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Autore: Rie_James    13/01/2014    1 recensioni
Beh, niente, è una storia per lo più inventata, ma con l'aggiunta di qualche evento reale. Nemmeno io so la trama precisa. Vi posso dire semplicemente che è la storia d'amore tra Duncan James ed una sua fan. Spero vi piaccia ^^
Leggete e recensite, mi raccomando!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Duncan James, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Salve BlueFam!
Non voglio commentare molto questo capitolo, voglio solo pregarvi di non uccidermi/ferirmi/lanciarmi sassi addosso per quello che leggerete 8D
Vi lovvo tutti, soprattutto chi legge, chi segue, chi aggiunge a preferiti, ma soprattutto chi recensisce! Per cui, se volete essere lovvati, recensite! :3 (Per la serie “Rie, ma chi ti caga?”)
RecensiteeeeeeeH u3u
xoxo
Rie  ♥☺
 
 

8. Don’t Just Talk, Make It Happen

 
 
L’atmosfera si facevasempre più elettrizzante . Gab cominciava quasi ad aver paura di quello che Duncan stava per dirle: non sapeva cosa fare ed aveva perso il controllo del battito cardiaco!
- Beh, cosa dovevi dirmi?
- Mh? Eh? Cosa? – chiese Duncan non capendo.
- Hai detto che dovevi dirmi una cosa, no?
- Ehm … Oh sì, l’ho detto … Ma non ricordo cosa dovevo dirti – rispose Duncan grattandosi la testa un po’ imbarazzato.
- Ma avevi detto che era una cosa importante! – protestò lei
- Lo so, ma l’ho dimenticato! Non posso farci nulla!
- Certo che sei un geniaccio, eh? – lo prese in giro
- Scusa … Ho anche interrotto la tua conversazione con Lee … - disse quasi come se le stesse mandando una frecciatina.
- Avevamo finito di parlare, tranquillo – rispose facendo finta di nulla
- Però vi stavate abbracciando. Ho forse interrotto qualcosa?
- No! – disse lei guardandolo male – E se anche fosse, di certo non sarei venuta da te a dirlo, non ti pare?! – continuò levandosi il giubbino di dosso e scostandosi da Duncan per sedersi più lontano da lui.
- E dai, non prendertela! Ero solo curioso … Infondo Lee è il mio migliore amico – si scusò lui riavvicinandosi a lei e rimettendole il giubbino addosso – E rimettiti questo! Prenderai freddo e ti prenderai un accidente!
- Sto benissimo, tranquillo! – disse lei cercando inutilmente di ribellarsi, poiché lui la strinse a sé talmente forte da impedirle qualsiasi movimento.
- Duncan, potresti gentilmente lasciarmi?!
- Per qual motivo? – rispose lui con un sorrisetto di sfida
- Perché se non mi lasci ORA, non appena mi libererò, ti ucciderò!!
- E tu uccideresti quello che, cito testualmente, “ti ha ispirata” ? Ne saresti realmente capace? – sentenziò lui divertito.
- Se l’occasione lo richiede, perché no?! – rispose lei facendo ridere lui.
Duncan le baciò dolcemente una guancia.
- Tregua? – chiese lui.
- Eh va bene … - sospirò lei arrossendo lievemente aspettando che Duncan la lasciasse e sperando che non avesse fatto caso al rossore sulle sue gote.
Improvvisamente Duncan si fece più serio.
- Cos’hai? – gli chiese Gab preoccupata.
- Gab … Quand’è che tu e Julie partite?
- Domani … Perché? – chiese lei mentre vedeva il ragazzo di fronte a lei sbuffare.
- Non so se lo sai, ma la data di ieri era l’ultima del nostro tour … Di conseguenza, noi saremmo dovuti ritornare a casa … Solo che non ci va di ritornare a casa … Per cui l’idea era di rimanere un po’ qui oppure partire e andare da qualche altra parte a farsi una vacanza … E volevamo chiedere anche a voi due di seguirci … A voi andrebbe bene?
- Non saprei, Dunk … Dovrei parlarne con Julie, ma non credo che accetterebbe … Abbiamo una situazione economica un po’ particolare … E se anche fosse stata una cosa programmata probabilmente non avrebbe accettato …
- E secondo te io ed i ragazzi che ci siamo a fare? – ridacchiò lui in risposta – Se non mi sbaglio, tra un po’ è anche il compleanno di Julie, giusto? Beh, sarà il nostro regalo per tutte e due!

Gab rise di gusto, poi gli sorrise guardandolo negli occhi. E più guardava quegli occhi, più credeva di perdercisi dentro: quel colore così indefinito che andava dal verde acqua all’azzurro, al marroncino, al grigio … Erano degli occhi unici. E probabilmente non era nemmeno il solo colore degli occhi, ma le emozioni che trasmettevano. Guardandoli, potevano sembrare degli occhi freddi, ma conquistatori, come quelli che possiede ogni donnaiolo che si rispetti; se invece li si guardava con più attenzione, si riusciva a percepireil perenne sorriso che trasmettevano. Per quanto Duncan, soprattutto durante i concerti, volesse fare il tipico dongiovanni che cambia una ragazza al giorno,bastava osservarlo meglio per capire che era una parte che non gli si addiceva per nulla: chi lo riusciva a guardare con gli stessi occhi con cui lo guardava Gab, riusciva a percepire chiaramente quanto in realtà fosse dolce quel ragazzo.
- Allora? Qual è la risposta definitiva? – chiese Duncan speranzoso
- Sarebbe bellissimo … Spero solo che Julie dica di sì
Sul viso di Duncan si allargò un sorrisone enorme: sembrava quasi un bambino.
- Sono contento che tu dica questo. E … In effetti … Io ho un regalo per te.
- Un regalo? Per me?
- Ti ricordo che oggi è il tuo compleanno – ridacchiò cacciando dalla tasca del giubbino (che indossava ancora Gab) una piccola scatolina blu scura in velluto cercando di non farla vedere a Gab.
- Oddio … Duncan, sul serio, non dovevi …
- Numero uno: ti ho detto di chiamarmi Dunk!Numero due: l’ho fatto con piacere. Adesso chiudi gli occhi, su!
- Perché?
- Chiudili e basta!
Gab chiuse gli occhi, Duncan si mise dietro di lei e le allacciò al collo una catenina d’argento con un piccolo ciondolo a forma di G corsiva ricoperto di swarowski.
- Adesso puoi aprirli … Spero ti piaccia. – disse lui speranzoso.
Gab aprì gli occhi, si guardò in petto e vide il ciondoletto: lo prese tra le mani, lo osservò meravigliata e con molta attenzione, facendo caso ad ogni dettaglio.
- C- Cavolo Duncan! È … Bellissima … Grazie, sul serio non so cosa dire!
- Non dire nulla – la interruppe lui – Prendilo come ringraziamento per aver ballato con me ieri sera, e prendi il viaggio che vi offriremo come regalo – sorrise dolce mentre lei lo fissava.
Gab lo guardò ancora per qualche secondo, infine sorrise e gli saltò praticamente addosso allacciandogli le braccia al collo mentre il poverino stava quasi per cadere.
- Mi auguro solo di fare questo viaggio con voi … - disse un po’ malinconica mentre lo abbracciava fortissimo mentre tratteneva le lacrime per la commozione.

Nessuno mai era stato così gentile con lei, ancor di meno qualcuno che le piaceva così tanto. In quel caso poi si trattava di Duncan, Duncan James, il famoso cantante dei Blue, quello più “figo” per cui tutte hanno una cotta. Negli ultimi cinque anni della sua vita poi, Gab non aveva fatto altro che sognare le cose che avrebbe mai potuto dire a Duncan, le chiacchierate che avrebbero potuto fare se fossero diventati più intimi, … Aveva molta immaginazione, quindi aveva fantasticato su tante cose con i suoi idoli. Ma la cosa che più l’assillava era il fatto che avrebbe tanto voluto parlare a Duncan della sua storia, di suo padre e di tutto ciò che le aveva fatto fino a quel momento. Non che ci fosse un motivo preciso, semplicemente avrebbe voluto un confronto, un consiglio.

Anche Duncan la strinse forte a sé, poi si allontanò un po’ con la testa e poggiò la propria fronte su quella di Gab, rimanendo a pochi centimetri di distanza mentre le punte dei due nasi si toccavano. Duncan continuava a guardarla in quegli occhioni castani che, nonostante non fossero di un colore originale, avevano un qualcosa che li rendeva più belli. La guardava, la guardava e si avvicinava sempre di più, sempre più lentamente, mentre incurvava un po’ la testa verso destra.
Gab, che in quel momento avrebbe voluto avere un minimo di controllo del proprio corpo, che non rispondeva a nessun comando, rimase immobile a fissarlo mentre si avvicinava; il respiro cominciava ad affannarsi e deglutì a vuoto.
Duncan lentamente chiudeva gli occhi e nel frattempo le sollevava il mento afferrandolo delicatamente con pollice ed indice mentresi avvicinava sempre di più e faceva in modo che lei si avvicinasse un po’.
La distanza era sempre più piccola e continuava a diminuire: ormai era quasi nulla e le labbra carnose di Duncan avevano appena sfiorato le piccole labbra di Gab, quando leisi allontanò un po’ voltando il viso.
- Duncan … No … - disse lei non riuscendo più aguardarlo in faccia e con un tono un po’ malinconico.
- Oh … Che … Che situazione imbarazzante … - replicò lui allontanandosi un po’ da lei e ricomponendosi – Posso almeno chiederti perché? … Cioè … E’ perché non ti piaccio?
- NO! – rispose lei troppo in fretta, pentendosene subito – C- Cioè …
- Ti piaccio o no?
- S- sì … Sì, credo di sì.
- E allora? Qual è il problema? – chiese lui un po’ offeso
- Non è facile da spiegare …
- Sei sicura che non è perché ti piace Lee?
- La pianti di metterlo in mezzo?! Ti ho detto che non mi piace, punto! Non è Lee il problema e non sei nemmeno tu. Ti sembrerà una frase fatta, ma il problema sono io. Sono io che domani nell’ottanta per cento dei casi partirò per tornare a casa e non ci vedremo mai più. E a me non va di rimanere con il ricordo di un bacio che so che non potrò riavere. E con te, sarebbe stata dura dirsi addio anche se tu non ci avessi provato.
- Nessuno dice che deve essere l’ultima volta
- Duncan, abbiamo parecchi anni di differenza, tu sei un cantante famoso, che piace a donne di tutte le età e che è costantemente in viaggio e a contatto con migliaia di ragazze. Io invece sono … I- Io sono io. Non sono nessuno. Sono una qualsiasi ragazza che tutti incontrano e nessuno si prende. Hai idea di come mi sentirei nel sapere di non poterti avere con me? E non ti sto parlando del metterci assieme, ti sto parlando di un eventuale bacio. Sono egoista nel dire questo, lo so, ma credimi, ferisce più me che te questa cosa.
- Non ti va di provarci? Anche io sono umano e anche io starei male se tu partissi … - rispose lui accarezzandole delicatamente il viso – Vorrei che tu non partissi e venissi con me e i ragazzi. Sono disposto a farti portare chi vuoi,ma non partire. Voglio provarci con te, voglio vedere come va a finire.
- Duncan, non potremmo provarci nemmeno volendo. Se Julie non acconsentisse a questo ipotetico viaggio, io sarei costretta a partire … In quel caso saremmo lontani: come potremmo mai provarci?
- Ti fidi di me? – disse lui fissandola intensamente e con uno sguardo molto serio.
Gab non rispose: lo guardò anche lei negli occhi, scrutandoli a fondo nel tentativo di voler capire dove voleva arrivare.
- Allora, ti fidi? – ripeté lui.
- Sì, mi fido di te.
Duncan le prese il viso tra le mani e riprese ad avvicinarsi a lei.
- Ascoltami: proviamoci. Fidati di me. Ci sono alcune cose per cui non val la pena seguire la ragione, ma piuttosto l’istinto, e questa è una di quelle occasioni. Non sapremo mai cosa ci sarebbe aspettato, ed io penso che sia meglio sbagliare e correggersi dopo essersi pentiti, piuttosto che non sbagliare rimanendo con il rimpianto di non averci provato. Non posso prometterti che andrà tutto bene e che non succederà nulla, ma posso prometterti che farò il possibile affinché non avvenga ciò. Per cui ti ripeto la domanda – disse fissandola negli occhi – Ti fidi di me?
- Sì, mi fido.
- Allora chiudi gli occhi.
Gab chiuse lentamente gli occhi, Duncan si riavvicinò sempre molto lentamente e continuando a tenerle il viso tra le mani. Il respiro di Gab riprendeva ad affannarsi mentreDuncan chiudeva lentamente gli occhi. Ancora una volta la distanza diminuiva progressivamente: lui tese leggermente le labbra mentre lei fece lo stesso. A pochi millimetri da lui, Gab, che aveva gli occhi ormai chiusi, cominciava a sentire al tatto un qualcosa di molto morbido sulle proprie labbra. Entrambi sentivano il respiro dell’altro sul proprio viso, tanto erano vicini. Le labbra dei due si toccarono schioccando rumorosamente. Un bacio che durò pochi secondi e che li rendeva ancora più sfavorevoli a staccare le proprie labbra da quelle dell’altro. Così Dunk le diede un altro bacio, ed un altro ancora e così via. Lei gli accarezzava il viso con una mano, mentre l’altra era poggiata dietro la nuca del ragazzo con le dita infilate tra i capelli; lui fece scendere una delle mani che aveva sul viso di lei all’altezza del fianco di Gab, in modo da poterla attirare più a sé,mentre l’altra l' aveva lasciata sul viso per poterglielo accarezzare delicatamente.
 
Si spostarono in un punto in cui la spiaggia era più buia, poi si stesero sulla sabbia usando il giubbino di Duncan a mo’ di coperta per stare entrambi un po’ più caldi. Gab poggiò la testa sul petto di Duncan mentre lui la teneva stretta a sé con un braccio. Guardavano entrambi le stelle, stando in silenzio: non uno di quei silenzi imbarazzanti, ma uno di quei silenzi che ti fanno apprezzare meglio il momento, di quelli che parlare non servirebbe a nulla, perché non c’è nulla da dire e bastano i gesti a parlare.
Gab sentiva il suo cuore battere fortissimo, quasi volesse uscire dal petto. Poi prestò attenzione al battito del cuore di Duncan e notò che andava allo stesso ritmo del suo: le spuntò un enorme sorriso sulle labbra. Era già felice per ciò che le stava accadendo, ma avere la prova del fatto che anche lui fosse un po’ emozionato la rendeva ancora più felice. Sentiva ogni suo respiro e sperava che ciò che stava vivendo non fosse un sogno.
- Era da tanto che non mi capitava di vedere un cielo stellato così bello – disse lui interrompendole i pensieri
- A me non da così tanto, ma non l’avevo mai fatto con un ragazzo: di solito con i miei amici, con mia sorella, i miei cugini, da sola … Ma con un ragazzo mai.
- Sono contento di essere stato il primo allora – ridacchiò lui
- Lo sono anch’io – ridacchiò lei in risposta.
- Non voglio che tu parta domani … - disse improvvisamente facendosi più serio
- Neanche io lo vorrei … Sono stata bene stasera con voi ragazzi … Con te … Non vorrei partire.
- Dici che non c’è nessuna speranza di convincere tua sorella?
- Dubito … Vorrà di sicuro vedere il ragazzo che sarebbe ovviamente geloso di lasciarla sola con quattro ragazzi …
- Fai tre, chè per me al momento non è lei la sorella a cui darei attenzioni – disse sorridente, mentre lei ridacchiando alzava la testa per dargli un bacetto a stampo.
- Beh, tu magari no, ma Lee sì.
- Può portare il suo ragazzo con lei … E tu puoi portare una tua amica per non lasciare solo Lee a questo punto. Te l’ho detto, puoi portare chi vuoi.
- Dunk, non è me che devi convincere, sul serio. Fosse per me sarei già partita … Vedi, è anche per questo che non avrei dovuto baciarti …
- Infatti ti ho baciato io.
- Ma io te l’ho lasciato fare.
- Te ne sei già pentita? – chiese lui un po’ preoccupato
- NO! –rispose lei in fretta- No, no! Assolutamente no. È solo che so quanto ne soffrirò domani mattina, quando mi sveglierò e tu non ci sarai, quando dovrò prendere il treno, quando tornerò a casa, quando uscirò con i miei amici … Ci saranno tante occasioni in cui penserò che tu non ci sarai e starò male …
- Che brutta situazione, in effetti …
- Già – disse rassegnata, poi si alzò e gli porse la mano – Torniamo dagli altri?
- Solo a patto che tu e Julie non torniate subito in albergo appena li raggiungiamo e solo se le chiediamo in questo preciso istante di rimandare il ritorno a casa.
- Ok, affare fatto – ridacchiò lei.
Duncan le sorrise, le prese la mano rimettendole il proprio giubbino sulle spalle e la prese per mano intrecciando le proprie dita con quelle di Gab. Le mise l’altra mano sulla guancia e si abbassò un po’ per baciarla ancora, mentre lei si alzò sulle punte mettendogli la mano libera sul torace.
- Speriamo solo che dica di sì – disse lei preoccupata
- Già, speriamo – rispose lui – su, andiamo.

 
  
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