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Autore: Cracked Actress    14/01/2014    14 recensioni
“John, c'è una cosa che dovrei dirti, te la voglio dire da sempre.”
Quello che Sherlock avrebbe voluto dire e non ha detto.
[ambientata durante la scena finale di His Last Vow]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Siete soltanto tu e lui, adesso. Hai chiesto a Mycroft un momento di privacy per congedarti, e lui te l'ha concesso. Cosa vuoi dirgli esattamente? “Prenditi cura di te stesso e sii felice”, sarebbe l'opzione migliore, con tutta probabilità. Frasi del genere non sono mai state il tuo forte, ma hai imparato a servirtene all'occorrenza, a riconoscerne il bisogno, e questa è una delle occasioni in cui servirebbero alla perfezione. Non vi rivedrete mai più, tu e John. Ne sei consapevole, quindi perché fingere? Digli qualcosa che rammenti negli anni a venire, auguragli un futuro felice. Hai detto qualcosa del genere a Molly, qualche mese prima. Non è stato difficile, ti è venuto più naturale di quanto pensassi. Eppure John non è Molly, e te ne rendi conto osservandolo mentre si guarda attorno, imbarazzato, come se volesse essere a miglia e miglia di distanza. Leggi nel suo imbarazzo, come non puoi impedirti di fare, e trovi una freddezza che non ti aspettavi nella sua fronte corrugata. È arrabbiato, forse? Deluso? Hai fatto tutto quello per lui, per proteggere la famiglia che sta costruendo. Avevi fatto un voto.

“John non te l’ha mai chiesto, Sherlock”.

È la voce di Mycroft a farti abbassare lo sguardo, confuso. No, non sei confuso, stai solo giungendo ad una risposta. John non è né arrabbiato né deluso, è distante. La sua mente sta già correndo a quando sarà seduto sul sedile della macchina che l’ha portato fin qui accanto a Mary, sulla strada di casa. L’hai già perso.

Vuoi davvero lasciarlo andare così? Eppure sai che c’è una cosa che non gli ha mai detto. L’hai capito un sacco di tempo fa, è stata una delle deduzioni più ovvie a cui sei mai giunto. Lui non l’ha capito. Non te ne stupisci, John è un idiota. Tu hai avuto bisogno di due anni lontano da lui per rendertene conto, una mente come la sua potrebbe metterci secoli. O forse lo sa già, perché l’amore non è una cosa che si interpreta con la testa, e l’idiota in materia sei tu. Incurante delle virtù, inconsapevole della bellezza e incapace di comprendere il volto della felicità.

“Concentrazione, Sherlock!

La voce di Mycroft nelle tue orecchie ti ricorda che è adesso o mai, e hai pochi minuti.

Meglio cominciare subito.

“John, c'è una cosa che dovrei dirti, te la voglio dire da sempre.”

Adesso i tuoi occhi sono su di te. Ti guarda, un po’ curioso e un po’ stupito, e stavolta è il tuo sguardo che si allontana dal suo volto e si posa distratto sui dintorni. Ora che hai cominciato a correre non puoi più fermarti.

“Dato che è improbabile che ci vedremo di nuovo, tanto vale che la dica.”

Sì, a chi nuocerebbe? Non potrà chiederti come, quando e perché, non potrà mostrare il suo imbarazzo ogni volta che vi toccherete per sbaglio, non dovrà nemmeno dirti come stanno le cose, perché, per l’amor di Dio, c’è sua moglie incinta a pochi metri da voi. Capirà tutto, ti ringrazierà e ti congederai. Non funziona così?

Tieni gli occhi bassi perché guardarlo rischierebbe di farti perdere la concentrazione. Ma avverti il suo sguardo carico di aspettativa fisso su di te e resti in silenzio, mentre cinquantaquattro formulazioni di ciò che stai per dire sfilano davanti ai tuoi occhi.

“Ti amo, John”. No, c’è bisogno di un’introduzione, non vuoi spaventarlo più del dovuto.

“Mi sono accorto di essermi innamorato di te, John”. Non funziona, così sembra che l’hai realizzato mentre parlavate un attimo fa.

“Devo confessarti il mio amore, prima di partire.”  È una frase che starebbe bene in uno di quei terribili film romantici che danno alla TV in seconda serata. A volte ne hai visto qualcuno con la coda dell’occhio perché John si addormentava sul divano con la televisione accesa mentre tu eri al computer.

Concentrazioneconcentrazioneconcentrazione.

“Non posso andarmene senza averti detto quello che provo per te.”  No, una formulazione del genere presuppone la presenza di una seconda frase e tu sai che non riuscirai a dire altro quando l’improvvisa realizzazione si mostrerà sul suo volto.

I secondi passano e tu fissi ancora i suoi piedi, mentre arrivi alla dodicesima formulazione e ognuna ti sembra più banale, stupida e vergognosamente romantica dell’altra.

“Non so come dirtelo perché non ho mai provato nulla del genere prima, ma credo - anzi sono sicuro - di essere innamorato di te, John, perché per nessun altro avrei messo da parte il mio benessere per concentrarmi soltanto sulla sua felicità, per nessun altro avrei sacrificato la mia libertà e la mia stessa vita.”

“Sherlock in realtà è un nome femminile.”

John scoppia a ridere e tu capisci di aver parlato, sprecando l’ultima occasione che avevi per confessargli ciò che provi per pronunciare invece una delle frasi più ridicole del tuo repertorio. Non sai di preciso cosa dovresti sentire in questo momento, ma mentre lo vedi scuotere la testa, cominci a pensare che forse sia meglio così. Ora potrai nutrirti del suono della sua risata mentre giorno dopo giorno sarà sempre più dura sopravvivere e non pensare a cosa sarebbe potuto succedere se dopo la tua confessione fossi rimasto a Londra. Te ne andrai senza che cambi nulla tra di voi, senza lasciargli rimpianti e dubbi che non sarà mai in grado di togliersi.

Non puoi fare questo a John Watson.

Accenni un sorriso e ti rimetti la maschera, perché anche se Sherlock Holmes ha imparato a provare sentimenti, di certo non ha ancora imparato ad esprimerli come si deve. E adesso è decisamente troppo tardi per farlo.

“Valeva la pena provare.”





 


 


[La traduzione dei dialoghi non è mia, è stata fatta da Zuz&Sere nei sottotitoli che potete trovare qui]

   
 
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