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Autore: Pandora86    14/01/2014    6 recensioni
Mito raggiunge Hanamichi in clinica durante la riabilitazione con l'assoluta convinzione che sarà un'estate come un'altra.
Una persona che però non aveva mai considerato farà crollare le sue convinzioni riuscendo a sconvolgere i lati più intimi del suo essere.
Come si comporterà Mito quando si troverà ad affrontare sentimenti che non aveva mai preso in considerazione?
Continuazione de "Il tuo vero volto" incentrata però su Mito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Ringrazio chi ha recensito quello precedente e chi continua a inserire la storia tra le preferite, ricordate e seguite!
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.

Buona lettura.
 
 

Capitolo 21.
 

Sendoh si stese sul letto, sfiorandosi le labbra con l’indice.

Chiuse gli occhi, richiamando alla mente gli avvenimenti di quella notte ma, soprattutto, ricordando le sensazioni provate nel sentire la pelle di Yohei.

Era andato tutto come aveva previsto, anche se non poté nascondere a se stesso il sollievo che aveva provato quando la conversazione si era fatta più leggera, e non perché avesse paura dell’altro ma perché non credeva di riuscire a sopportare a lungo lo sguardo carico d’odio di Mito.

Alla fine però, Yohei aveva capito.

Si era finalmente reso conto del significato del suo gesto e Sendoh aveva sentito chiaramente il bisogno
dell’altro di stare da solo.

Doveva prima analizzare tutto e probabilmente parlarne con Sakuragi.

Poi, sicuramente sarebbe stato pronto a parlarne con lui.

Pensò all’eccitazione che aveva provato nel sentire il corpo dell’altro su di sé.

La faccia di Yohei era stata impagabile.

Non si era imbarazzato ma si era indignato molto e non aveva neanche provato a nasconderlo.

Poi, prima di andare via, Sendoh aveva osato di più, dandogli un casto bacio sulle labbra.

Tanto veloce da fare in modo che l’altro non potesse replicare ma abbastanza a lungo da poter sentire il sapore dell’altro.

Si sfiorò le labbra con la punta della lingua; aveva ancora l’odore di Mito addosso.

Le sue parti basse, come le aveva chiamate Yohei, non erano migliorate quando era rientrato nella sua camera.

Kami! Solo Mito aveva un tale potere su di lui.

Senza indugi, fu veloce a portare la sua mano sulle cosiddette parti incriminate.

D’altro canto, era un ragazzo nel pieno della vita e sarebbe stato impossibile ignorare i suoi ormoni ancora a lungo.

Chiuse gli occhi, richiamando alla mente le labbra carnose dell’altro.
Immaginò di ripercorrere il suo collo con le labbra.

Le immagini erano diverse dalle altre volte in cui si dava piacere da solo.

La sua mente era solo proiettata su Yohei e sul suo corpo.

L’eccitazione che aumentava era dovuta al pensiero del piacere che Sendoh avrebbe voluto dare a Mito e non viceversa.

Non immaginò che fossero le labbra di Yohei quelle che lo accarezzavano.

Al contrario, preferì immaginare che fossero le sue labbra a dare piacere a Mito.

A quest’immagine, venne copiosamente sospirando.

Un sorriso comparve sul volto, al pensiero di tutto l’amore che avrebbe voluto dare all’altro.

Troppo pigro per alzarsi dal letto e reduce da una nottata carica di adrenalina, si addormentò soddisfatto al pensiero che presto l’altro sarebbe potuto essere suo.
 

***
 

Mito rimase a lungo a sfiorarsi le labbra, pensando al veloce bacio che l’altro gli aveva strappato.

Guardò la sveglia che segnava quasi le otto.

Fu lesto a vestirsi dopo essersi dato una rinfrescata veloce.

Al momento, non voleva pensare a nulla.

Troppe erano le cose da analizzare, troppe le novità scioccanti.

In quel momento, mentre usciva dalla camera, solo un pensiero aveva in testa: raggiungere Hanamichi al più presto.
 

***
 

Hanamichi aprì lentamente gli occhi, sbadigliando vistosamente.

Non si stupì di trovare, seduto al suo fianco, il suo braccio destro.

Adocchiò l’immancabile caffè del bar sul suo comodino e sorrise.

“Da quanto tempo mi vegli?” domandò, sbadigliando ancora.

“Un’ora, più o meno. Sono le nove passate!” rispose Mito calmo.

“Potevi svegliarmi” costatò Hanamichi provando a mettersi seduto.

Immediatamente, Mito lo raggiunse aiutandolo e sistemandogli meglio i cuscini.

“Meglio di no, visto la nottata movimentata che hai avuto!” parlò ancora Mito.

Hanamichi sorrise di rimando.

E così, Sendoh aveva agito subito.

E doveva anche aver agito nel modo giusto, visto che Yohei non sembrava arrabbiato ma solo molto, molto confuso.

“Il porcospino è un tipo in gamba!” disse Hanamichi afferrando il caffè.

“Nh” mugugnò Mito.

“Di certo, meno superficiale di quello che appare” continuò Hanamichi.

“Nh” fu la risposta di Yohei.

“E se non ti decidi a parlare, giuro che ti do una testata!” lo minacciò il numero dieci puntandogli l’indice contro.

“Cosa vuoi che ti dica?” sospirò stanco Mito.

“Io invece so benissimo cosa dirti: grazie” disse l’altro con un sorriso affettuoso e parlando a raffica, ansioso di potersi finalmente confrontare con Mito riguardo tutto ciò che aveva fatto in passato per lui.

“So tutto quello che hai fatto per me” continuò il numero dieci.

“L’ho sempre saputo, anche se non conosco i dettagli”.

Mito sorrise, intuendo al volo i pensieri dell’altro.

“Ed io che pensavo che Rukawa ti avesse distratto completamente” lo sfotté bonario.

“Mh… sono pieno di risorse” si pavoneggiò Hanamichi, con la faccia da idiota migliore del suo repertorio.

“Ho solo voluto ricambiare, questa notte” aggiunse, ritornando serio.

“Lo so” disse Mito sicuro.

“E allora qual è il problema?” indagò il numero dieci.

“Magari ne fosse solo uno” sospirò Mito.

“Scommettiamo che te lo risolvo con una domanda?” lo provocò Hanamichi.

“Va bene, Tensai” annuì l’altro.

“Ti piace?” andò dritto al punto Hanamichi.

“Sì” ammise finalmente Mito distogliendo lo sguardo.

“E allora, pensa di meno e lasciati andare” sorrise il numero dieci sapendo che Yohei avrebbe colto il riferimento.

E, infatti, Mito lo colse.

“Che lui ti ama già lo sai” lo rassicurò ancora il numero dieci.

“Buttati” concluse con un ghigno.

“E vedi che ne esce fuori” scrollò le spalle.

Mito annuì silenzioso.

Tutto sommato, Hanamichi aveva ragione.

Era questo il problema: buttarsi.

D’altro canto, era stato lo stesso consiglio che aveva dato lui al numero dieci tempo addietro.

Gli aveva consigliato di lasciarsi andare e quindi di mettersi in gioco.

Forse avrebbe sofferto, forse sarebbe andata male, ma non era questo il punto.

Perché in una coppia le liti e i fraintendimenti erano all’ordine del giorno.

In una coppia formata da Hanamichi e Rukawa, allora con gli equivoci si andava a nozze.

Però questo era il significato della parola vivere.

Yohei, tempo addietro, aveva detto a Hanamichi di buttarsi, promettendogli che lui sarebbe rimasto al suo fianco sempre e comunque ma non assicurandogli che non avrebbe sofferto o garantendogli che sarebbe stato facile.

Era qui che stava la differenza.

E ora, Hanamichi consigliava di fare lo stesso con lui.

Mettersi in gioco.

Yohei, a quel punto, era disposto a farlo?

Considerata l’insistenza di Sendoh, gli conveniva quantomeno provarci prima di cedere per sfinimento.

“Cosa gli hai detto, questa notte?” domandò, deviando l’argomento per un momento.

“È importante?” puntualizzò Hanamichi.

“Te lo dico io: no!” continuò, rispondendosi da solo.

“È con lui che devi parlare, non con me. È lui che vuole sentire la tua voce, non io” esclamò accorato non dando modo all’altro di rispondere.

“Mi ascolterà?” domandò Yohei a voce bassissima guardandolo negli occhi.

“Lo farà!” gli assicurò Hanamichi.

“E tu ti butterai?” domandò nuovamente, ritornando all’argomento principale.

“Vedremo!” rispose Yohei considerando che Hanamichi avrebbe continuato a domandarglielo, fino a che non avesse avuto una risposta soddisfacente.

“Ti va se per oggi parliamo d’altro?” domandò Mito sentendo il bisogno di distrarsi.

“Solo se mi prometti che andrai via prima!” ghignò Hanamichi facendogli l’occhiolino.

Mito sbuffò acconsentendo.

Il cuore non era mai stato così leggero prima di allora.

Fu in quel momento che, guardandosi negli occhi, scoppiarono a ridere.

“Avresti dovuto vedere la faccia del porcospino quando gli ho detto perché era qui” disse Hanamichi tra le risate.

“Quindi avevi capito che era lui” indagò Mito divertito.

“No, ma scusa… Sendoh e Rukawa che si presentano qui di notte… mica sono scemo, io” si giustificò il numero dieci alzando le mani e mostrando i palmi.

Yohei ridacchiò pensando a cosa si fosse perso quella notte.

“Avrei voluto vederli mentre si intrufolavano di soppiatto” disse, pensando a due tipi alti uno e novanta all’incirca che facevano di tutto per passare inosservati.

“Beh, l’armata ha dovuto faticare parecchio, penso” disse Hanamichi tra le risate.

E il pomeriggio passò così, con il suono delle risate di sue adolescenti che riempiva la stanza e che alleggeriva i cuori.
 

***
 

Sendoh aprì gli occhi, sentendo un rumore fastidioso in sottofondo.

Stava sognando Yohei, se non andava errato, mente era comparso quel rumore martellante.

Sbadigliò costatando che sì, aveva ragione, quel rumore non apparteneva al sogno che stava facendo.

Ora che prestava attenzione, sembrava quasi che qualcuno stesse prendendo a calci la porta.

Sbadigliò alzandosi e immaginando chi potesse esserci fuori dalla sua stanza.

Solo una persona aveva un modo così spiccio da decidere di bussare in quel modo.

“Ma guarda, il mio avversario preferito” disse una volta aperto.

Rukawa lo guardò truce.

“Sono le undici e mezza, imbecille!” disse atono, squadrando attentamente l’altro.

“Sì, io ho dormito bene, buongiorno anche a te!” rispose Sendoh facendosi da parte e lasciandolo entrare.

“Come mai qui?” domandò ancora il numero sette.

“Non credo solo per svegliarmi in tempo” sbadigliò ancora Sendoh.

Rukawa lo guardò truce.

Sendoh seguì il suo sguardo e si guardò la pancia con una risatina.

Rukawa non commentò, poggiandosi al muro e infilando le mani in tasca.

“Cosa intendi fare?” domandò diretto.

“A parte masturbarti, intendo!” concluse, senza mezzi termini.

Sendoh ridacchiò ancora.

“Volevi dire cosa ho già fatto, forse!” lo corresse allegramente.

Rukawa assottigliò lo sguardo.

“Sono stato da Yohei poco dopo essere rientrato dalla clinica!” gli spiegò Sendoh con semplicità.

“E?” lo incitò Rukawa.

“Beh, innanzi tutto, sono ancora vivo” sorrise l’altro.

“Anche se ho sfiorato il pestaggio per poco” ammise, grattandosi la nuca.

Rukawa lo guardò storto.

“Comunque credo sia andata bene!” dichiarò Sendoh.

“Quanto a questo” continuò indicandosi la pancia, “beh, diciamo che le minacce di Yohei mi fanno questo effetto” spiegò a grandi linee.

“Bada bene a quello che fai” lo riprese Rukawa non del tutto convinto.

“Sì, lo so!” lo precedette il numero sette.

“Altrimenti Sakuragi mi fa nero” sbuffò divertito.

“Il do’hao non troverà nulla di te” lo corresse Rukawa, “perché ci penserò io” lo guardò attento.

“Ho fatto una promessa a Hanamichi. E ho un debito anche con Mito” concluse, ritenendo di essersi spiegato abbastanza.

Sendoh annuì alzandosi e dirigendosi verso il bagno.

“Non ce ne sarà bisogno” gli disse, guardandolo attento, prima di chiudersi la porta alle sue spalle.

Un sorriso deciso accompagnò quella frase.

Ma tu guarda! Pensò Sendoh mentre entrava nella doccia.

Kaede Rukawa che si preoccupa di qualcuno!

Eppure, non gli dava fastidio quel pensiero.

Yohei era una persona che valeva e, di conseguenza, Akira era contento che fosse così stimato.

Che lo facciano tutti a debita distanza, però! Pensò con disappunto.

Non nascondeva a se stesso di essersi scoperto abbastanza possessivo da quando aveva messo gli occhi su Yohei.

Nelle sue storie precedenti invece, che il lui o la lei, a seconda dei casi, frequentassero altre persone, non lo aveva mai toccato.

Con Yohei faceva sul serio invece, e aveva scoperto di avere una buona dose di possessività.

Proprio come quando in campo aveva avversari stimolanti: la palla e la scena dovevano essere sue, a tutti i costi.

Allo stesso modo, Yohei doveva appartenere a lui, punto e basta.

Uscì dal bagno recuperando la tuta e guardando l’ora: le undici e quarantacinque.

Una volta tanto, sarebbe stato puntuale visto che dovevano presentarsi alla pensione che avrebbe poi ospitato la nazionale a mezzogiorno in punto.

Non aveva disdetto la sua prenotazione nell’attuale pensione e sapeva che neanche Rukawa lo aveva fatto.

La nazionale al completo si sarebbe riunita solo dopo il venti e, probabilmente, quel giorno avrebbero solo dovuto presentarsi e fare le visite mediche, poi chi aveva un altro alloggio sarebbe stato libero di andare, forse.

Per lui che si avvicinava alla maggiore età, era più probabile rispetto a Rukawa, però.

In ogni caso, non restava che andare lì e vedere come si sarebbero messe le cose.

Tanto, quella più importante, era sistemata.
 

***
 

“Non è giusto!” sbottò Sendoh.

Rukawa lo guardò truce.

Erano le undici passate e il numero sette aveva deciso di piantonarsi nella sua stanza.

A quanto pareva, le cose erano andate in maniera del tutto diversa da come aveva previsto.

Rukawa, previdente come al solito, aveva fatto i bagagli la sera prima non disdicendo la stanza però.

Tuttavia, una volta arrivati al ritiro, gli allenatori erano stati chiari: essendo minorenni, una volta arrivati, avrebbero dovuto anche rimanere in quella pensione.

Rukawa aveva dovuto solo fare una telefonata per liberare la stanza e poi saldare.

Sendoh, invece, era dovuto ritornare a prendere le sue cose.

Li avevano anche messi in stanze separate visto che erano pochi.

Ognuno avrebbe avuto un compagno di stanza dopo il venti.

Inoltre, di Mito quel pomeriggio neanche l’ombra.

Di conseguenza Sendoh, non sapendo con chi sbottare, aveva deciso di venire a rompere le palle proprio a lui.

“Che cosa gli costava lasciarmi dormire in un altro posto?” parlò ancora il numero sette, seduto a terra a gambe incrociate.

Rukawa, steso sul letto a occhi chiusi, non si degnò neanche di rispondere.

“La cosa non ti tocca neanche un po’?” lo punzecchiò ancora Sendoh.

“Neanche tu potrai vedere Yohei visto, che non possiamo allontanarci da qui senza permesso. Come farai a sapere come sta il tuo Hanamichi?”.

“Sakuragi, per te” non potette fare a meno di correggerlo Rukawa.

Per il resto non si curò di parlare.

Lui era bloccato lì ma Mito lo aveva sempre saputo.

Avrebbe di certo trovato il modo di contattarlo.

“Come sei geloso!” lo punzecchiò ancora Sendoh.

“Nh!” mugugnò Rukawa.

“Sul serio!” parlò ancora il numero sette.

“Come faremo?” chiese ancora, manifestando le sue perplessità.

“Nh!” fu l’ennesima risposta di Rukawa.

“Fossi in te, non mi preoccuperei” disse solamente facendo capire che, per lui, il discorso era chiuso.

Sendoh non potette fare a meno di sbuffare.

“Vado in camera!” disse alzandosi.

“Nh!” lo salutò Rukawa già mezzo addormentato.

Non fece neanche in tempo ad avvicinarsi alla porta che un rumore strano attirò la sua attenzione.

Si voltò verso Rukawa indeciso sull’averlo realmente sentito o meno.

Anche il numero undici si era alzato su un gomito.

Si misero in ascolto e poco dopo un secondo rumore, identico al primo, spezzò il silenzio.

“Sembra provenire dalla finestra” sussurrò Sendoh.

Rukawa si alzò.

Viene dalla finestra!” lo corresse avvicinandosi al rumore.

Senza indugi, spalancò la finestra.

Sendoh lo raggiunse, rimanendo di spalle.

“Nh!” mugugnò Rukawa sorridendo impercettibilmente.

Proprio come pensava.

Sendoh seguì la direzione dello sguardo dell’altro sgranando gli occhi.

Mito.

Mito di fronte a loro sul ramo di un albero, ad almeno un metro e mezzo di distanza da loro.

“Siamo al terzo piano!” non riuscì a trattenersi e Rukawa gli rifilò una gomitata nelle costole.

“Vuoi farlo beccare?” sussurrò con disappunto.

Sendoh vide Yohei guardarli con un ghigno furbo e non potette fare a meno di sorridere.

Rukawa spalancò la finestra e indietreggiò, tirando il numero sette che sembrava essersi incantato.

“Se cade, rischia di rompersi l’osso del collo!” disse a bassa voce non nascondendo la preoccupazione.

“Tzè! Idiota!” fu l’elegante commento di Rukawa.

Possibile che non avesse ancora capito con chi aveva a che fare?

Osservò Mito che gli faceva cenno con la mano di allontanarsi ancora e immediatamente si spostò.

Sendoh lo imitò, non riuscendo a togliere gli occhi dalla figura sull’albero.

Vide Mito prepararsi per il salto e deglutì istintivamente.

Non potette fare a meno di ammirare la sua agilità quando, usando la finestra come trampolino dopo aver saltato, atterrò ben piantato sui piedi proprio al centro della stanza, a pochissima distanza tra loro.

Lo osservò mentre si scrollava il capo, avendo alcune foglie impigliate tra i capelli e sorrise.

Quel ragazzo era proprio una forza della natura.

Vide Rukawa chiudere la finestra e guardare Mito in attesa di notizie.

“Meno male che eri sveglio” esclamò Mito allegro, appoggiandosi alla parete a braccia incrociate.

“Altrimenti non so se mi sarebbero bastati i sassi che avevo portato” ghignò e Rukawa sorrise di rimando.

Sendoh non potette fare a meno di invidiare la familiarità che c’era tra loro e si sedette sul letto, deciso a non farsi escludere anche a costo di sembrare un impiccione.

Osservò i jeans scuri, a vita bassa, che Mito indossava non potendo fare a meno di trovarlo sensuale.

Era basso rispetto a lui, ma perfettamente nella norma con tutti i giapponesi.

Era muscoloso e ben definito ma molto armonioso.

Più lo guardava, più lo conosceva, più ne voleva.

Mito era come una calamita per lui; impossibile resistere al suo richiamo.

Sorrise a questi pensieri; quando mai lui, l’idolo delle ragazzine, e talvolta anche dei ragazzi, aveva dovuto faticare per conquistare qualcuno?

Quando, le persone non erano cadute ai suoi piedi, ingannate dal suo aspetto o dalla sua bravura?

Ma Mito non era come gli altri.

Più lo conosceva, più ne aveva la prova.

Più lo conosceva, più desiderava farlo suo per impedire agli altri anche solo di posare gli occhi su di lui.

Guardò Rukawa che non si era minimamente sorpreso dell’entrata scenica di Mito.

Sendoh non poteva dire se il numero undici si aspettasse esattamente quello, tuttavia, di certo Rukawa si aspettava qualcosa.

Per questo gli aveva detto di non preoccuparsi.

Mito lo aveva sorpreso ancora una volta.

E lui non si sarebbe schiodato di lì.

Non si sarebbe più fatto mettere da parte.

Lo aveva fatto capire quella notte, andando da Sakuragi.

Si mise pazientemente in attesa delle notizie che Mito portava con sé, poi sarebbe stato il suo turno.

Ho fatto bene a riposare! Pensò Akira con un sorriso sghembo.

Si prevedeva una serata ancora più interessante di quella precedente.
 
Continua…

Note:
 
Anche in questo capitolo spero di non aver stravolto troppo i personaggi, dato che ho iniziato a costruire l’amicizia tra Sendoh e Rukawa al di fuori di un campo da basket!

Come al solito, attendo i vostri commenti.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui, sperando che il capitolo vi sia piaciuto.
Ci vediamo martedì prossimo con il nuovo capitolo.

Pandora86
  
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