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Autore: SvnnyDay    14/01/2014    4 recensioni
"Youngwoon, smetti di guardare in alto quando cammini! Un giorno o l'altro cadrai in una buca!"
"Sì Umma. Scusa Umma."
[...] A volte gli era capitato di inciampare e trovarsi a fissare l'asfalto piuttosto che il cielo, così come gli era capitato di urtare qualche passante per strada, che lo offendeva e spariva così velocemente da non dargli il tempo di scusarsi. Ma non aveva mai veramente pensato che la sua abitudine potesse cambiargli la vita.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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×× Eccomi con il secondo capitolo!
Ringrazio chi ha letto, messo fra le preferite e recensito.
DragonTopsThePanda ××




Youngwoon seguì Jungsu lungo la strada, mentre lo conduceva in una parte della città che non conosceva. Silenziosamente, ascoltandolo parlare e rispondendo ogni tanto alle sue domande, lo osservava camminare. La punta del suo bastone segnava il ritmo della loro camminata, mentre Jungsu procedeva tranquillamente, come se conoscesse quelle strade meglio delle proprie tasche.

 

"..Youngwoon?" Sentendo la sua voce chiamarlo, Youngwoon scosse la testa. Jungsu si era voltato verso di lui, guardando in direzione del suo viso, forse qualche centimetro più a destra.

 

"Scusa.. Mi ero distratto." Jungsu sorrise.


"Sei un tipo che si distrae molto, non è vero?" Ridacchiò, alludendo alla loro breve.. collisione.

 

"Sì.. Mi perdo spesso nei miei pensieri in effetti." Youngwoon rispose con un sorriso, guardando con occhi accesi dal sentimento mentre il sorriso gentile di Jungsu si allargava ancora di più, raggiungendo anche gli occhi, che si socchiusero in modo adorabile, formando delle dolci mezzelune che sembravano brillare.

 

"Ti avevo solo detto che siamo arrivati." Disse Jungsu indicando il bar alle sue spalle. Youngwoon lo osservò con un mezzo sorriso e si avvicinò alla porta in vetro del bar, aprendola per lui, in un gesto di galanteria che con chiunque altro non avrebbe mai fatto. Il cartello colorato con la scritta -Aperto- rimbalzò gentilmente sulla porta, mentre la piccola campanella appesa lì sopra tintinnò.

 

"Vogliamo entrare allora?" In quel momento, Youngwoon giurò di vedere le guance di Jungsu arrossarsi lievemente, ma con ogni probabilità era solo un altro scherzo della sua mente. Era pazzo se pensava che un angelo come Jungsu potesse mai interessarsi ad uno come lui, soprattutto considerando il fatto che si conoscevano solo da poco più di venti minuti.

 

"Grazie.." Jungsu sorrise ed entrò nel bar, seguito subito da Youngwoon. Il bar era piuttosto piccolo, ma accogliente. Vicino alla finestra erano disposti tanti tavoli di color azzurro chiaro, intonati alle sedie. Il bancone era abbastanza largo, e nella vetrina erano disposti tanti tipi di dolci diversi. Youngwoon seguì Jungsu ad un tavolo. Per un momento fu tentato di spostargli la sedia per farlo sedere, ma si trattenne a stento. Non voleva che la sua galanteria venisse interpretata male, che Jungsu pensasse che quei piccoli gesti significassero che Youngwoon provava pena per lui.. Perchè non era affatto così. In passato aveva provato per altre persone nella sua situazione, ma Jungsu sembrava talmente a suo agio, talmente indipendente, che Youngwoon non riusciva a vederlo come se avesse bisogno di aiuto. Per quello, aspettò che si fosse seduto per poi sedersi di fronte a lui. Una perfetta occasione per ammirare ancora i suoi meravigliosi tratti, quel sorriso che sembrava essere sempre presente, quegli occhi brillanti, quei capelli di seta.. Scosse la testa quando il cameriere arrivò di corsa al loro tavolo.

 

"Jungsu hyung!" Jungsu sorrise verso il cameriere e si sporse per dargli un piccolo abbraccio. Il cameriere era piuttosto piccolo di statura, ma Youngwoon doveva ammettere che era davvero adorabile. Aveva i capelli neri, grandi occhi scuri e un sorriso cordiale.

 

"Sungmin, come stai?" Il ragazzo, Sungmin, prese la mano di Jungsu e la strinse, saltellando.

 

"Bene! Benissimo!" Jungsu inarcò una sopracciglio e un sorrisetto sornione si fece strada sulle sue labbra.

 

"Kyuhyun si è dichiarato?" Il giovane cameriere arrossì, poi scosse la testa con un sospiro.

 

"No, non ancora. Però ieri sera siamo andati al cinema e mi ha preso la mano!" Cinguettò con aria sognante. Jungsu rise, coprendosi la bocca con la mano.

 

"Beh, allora ci siamo quasi!" Sungmin si portò le mani al petto e sospirò.


"Oh, lo spero! A proposito, chi è il tuo amico?" Chiese Sungmin voltandosi verso Youngwoon, che si alzò e gli porse la mano.

 

"Youngwoon." Sungmin scosse la sua mano con energia. Youngwoon fu sorpreso per qualche attimo. Raramente aveva incontrato persone così solari e vitali in vita sua. E decisamente mai, da quando era arrivato a Seoul, aveva ricevuto una stretta di mano così energica, come se il ragazzo fosse davvero felice di conoscerlo. Diede una breve occhiata a Jungsu, decidendo in cuor suo che doveva essere l'influenza di Jungsu. Personalmente, pensava fosse impossibile non sorridere quando lui sorrideva.

 

"Io sono Sungmin!" Youngwoon annuì e tornò a sedersi al suo posto, mentre Sungmin tornava a cinguettare con Jungsu riguardo questo presunto futuro fidanzato. Dopo qualche minuto, Sungmin tornò di nuovo di fronte al suo tavolo e li guardò entrambi.

 

"Allora, cosa vi porto?" Youngwoon guardò Jungsu, aspettando che ordinasse per primo. Jungsu ordinò una cioccolata e Youngwoon un caffè semplice.

 

Mentre aspettavano le loro ordinazioni, Youngwoon tornò a guardare Jungsu, ed un silenzio calò su di loro. Non era esattamente un silenzio sgradevole, uno di quei silenzi imbarazzanti che fanno solo venire voglia di scappare e che di solito portano a parlare di stupidaggini pur di non dover stare ancora in silenzio. Sembrava più un silenzio che si crea fra due vecchi amici quando si godono semplicemente la compagnia l'uno dell'altro, senza bisogno di dire niente. Il silenzio si ruppe quando Jungsu cominciò a ridere. Youngwoon inclinò la testa da un lato, confuso.

 

"Che c'è?" Chiese sorridendo. Jungsu scosse la testa.

 

"Niente.." Dal modo in cui lo disse, continuando a sorridere, Youngwoon decise di lasciar perdere. A dire il vero, non gli importava particolarmente di sapere il motivo per cui stava ridendo.. Gli bastava che continuasse a farlo. Dopo qualche minuto però, il sorriso di Jungsu si spense ed abbassò velocemente la testa. Younwoon si sentì come se volesse alzare di nuovo quel bellissimo viso e disegnare su quelle labbra un sorriso che non potesse essere cancellato, da nessun pensiero, da nessun avvenimento.

 

"Hey, Youngwoon.." La voce di Jungsu era fioca.


"Mh?" Jungsu sembrava avere una sorta di conflitto interiore. Aprì e chiuse la bocca alcune volte, per poi mordicchiarsi il labbro inferiore, giocherellando con le mani sul tavolo. Youngwoon aspettò pazientemente che si decidesse a dirgli cosa non andava. Avrebbe aspettato tutto il giorno se fosse stato necessario. Alla fine, Jungsu alzò di nuovo la testa.

 

"Youngwoon.. Tu.. Hai accettato il mio invito solo perchè sentivi in colpa?" In tutta onestà, Youngwoon si aspettava una domanda del genere.

 

"No! Assolutamente, lo giuro." Jungsu sembrò capire dalla sua voce che era sincero, perchè la preoccupazione sul suo viso sembrò alleviarsi. In quel momento, Sungmin tornò con le loro ordinazioni, che mise proprio di fronte a loro. In un movimento istintivo, Youngwoon alzò le mani e le poggiò sulla tazza, scaldandole e scacciando il freddo dalle sue dita indolenzite. Ci mise qualche secondo a realizzare che Jungsu aveva fatto esattamente la stessa cosa, nello stesso attimo. Arrossì ancora, ma decise di non dire niente a riguardo. In fondo, certe cose potevano sembrare significative soltanto se potevano essere viste.

 

"Allora.. Perchè hai accettato?" Chiese Jungsu dopo qualche altro secondo. Per cortesia, sarebbe stata la risposta più sensata.. Solo che non era la verità. E Youngwoon non era davvero il tipo da dire bugie. Era stato preso a calci più di una volta in vita sua per via della sua brutale sincerità. Per cui, diede l'unica risposta che si avvicinava alla verità.

 

"Non lo so. Tu perchè mi hai invitato?" Jungsu sorrise, tenendo gli occhi bassi sulle sue mani.

 

"Non lo so."

 

Il resto del tempo in quel piccolo bar lo passarono chiacchierando di tutto e niente. Di lavoro, del tempo, di qualsiasi cosa a cui potessero pensare, purché restassero su argomenti superficiali. A quanto pare, Jungsu era un massaggiatore, lavorava in un piccolo centro di benessere poco lontano da lì ed abitava in una piccola casa con giardino più o meno nella stessa zona in cui stava il centro di benessere. Youngwoon gli raccontò brevemente del paese in cui era nato, del suo noioso lavoro d'ufficio e del suo ancora più noioso appartamento. In effetti, a ben pensarci, Youngwoon non aveva poi molto da raccontare. Realizzò che la sua vita era estremamente monotona nel momento in cui iniziò a parlarne. Casa, lavoro, lavoro, casa. Nei fine settimana passava un po' di tempo con i suoi amici, ma niente che valesse la pena di raccontare. Jungsu invece, aveva un sacco di cose da dire, e Youngwoon era grato di poterle sentire tutte quante. Avrebbe voluto sapere ogni singolo dettaglio, se solo avesse potuto.

 

Passarono più di due ore seduti a parlare, e alla fine fu Jungsu il primo ad alzarsi, dopo aver lasciato i soldi sul tavolo.

 

"Adesso devo andare a lavoro.. Ma è stato un vero piacere incontrarti, Youngwoon." Sottolineò il suo nome in un modo talmente dolce, che Youngwoon giurò di essersi appena sciolto su quella sedia. Si alzò anche lui e strinse di nuovo la mano di Jungsu.

 

"Anche per me, Jungsu." L'angelo sorrise di nuovo, e Youngwoon lasciò che ogni dettaglio di quel sorriso penetrasse nella sua mente, in modo da non dimenticarlo più. Come quelle adorabili fossette, i denti bianchi e brillanti, ogni singola ruga d'espressione. Poi, prima che potesse fare o dire qualsiasi cosa, Jungsu era andato. Youngwoon sospirò e dopo aver pagato, uscì dal bar, socchiudendo gli occhi quando l'aria fredda lo sorprese. Non era felice all'idea di tornare nella sua casa vuota e triste e ricominciare la solita routine. Con un sospiro, diede le spalle al bar e ritornò sulla sua strada.

  
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