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Autore: Hipys    14/01/2014    1 recensioni
''Amburgo è una città troppo piccola per i miei sogni, i miei desideri.. Dicono che la famiglia ti sarà sempre accanto e che ti supporterà per tutta la vita, perchè io non posso dire lo stesso?'' Mia è una ragazza che vive tutto al massimo, i suoi genitori hanno programmato il suo futuro da ormai anni.. ma a lei piace questa situazione? Cosa accadrebbe se non ascoltasse i suoi genitori se infrangesse tutte le loro 'regole'? ...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                        il Il colore dell'amore
Capitolo 4: 'Non voglio stare qui'

‘Andai a casa, aprì la borsa e mi ricordai del panino comprato stamattina, lo presi e lo mangiai. Pensavo e ripensavo ai miei genitori mi avranno invitata sicuramente per parlare della loro stupida idea, penso all’istituto e ai miei genitori che non sanno niente. Cosa accadrebbe se lo venissero a sapere? Mi domandai tra me e me.
Controllo l’orologio, sono le 15.30 come vola il tempo in questi giorni…’
Sono ancora le 16.50 oggi mi sto annoiando da matti, mi stiro nel letto per riuscire a prendere il telefono che stava sul comò. Decido di chiamare Debby e chiederle se le andasse di andare in centro con me. Il telefono squilla tre volte prima che lei rispondesse
>> Ehi << risponde lei con sottofondo un casino assurdo
>> Dove sei? << domandai io
>> A casa di Simon <<
>> A casa di Simon? Che ci fai lì? <<
>> Sto facendo la baby sitter a sua sorella <<
>> Come mai? << domandai io
>> Scusa Mia, non posso parlare ti chiamo più tardi io << mi rispose dopo che riattacca.
Perché stava facendo la baby sitter alla sorella di Simon? Comunque sia, io voglio ancora uscire così provai a chiamare Dorothy
>> Ehi Dorothy, come stai? << chiesi io subito dopo che lei rispose alla telefonata
>> Ciao Mia, tutto bene. Tu? Andata bene oggi a quel corso? << domandò lei
>> Si tutto bene, grazie, senti.. Dove sei? << chiesi io sperando come risposta un ‘ mi annoio a casa ‘
>> Aspetto Alexio, oggi andiamo allo Zoo insieme <<
>> Ahh che bello, allora ti lascio preparare in pace. Ciao <<
Oggi non è proprio giornata, ma io voglio davvero andare in centro.
Mi squillò il telefono, era Stefan
>> Ehi Mia <<
>> Steffo… <<
>> Cosa stai facendo? <<
>> Cercavo di uscire, ma oggi sono tutti impegnati.. <<
>> Io non sono impegnato, passo a prenderti tra mezz’ora? <<
>> Affare fatto <<
Un angelo caduto dal cielo, come se lo sapesse. Steffo è un grande
Sono le 18.00 Stefano è appena arrivato sotto casa mia con il suo motorino, io scendo con l’ascensore.
>> Ciao Mia << disse lui sorridendo calorosamente dopo avermi vista arrivare
>> Ciao Steffo <<
>> Monta su << disse poggiandomi delicatamente il casco, io lo misi e partimmo.
>> Dove andiamo? << mi chiese lui
>> Voglio andare in centro << risposi io sicura
>> Precisamente dove signorina? <<
Io risi
>> Centro commerciale, signorino <<
 
 
 
 
MILANO, ITALIA
GABRIEL’S POV
Sono le 18.30 la valigia è sul letto, io non riesco a trattenermi. Esco via di casa sbattendo la porta molto forte. Corro verso il mio solito posto, ormai quell’albero nascosto nella parte più remota del boschetto vicino casa mi conosce. Vengo sempre qui quando tutti rompono i coglioni, o quando io ho bisogno di calmarmi.
‘ Domani partirò e ancora non ho avvisato nessuno ‘ pensai guardando il mio telefono.
Non so per quanto tempo mio zio riuscirò a sopportarmi, spero non tanto, non voglio starmene per lungo tempo in quella merda d’Amburgo. Non so perché ma qualcosa dentro di me mi spingeva a odiare quella città, forse per quello che è successo tempo fa…
 
 
 
 
AMBURGO, GERMANIA.
MIA’S POV
E’ stata davvero una bellissima serata, mi diverto davvero molto con Stefan, lui è il mio migliore amico. Riesce sempre a farmi sorride, qualsiasi cosa accade, anche quando devo andare a pranzare dai miei.. L’avevo quasi scordato.
>> Mia che hai? Ti vedo preoccupata.. << mi chiese Stefan guardandomi.
Eravamo sulla soglia della mia porta, mi aveva accompagnato fin lì.. non volevo scomodarlo ancora, ma non riuscivo a trattenermi..
>> Mia, che succede? << insiste lui
>> Domani devo andare a pranzo dai miei.. <<
Ci fu un minuti di silenzio. Stefan sapeva cosa chiedevano da me i miei genitori, sapeva la mia situazione..
>> Non preoccuparti, fino a prova contraria loro non possono costringerti << mi guardò fisso >> Però ti ci vedo come dottore << scherzò lui
Entrambi scoppiammo a ridere.
Stefan era così, sapeva strapparmi un sorriso in qualsiasi situazioni, anche le peggiori, come in questo caso..
>> Scemo << gli diedi una pacca sulla spalla
>> Sono le 21.30 è tardi, meglio che vada << disse lui dandomi un tenero bacio sulla guancia sinistra >> A domani, e buona fortuna per il pranzo <<
>> A domani << chiusi la porta e mi buttai sul divano, ero esausta. Senza rendermene conto mi addormentai.
Alle 22.01 mi svegliai, ero stanca ma non potevo rimanere sul divano e soprattutto non potevo non cenare, allora anche se con poca volontà mi diressi verso la cucina e preparai un po’ di pasta. Dopodichè mi infilai il pigiama, puntai la sveglia alle 6.30 e mi misi nel letto e mi addormentai.
 
 
 
MILANO, ITALIA
GABRIEL’S POV
Aprì l’occhio destro tenendo il sinistro socchiuso per via della fastidiosa luce che entrava nella mia stanza dalla finestra, infilai la testa sotto la coperta per sfuggire a quei fastidiosi raggi. Sentì un rumore provenire dalle scale, qualcuno stava salendo.
Entrò mia madre di fretta
>> Sono le 6.10 alzati, per le 7.20 dovremmo essere in aeroporto <<
Balzai dal letto, non avevo niente da obbiettare, non sarebbe servito comunque..
Sono le 6.50 l’aereo partiva alle 8.00 in punto, Amburgo non dista molto da Milano anche se sembra dall’altra parte del mondo, ci sono solo trentacinque minuti di volo. Non so come descrivere sto cazzo di momento, non bene però. Io ad Amburgo? che cosa squallida.. Odio quella città, la odio con tutto me stesso.
Finito il Check-in mi misi ad aspettare l’aereo.
Erano le 8.02 finalmente quel cazzone che stava lì fermo chiese i documenti per poi farci salire sull’aereo.
 
 
 
 
AMBURGO, GERMANIA.
MIA’S POV
Entrai nell’aula, oggi il professore sarebbe mancato, che peccato.
>> Menomale << mi disse Carin che stava vicino a me >> Dico, menomale che manca il professore << io la guardai stranita, come poteva dire una cosa del genere? Manco se fossimo alle superiori.. i
>> Mia << mi chiamò Nina
>> Dimmi << dissi io girandomi di scatto verso la ragazza rossa che stava dietro di me, accanto a Ralf.
>> Volevo solo dirti che ti è caduto questo, eccolo << mi porge il mio pacco di fazzoletti
>> Grazie << li prendo e mi rigiro
>> Ma ora che facciamo?? << disse Ralf rumorosamente
>> Andiamo a chiedere in presidenza, il direttore Aron saprà sistemare questa situazione << aggiunse Zara
>> Chi va? << disse Ralf
Tutti lo guardammo e poi scoppiammo a ridere
>> Okay, vado io.. << disse in modo scherzoso
ARON’S POV
Tra poco un taxi lo porterà qui, mio fratello Aldo mi ha detto che Gabriel è un ragazzo irrequieto, io non lo ricordo così sinceramente, l’ultima volta che l’ho visto aveva tredici anni..
Bidella: Signor Nicolosi è arrivato suo nipote..
GABRIEL’S POV
Una tipa credo sia la bidella mi ha portato in una stanza enorme, ho appena visto mio zio dopo un paio d’anni, non è cambiato affatto.
>> Ciao Gabriel << disse lui calorosamente
>> Ciao.. << risposi freddamente e scazzatamente
>> Allora, com’è andato il viaggio? << mi domandò
>> Poteva andare meglio se la destinazione non era Amburgo <<
Lui mi guardò >> E dove ti sarebbe piaciuto andare? <<
La conversazione viene interrotta da un tipo biondo che entrò nella stanza.
>> Ssscusi << disse il tipo
>> Salve, lei è? << domandò mio zio
>> Sono Ralf, vengo dal corso di parrucchieri del terzo piano, aula numero quindici signore <<
Non riuscì a trattenere la risata e scoppiai a ridere il tipo mi guardò male >> Parrucchieri?? << dissi continuando a ridere
>> Si, cosa c’è di strano? << rispose il tipo alzando la voce infastidendomi
>> I parrucchieri maschi.. Sono ridicoli << aggiunsi io
>> E sentiamo un po’, tu cosa studi? << Pensava che ero un alunno
>> Io non studio in quest’Istituto, deficiente <<
>> Adesso basta! << alzò la voce mio zio >> Gabriel smettila. Cosa doveva chiedermi signor Ralf? <<
Il tipo spostò il suo sguardo da me e lo poggiò verso mio zio >> Nella nostra aula signore, manca il professore <<
>> Qual è il vostro professore? << domandò mio zio
>> Il professor Emanuel <<
>> Ahh giusto giusto, oggi il signor Taky aveva un appuntamento e non è potuto venire a fare lezione, non si preoccupi manderò un supplente e mi scusi per l’inconveniente <<
Il tipo lasciò la stanza.
>> Gabriel, non trattare così i miei alunni << disse il modo severo mio zio
>> A te sembra normale? <<
>> Gabriel, smettila. Adesso io vado a vedere se c’è un professore che può fare supplenza in quella classe. Tu aspettami qui.
Mio zio uscì dalla stanza. Aspettai un paio di minuti e poi uscì anch’ìo per andare in giro.
Io ero il nipote del direttore avrei potuto fare quel che cazzo mi pare, non è così? Io pensavo di si.
Andai al primo piano, c’era una casino enorme di stronzi che ridevano e scherzavano, mi davano la nausea. Dopo un po’ venne una ragazza dietro di me.
>> Cosa stai cercando? << disse guardandomi dalla testa ai piedi
>> Niente << risposi io infastidito dalla rossa difronte a me
>> Sei nuovo? << mi domandò
>> Non rompere le palle << dissi dopo che me ne andai dritto per il corridoio in cerca delle macchinette, avevo un po’ di fame da quando ero arrivato ad Amburgo non avevo toccato cibo.
MIA’S POV
Sentivo Ralf lamentarsi, non capivo il perché e incuriosita mi avvicinai per ascoltare meglio.
>> Una persona così maleducata non l’avevo mai vista, vi giuro ragazzi << si lamentava
>> Ma chi è il tipo? << domandò Margot
>> Non frequenta i corsi, credo sia un parente del direttore, anche lui aveva l’accento italiano << rispose Ralf
Entrò Nina in classe, evidentemente furiosa, tutti le domandarono cosa fosse e lei raccontò che aveva appena incontrato un ragazzo scortese.
>> Allora anche tu? << esultò Ralf
>> Io volevo solamente essere gentile, mi sembrava che stesse cercando un aula << urlò Nina
>> Dai non preoccuparti, fregatene << si intromise Carin
Io ascoltavo stupita, ero meravigliata dal comportamento che questo ragazzo aveva.
‘ Spero proprio di non doverlo incontrare ‘ pensai.
Erano le 13.01 io sobbalzai, mi ero completamente dimenticata che sarei dovuta andare a pranzo dai miei, allora li chiamai e avvertì che stavo per arrivare.
Durante il tragitto verso casa dei miei genitori avevo un grosso groppo alla gola, ero appena uscita dall’istituto, da un posto che frequentavo di nascosto a loro, loro che hanno sempre saputo e gestito tutto della mia vita. Ma in fin dei conti ho diciotto anni, esigo la mia libertà.
Alle 13.30 arrivai a casa, fui accolta calorosamente dai miei genitori, che mi incitavano a sedermi a tavola dove era tutto già pronto.
>> Cosa hai fatto in questi giorni? << mi domandò mia madre
Cominciai a sudare freddo, non so perché ma in quel momento mi sentivo in un interrogatorio, come se loro sapessero dell’istituto
>> Ho fatto amicizia con la casa.. << risposi
>> Ti sei abituata? << mi chiese mio padre
>> Si, certo <<
Il pranzo andò bene, non mi chiesero niente e questo mi metteva ansia.
Eravamo seduti nel salone
>> Mia << diventò serio mio padre
Io e mia madre lo fissammo
>> Il mese prossimo iniziato i corsi per la medicina <<
>> Si Mia, dobbiamo cominciare a parlare seriamente del tuo futuro << continuò mia madre
>> Mi avete invitata per questo? << urlai io
>> No, Mia no << disse mio padre
>> Ma lo volete capire che il mio sogno non è quello? Che non voglio diventare un dottore? Che ho altri progetti per la mia vita? Che vorrei.. <<
>> Basta << urlò mia madre
>> Devo andare, grazie per il pranzo << dissi io dirigendomi verso la porta andandomene.
‘ Io lo sapevo, lo sapevo che doveva finire così.. me lo sentivo ‘ borbottai mentre mi dirigevo verso casa, durante il tragitto avevo chiamato sia Stefano e Debby lamentandomi, loro cercavano di consolarmi, ma la verità è che io sono stanca, sono stanca.
 
GABRIEL’S POV
E’ stata una giornata di merda, la città lo è, le persone lo sono. Mio zio a tavola cercava di fare il padre comprensivo che cerca di capire il figlio, che scena patetica. Non mi conosce ancora, vedrà chi sono e si renderà conto che ha a che fare con un tipo difficile.
>> Gabriel, domani ti andrebbe di venire all’istituto con me? << mi chiese
>> Dinuovo? <<
>> Oggi non hai visto quant’è bello, domani vorrei portarti a visitarlo e magari, troveremo qualcosa da farti fare <<
>> E cosa potrei fare? << dissi alzando un sopraciglio
>> Facciamo così, tu domani mi fai compagnia e poi vedremo che fare, in caso non sarà difficile trovarti un lavoretto qua in zona <<
Un lavoretto? Ma è davvero serio questo?
Sono le 3.20 e io mi giro e rigiro nel letto, non riesco a prendere sonno..
MIA’S POV
Penso e ripenso alla giornata di oggi, a come riescono ad influire i miei genitori in quel modo.
Guardo l’orologio sono le 3.20 mi giro e rigiro nel letto, non riesco a prendere sonno..


 
Spazio autore:
Ecco il capitolo! Ho impiegato uno o due giorni in più stavolta per farlo, vi chiedo scusa ma ho avuto tanti impegni.
Aggiorno presto

 
  
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