Harold Finch ha imparato ad apprezzare la solitudine, ad usarla come uno scudo contro il dolore e la perdita. Per non preoccuparsi mai più di nessuna persona in particolare, aveva deciso di preoccuparsi di tutti. Eppure, nonostante la segretezza, le cose non dette, il suo essere così distaccato, è successo di nuovo. Qualcosa è cresciuto dentro di lui quando più tentava di combatterlo.
[Reese/Finch, pre-slash]

John non aveva mai mantenuto il contatto con la pelle di Sherlock tanto a lungo: c'era stata la breve stretta di mano quando si erano conosciuti e poi soltanto fugaci, casuali tocchi. Non si era mai reso conto di quanto fosse effettivamente freddo, e, da medico e da ex soldato, il paragone con la pelle di un cadavere gli venne quasi spontaneo. L’idea avrebbe dovuto spaventarlo o disgustarlo, ma non c’era nulla di disgustoso nel palmo di Sherlock premuto contro le sue labbra. Per qualche secondo, anzi, fu l’unica sensazione, l’unico pensiero che gli occupò la mente.
“John”, mormorò Sherlock, ed era quasi una preghiera. Nel buio e nel silenzio, le parole sussurrate del suo nome assunsero un suono tutto diverso, e drizzò le schiena come se si trovasse di fronte all’ordine di un superiore. “Non parlare”.
[Vampire!Lock]

"Ernest Hemingway diceva che ci sono solo due posti al mondo dove possiamo vivere felicemente: a casa e a Parigi. Kieren aveva tentato con la prima, e dato che il risultato era stato a dir poco disastroso, aveva deciso di buttarsi sulla seconda."
AU in cui Kieren riesce a partire per Parigi e lì incontra Simon, che lavora come cameriere in un bistrot della Rue Mouffetard.

“John, c'è una cosa che dovrei dirti, te la voglio dire da sempre.”
Quello che Sherlock avrebbe voluto dire e non ha detto.
[ambientata durante la scena finale di His Last Vow]

Sherlock è seduto sul suo letto, con la sciarpa e l’inconfondibile cappotto indossati sopra allo splendido completo da testimone. E’ rannicchiato con le ginocchia al petto - incurante delle scarpe che poggiano sulle lenzuola - e guarda Greg con un’espressione infastidita, come se fosse in ritardo per un appuntamento.
“Sherlock, che diavolo ci fai qui?” gli chiede sbigottito non appena la sua bocca spalancata per lo shock riesce a richiudersi e a permettergli di articolare qualche parola, “e come hai fatto ad entrare?” Si rende immediatamente conto della stupidità della domanda, e si pente di avergliela posta con tanto stupore. Pensare che un uomo che è riuscito a fingere la propria morte non sia in grado di entrare in un misero bilocale senza spaccare neanche un vetro è pura idiozia, e a Greg non piace mostrarsi idiota di fronte a Sherlock. Così, prima che l’altro possa rispondergli, aggiusta il tiro. “Non importa. Perché sei andato via prima della fine? John ti cercava.”
[Sherstrade] [one-sided!Johnlock ovviamente da parte del povero Sherlock]
Ambientata subito dopo la 3x02, quindi SPOILERS!

Il povero John ha instaurato da soli due mesi una turbolenta relazione amorosa col suo coinquilino sociopatico e un po' stronzo. Quando arriva un invito - scritto a mano, in bella calligrafia! - da parte di Mummy Holmes a trascorrere il Natale alla magione di famiglia, i due non possono fare a meno di accettare, ma tra animali impagliati, messaggi in codice Morse e l'assoluta mancanza di filtri e di pudore che contraddistingue tutti gli Holmes, si rivela ben presto una delle esperienze più imbarazzanti nella vita del buon dottore...

Con i suoi sorrisi sinceri e i suoi esuberanti slanci d'affetto, Mary era diventata una figura fondamentale per la sua vita, una sorta di ancora di salvezza gettata nella tempesta, non meno importante di Sherlock e a lui complementare. Dove lui era sofferenza e rimpianto, lei era gioia di vivere e progetti. Aveva imparato a vederli come due facce della stessa medaglia, perché diversissimi e allo stesso tempo simili in tante cose. Sherlock così freddo e caotico, Mary affettuosa ed ordinata, eppure entrambi infantili e permalosi. Ella, la sua psicanalista, gli aveva fatto notare quanto fosse insolito e preoccupante fare parallelismi tra il proprio migliore amico e la propria moglie come se fossero figure equivalenti, e da allora John aveva smesso di parlarne.
[Johnlock] [Post-Reichenbach]

Bastano cinque fotografie trovate in una vecchia scatola per far capire a John Watson quanto poco sappia del passato del suo coinquilino e di sé stesso. Il cammino verso la consapevolezza è lungo e pieno di ostacoli, e Sherlock non ha certo intenzione di aiutarlo.
"In ogni scatto ci sono gli stessi due uomini apparentemente distesi su un letto, col petto nudo coperto da un lenzuolo bianco all'altezza delle ascelle. Uno di loro sembra magrissimo: l'ombra che si dipinge sulle guance scavate sottolinea ancora di più gli zigomi sporgenti, i capelli neri, lunghi ed arruffati, sono l'elemento più scuro della foto e contrastano con il pallore cadaverico e palesemente poco sano della sua pelle. Il ragazzo – perché non può avere più di una ventina d'anni, nonostante le profonde occhiaie – poggia la testa sul petto di un uomo dal colorito notevolmente più scuro, profondi occhi castani e capelli a spazzola dello stesso colore."

"L'amore è un azzardo che una mente razionale non può permettersi. È anarchia e caos totale.
Due persone che si innamorano non si legano in modo logico e sensato come l'ossigeno e l'idrogeno in una molecola d'acqua."
Sherlock, ormai anziano e prossimo alla morte, riflette sul rapporto con John e sulla sua incapacità di amare.
[Ispirata alla canzone "Un chimico" di Fabrizio De André]

"Tutti hanno un prezzo."
Tony Stark è "semplicemente" il ricchissimo ed insopportabile proprietario delle Stark Industries, non certo un supereroe. Cosa succederebbe se incontrasse un ragazzino presuntuoso dal nome strano intenzionato a rendergli la vita impossibile?
[IronFrost]

"Come va la dieta, Mycroft?"
"Andava benissimo, caro fratello, prima che ti buttassi da un tetto. Per colpa di Moriarty. Per colpa mia e dell'Inghilterra intera."
Questo è il racconto di una sera in cui il ghiaccio si scioglie e l'equilibrio si spezza, è il racconto di due anime sole che si trovano in modo violento ed inaspettato.
Perché ci sono ferite che non risarciscono ignorandole.
[Mystrade, post-Reichenbach]