VICKY: PARLIAMONE
“Sono
proprio bello”.
Parlare con se stesso allo
specchio è il primo sintomo di follia.
D’accordo,
ammettiamo anche che forse Teddy Lupin stesse partendo per la
tangenziale di
Pazzolandia, ma prima di tutto ricordiamoci che: i maghi non hanno idea
di cosa
siano le tangenziali e gli specchi a volte parlano.
Ma questo è Babbano.
Ecco,
poi c’era questa cosa nella testa di Teddy, una voce che
ribatteva i suoi
stessi pensieri e considerazioni e lo prendeva costantemente in giro.
Ovviamente non ne aveva parlato con nessuno, anche perché
sarebbe stato
martoriato dalle prese in giro, ma il problema restava, ed era anche
irritante.
È come vivere con George!
Ehi, ma forse allora…
“Eureka!
Io ho in testa una copia di George che mi ossessione, è
fantastico…cioè è orribile,
ma almeno ora so cos’è!”
Dopo
queste conclusioni, che avranno ormai chiarificato la situazione
psichica del
nostro protagonista, torniamo alla vicenda perché, proprio
in quel momento,
qualcuno suonò alla porta. E non era nonna Andromeda.
“Arrivo!”
urlò e corse alla porta, facendo attenzione a tutti i vasi
in circolazione.
(Molto pochi in realtà, la maggior parte era sparita prima
del suo quinto
compleanno.)
“Ciao!”
“Ciao
Teddy” rispose la ragazza con allegria, cercando di
mascherare il suo imbarazzo.
Avevamo
a che fare con la dolce e soave Victoire, la quale era quello che viene
volgarmente chiamato uno schianto.
Questo
ovviamente non sorprenderà chiunque abbia avuto
l’onore di conoscere la sua
meravigliosa madre, ma ciò che la rendeva stupenda non era
la sua perfezione.
Oh,
certamente i lunghi capelli fluenti e ramati aiutavano, ma come anche
lei
sapeva, se fosse stata un pochino più alta, senza tutte
quelle lentiggini
ovunque e se non avesse avuto quei fianchetti lì
forse…
Forse
non avrebbe avuto quell’eleganza innata
nell’incedere, quella grazia nei
movimenti che intenerivano e seducevano…Insomma,
quell’essere così lontana
dalla perfezione convenzionale non le impediva di essere sempre la
più guardata
ovunque andasse.
Victoire
era e rimaneva uno schianto pur nella sua modesta altezza, con quelle
lentiggini in posti imbarazzanti e con i
maniglioni-antipanico-dell’amore.
“Ehm…pensi
di farmi entrare?”
Buongiorno Teddy…Sveglia!
“Certo,
certo…scusa io…”
CRASH
“Complimenti!
Sei riuscito a far cadere l’unico vaso nel giro di 10
chilometri…”
“Non
c’è niente da ridere!” disse Teddy, i
suoi capelli erano di un rosso fuoco, in
coordinato con la sua faccia.
Victoire
si avviò verso la cucina e, come se fosse in casa sua, prese
un bicchiere
d’acqua.
“Fai
pure con comodo eh!”
Il
tono sarcastico non le sfuggì e, alzando un sopracciglio,
rispose: “Si muore di
caldo e in ogni caso ho solo salvato un povero bicchiere dalla
distruzione!”
Teddy
tirò fuori la lingua, un gesto di smisurata
maturità che però lo rendeva tremendamente
buffo. “Non è carino dire queste cose di fronte al
servizio buono, potrebbe
iniziare ad avere paura di me!”
“Ma
non l’hai rotto a otto anni il servizio buono?”
“Dieci,
questo è uno nuovo…”
Victoire
sorrise e guardò intensamente Teddy.
Lui
si sentì osservato, un po’ troppo e a sproposito,
quindi si guardò un po’
intorno, disorientato.
“Sto
guardando te, cretino. Non c’è nessun altro
qui.” Alzò gli occhi al cielo, come
si fa quando un bambino fa una cosa stupida.
“Ah,
ok.” Il mattone che soggiornava casualmente nello stomaco di
Teddy quando c’era
Victoire nei paraggi, iniziò ad ingrandirsi smisuratamente.
Scollegò il cervello.
Quale cervello?
Taci George!
“E
perché scusa?”
Un
sospiro esasperato. Non era un buon segno in effetti. Sicuramente
sfinire una
ragazza, non era il modo più efficace per conquistarla, ma
per Teddy Lupin,
niente era impossibile.
“Beh,
ci sono svariati motivi per cui potrei fissarti. Ad esempio
perchè mi hai
invitato qui facendomi credere di prendere un tè con
Andromeda, mentre è evidente
che siamo soli e questo mi fa sorgere delle domande, non
credi?”
“Sì,
beh ecco…”
“Oppure
perché ci sei solo tu.”
Questa versione mi piace di
più.
Teddy, svegliati! Trova una
scusa.
“Nonna
ha avuto un contrattempo improvviso.”
Idiota.
“Già”
“Già,
cosa?” domandò Teddy, acuto come al solito.
“Già,
è vero sei un idiota.” Rispose con un sorriso. Fu
il suo turno di tirare fuori
la lingua.
“Anche
la lettura del pensiero deriva dalla bis-nonna?”
“
I
tuoi capelli. Verde ti rimproveri mentalmente di qualcosa, rosso sei in
imbarazzo, neri quando pensi a cose tristi, azzurri quando sei
pensieroso…”
Teddy
la interruppe. “ok, afferrato il concetto: sono trasparente.
E maledizione a
queste meches rosse che non ho mimetizzato in tempo!”
Risero
entrambi e Victoire gli scompigliò i capelli che nel
frattempo divennero molto
più corti e ordinati. “Perché sono
qui?”
Fu
quasi un sussurro, tanto che per un attimo credette di non essere stata
sentita.
“Senti
Vic, oh a proposito, posso chiamarti Vic?”
L’occhiata
gelida che gli arrivò, poteva già essere una
risposta più che sufficiente, ma
forse era il caso di precisare. “No, ovviamente.
L’altro giorno zia Hermione mi
ha dato una crema per il raffreddore che si chiamava Vic Zinex o una
cosa così,
e io non voglio chiamarmi come una medicina!”
Teddy
comprese di aver iniziato col soprannome sbagliato e cercò
di concentrarsi per
rimediare, mentre bloccava i suoi capelli che stavano andando verso il
turchese.
“Giusto.
Scusa.”
Ora devo dire qualcosa.
Ti sta guardando come un
idiota, per favore PARLA.
Sei un idiota.
“George,
zitto!”
Lo
scoppio d’ira che lo portò ad esternare quella
frase bizzarra, potrà essere
forse comprensibile ai lettori, ma era sicuramente un mistero per
Victoire.
Dopo
essersi guardata furtivamente intorno, accertandosi che nessun George
era nei
paraggi, si sedette sconvolta su una sedia lì accanto.
Teddy,
si rese conto che il suo comportamento lo stava facendo passare per uno
schizofrenico e si chiese se a breve i guaritori del San Mungo
sarebbero
comparsi per chiuderlo nel reparto: “CASI
DISPERATI”.
“Lupin…”
Sta usando il cognome.
Pessimo segno.
“Tu
non sei normale. Cioè, non è che sia una
novità, tutte le volte in cui ti ho
pensato sono sempre stata consapevole della tua pazzia innata e poi
alla fine
uno si abitua… Ma oggi ti vedo più strano del
solito. Va tutto bene?”
Una
mente sveglia e lucida avrebbe capito che questo era il momento di
impegnarsi,
trovare una scusa valida per le sciocchezze di poco prima, creare in un
nanosecondo un atmosfera romantica e baciare la bella damigella. In
quel
momento però, il cervello di Ted Lupin era completamente in
vacanza. Non solo,
non aveva nemmeno capito tutte le parole che uscivano da quella
meravigliosa
bocca, circondata da quelle stupende lentiggini.
“Mi
hai pensato?”
Victoire
si bloccò e arrossì furiosamente.
Come
sappiamo l’amore è in grado di intaccare anche gli
intelletti migliori, e
benché solitamente non arrivasse ai livelli di
stupidità di Teddy, in quel
preciso istante le farfalle nel suo stomaco presero il volo.
E iniziò il delirio.
“Co-co…beh,
ma che domande...ogni tanto sì...”
Vic, calmati. Oh, Merlino,
mi sto pure auto-chiamando Vic, sono proprio disperata.
“Anch’io!”.
Rispose con entusiasmo, i capelli erano ormai in coordinato col il
colore del
suo viso.
Scese
il silenzio e Teddy si rese conto che toccava a lui dire qualcosa, il
segreto
era fare del proprio meglio per non dire stupidate.
“E
cosa pensi quando mi pensi?”
Che frase è? Forse dovevo
studiare meglio l’inglese, maledizione.
“Che
avresti bisogno di qualche lezione di grammatica.”
Non farò una battuta stupida
e idiota su chi potrebbe darmi ripetizioni di
lingua inglese a,
non farò una battuta stupida e idiota su chi
potrebbe darmi ripetizioni
di lingua inglese, non farò una battuta
stupida e idiota su chi potrebbe
darmi ripetizioni di lingua inglese.
“Sì
forse sì, se ci fosse un buon insegnate sarebbero
utili.”
Sono un cretino.
Victoire
assottigliò gli occhi, afferrando in senso implicito.
Idiota.
“Perché
non vai da zia Hermione?”
Colpito e affondato.
Teddy
fece uno sguardo scettico, consapevole di esser stato fregato in pieno,
quando
si ricordò che lei non aveva ancora risposto alla domanda
importante.
“Sbaglio
o hai cambiato discorso?”
“Perché,
che discorso stavamo facendo?” rispondere con una domanda
quando era in
difficoltà era una tecnica che gli aveva insegnato sua
mamma, secondo lei ti
metteva in vantaggio rispetto all’altro.
“Parlavamo
del fatto che mi pensi giorno e notte, quindi io vorrei legittimamente
sapere
se il pensiero di me medesimo è utilizzato in modo
onorevole…”
Peccato
che non aveva a che fare con un altro qualsiasi.
“Queste
sono cose private!” rispose alzandosi dalla sedia e dandogli
le spalle per non
guardarlo in faccia.
“Anche
i miei pensieri su di te sono cose private.”
Mi pensa?
“Sì,
ma io non te li ho mica chiesti!” mormorò dopo
qualche istante.
“Però
te li voglio dire lo stesso.”
Victoire
si girò lentamente. Teddy era in fondo alla stanza con viso
abbassato verso il
pavimento, si poteva tranquillamente percepire il suo imbarazzo.
O la va o… o niente! Deve
andare e basta, che cavolo!
“Quando
eravamo piccoli ci dicevano che eravamo cugini perché era
importante che tra
noi si instaurasse un rapporto fraterno. E da bambini va bene, si gioca
insieme
e quando dividi le squadre non ti chiedi perché vuoi sempre
stare con Victoire
e nemmeno perché gli fai sempre il regalo più
grande, è pure normale rompere il
castello che il moccioso vicino a te gli voleva regalare e che era pure
molto
più bello del tuo…”
“Lo
sapevo che eri stato tu!Ma dai! L’hai fatto piangere per tre
ore!”
Teddy
sventolò la mano a significare la poca rilevanza della
questione, ma il suo
viso si tradì con un diabolico sorrisetto soddisfatto.
“…
poi però ti fanno notare che tecnicamente tu non sei parente
di nessuno e
allora inizi a porti delle domande. Sfortunatamente mentre te le poni
il tempo
passa e tutti gli altri cominciano ad agire. Com’è
bella Victoire, com’è dolce
Victoire, Teddy organizzami un incontro con lei? E così tra
uno Schiantesimo e
l’altro, forse le trovi pure le risposte, però ti
rendi conto che c’è qualche
problema tecnico. Tipo il rischio di morte e di essere diseredato.
Allora ti
dici: ‘Ma nooo…è solo gelosia fraterna,
non c’è
nient’altro!’.”
Se
il tempo potesse scorrere a rallentatore, la sensazione sarebbe la
stessa
provata da Victoire.
Indecisa
tra l’euforia e il dubbio, sentiva solo le gambe tremanti e
il cuore in gola,
in più era quasi certa che quel freddo alla schiena non
fosse causato dalla
temperatura. Del resto erano solo intorno ai cinquanta gradi.
“E
poi c’era quella cosa nella mia testa, no non fare quella
faccia ti prego, è
solo che è come se avessi George che mi prende in giro ogni
volta che penso una
cavolata. E tutte le volte mi diceva ‘Teddy, se quando la
vedi in costume senti
qualcosa di fraterno io mi chiamo Reginaldo’ e io ho fatto
qualche ricerca, ma
credimi George di secondo nome non fa Reginaldo.”
“E
come fa, allora?”
“Non
è questo il punto!”
“Giusto.”
Teddy
fece un passo per avvicinarsi, ma Victoire indietreggiò
velocemente
attaccandosi al mobile sotto la finestra e scontrando il vassoio con il
servizio
per il tè.
“Sono
stata davvero io?” chiese con voce atona guardando i cocci ai
suoi piedi.
Nessuna
risposta.
“Maledizione,
mi hai contagiato con la tua sbadataggine.”
Ancora
silenzio.
Lo so, non è di questo che
dovrei parlare.
“L’ultima gita a Hogsmeade, Davies mi ha chiesto di uscire con lui. In realtà era tutto l’anno che insisteva e io alla fine ho pensato ‘perché no’? ed ho accettato.”
Merda.
“Siamo andati in giro per negozi…Mielandia, Zonko e alla fine abbiamo fatto tappa da Madama Piediburro…”
Teddy, con i capelli di un lugubre colore nero e di una lunghezza tale da renderlo terribilmente simile a Morticia Addams, non riuscì a trattenere una smorfia al nome di quel locale incivile.
“…ed è stato…a dir poco…”
Ti
prego Merlino,
uccidimi in quest’istante, proprio questo. Non farmi
ascoltare
Uomo…quello
di uomo
non ha niente!.
Grazie
George.
Prego.
“Orribile.”
“Sì,
questo è molto romantico,ma…Che hai
detto?”
Victoire
sorrise al suo stupore
“Che
è stata l’uscita più noiosa della mia
vita e non voglio mai più mettere piede
in quel locale-confetto ambulante.”
“Questo
è stupendo.” disse Teddy,visibilmente
più allegro. “Ma esattamente, cosa
c’entra con quello che ti ho detto prima?”
“C’entra
perché io piaccio grazie al di sangue
Veela…è così sia per Davies, sia per
tutti gli altri e questa cosa non mi piace!”
“Non
mi piaci per il tuo sangue Veela!”rispose veemente.
“Ah
no?”
“Merlino
Vicky, sì scherzavo non fare quella faccia, non ti chiamo
più così…che dicevo?
Ah sì, tu mi piaci perché sei tu! Sei bella
è vero, incantevole direi, hai
quelle lentiggini alla base del collo che mi fanno perdere la testa,
ma… Ma sei
anche un po’ stronza…”
“Hei!”
lo interruppe Victoire. Era ancora galleggiante per la storia delle
lentiggini,
quindi quel cambio di tono non le piacque.
“In
senso buono! Non sei di quelle che si accontentano di tutto e ridono
per niente,
tu…mi prendi in giro, ti arrabbi, quando non ti va bene
qualcosa…sei una
persona!”
‘Sei una persona ’, che
conclusione intelligente.
“Va
bene Teddy, ho capito.”
“Stai
sorridendo.”
“Sì,
non riesco a smettere.”
“Posso
baciarti?”
“Non
vuoi prima sapere perché mi piaci?”
No, mi sa che vuole saperlo dopo.
___________________________________________________________________________________________________________________________________La mia Victoire non è una stagona super perfetta perchè ha anche del sangue Weasley in corpo, perchè la parentela con la Veela è sempre più lontana, ma sopratutto perchè per me il perfetto è anche imperfetto. Nelle mie FF chi ha i capelli cespugliosi non ha i boccoli e chi è alto e magro non ha i muscoloni, nelle mie FF Teddy è il figlio di Tonks che era l'anti-perfezione e quindi: PERFETTA.
Grazie a tutti i lettori. Mi dispiace non aver fatto esprimere anche Vicky...ma Teddy era troppo impaziente!
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE COMMENTERANNO!^^ (E anche a freddymercury che mi ha fatto venire in mente questa coppia...THANK!