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Autore: Jomaima    14/01/2014    5 recensioni
"Senti Justin" dissi con voce più tranquilla "Mi è piaciuto cio che abbiamo fatto insieme. beh, ieri e stamattina, ma questo era un piccolo gioco, una specie di fuga dalla realtà. Ma deve finire qui, la realtà non è quella, è questa" dissi aprendo le braccia e indicando il corridoio semivuoto "E ci sono persone che non voglio ferire solo per soddisfare i miei piaceri, ci sono cose molti più importanti del sesso" dissi
Due mondi diversi, due persone completamente diverse, che non si conoscono, che si odioano.
Robyn, perfetta, figlia di buona famiglia e un fidanzato perfetto. Ha tutto, ha sempre ottenuto quello che voleva.
Justin, stronzo, arrogante, menfreghista e che vive in un mondo proprio, l'opposto di quello di Robyn e che ha sempre lottato per avere tutto.
Ma che cosa li legherà?
TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=a6lF6Fgg8zg&feature=youtu.be
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Non riuscivo a muovermi, ero immobile, ero scioccata dal gesto di Justin.
Non potevo crederci, non volevo crederci. Come poteva uscire allo scoperto con me? Si rendeva conto che mi metteva in un orrenda posizione?

Alzai lo sguardo verso la folla riunita intorno a noi, tutti quanti a bocca aperta e che bisbigliavano, o che mandavano messaggi.
"Sei una troia!" mi sentii urlare, e vidi Vanessa venirmi incontro bruscamente. Justin mi si mise davanti come uno scudo, ma lo spostai bruscamente, e cominciai a correre, a correre senza fermarmi un istante.
Volevo andarmene, non volevo affrontare i problemi adesso, non avrei retto, troppe emozioni in una sola giornata.

Mi diressi verso l'entrata della scuola, facendomi spazio tra le persone che erano ferme nei corridoi a chiaccherare.
Arrivai nella classe di storia, e mi infilai nell'ultimo banco.

Non feci caso alla lezione, la mia testa era altrove. 
Appena suonò la campana, aspettai che tutti quanti uscissero prima di rimettere i libri nella borsa. Tirai fuori i miei occhiali da sole e me li misi agli occhi. Non volevo farmi riconoscere.
Rimasi ferma immobile, aspettando che tutti la gente cominciasse un po a dispedersi.

Tirai fuori il telefono, e chiamai Adam, per farmi venire a prendere. Non ce la facevo a stare qiu, non con tutti gli sguardi addosso.

"Robyn? Perchè sei ancora qui?" mi chiese il prof con un sopracciglio alzato "Sbaglio o adesso dovresti avere ginnastica?"
"No, vado a casa" dissi facendogli un mezzo sorriso
"Come mai? Ti senti poco bene?" mi chiese chiudendo il quaderno davanti a lui e fissandomi meglio, in cerca di qualcoas che non andasse in me
"Si, ho mal di testa" dissi, e non mentii neanche, avevo davvero mal di testa
"Sollo quello?" chiese con fare interrogatorio. Cazzo, certe volete sembrava che gli adulti riuscissero a leggermi nella mente.
"Si" dissi, e uscii dalla classe con la testa bassa, mi sentivo gli sguardi addosso, e sentivo bisbigliare. Non ci feci caso, e continuai a camminare, fino all'uscita del retro della scuola, dove cominciai a correre verso la macchina di Adam, che era gia arrivato.
Quando entrai non mi chiese niente per sua fortuna, non avevo voglia di parlare.


Corsi subito in camera mia, e non feci caso allo sguardo scioccato di mia madre.
Mi infilai dentro e lanciai la borsa dall'altra parte della stanza, con rabbia.
Non potevo, non volevo crederci.
Oggi avevo perso troppe cose: la mia reputazione, la mia migliore amica, il mio ragazzo, la mia dignità. Sono passata per troia baciando Justin, e mi ero creata una bella nemica, Vanessa.
Mi stesi sul letto e misi la faccia sul cuscino, mettendomi a piangere, senza riuscire a smettere.
Non ci riuscivo, davvero. Mi sentivo una merda.

Improvvisametne sentì un tonfo dietro di me, mi voltai e vidi mia madre entrare improvvisamenet nella mia stanza.
"Cosa stai facendo? E perchè sei arrivata due ore prima?" mi urlò contro
Mi asciugai le lacime e cercai di compormi.
"Niente mamma" dissi
"Pretendo una risposta!" ringhiò
"Ho solamente litigato con David.. e me ne sono andata arrabbiata" mentii, ma non volevo parlare dell'argomento, soprattutto con mia madre, l'ultima persona al mondoche era capace di approcciare un discosrso senza alterarsi o usare le mani.
"E ti sembra una scusa per scappare?!" urlò, e neanche feci in tempo a rispondere che mi arrivò uno schiaffo dritto in faccia "Ti ho insegnato a comportarti così?" mi disse, ridandomi uno schiffo.
"Smettila!" urlai portandomi le mani al volto per proteggermi
"Non ci si comporta così" e mi tirò per i capelli "Ti ho cressciuta cosi?!"

Non potevo credderci. Mia madre mi stava picchiando solamente perchè ero scappata da David? Non perchè avevo lasciato la scuola o avevo un occhio nero. Ma perchè ero scappata di casa.
Roba da pazzi.

"Sei" disse dandomi uno schiaffo "Uno" me ne diede un 'altro "Schifo!"

"Basta!" urlai spingendola via, con le guance che mi bruciavano dal dolore "Smettila, mi fai male!" e mi allontanai da lei, scavalcando il letto, in modo che ci fosse solo il letto a dividerci.
 
"Non azzardarti a urlarmi contro!" mi urlò
"Non mi interessa!" urlai a mia volta "Non sono il tuo stupido burattino, non puoi picchiarmi quando vuoi! Non puoi fare quello che vuoi con me! Sono stanca! Non sei mai venuta, nemmeno una volta a consolarmi, non ti sei mai accorta che stavo male tutti i giorni, non ti sei mai accorta che sto cambiando! Nemmeno ti sei accorta che ho un occhio nero! Tu pensi solo a te stessa e alle tue stupide stronzate! Pensi solo alla mia relazione con David, che sta andando a puttane, pensi solo al mio abbigliamento, che ormai ho cambiato. Pensi solo a te stessa, mai una volta hai pensato a me come figlia. Mai una volta sei venuta ad abbracciarmi, mai una volta mi hai sorriso in modo sincero" dissi con le lacrime che mi scorrevano le guance "Mai sei venuta e mi ha detto ti voglio bene.. mai" dissi, e, non facendocela più, presi la miaa borsa da terra e uscii dalla mia stanza, lasciando mia madre ferma immobile in mezzo alla stanza.


Mi stavo dondolando sull'altalena, immersa nei miei pensieri.
Mi sentivo una merda. Mi sentivo sola.
Avevo litigato con tutti, e nessuno si era preso la briga di venire da me a consolarmi.
Non avevo smesso un momento di piangere questo pomeriggio, avevo gli occhi gonfissimi.
Avevo bisogno di qualcuno.
Avevo bisogno di Justin.

Tirai fuori il telefono adlla mia tascae composi il suo numero, ignorando i messaggi che continuavano ad arrivarmi.
Rispose quasi subito.
"Robyn" disse
"Ehi Justin" dissi con voce debole
"Ma dove cazzo sei sparita?" chiese
"Mi dispiace, avevo bisogno di stare da sola.." dissi
"Potevi rispondere ai messaggi e alle chiamate" sbottò
"Mi dispiace" dissi di nuovo "Senti Justin.." dissi
"Si?" lo sentii dire
"So che non ha senso.." dissi, col cuore che mi batteva a mille "E' solo che mi manchi, mi manchi così tanto" dissi tutt'o d'un fiato
Justin non mi rispose, ma rimase in silenzio
Trattenni il respiro, in ansia di cio che mi avrebbe potuto dire.

In fondo lui prima aveva detto che gli piacevo, pensai, con un sorriso in faccia.
E non potevo negarlo che anche a me piaceva, forse dal momento che lo avevo incontrato quella notte, sotto il lampione dopo la festa.

"Dove sei Robyn?" si limitò a dire lui
"Nel parco dietro la chiesa" dissi, con una nota di delusione nella voce.
In fondo cosa volevo che mi dicesse? Che gli ero mancata da morire? Pff, era gia tanto se mi aveva detto che gli piacevo.

"Rimani li" disse lui, e subito dopo riattaccò.
Mi sentii molto sollevata al pensiero che Justin stava per venire da me, stava per venire a prendermi.

Non passarono nwanche dieci minuti che sentii il rombo del motore dietro di me, e vidi Justin sfilarsi il casco per poi rimetterlo nella moto.
Mi venne incontro, con passo deciso, e appena mi fu vicino mi mise una mano sul volto, e mi bacio, come se fosse onrmale per lui.
Rimasi sorpresa, scioccata, non me lo aspettavo, davvero.
Si comportava come se fossi la sua ragazza..

"Ciao anche a te" gli dissi con ironia
Justin scosse la testa e arricciò la bocca "Perchè sei qui?"
"Ho litigato con mia madre" dissi alzando le spalle
"Perchè?" mi chiese, sorpreso da cio che gli svevo detto

Non volevo dirgli cio che era successo.
"Varie cose" dissi, evitando il suo sguardo
"Ah" disse "E perchè te ne sei andata da scuola?"
Lo guardai a bocca aperta "Scusami, dovevo restare li?" dissi in tono leggermente acido
Justin alzò le spalle
"Ma tu non ti rendi conto!" sbottai "Ho preso un pugno in faccia, tradito il mio ragazzo davanti a tutti e mi sono fatta dare della tria dalla tua ragazza! Secondo te dovevo restare li?" chiesi con ironia
"Beh, io però non me la sono data a gambe" sbottò Justin con gli occhi di ghiaccio. Si stava arrabbiando.
"Ma come ti è saltato in mente di baciarmi?!" sbraitai.

Ero io quella arrabbiata invece. Lui mi aveva rovinato la reputazione.
"Non ti rendi conto di cio che hai causato? Cosa penseranno le persone di me?" ringhiai
"Ma chi cazzo se ne frega del giudizio altrui!" urlò Justin a sua volta
"A me importa!" urlai, con gli occhi lucidi, ma non volevo sembrare debole, non volevo piangergli davanti.
"E allora? A me no" disse lui, riducendo i suoi occhi a fessura "E sai cosa ti dico? Puoi andartene a fanculo. Penso che ho fatto troppo per te e tu non fai altro che urlarmi in faccia?" disse scuotendo la testa con un mezzo sorriso in faccia.
Da vero stronzo.
"Fanculo a te!" sibilai.

Non poteva creare i problemi, farmi litigare con tutti e andarsene. 
No, non poteva.
Justin si voltò, andandosene.

Non potevo crederci, se ne stava andando davvero, mi stava lasciando da sola, per una stupida litigata.

Non è una stupida litigata, ti ha fatto lasciare con David, con cui stavi da nove mesi, mi disse la mia voce interiore
Si ma ha menato un ragazzo per me, e David non l'ha mai fatto.. si è presentato a casa mia di notte con una margherita, e David non l'ha mai fatto, mi ha fatto arrabbiare e perdonarlo più velocemente diquanto facessi con David, mi ha fatto vivere esperienze che David non mi ha mai fatto provare, mi accetta così come sono, mentre David ha fatto storie per un colore di capelli.
Justin se ne frega del parere degli altri, per David è tutto il giudizio altrui.
Justin è ribelle, divertente e unico.
David è la esatta copia di altri migliaia di ragazzi snob.
Io piaccio a Justin anche struccata. A David faccio schifo.

David, dopo nove mesi ancora non mi piace.
Justin, dopo tre ore già provavo qualcosa.


Cominciai a camminare, poi a correre verso Justin, verso il ragazzo con cui volevo davvero stare, ma che mi vergognavo ad ammettere.

Robyn, smettila di essere orgogliosa e corri da lui.

"Justin!" urlai "Tu mi piaci, mi piaci molto più di David, e se potessi tornare indietro a stamattina, non cambierei neanche una virgola!" urlai, finchè non arrivai da liu, e mi trovai faccia a faccia con quei due occhi color miele.
"Mi dispiace, sono troppo testarda e orgogliosa e voglio sempre che le cose vadano come io voglia. Ma alla fine chisseneferga, la vita è un avventura, e che senso a se non esco dalle righe e colgo l'attimo, che senso ha continuare a vivere senza una persone che mi fa cogliere l'attimo, che mi fa dire tutti i giorni 'grazie di esserci'. Che senso ha?" dissi, con un sorriso e il fiatone, ma chissenefrega, lui era qui, e io ero li.

Lo spiansi verso di me e lo baciai, lo baciai con rabbia, con tristezza, con eccitazione, con delicatezza.

Lo baciai in tutti i modi che conoscevo, perchè se volevo cogliere l'attimo, dovevo cominciare a farlo da adesso, con lui.

"Ti giuro però" dissi poggiando la mia fronte sulla sua e riprendendo fiato entrambi "Se mi farai stare male anche una sola volta, io giu-"

Non finii la frase, che Justin mi ribaciò, e sentii contro le sue labbra un sorriso.

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Eiilaa, sono io, Alia:)
Vi piace? Spero di si, ma non recensite molto, e voglio che lo facciate amori miei, cosi la facciamo salire e cosi mi rendete felice, almeno vengo ricambiata per il lavoro che faccio

Comunque vi adoro lo stesso, giuro, tutto questo lo faccio solo per voi, e cerco di non essere mai in ritardo a postare i post.

Comunque, continuo a dieci recesioni, giuro;)
  
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