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Autore: LoonyW    14/01/2014    3 recensioni
Quali paturnie mentali si celano dietro gli occhi di Lily, dal giorno in cui finisce la sua amicizia con Severus a causa di Potter?
Più di un anno di tempo basta anche a una mente testarda e orgogliosa come quella della Evans, per arrendersi alla consapevolezza che a volte si può cambiare idea su qualcuno, anche se quel qualcuno è proprio James Potter.
***
“No, Lily, non ti azzardare a provare sentimenti che esulino dal disprezzo o al massimo dalla freddezza verso Potter. Ti concedo il dispiacere, perché
ti senti ancora in colpa per come l’hai trattato, ma non osare pensare che lui possa essere degno di aggettivi positivi. Potremmo scriverci un libro con tutte le volte che ha combinato un casino dei suoi”
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Come passare dal disgusto all’amore in dieci step.
 
 
 
«Well you only need the light when its burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go»
 
(Hai bisogno della fiamma solo quando si sta spegnendo
Ti manca il sole solo quando inizia a nevicare
Ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare)
 
[Let her go, Passenger]
 
 
 
 
Parte uno: La sfuriata.
 
(Giugno, Quinto anno)
 
 
Non era finita. James Potter avrebbe dovuto aspettarselo: lo sguardo che Lily gli aveva lanciato prima di marciare via dal parco di Hogwarts aveva detto “non finisce qui”.
Quando il ragazzo vide Lily entrare furente nella Sala Comune, ebbe quasi paura. Cercò di mimetizzarsi tra i cuscini, ma lei fu più veloce.
«Oh, oh» sussurrò Sirius scherzosamente preoccupato, allungando una gomitata all’amico, dal divanetto accanto al suo.
La maggior parte delle persone presenti nella Sala in quel momento aveva assistito alla litigata di quello stesso pomeriggio, tra Piton, il Prefetto Evans e i Malandrini –o meglio, James. Tutti abbandonarono le loro occupazioni per godersi la scena come fosse una telenovela. Mancavano solo i popcorn.
«Potter» proclamò Lily, parandosi dinnanzi al diretto interessato con le braccia incrociate sul petto (posizione che già di suo non indicava nulla di buono).
Gli spettatori si misero comodi ai propri posti, accapigliandosi per avere la posizione migliore -senza nemmeno darsi la pena di mascherarlo; ma dopotutto era noto che i Grifondoro non brillassero per discrezione.
«Ciao, Evans» rispose James, sprofondando nella poltrona. Pensò di prenderla in contropiede, sfoderando un sorriso classico del suo repertorio e arruffandosi i capelli. Pessima idea. La Evans si infuriò ancora di più.
«Vorrei cogliere l’occasione per dirti un paio di cose. E mi fa piacere che ci sia metà Casa ad assistere» disse Lily in tono battagliero.
«Oh, andiamo, Evans..» cominciò lui, subito interrotto.
«Quello che è successo oggi è servito solo a confermare quello che pensavo di te» proseguì la ragazza noncurante «non capisco come tu possa essere sempre circondato di ragazzine adoranti, né come tu possa avere un ridicolo e patetico Fanclub. Non capisco come faccia la gente a sopportarti. Non concepisco come io e te possiamo appartenere alla stessa Casa. Dov’è il coraggio e la lealtà nell’atteggiarti a bullo come fai tu? Specialmente nel prendertela con chi è disarmato? Dov’è la nobiltà d’animo di Grifondoro? Se fossi in te mi farei un paio di domande. Vergognati»
Aveva detto questo tutto d’un fiato, senza una pausa che ammettesse una replica. Alla fine del monologo, James avrebbe potuto ribattere qualunque cosa, ma non ci riuscì. Era rimasto troppo esterrefatto per controbattere qualcosa di sensato.
«Ah, e per finire» disse Lily prima di voltarsi «i tuoi capelli sono ridicoli. Fossi in te li taglierei a zero».
Detto questo, salì le scale che portavano al suo dormitorio con aria falsamente tranquilla, sebbene dentro di sé stesse pensando che forse aveva un po’ esagerato. Così facendo per lo meno si evitò l’imbarazzante silenzio che si era creato nella Sala dopo la sua trionfale uscita. Arrivata al suo piano, aveva sentito un vociare leggero che era diventato mano a mano più concitato e pettegolo. Poi si udì il rumore del ritratto che si apriva e qualcuno che correva fuori. Lily non ci diede peso, ma aveva ugualmente immaginato che si trattasse proprio di James, che usciva furente e umiliato per la pubblica offesa.
Senza volerlo, Lily si sentì un verme.
 
 
Parte due: I sensi di colpa.
 
 
Era passata quasi una settimana¹ da quella che per i Grifondoro era passata alla storia come “La Sfuriata” (della Evans a Potter), e James sembrava ogni giorno più cupo. I suoi amici inizialmente l’avevano presa alla leggera, già sapendo che in poco tempo sarebbe passata, ma dopo quattro giorni fu chiaro che la situazione era seria, e cominciarono a preoccuparsi.
Gli esami dei G.U.F.O. erano quasi finiti, mancava solo l’ultimo exploit per Pozioni. I Malandrini tirarono un sospiro di sollievo pensando che senz’altro l’estate avrebbe lenito il malumore cupo di Ramoso, e se i babbani avevano ragione dicendo che “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, allora sarebbe stata la volta buona per togliere la Evans dalla mente di James. Il ragazzo non l’aveva più nominata, né infastidita, né guardata dalla Sfuriata. Sirius era quasi commosso.
Finché, l’ultima mattina prima della partenza, James si presentò a colazione con i capelli rasati a zero. Con la pelata, volgarmente dicendo. Era inguardabile naturalmente.
Lily quel giorno si era inconsapevolmente diretta verso la Sala Grande, aveva preso posto tra le sue amiche salutate con il consueto “buongiorno” mezzo masticato mezzo sbadigliato e poi aveva preso una fetta di pane tostato per imburrarla con la solita precisione svizzera.
Quando lo sguardo le era caduta su una testa pelata, di spalle, dapprima Lily aveva pensato che fosse uno studente che non conosceva, o al massimo un conoscente in vena di pazzie. Poi la boccia si era voltata, rivelandosi nelle fattezze di niente di meno che James Potter. La fetta di pane, imburrata a metà, cadde nel tè macchiato di Lily.
Fissare qualcuno –specialmente se visti- può essere molto imbarazzante; la ragazza si rese conto solo dopo cinque minuti, quando gentilmente Mary le picchiettò il braccio, che era rimasta a fissare quella zucca vuota e pelata di James Potter. Per di più il ragazzo se n’era accorto, le aveva ammiccato –senza che Lily riuscisse a reagire, ancora troppo sconvolta- ed era tornato a confabulare.
Forse ho esagerato, pensò Lily fissando ora la fetta di pane che galleggiava nella sua tazza, affondando sempre di più.
Quando i Malandrini ebbero finito la colazione, James lanciò uno sguardo in direzione della rossa e le si accostò mentre andavano via.
«Va meglio così, Prefetto Evans?» le sussurrò all’orecchio.
Lily trasalì, e rispose con un contenuto: «Credo che tu sia pazzo»
«L’idea è stata tua» ribatté pronto lui.
Lily si voltò con uno sguardo perplesso.
«“I tuoi capelli sono ridicoli. Fossi in te li taglierei a zero”, ti dice niente?» sogghignò lui, andandosene senza aspettare risposta.
Lily rimase a boccheggiare. Era la prima volta che rimaneva senza risposta. Era lei ad avere sempre l’ultima parola, e nessuna situazione aveva mai fatto eccezione, con nessuno.
Le sue amiche la stavano guardando preoccupate, ma Lily era troppo presa dalle sue riflessioni per potersene accorgere.
James Potter amava i suoi capelli, pensò la ragazza. Cosa aveva voluto dimostrare con quel gesto folle? Di essere capace di fare pazzie? Scontato, già si sapeva…
Di stare bene anche con i capelli a zero? Stava meglio con i capelli da pazzo, si sorprese a pensare Lily, tappandosi poi la bocca come se l’avesse detto ad alta voce. Non l’aveva fatto, fortunatamente.
Poi giunse alla domanda cruciale: possibile che l’avesse fatto per lei? Per –se così si può dire- “accontentarla”?
Più tardi a lezione, la mano di James corse ai suoi non-capelli, e nel farlo incontrò il vuoto. Deluse, le dita tornarono al loro posto nelle tasche e James si rese finalmente conto di aver fatto una stronzata. Non potersi passare le mani tra i capelli lo infastidiva e lo rendeva più nervoso, senza contare di quanto fosse insulso non poter usare quella mossa per essere accattivante.
Lily aveva notato il gesto stizzito di James dalla fila dietro, ma non osò pronunciare parola. Chinò il capo sulla pergamena su cui stava scrivendo e vide con la coda dell’occhio James voltarsi lievemente e lanciarle uno sguardo fugace. Fu solo in quel momento che Lily si rese conto che James l’aveva davvero fatto per lei. E di nuovo si sentì in colpa per essere stata così spietata.
 
 
Parte tre: L’imbarazzo.
 
(Settembre, sesto anno)
 
L’estate era passata più o meno nel solito modo, forse per Lily più solitaria e triste, dato il litigio con il migliore amico e le continue sfuriate di gelosia di sua sorella. Impaziente di tornare a Hogwarts, Lily si godeva il viaggio in treno, chiacchierando con le amiche che non vedeva da un po’ e fantasticando sul nuovo anno che iniziava. Si chiedeva come sarebbe stato passare ogni giorno sapendo che non si sarebbe seduta accanto a Severus durante le lezioni condivise, che non avrebbero studiato e riso insieme durante le pause. Niente più parlottare e confabulare, niente scherzi e confidenze. Durante la settimana finale dei G.U.F.O. era stata talmente presa dagli esami e dai ripassi che non aveva neanche avuto modo di pensarvi, né di accorgersi della differenza. Della mancanza. Poi aveva avuto un’estate intera per pensarci. Anche troppo, aveva pensato; avrebbe potuto riempirci tutta Hogwarts, con i pensieri che aveva fatto. C’era qualcosa che la tormentava ancora di più: il dannato senso di colpa. Il peso che segue il comportarsi male con qualcuno, quando si ha un animo puro che non accetta le ingiustizie. Non che Potter fosse un esempio di integrità morale, certo. Non era come prendersela con un cucciolo indifeso, ma era pur sempre una persona ferita dalle sue parole troppo taglienti, dettate dalla rabbia.
Lily avrebbe voluto chiedergli scusa, ma aveva buone ed ovvie ragioni per non farlo: punto primo, era troppo orgogliosa per scusarsi con lui, che in ogni caso aveva definitivamente distrutto una sua cara e vecchia amicizia –e poi non per niente era una Grifondoro: la fierezza era il suo mestiere; punto secondo, se gli avesse chiesto scusa, Potter l’avrebbe sbandierato ai quattro venti; punto terzo, quelle scuse avrebbero potuto avere conseguenze disastrose su Potter: avrebbe creduto di averla vinta, di avere ragione, che quelle scuse fossero una sorta di “resa” da parte di Lily. No, decisamente non era una buona idea. James Potter non era abbastanza maturo per questo.
Lily decise di uscire dallo scompartimento per andare in cerca della signora del carrello. Stava morendo di fame, non ce la faceva più ad aspettare, e per di più era tutta l’estate che desiderava una morbida e sfuggente Cioccorana. Ah, quanto le sarebbe piaciuto avere un negozio di dolci magici sotto casa.
Sorpassò il primo vagone, ma non trovò traccia della signora del carrello. Al contrario, trovò traccia dei Malandrini, e il primo in cui si imbatté –ovviamente- fu proprio James. Era insieme a Sirius, appoggiato alla porta di uno scompartimento lungo il corridoio del treno, a parlare con due ragazzi del loro stesso anno. I capelli gli erano ricresciuti, non della consueta e folle lunghezza, ma erano quasi decenti, notò Lily. Subito dopo realizzò che i capelli di Potter non potevano affatto essere quasi decenti. Era di Potter che stava parlando – o meglio, pensando.
Quando li vide da lontano, rallentò, tentata di fermarsi e tornare indietro per non doverli incrociare e salutare, ma farlo senza essere vista sarebbe stato impossibile e avrebbe finito per peggiorare la situazione. Non si erano salutati alla fine dello scorso anno. La loro ultima conversazione si era fermata al giorno della rasatura a zero. Perciò, l’imbarazzo di Lily era doppio.
Mentre pensava questo, i suoi piedi continuavano a camminare, seppur lentamente, e di malavoglia si ritrovò a un metro dai ragazzi, che si scostarono per farla passare.
«Ciao» li salutò Lily in tono neutro, non scontroso, ma nemmeno allegro. Diciamo formale.
James le rivolse un sorriso stretto e un cenno del capo, a cui poi seguì un “ciao”, nello stesso tono, che contrastava di gran lunga con il tono più entusiasta dei ragazzi con cui James stava parlando. Solo Sirius aveva spontaneamente evitato di salutarla. Tanto la Evans già lo sa che non la sopporto, pensò il ragazzo.
Lily continuò a camminare e si affrettò, sperando che nessuno di loro avesse notato che si sentiva le guance in fiamme e che il colore del viso aveva assunto una delicata sfumatura scarlatta.
Buon nuovo anno scolastico, Lily.
 
 
Parte quattro: Notare i suoi lati buoni.
 
(Ottobre, Sesto anno)
 
Chi dice che il sesto anno di Hogwarts è una passeggiata perché senza esami è un gran bugiardo. O un masochista.
Esami intermedi, temi di cinquanta centimetri, incantesimi non verbali, pozioni con procedimenti lunghi quanto la barba di Merlino, e così via.
Lily era sempre occupata, tra i doveri di Prefetto, di studentessa e di amica.
Almeno non devo preoccuparmi di essere anche una sorella, pensò amaramente, cercando ogni volta di sdrammatizzare una situazione che di comico aveva ben poco. Non era lei a cercare guerra, solo questo la consolava e la salvava dall’impazzire.
In quel clima di nervosismo però, una situazione complicata a casa, che andava a sommarsi alla situazione complicata a Hogwarts che a sua volta si aggiungeva alla situazione complicata del Mondo Magico e di ciò che era in imminente arrivo, creava un mal di testa martellante a Lily. Senza ignorare poi la situazione-Severus e la situazione-Potter che aggravavano il tutto.
Bell’anno, insomma. Una gioia.
James –pardon, Potter- aveva smesso del tutto di infastidirla. Sembrava che a malapena la conoscesse. Lily aveva tirato un sospiro di sollievo, ma continuava a sentirsi in colpa. (Poi beccava il suddetto ragazzo a combinare una delle sue e pensava che i sensi di colpa avrebbe dovuto metterli in un pacco e inviarli a Petunia, che di certo ne aveva bisogno più di lei per ritrovare quella cosa a lei sconosciuta chiamata coscienza.)
Un Martedì sera, dopo aver passato tre meravigliose ore della sua vita nel dormitorio, a studiare per l’esame di Trasfigurazione del giorno dopo, Lily decise che non sarebbe stata una brutta idea riposarsi per una mezz’oretta in Sala Comune prima di andare a dormire, per leggere qualcosa davanti al fuoco caldo.
Si stiracchiò, si infilò le scarpette nere della divisa, salutò le compagne di stanza che stavano per coricarsi, data l’ora tarda e uscì dalla stanza. Le piaceva molto scendere in Sala Comune attorno a mezzanotte, o anche più tardi. Non c’era nessuno, ma il camino come sempre era acceso. La Sala Comune spesso era troppo affollata e rumorosa per potervi leggere o studiare in pace, ma le “ore solitarie” –così lei le chiamava- le regalavano un posto tutto per sé.
Quando fu a metà della scala del Dormitorio, però, Lily sentì una voce provenire dalla Sala e si arrestò, scocciata di non essere sola. Poi però tese l’orecchio per capire di chi si trattasse, se di un conoscente o una persona qualsiasi.
«Devi solo ambientarti» rispose una voce, diversa dalla prima.
Lily si ritrasse un poco. Era la voce di James Potter. Impossibile non riconoscerla, l’aveva tormentata per anni.
«E se non ce la faccio? Se non sono brava abbastanza?» chiese una voce timorosa, infantile.
Incuriosita, Lily scese silenziosamente gli ultimi gradini e si sporse un poco, spiando la scena.
Di fronte al caminetto, di spalle rispetto a dove si trovava Lily, James e una ragazzina del primo anno erano seduti su un divanetto.
«L’abbiamo pensato tutti, ma come vedi siamo ancora qui» rispose James, sorridendo incoraggiante.
James era alto e sovrastava il poggia schiena del divano, ma della ragazzina si vedevano a malapena i capelli scuri. Difficile riconoscerla, in quella posizione.
«Il castello è così grande…» mormorò la ragazzina, la cui voce incrinata sembrava sull’orlo del pianto «ho paura di perdermi»
Ci fu un singhiozzo. Poi qualcuno si soffiò il naso.
«A questo c’è rimedio» disse allegramente la voce di James.
Lily si sporse, rischiando di inciampare e rivelare la sua posizione, per cercare di capire cosa James stesse facendo, ma il poggia schiena del divano le impediva la visuale.
Maledetta curiosità.
In un attimo, Lily realizzò che stava spiando James Potter. Per le mutande di Merlino, proprio James Potter, tra tutti i ragazzi di Hogwarts!
Lily vide un piccolo bagliore dorato, e subito James esclamò: «Ecco fatto!» e porse alla ragazzina qualcosa.
«Come… come hai fatto?» chiese ammirata.
«Con la magia puoi fare tutto» rispose lui «tra qualche anno saprai farlo anche tu. E adesso, non dovrai più avere paura di perderti»
Lily non poteva vedere, ma immaginò che le avesse regalato una mappa.
E perché diamine James Potter ha con sé una mappa di Hogwarts²?
«Grazie» disse la ragazzina, e dal tono si poteva capire che stava sorridendo.
«Dovere, Dolly. Non hai bisogno di piangere, ce la puoi fare. Devi solo credere nelle tue capacità»
Dolly proruppe in una risatina gioiosa.
«Adesso vai a dormire però, devi essere carica per domani» le consigliò James.
«Posso sapere il tuo nome?» domandò timidamente Dolly.
Lily vide James sorridere in un modo nuovo, comprensivo, paterno, quasi maturo.
«Mi chiamo James. Quando vuoi parlare, basta chiedere di “Potter”, okay?»
Dolly si alzò e annuì «Grazie, James. Buonanotte»
«Anche a te» rispose James, rivolgendole uno sguardo da fratello maggiore.
Solo quando Dolly si avviò verso le scale, Lily uscì dalla trance e si precipitò su per le scale per non essere scoperta a spiare.
 
 
Parte cinque: Maledirsi per averli notati (i suoi lati buoni).
 
Fortunatamente, quando Lily arrivò in camera di soprassalto, le sue compagne di stanza già dormivano profondamente, e così poté evitarsi l’interrogatorio che sarebbe seguito dopo un’entrata così affrettata. Si mise il pigiama e si infilò nel letto come un automa, pensando a tutt’altro e agendo passivamente.
Ovviamente non riuscì a dormire. Più si rigirava nel letto, più le tornava in mente la scena a cui aveva appena assistito, le parole di James, la sua voce matura, il suo sguardo comprensivo, il sorriso incoraggiante, il gesto in sé: l’aiutare un primino in difficoltà. Non l’aveva mai visto fare niente del genere.
Forse perché lo fa, ma non allo scoperto.
E se fosse da sempre che aiuta gli altri ma non lo dà a vedere, e se io l’avessi sempre giudicato solo dalle sue azioni visibili “in superficie”, perché non ho mai scoperto di quelle nascoste?, si chiese Lily quasi angosciata.
Ad un tratto, le sembrava questione di vita o di morte l’aver giudicato James Potter bene o male. Come se il suo fosse stato il giudizio divino.
Stai calma, Lily. Ricordati che è James Potter. Non è uno stinco di santo e tu lo sai bene. Ricorda che è lui ad aver distrutto la tua amicizia con Severus.
Amicizia che si stava già distruggendo da sola, o sbaglio?, si intromise un’altra voce interiore, terribilmente simile a quella di Petunia, era da tempo che discordavate su molti argomenti, e non erano di certo stupidi come le gobbiglie o il porridge. Erano questioni importanti, come scegliere bene o male. Magia bianca o nera, Lily.
Ma è pur sempre di Potter che stiamo parlando. Potter che fa il bullo, l’arrogante, il tronfio, il “Sono il Figo di Hogwarts”, il Combina Guai, l’immaturo, l’incosciente.
No, Lily, non ti azzardare a provare sentimenti che esulino dal disprezzo o al massimo dalla freddezza verso Potter. Ti concedo il dispiacere, perché
ti senti ancora in colpa per come l’hai trattato, ma non osare pensare che lui possa essere degno di aggettivi positivi. Potremmo scriverci un libro con tutte le volte che ha combinato un casino dei suoi.
…Pluralia Maiestatis, ma chi mi credo di essere?
Dopo l’ultima domanda retorica, Lily capì che era ora di dormire, prima di impazzire del tutto e ritrovarsi ogni notte a parlare da sola, usando il plurale per di più.
E mentre una metà di lei ricordava ogni occasione in cui James Potter si era comportato da cretino –lunga lista, quella-, l’altra metà di lei inconsciamente pensava a come si fosse sentita al sicuro e protetta nell’ascoltare le parole confortanti del ragazzo che si stava convincendo a continuare ad odiare.
 
 
Parte sei: Osservarlo sempre più spesso.
 
(Dicembre, sesto anno)
 
Lily ci stava provando con tutta sé stessa, ma dopo la scena a cui aveva assistito in Ottobre, non riusciva più a guardare James Potter come lo aveva guardato in quei cinque anni –ovvero con odio mal contenuto. Era come se tutt’a un tratto si fosse accorta del “lato oscuro della Luna”, quello buono, che James non aveva mai mostrato prima. O forse l’aveva fatto, ma non con lei.
Le procurava una fastidiosa sensazione la nuova immagine che aveva di Potter. Non riusciva a farla combaciare con la precedente e questo la innervosiva, perché erano troppo diverse. James Potter era sempre stato il Cretino; non poteva diventare all’improvviso il Bravo Ragazzo. Era inammissibile. E Lily era parecchio cocciuta.
Ma, come se non bastasse –anzi, come se lo facesse apposta- le occasioni in cui Lily coglieva i suoi lati buoni aumentavano sempre di più.
Durante una partita, si era fermato a soccorrere personalmente un giocatore della sua squadra, caduto dalla scopa, lasciandosi sfuggire il boccino per un pelo. Un giorno Lily lo aveva trovato in Sala Comune a fare da cavia a un ragazzino del secondo anno per degli incantesimi. Aveva smesso di fare il bullo. Certo, non aveva smesso di fare l’idiota e di combinare guai a modo suo, ma per lo meno i suoi scherzi non comprendevano più comportamenti sleali come quelli del passato.
A lezione, Lily si sorprese a guardarlo molte volte, senza volerlo. Era come se mentre ascoltasse le lezioni prendendo appunti, l’occhio le cadesse casualmente sulla testa di James Potter, i cui capelli erano tornati alla normale e arruffata lunghezza.
Ma –altra cosa che Lily aveva notato- James aveva smesso di scompigliarsi i capelli di proposito per attirare le ragazze o atteggiarsi a superiore. Ora lo faceva solo in momenti di nervosismo, come chi si mangia le unghie o si scrocchia le mani per calmarsi.
In poco tempo Lily si sarebbe ritrovata a cercare inconsciamente, ogni giorno, i capelli sconvolti di James Potter tra le teste ben pettinate dei suoi compagni. E non c’era nulla che potesse fare per evitarlo.
 
 
Parte sette: Ammettere la sua bellezza.
 
(Marzo, Sesto anno)
 
Questo aveva richiesto qualche sforzo in più. Nei mesi successivi, Lily non fece altro che continuare a negare a sé stessa le possibilità di redenzione di Potter, e nel frattempo cercarlo tra la folla senza darlo a vedere. Ciò che si dice una donna coerente.
Soltanto un anno prima se le avessero chiesto cosa pensasse riguardo la bellezza di James Potter, Lily avrebbe riso e avrebbe risposto che un goblin era senza dubbio più affascinante.
Un anno dopo, la suddetta ragazza non era più certa della risposta. Provava a guardare James con gli stessi occhi del passato, ma non ci riusciva. Non dopo il suo cambiamento. Non dopo i bei gesti che gli aveva visto fare. Non dopo aver sognato di dormire tra le sue braccia. (Un sogno che stava ancora cercando di rimuovere dalla memoria).
Ma il Giorno arrivò comunque. Il 15 Marzo, Lily, trovandosi di nuovo a sbirciare James Potter –senza fissarlo, per non essere scoperta- mentre lui non guardava, finalmente ammise a sé stessa per la prima volta che era davvero bello.
Bello in modo particolare. Non era la bellezza di Sirius, Figo Indiscutibile, una di quelle bellezze che esula dalla soggettività perché è oggettivamente un dato di fatto.
La bellezza di James era più onesta, più da bravo ragazzo. Senza quell’aria tronfia, avrebbe potuto essere il ritratto del ragazzo da portare a casa per farlo conoscere ai propri genitori. Magari con i capelli pettinati, però.
A Lily piacevano molto le sue mani. Forti, virili, mani da giocatore di Quidditch. Le piaceva guardarlo scrivere, studiare, essere concentrato in qualcosa. Sembrava più grande. Poi si ridestava da quelle osservazioni e pensava a quanto fosse stupido quello che stava facendo.
È vero, Potter è un bel ragazzo. E allora? Hogwarts è piena di bei ragazzi.
Se qualcuno l’avesse sentita avrebbe detto che era un caso perso.
Ma in ogni caso era inutile, anche se Lily avesse ammesso che in fondo James stava cominciando a piacerle. Perché?
Perché…
 
 
Parte otto: Essere ignorate.
 
Se Lily aveva cambiato opinione su James, era anche vero che quest’ultimo aveva cambiato atteggiamento verso di lei. Non solo non la infastidiva più, ma a malapena le parlava. Forse perché offeso o forse perché aveva paura a rivolgersi a lei dopo l’ultima sfuriata e temeva un’ulteriore umiliazione. In un certo senso, James aveva rinunciato a Lily. Nel senso esterno, non lo dava più a vedere; interiormente, continuava a volerla. Non lo sapevano, i due ragazzi, ma si sbirciavano di nascosto l’un l’altro, senza che nessuno dei due se ne accorgesse.
Ormai James si era messo l’anima in pace: Lily Evans non sarebbe mai stata sua.
Perciò, dopo un periodo di pausa dal mondo femminile, sotto consiglio dei suoi fidati Malandrini, il ragazzo aveva deciso che era finalmente ora di tornare in pista, distrarsi e tentare di nuovo la sorte con qualcun altro.
Aveva cominciato a uscire con una delicata Tassorosso di un anno più piccola. Capelli castano chiaro, bel viso dai tratti gentili e occhi nocciola. Era una bambolina, di aspetto e di modi. Si chiamava Daisy.
Magari sarà la volta buona, pensava il ragazzo.
Stava bene con lei. Erano usciti già due volte e tutto era andato per il meglio. Daisy era gentile e discreta, un po’ timida forse, ma si sarebbe sciolta col tempo.
Però, ahi ahi, i sogni di James continuavano a essere popolati da una chioma rossa. Daisy poteva anche essere carina, ma Lily era un’altra cosa. Il suo carattere forte, la fierezza, il coraggio, il suo essere donna in modo fermo ma allo stesso tempo vulnerabile, James lo sapeva, non l’avrebbe mai trovato in nessun’altra. E poi i suoi occhi.. ah, come gli mancavano quegli occhi verdi. Era un tortura poterli guardare solo da lontano, senza nemmeno avere l’onore di infastidirla o di farla spazientire come un tempo. Quanto avrebbe dato per poter tornare indietro, poter ancora una volta chiederle di uscire, vederla arrabbiarsi, prenderla in giro per cercare di attirare la sua attenzione. Non osava farlo, non più. Era tutto diverso ora.
E nel frattempo, Lily sapeva che ormai quella porta era chiusa. Un giorno vide James e Daisy nel parco e capì che ormai lui l’aveva dimenticata, come era da aspettarsi. Cosa pretendeva, che l’aspettasse per sempre?
Il mostro verde della gelosia le era saltato sulla schiena, inclemente.
Soffri!, le aveva detto, soffri inclemente come tu hai fatto soffrire lui!
 
 
Parte nove: Cambiare atteggiamento radicalmente.
 
(Giugno, sesto anno)
 
Il tempo era volato, constatò tristemente Lily. In quei mesi aveva combattuto sé stessa per convincersi a non provare gelosia o interesse verso James, ma più cercava di costringersi, più realizzava che non poteva fermare quello che provava.
Capito questo, aveva deciso di ignorare comunque i suoi sentimenti e far finta che Potter non esistesse, così come lui stava facendo con lei.
Lui e Daisy non stavano più insieme. Pare che alla fine la mocciosetta –come la definiva Lily tra sé e sé- fosse un tantino petulante e lamentosa. Lily aveva gongolato parecchio quando lo aveva saputo, ma non lo aveva dato a vedere. Era come se volesse che, se lei non poteva avere James, allora non doveva averlo nessun’altra. Sapeva da sola quanto questo fosse stupido e impossibile, non era totalmente cretina da credere che James si sarebbe fatto frate se non poteva stare con lei. Ma la speranza, si sa, è dura a morire.
L’espresso per Hogwarts sferragliava, carico del solito trambusto di adolescenti eccitati per l’inizio delle vacanze. Con una scusa, Lily era uscita dallo scompartimento che aveva occupato con le sue amiche.
Aveva detto di volersi sgranchire le gambe, ma la verità era che voleva salutare per l’ultima volta James, conscia che non l’avrebbe rivisto per più di due lunghi mesi. Sembrava un’infinità, specialmente se davanti alla prospettiva della noiosa estate che le si dipanava davanti nel mondo babbano.
Ci mise un po’ a trovarlo, ma alla fine lo localizzò da lontano, lungo il corridoio, scherzare insieme ai Malandrini. Lily aveva sperato di beccarlo da solo, ma ovviamente non era stata così fortunata.
Male. Molto male. Questo mi impedirà di salutarlo decentemente e dovrò limitarmi a un “ciao” qualunque.
Poco prima di incrociare i ragazzi, fu fermata da una sua compagna di Casa, che si era appena diplomata dopo i M.A.G.O. e fu contenta di poterla salutare e congratularsi. Si misero a chiacchierare e Lily dimenticò che era uscita per cercare James, finché la sua amica la salutò e tornò nello scompartimento.
Quando Lily si voltò, James non c’era più.
Dannazione.
«Cioccorana?» chiese una voce alle sue spalle, facendola trasalire per lo spavento.
«Potter!» sbottò Lily, facendo ridere il ragazzo «cioè, James..».
«Era da tempo che non mi sentivo chiamare con quel solito tono stizzito che appartiene esclusivamente ai tuoi rimproveri, Evans» ridacchiò lui «sbaglio o mi hai chiamato James?»
Lily fece spallucce, imbarazzata. «È il tuo nome, no?»
James inarcò le sopracciglia, come a dirle “sappiamo entrambi che non mi hai mai chiamato per nome”, ma decise di non metterla in difficoltà.
«Comunque..» continuò lui «stavo aspettando che finissi di parlare»
Lily cercò di fare la vaga «Oh. Come mai?»
«Volervi parlarmi» rispose lui. Avrebbe potuto sembrare una domanda, ma era un’affermazione.
«Cosa te lo fa pensare?» chiese Lily in tono semi scettico, per non dare a vedere che aveva ragione.
«Mi hai guardato più volte mentre camminavi lungo il corridoio e quando ci hai quasi raggiunto stavi per aprire bocca, ma la tua amica ti ha fermata» spiegò diligentemente James.
Lily fu tentata di prenderlo in giro, ribattendo orgogliosamente che non era affatto vero e che era stata sua impressione, ma capì che era stupido continuare a fingere, sia con sé stessa che con lui.
«In realtà volevo solo salutarti» ammise lei.
James sembrò sorpreso, ma compiaciuto. «Quale onore»
Lily sbuffò, costringendosi a sembrare scocciata «Ho solo pensato che te lo meritavi, dato che quest’anno sei stato quasi irreprensibile».
«Allora i miei sforzi sono stati notati» sorrise James, appoggiandosi con un gomito al muro del corridoio. Evitò di passarsi una mano tra i capelli, notò Lily.
«Diciamo che puoi fare di meglio» ribatté Lily, cercando di rimanere sullo stesso tono esaminatore, ma lasciandosi sfuggire un sorriso.
«Lo farò» disse James a mo’ di promessa. «Grazie»
Lily lo guardò confusa, ma prima che potesse domandargli perché, lui le rispose.
«Per avermi spronato a cambiare. Passa una buona estate, Evans».
E se ne andò, tornando nel suo scompartimento.
Lily fece appena in tempo a rispondergli “anche tu”, cercando di elaborare razionalmente quello che James aveva voluto dirle con quella frase.
 
 
Parte dieci: Pentirsi di averlo odiato.
 
(Settembre, settimo anno)
 
There’s a battle outside and it is ragin’. It'll soon shake your windows and rattle your walls for the times they are a-changin’…³
Lily aveva ascoltato quella canzone per tutta l’estate. E più la sentiva, più le sembrava di vivere tra quelle note, più il testo stesso diventava realtà. I tempi stavano cambiando, e non in meglio. C’era una battaglia fuori, che stava arrivando per scuotere le loro finestre, si sentiva nell’aria, come i vecchi si sentono nelle ossa che pioverà. E Lily, figlia di babbani, aveva un grosso peso sulle spalle.
Era proprio canticchiando quella canzone che Lily aspettava sulla banchina del binario 9 e ¾ l’arrivo delle sue amiche, rigirandosi fra le mani la spilla di Caposcuola di Grifondoro. Ne era fiera, ma temeva anche il carico che ne sarebbe derivato, in un anno così difficile. Fortunatamente sapeva di poter contare su una persona responsabile e matura come Remus ad aiutarla.
Quando ebbe rincontrato e abbracciato Mary e Dorcas, entrarono nell’espresso per prendere posto mentre si raccontavano ciò che era successo durante l’estate. Lily non poté fare a meno di guardarsi intorno, cercando una testa in particolare.
Mesi di distanza solitamente leniscono la mancanza, ma ugualmente Lily non aveva smesso di pensare a James, e alle ultime parole che le aveva rivolto. Era confusa, divisa tra due ipotesi: la prima, che James avesse sempre e solo scherzato con lei -come Lily sospettava già dall’inizio- e che il suo interesse non fosse altro che un modo per dimostrare a sé stesso che ogni ragazza avrebbe accettato di uscire con lui, anche la più ostile; la seconda, che James provasse davvero qualcosa per lei, tanto da decidersi a maturare. Quest’ultima ipotesi le sembrava molto più improbabile e fantasiosa della prima.
Lily salutò le amiche e si diresse verso la carrozza dove Prefetti e Capiscuola si riunivano durante la prima parte del viaggio. Ci sarebbe stato molto da dire, con i tempi che correvano.
Ma con la consapevolezza di stare andando a Hogwarts, Lily si sentiva più sicura e positiva. Non vedeva l’ora di parlare con Remus e organizzare i turni delle ronde con lui. Lily non era certo amica dei Malandrini, ma Remus spesso sembrava essere molto diverso dai suoi compagni: maturo e serio, sempre gentile e disponibile, era raro trovarlo di malumore, e Lily sapeva già quasi con certezza che i suoi periodi neri corrispondevano alle fasi lunari. Non lo giudicava per questo; in un certo senso era giustificato.
Lily entrò nel vagone e si richiuse la porta alle spalle, dirigendosi subito verso il punto in cui Remus era solito sedersi, ma trovò una bizzarra sorpresa: il suo posto era vuoto.
Una mano si sventolò in segno di saluto ai bordi del suo campo visivo, e la ragazza si voltò per inquadrare chi era a rivolgersi a lei con tanto entusiasmo.
La faccia attonita di Lily fece particolarmente ridere James, seduto affianco al Caposcuola di Tassorosso, con la brillante spilla di Caposcuola appuntata sul petto.
Ditemi che sta solo sostituendo momentaneamente Remus. Vi prego.
«Che coincidenza!» esclamò James sorridendo, ben sapendo che il caso c’entrava ben poco.
«Passavi di qui?» chiese Lily speranzosa, scacciando dalla mente l’immagine di lei e Potter insieme durante le ronde. Da soli. Non riusciva a capire se quell’idea le procurasse più imbarazzo o piacere.
«Spiritosa, Evans» rispose lui facendole l’occhiolino e indicando la spilla.
«Pensavo l’avessi rubata a Remus» disse Lily atona, piombando in uno stato di confusione emotiva mista ad angoscia.
«Sono felice che tu sia contenta per me» ironizzò lui, nel vederla così poco entusiasta.
«È lo shock per la sorpresa» ribatté Lily «dammi tempo di elaborare».
Non riusciva nemmeno più a rispondergli male, o almeno in tono ironico o acido.
Silente. È tutta colpa di Silente, lo so. C’entra lui, non c’è altra spiegazione. Lo ha fatto apposta, è chiaro come il sole. Voleva che io e lui ci trovassimo insieme a fare i Capiscuola. Ma perché?! Secondo me ci spia dall’alto del suo ufficio…
«Terra chiama Evans» cinguettò James, schioccandole le dita davanti al viso per attirare la sua attenzione.
«Mh?» si riscosse Lily.
«Stiamo discutendo di cose importanti» le rispose James, spostandosi per farla sedere accanto a sé sulla poltrona e facendole cenno di sedersi.
Lily si trascinò al suo posto e per un po’ non riuscì ad ascoltare nulla di quello che stavano dicendo.
«Su con la vita, Evans. Ci aspetta un anno entusiasmante» le disse James euforico, stringendole la spalla in modo incoraggiante.
Lily finalmente riuscì a reagire, e gli sorrise.
«Credo che i turni per le ronde di stasera sia meglio lasciarli alla divisione normale tra Case, poi da domani organizzeremo i turni condivisi» disse il Caposcuola di Corvonero, e tutti annuirono, dato che nessuno aveva voglia di mettersi a fare tabelle di divisione dei turni.
«Prima ronda assieme, Evans»
«Mi chiamo Lily, James» rispose lei, sorprendendo perfino sé stessa.
Il ragazzo la guardò piacevolmente stupito e le rivolse un sorriso che si allargò sempre di più. «Va bene, Lily. Lieto di poterti finalmente chiamare per nome. E ancora di più che tu finalmente usi il mio»
«Saremo colleghi d’ora in poi, no? Meglio abituarsi» sussurrò Lily in tono confidenziale. Era la prima volta che stavano così vicini l’uno all’altro senza che ci fosse di mezzo una litigata. Da quella distanza, gli occhi di James assumevano una sfumatura mielata, o forse era la luce.
O forse era colpa del fatto che finalmente Lily aveva ammesso di provare qualcosa per James, e stare seduti così vicini le dava una sensazione strana. Ne era contenta, questo l’aveva capito.
Quando finalmente poterono uscire dalla carrozza, James si stiracchiò e accompagnò Lily fuori.
«Devo confessarti una cosa Ev.. Lily» -si corresse subito- «sono sorpreso quanto te per l’incarico che Silente mi ha dato. Non me l’aspettavo, e ancora non riesco a capire perché l’abbia fatto. Insomma, Remus è un Prefetto Perfetto, nomignoli a parte. Non so se sarò altrettante bravo»
Lily lo guardò intenerita «Davvero umile da parte tua» fu la prima cosa che le venne spontaneo dire, anche se forse non era la più adatta. «Ma ci sarà di certo un motivo se Silente ha affidato a te la carica. Forse vuole premiare i tuoi sforzi dello scorso anno, dimostrarti che sono serviti e che… qualcuno li ha notati» disse in tono volutamente allusivo.
«Quindi… dici che… qualcuno si è accorto di come ho cercato di riparare ai miei errori?» chiese James, sapendo che ora la conversazione non riguardava più Silente.
Quanto mi sono mancati questi occhi, pensò il ragazzo mentre aveva Lily così tremendamente vicina da essere tentato di baciarla. Non lo fece, non era così stupido da bruciare le tappe ora che aveva trovato un equilibrio.
«Credo proprio di sì, James» gli sorrise lei «ed è stato molto apprezzato»
Non posso odiarti, non più.
 
 
 
 
¹ Secondo i libri, i G.U.F.O. durano due settimane, e io ho ipotizzato –o meglio, deciso per esigenze di trama- che il giorno del peggior ricordo di Piton fosse circa a metà esami.
 
² James avrebbe doppiato la sua Mappa del Mandrino usando l’incantesimo Gemino, ma ovviamente senza riprodurne i poteri magici.
 
³ The times they are a-changin’ – Bob Dylan
 
 
 
 
 
Note: Se siete arrivati fin quaggiù, innanzitutto vi ringrazio e vi invito a esprimere qualsiasi considerazione sulla mia rivisitazione personale di come Lily ha capito di non odiare più James. È una cosa che prende tempo, per questo si allarga dalla fine del quinto anno fino al settimo.
Secondo i libri, James ha cominciato a maturare solo nell’ultimo anno, ma nella mia personale visione, un’offesa pubblica come quella che Lily gli ha inflitto deve aver fatto scattare qualcosa nella sua testolina da subito, altrimenti non avrebbe senso cambiare solo un anno dopo,  a “scoppio ritardato”. E sono convinta che James abbia cominciato a moderarsi già al sesto anno, dando così a Lily ben un anno di tempo per ricredersi e cambiare idea su di lui. Sembrerebbe troppo strano, altrimenti, che una persona testarda e Grifondoro come Lily abbia cambiato idea in pochi mesi solo al settimo anno.
Altro punto importante: nel Wikipedia italiano, c’è scritto che fu Remus a diventare Caposcuola, ma in moltissimi siti inglesi James Potter è riportato nella lista di chi ha ricoperto questo stesso ruolo. Io, personalmente, credo più alla seconda opzione, con lo zampino di Silente in mezzo, che magari ha deciso di far avvicinare i due promessi sposi e nello stesso tempo di premiare James per essere maturato.
Per il resto, spero che vi sia piaciuta questa immersione nei processi mentali di Lily da parte di una non psicologa XD
Baci a tutti, fatemi sapere cosa ne pensate!
  
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