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Autore: ineedamikashug    13/01/2014    5 recensioni
Un grazie non basterebbe.
Adesso è famoso ma scommetto che si ricorda di me.
Abbiamo passato assieme gli anni più belli.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non ricordo cosa provavo.
Forse dolore, forse tristezza.
Un misto di emozioni.
Non positive.
Non riuscivo a pensare positivo in quel momento.
Potevo intuirlo dagli occhi lucidi di mia madre.
Ah, quegli occhi, come me li ricordo.
Sembravano più grandi del solito.
Mamma non piangeva mai.
Pianse per mia sorella e per me.
Ora che ci penso aveva pianto due volte per me.
Occhi azzurri, di ghiaccio, come quelli di Helene.
Avevano un carattere molto simile.
Alex la vedevo poco ultimamente.
Non volevo nemmeno sapere dov'era.
In quel momento volevo molte cose.
Volevo alzarmi, riposare, andare ad abbracciare i miei genitori, ma non potevo.
Non avevo forze.
Pensando a tutte quelle cose, mi stavo appisolando.
Qualcosa però bloccò il mio tentantivo di dormire.
Delle urla, delle grida.
Forse stavo sognando.
No, quelle urla le sentivo davvero.
Provenivano da fuori.
Girai la testa verso destra e vidi mia mamma che cercava di trattenere mia sorella.
Helene sembrava impazzita.
Si dimenava, cercava di aprire la porta.
Non volevo nessuno.
Anzi, volevo qualcuno.
Volevo il mio migliore amico.
Lo volevo seduto vicino a me, mentre mi stringeva la mano.
Mentre mi confortava.
Oh, aspetta, lui non sapeva niente.
Chissà se si era insospettito.
Non avevo aperto la finestra dopo aver sentito il suo sassolino.
Niente casetta.
Niente casetta per un pezzo, immagino.
Non sapevo se sarebbe venuto.
Mamma lo avrebbe cacciato via.
Non potevo vederlo, e ciò mi spezzava il cuore.
Poi entrò mia sorella.
Entrò lentamente, si sedette vicino a me e iniziò e si scostò i capelli.
"Hey piccolina".
"Ciao".
"Come stai?".
"Risponditi da sola. Secondo te una in ospedale sta bene?".
Le scese una lacrima.
Ero stata dura con lei.
"Mi dispiace Helene".
"Tu non dovresti essere qui".
"E' destino".
"Hai solo 10 anni".
Sospirò.
Poi arrivò il medico che le chiese di uscire.
Mi guardò e chiuse la porta.
Chiusi gli occhi e iniziai a respirare lentamente.

Mi svegliai che saranno state le 15:00.
Non avevo nemmeno mangiato ma ero sazia, forse era la flebo.
Aprii gli occhi.
Vicino a me c'era una signora, stava dormendo.
Aveva 70 anni circa.
Entrò il medico sorridente.
"Ti sei svegliata finalmente! E' da un po' che dormi".
"Mi dispiace, ero molto stanca..lo sono ancora".
"Se sei stanca mando via il ragazzino che è qui fuori, voleva farti visita".
Spalancai gli occhi.
"Oh no, la prego, lo faccia entrare..starò bene".
"Sicura?".
"Sicurissima".
"Lo faccio entrare".
Dovevo prepararmi un discorso da fare.
Non ero pronta a dirglierlo.
Forse era meglio la spontaneità.
Sarebbe andata meglio.
Mi vide e io sorrisi.
Si sedette vicino a me e mi strinse la mano.
Lo stavo solo pensando e lui lo aveva fatto veramente.
Poi mi baciò la fronte.
"Ciao Katy".
"Ciao".
"C-come stai?".
"Bene, non preoccuparti..tu come stai?".
"Non ti ho vista stamattina".
"Non ti ho avvisato, scusami".
"Non devi scusarti".
"Yasmine come sta?".
"Sta bene, mi ha detto di salutarti..non è potuta venire".
"Bene, non preoccuparti".
"Comunque, per quella storia del piano, ti avevo detto di non toccare la salute".
"Ora il piano è l'ultimo dei miei pensieri, questo è un imprevisto".
"In che senso?".
"Sai perchè sono qui Michael?".
Scosse la testa.
"Ho, ho la leucemia".
Silenzio.
"C-cos'hai?".
"Mi hanno diagnosticato la leucemia".
Iniziò a scuotere la testa, si portò le mani ai capelli.
Gli afferrai la mano e la strinsi.
I suoi occhi diventarono lucidi.
Qualche lacrima scendeva.
"N-non può essere vero".
"Calmati Michael".
"Mi spieghi come faccio?".
"Ti prego. Non so come andrà a finire".
Anche io iniziai a piangere.
Mi asciugò le lacrime con la sua mano.
"Mi dispiace Michael. Non sono stata sempre disponibile per te".
"Tu? Tu sei sempre stata disponibile. Io..beh io..".
"Sta zitto, ti prego".
"Ti voglio bene".
"Anche io".
Mi strinse la mano.
Chissà cosa provava Jade. Capiva che la malattia la stava portando via. Lei capiva tutto.
Ora lo stavo capendo anchio.
Non capivo cosa voleva dire avere una malattia fino ad ora.
Non riuscivo a capire mia sorella.
Mi veniva da piangere.
Pensare che avrei fatto la sua stessa fine.
Pensare che non avrei mai più visto i ricci di Michael, gli occhi di Yasmine, la casetta sull'albero.
Non avevo nemmeno forza di trattenere la rabbia.
Volevo distruggere tutto, distruggermi.
Non potevo fare niente.
Il dottore entrò e disse che doveva uscire.
Lo salutai e mi asciugai le lacrime che non aveva asciugato lui.
"Signorina?".
Era la signora vicino a me.
"Mi dica".
"Posso intromettermi? Le ruberò due secondi".
"Ma certo, non si preoccupi".
"Come si chiama quel ragazzo che è appena uscito?".
"Vi abbiamo disturbata?".
"No..dimmi come si chiama".
"Michael".
"E' un ragazzo d'oro".
"Si, lo è".
"Tientelo stretto".
"Certo, lo farò".
"Diventerà qualcuno".
"Per me è già qualcuno".
 
  
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