleva dire con ‘la nostra detective ha letto?’-
Kate si siede di nuovo sul letto accanto a lui.
-Ci ha mandato un capitolo dal titolo La Prossima Vittima. Parlava delle tre vittime, descrivendo ogni momento delle indagini,  ed ho cominciato a capire che il soggetto ero io. Alla fine ha completato la frase: 'Quando esalerai il tuo ultimo respiro io ti sarò vicino, talmente vicino che sentirai il mio addosso a te… Io ti vedrò morire… Tu mi hai trovato, ma… Lui mi ha fermato…'-
Abbassa lo sguardo chiudendo gli occhi.
-…quando ho letto l’ultima parte della frase ho capito che parlava di te!-
-Non ci posso credere!-
Sussurra quasi a se stesso, appoggiando di peso la testa sul cuscino. Si porta la mano alla tempia e sospira. Si sente improvvisamente stanco. Passano qualche secondo in silenzio per riflettere su tutto quello che li ha travolti in poche ore, ed è  proprio il capitano Gates a ridestarli dai loro pensieri.
-Ti conosce bene Beckett. Conosce bene entrambi…-
Dice con calma, scandendo le parole rivolgendosi a lei, che stringe i pugni per la rabbia e a lui che invece chiude gli occhi sospirando.
-Quello che mi chiedo è perché non agire subito? Vuole vendetta. Cosa c’entrano delle donne che tu non conosci?-
-Lo ha scritto nel capitolo. Voleva confondermi e osservarmi, vedere la mia reazione ad ogni omicidio, come se fosse stato sicuro che io avrei capito…-
-…per non parlare del fatto che questo ti avrebbe fatto sentire in colpa!-
La interrompe Castle, vedendola deglutire e la Gates annuisce preoccupata, rivolgendosi proprio a lui.
-Perché lei è ancora vivo?-
Kate chiude gli occhi stringendo i pugni ancora più forte, fino a farsi male affondando nel palmo le unghie e lui solleva le spalle, come sconfitto dagli eventi.
-Ci sta dicendo che può colpire quando vuole, dove vuole e come vuole… ci sta sfidando e uccidere qualcuno che non c’entra con noi fa alzare la tensione, specie per Beckett.-
Stavolta la Gates posa gli occhi addosso a Kate.
-E’ più di una vendetta. E’ molto di più… nel manoscritto dice che lo hai tradito, che non lo hai capito… non può essere un caso qualunque di cui vi siete occupati tempo fa… deve essere un caso importante che ha lasciato il segno, non solo nella sua vita, ma anche nella vostra.-
Cercano di assimilare le parole del Capitano, soprattutto Castle comincia a fare teorie in quel cervello che pulsa ancora per via della droga e che gl’impedisce di essere completamente lucido. Pensa di sapere chi possa essere, pensa che c’è una sola persona al mondo che li odia sopra ogni cosa, ma non riesce ancora a formulare a voce la sua teoria. Beckett la boccerebbe di sicuro.
Esposito rientra in stanza sventolando per aria il telefono di Castle.
-Yo Beckett! Avevi ragione. Il messaggio è stato inviato da una linea che si è agganciata al ripetitore che c’è ad un centinaio di metri dalla casa della Hollsen.-
-Quindi è rimasto sul taxi a spiarci, poi ha inviato il messaggio ed è uscito in strada pronto a prelevare la sua vittima!-
-Proprio così.-
Risponde Ryan.
-Ha clonato il numero di Alexis.-
Castle sbuffa preoccupato, premendo sulle tempie con due dita, segno che il mal di testa si sta intensificando.
-Ma come? Dove può avere avuto accesso al telefono di mia figlia, se glielo avessero rubato me lo avrebbe detto.-
Beckett scuote la testa.
-Può averlo fatto senza avere la sim tra le mani, per chi s’intende di queste cose è semplicissimo, basta avere gli strumenti giusti. Non dimenticarti che tua figlia ti ha chiamato stanotte alle due e quindi…-
Si ferma di colpo essendosi resa conto di quello che ha appena detto e il Capitano fa una smorfia con le labbra.
-E quindi!?-
Chiede con indifferenza, mentre Castle guarda Kate con gli occhi sbarrati.
-…e quindi… il telefono lo aveva con sé!-
La Gates si alza, rimette a posto la sedia e si rivolge a Ryan ed Esposito.
-Ha aperto il garage della Hollsen trovando la frequenza del telecomando… adesso il numero clonato ed è probabile che abbia usato anche un simulatore di voce. Per fare questo, come ha appena detto Beckett, ha bisogno di accessori, congegni ben precisi che deve trovare, reperire o comprare da qualche parte…-
Ryan le si avvicina.
-E’ probabile che se li procuri su internet. Posso fare una ricerca incrociata sul web su dove si possono trovare questi congegni… deve aver pagato in qualche modo, a meno che non ci sia qualcuno che glieli procura, in questo caso non troveremmo nessuna traccia.-
-Proviamoci comunque…-
Risponde la donna dirigendosi alla porta.
-Faccio un salto al parco giochi, voglio dare un’occhiata di persona. Raggiungetemi là!-
Una volta uscita, nella stanza cala il silenzio. Beckett si porta le mani ai capelli e poi lascia andare le braccia di peso sui fianchi.
-L’ho davvero detto a voce alta?-
Chiede guardando i tre uomini davanti a lei, che annuiscono insieme.
-Credete che abbia capito?-
Castle eRyan sorridono, mentre Esposito le mette una mano sulle spalle.
-Che stanotte alle due tu eri insieme a Castle!?-
Solleva le spalle ammiccando.
-No, non ha capito… tranquilla. Secondo me si sta solo chiedendo che ci facevi con Castle alle due di notte. Meno male che non hai accennato al fatto che eravate nella stessa camera da letto!-
Kate gli piazza un pugno bene assestato sullo stomaco, cosa che li fa scoppiare a ridere, mentre lei seria, gli fa cenno di andarsene.
 
 
‘…e la catena di omicidi legati al killer silenzioso non accenna a fermarsi. Proprio pochi minuti fa il nostro inviato Terry Blane, che si trovava già sulla scena del crimine dell’ultimo delitto, ha avuto notizia del ritrovamento di un altro cadavere nel campetto da basket che si trova proprio di fronte alla casa dov’è stato consumato l’omicidio di Elisabeth Hollsen. La vittima stavolta è un uomo sulla cinquantina e, dalle prime indiscrezioni, sembra sia stato strangolato. La polizia non ha dato altre informazioni, ma sorge spontanea una domanda:  questo ennesimo omicidio può essere collegato a quelli delle tre giovani donne uccise a distanza di poche ore l’una dall’altra, o invece è solo una strana coincidenza?
Ci è giunta notizia inoltre, di un’aggressione ai danni di uomo la cui identità non è stata resa nota, avvenuta poco fuori città nei pressi di un parco giochi. E’ notizia sicura che i poliziotti che hanno soccorso la vittima, sono gli stessi che si occupano delle indagini sugli omicidi del killer silenzioso, quindi è plausibile pensare che i due avvenimenti possano essere collegati allo stesso assassino.
Il portavoce della polizia, capitano Victoria Gates, non ha però né confermato, né smentito nessuna delle due ipotesi.
Passiamo adesso alle notizie dall’estero…’

Lanciò il telecomando contro la parete con rabbia, l’oggetto cadde in terra lasciando sparsi diversi pezzi separati, mentre le due pile rotolarono, una sotto la scrivania e l’altra contro la punta del suo scarponcino.
Respirò profondamente per chiarirsi le idee, per cercare di riprendere il controllo delle sue emozioni.
Non era certo il momento di farsi sopraffare dall’ira.
D’altronde sapeva che la polizia avrebbe insabbiato l’importanza dell’aggressione.
Era consapevole del fatto che, potendo, nessuno avrebbe messo sulla bocca di tutti lo scrittore e di conseguenza la sua bella detective, quindi perché arrabbiarsi!?
Raccolse con calma il telecomando, il coperchio del vano batterie e le due ministilo, lo ricompose e lo poggiò sulla mensola accanto alla tv.
Ci avrebbe pensato lui a dire a tutti cosa era realmente successo.
Avrebbe pensato lui a far vivere alla città la sfida che era appena iniziata.
Tutti avrebbero saputo.
Tutti sarebbero stati testimoni della sua grandezza e della sua superiorità…
 
 
Rimasti finalmente soli, Castle allunga il braccio verso di lei, invitandola ad avvicinarsi.
Gli prende la mano e si siede ancora sul letto. Si guardano per qualche secondo senza riuscire a dare voce a tutto quello che vorrebbero dirsi, al turbine di sentimenti contrastanti che provano al momento.
-Ho avuto davvero paura!-
Sussurra dopo qualche secondo Rick, intrecciando le dita di entrambe le mani alle sue. Lei le stringe forte e appoggia la fronte contro la sua.
-Anch’io…-
Lascia le sue mani per accarezzargli il viso.
-Anch’io Castle… quando ho capito cosa stava succedendo mi sono sentita morire.-
Rick la stringe a sé e lei lo bacia, lentamente, gustando quelle labbra che credeva di avere perso per sempre.
-Ho ancora paura. Sono vivo perché lui ha voluto così… significa che quando sarà pronto ci ucciderà senza esitazione e questo… mi terrorizza!-
Lei lo bacia ancora e resta immobile sulle sue labbra.
-Faremo in modo di non farci sorprendere ancora… la cosa importante è che tu stai bene. Non deve più accadere che ti trovi ancora in pericolo.-
Rick appoggia il viso accanto al suo collo e respira a pieni polmoni.
-Mi fai un favore?-
Lei annuisce e lui si accuccia completamente sulla sua spalla, continuando a stringerla.
-Vai a cercarmi i pantaloni?-
Kate si scosta di colpo guardandolo male e lui sbuffa.
-Il dottore deve avermeli nascosti. Guardati intorno, non ci sono armadi qui dentro, solo pareti spoglie e macchinari strani e dei miei pantaloni nemmeno l’ombra.-
-Castle questo è un pronto soccorso, per questo non ci sono armadi e tu non hai bisogno dei pantaloni.-
Lui solleva le sopracciglia divertito.
-Beckett, sono lusingato, ma non mi sento sicuro di come potrebbe andare la mia performance al momento, sono ancora un po’ intorpidito!-
Lei gli dà un pugno sulla spalla, allontanandosi.
-Sono contenta che hai voglia di scherzare… tu non ti muovi da qui Castle, fino a quando il medico non ti darà il via libera.-
Rick abbassa lo sguardo spegnendo di colpo quel suo sorriso malizioso e lei gli si avvicina di nuovo stringendogli le mani.
-Castle, il dottore ha detto che devi restare qui sotto osservazione.-
Lui la ferma scuotendo la testa.
-Niente da fare, se devo riposare lo farò a casa e poi voglio leggere il capitolo che parla di me…-
-Castle!-
-NO… non mi convincerai nemmeno tu. Voglio uscire da qui adesso e lo farò con o senza i pantaloni addosso… sai che ne sono capace! Non voglio stare qui.-
Esclama convinto e fin troppo serio. I suoi occhi sono lucidi e lei non riesce a capire la sua strana frenesia di uscire da quella stanza.
-Non mi piacciono gli ospedali…-
Sussurra poi come se si vergognasse, lei lo bacia e sorride.
-A nessuno piacciono gli ospedali!-
Il dottor Travis li interrompe entrando all’improvviso e schiarendosi la voce, intuendo che forse avrebbe dovuto bussare, ma si mantiene indifferente. Castle solleva gli occhi al cielo e Beckett si alza di colpo allontanandosi da lui.
-Signor Castle devo farle un altro prelievo, dopo di che verrà trasferito in reparto.-
Rick scuote le mani davanti alla faccia.
-Vada per il dissanguamento, fingerò di non essere allergico agli aghi, ma dopo vado via.-
-Signor Castle…-
-Non se ne parla, voglio andare via!-
Kate sospira avvicinandosi al medico.
-Come mai ha bisogno di un altro prelievo?-
Il dottor Travis tentenna un attimo, cosa che non sfugge a Beckett. Quella sua espressione, in una sala interrogatori lo avrebbe incastrato come colpevole.
-Voglio solo controllare il livello di disintossicazione. Purtroppo questo tipo di droga lascia degli strascichi. Avrà momenti di sbandamento ancora per qualche ora, oltre che male alla testa, per questo vorrei che restasse sotto osservazione… alla fine non credo di averla trattata così male!-
Cerca di sdrammatizzare, ma Castle continua a scuotere la testa con gli occhi imploranti.
-Restare qui significherebbe mettere al corrente la mia famiglia su quello che è successo e non mi sembra il caso e poi… non ho buoni ricordi di questo posto!-
Esclama di getto, senza rendersene conto, perso in un pensiero oscuro che non è mai riuscito a scacciare dalla sua mente, tanto meno dal suo cuore.
Solleva lo sguardo su Kate, con l’espressione colpevole e lei riesce a capire il vero motivo per cui non vuole assolutamente restare in ospedale.
-Dottor Travis, se non è strettamente necessario, può riposare a casa?-
Il medico sospira, fa cenno all’infermiera di procedere con il prelievo e quando la donna va via con la provetta piena di sangue, scrive qualcosa sulla cartellina che tiene tra le mani, strappa un foglio e lo porge a Beckett.
-Questo è il foglio di dimissioni. Mi raccomando, deve riposare e non agitarsi.-
Sottolinea guardando Castle.
-Parola di scout!-
Risponde lui sollevando la mano, facendolo sorridere.
-Bene, porto la copia del foglio di dimissioni in accettazione, così quando sarete pronti non avrete problemi.
Fa per uscire ma Castle lo ferma sollevando il dito indice verso l’alto.
-Ehm… scusi dottor Travis… non crede di avere dimenticato qualcosa?-
Il medico corruccia la fronte guardandosi intorno, ricontrollando anche la cartella clinica del paziente, guarda Castle stranito e lui sorride.
-Sono sicuro che la signorina all’accettazione sarebbe felice di dire alle sue amiche che ha visto Richard Castle letteralmente in mutande!-
Kate rotea gli occhi al cielo e il dottor Travis sorride annuendo.
-I pantaloni… glieli faccio portare subito.-
 
 
Riprese il controllo di sé e sorrise.
Si guardò intorno, scrutando quelle mura.
Avrebbe lasciato la casa che lo aveva ospitato entro poche ore, ma senza fretta.
Prima che il quinto capitolo venisse trovato e letto aveva ancora tempo.
Quello che gli serviva lo aveva già impacchettato, il resto erano solo cianfrusaglie, oggetti di nessun valore che aveva trovato in quella casa e in quella vita solitaria e inutile che aveva rubato.
Le uniche cose  che gli servivano erano il suo portatile, la piccola stampante che dava vita materiale alle sue parole e l’ampollina racchiusa nello scrigno di legno.
Guardò l’orologio.
Era passata un’ora da quando aveva azionato il cronometro, prese dallo zaino le tabelle che gli aveva preparato il Professore e le controllò attentamente.
Avrebbe seguito passo passo ogni cosa, sapendo in anticipo cosa sarebbe successo e come agire di conseguenza.
Il suo amico chimico gli aveva detto che c’era un margine di errore, perché comunque l’organismo umano reagisce agli agenti esterni in modo diverso e per quanto la teoria fosse perfetta, la pratica a volte, subiva dei cambiamenti, ma questo non lo preoccupava.
Era pronto ad ogni eventualità.
Ripensò all’uomo terrorizzato dentro il portabagagli di un’auto gialla e digrignò i denti.
Era nelle sue mani.
Era in sua balia, avrebbe potuto fargli qualunque cosa e lui, stavolta, non sarebbe riuscito a fermarlo.
-Avrei dovuto torturarti…-
Sussurrò tra i denti, guardando gli scatti delle polaroid sparsi sul tavolo, ma aveva dovuto sacrificare il suo desiderio viscerale per una conclusione ancora più degna di lode.
Si rilassò e sulle sue labbra si formò ancora una volta uno splendido sorriso, perché tornando alla realtà, alla sua realtà, la tortura era appena incominciata.
Si sedette alla scrivania, accese il portatile e rimase ad osservare la donna piangente della sua copertina.
Tamburellò le dita sui tasti delicatamente, in modo da non scrivere nulla, pensando al titolo del prossimo capitolo.
Sorrise cambiando schermata, pensando che il titolo lo avrebbe deciso più tardi, adesso doveva sistemare la trama, aggiungere o togliere qualcosa… preparare il terreno che avrebbe condotto ad un finale inevitabile.
Passò l’ora successiva a leggere, compiacendosi di ciò che aveva già scritto, di tanto in tanto si fermava nella lettura e digitava altre parole, altre frasi, oppure cancellava un periodo per poi riscriverlo in maniera più consona, continuando a crogiolarsi nel pensiero che i suoi personaggi lo avrebbero implorato di spegnere per sempre la loro sofferenza!



Angolo di Rebecca:


Hanno avuto paura, tutti, perfino il capitano Gates (bellina lei *-*)
Adesso è il momento di mettere insieme i pezzi del puzzle e cercare di sistemare quelli che ancora non s'incastrano.
La cosa importante al momento è che Riccardone è al sicuro :3

Un grazie speciale a zia Vale, che mi ha aiutato con le immagini del banner *-*
e un bacio ad ognuna di voi <3


 
  
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